Archivio degli autori Giancarlo Paganini

DiGiancarlo Paganini

San Benedetto da Norcia

Il santo protettore della Fraternità di Comunione e Liberazione

La nascita di un’idea

Stiamo attraversando un cambiamento d’epoca, come accadde a San Benedetto da Norcia, con tutte le difficoltà, le angosce e le nuove prospettive che questo comporta. Agli inizi di Giugno, dopo gli Esercizi di Rimini e il memorabile intervento di Davide Prosperi all’Assemblea dei Centri Culturali ho pensato che non potevo più attendere ad esprimere il mio ringraziamento a lui e alla Fraternità per i passi che stiamo facendo con la sua guida.

Quale modo migliore per esprimere questo desiderio in modo personale e, se non artistico, almeno artigianale, con uno dei miei sbalzi? Magari raffigurante proprio San Benedetto da Norcia, il santo protettore della Fraternità di Comunione e Liberazione.

L’anno scorso c’era già stato il precedente del regalo dell’Icona con la scena della “Presentazione al tempio” fatto a Padre Lepori per ringraziarlo degli Esercizi del 2022-2023.

Una figura poco raffigurata

Mi metto a cercare in Internet qualche immagine di dipinti o affreschi che rappresentassero il santo. Strano!. Non ci crederete, ma non ho trovato molto e poche immagini mi sembravano belle e convincenti. Un paio di affreschi medievali soprattutto e due tavole: una di Mantegna e una di Daddi. Nell’archivio di bozzetti di mio papà Ettore, nulla… e inoltre volevo fare qualcosa di più originale. Farò dunque una sintesi di quelli più convincenti. Quindi parto innanzitutto dall’affresco e lo ridisegno apportando alcune modifiche (la mano destra, per esempio da dove sbuca? E il libro della Regola che diavolo di prospettiva ha?).

L’affresco prescelto come modello

Scoperte en passant

Cercando qua e là trovo sul sito www.acistampa.com anche un’interessante medaglia simbolica di san Benedetto, con degli acronimi che non conoscevo, e che metto qui: fanno pensare, no? Non lo sapevate? Sapevatelo!

La medaglia di San Benedetto, con tutti i suoi acronimi

Allora si inizia

Ridisegno al tratto il mio san Benedetto, lo scannerizzo e lo inquadro in Illustrator in una architettura dal sapore medievale. Lo stampo nella misura desiderata e lo applico su una lastra tipografica di alluminio (di recupero, contro lo spreco come al solito e opportunamente ripulita).

Il disegno applicato alla lastra

Con i miei attrezzi da toreuta (Punte di biro e bastoncini di bambù opportunamente modellati) inizio a sbalzare e cesellare sul fronte e sul retro la figura.

Prima “incisione” dello sbalzo da cesellare fronte e retro
A metà dell’opra

Sbalzo terminato in una giornata

Ed ecco allora lo sbalzo terminato, ancora da piegare e sagomare sul supporto di legno compensato dopo aver tagliato le parti di lastra in sovrappiù negli angoli.

Sbalzo terminato, da rifinire

Fatta questa operazione di taglio, riempimento con colla di montaggio e Attack per fissare sul retro le alette, lo sbalzo mi si presenta, come al solito bello lucido ma dall’effetto un po’ “piatto”.

Sbalzo montato sul supporto ligneo

Lo renderò più “anticato” e definito con la stesura della mia mistura nera da brunitura. Poi ripulisco l’aureola dalla tintura.

Lo sbalzo terminato e brunito, con l’aureola ripulita, pronto da dorare

Dorare, please!

Questa volta faccio un’operazione mai fatta da me in precedenza su questo genere di Icone: dorerò l’aureola con la foglia d’oro: stendo una mano di “missione” Divolo per fare aderire la foglia. L’attesa è di tre ore prima di poter dorare. (La parola “missione” mi colpisce ogni volta, …ok, è una vernice che serve per mettere la foglia d’oro, ma quanti altri significati molto più pregnanti ha, visto che qui si parla di un’Icona?)

La missione a vernice Divolo e le foglie d’oro da applicare all’aureola

Dopo, passo sopra tutto una mano di vernice Macota per fissare il risultato. (Purtroppo gli imprevisti con la doratura sono sempre dietro l’angolo, così dovrò riprendere, con lo stesso metodo, alla fine un segno che salta fuori sulla destra dell’aureola. Però, dài, l’effetto non è male. Potrei anche fermarmi qui. No?

L’icona brunita e con la doratura dell’aureola eseguita

Invece vado avanti

Decido di smaltare. Ma anche qui incontro dei problemi legati all’età degli smalti (un anno, mica secoli…), che evidentemente si asciugano un po’ nelle boccette. E non è che costino pochissimo… La cosa richiede quindi attenzione particolare. Faccio una prima stesura poi casomai andrò avanti. Col nero valorizzo alcuni dettagli della figura per dare ulteriore profondità.

Prima mano di smalti

Non mi basta e quindi passo la seconda mano

Seconda mano di smalti

Poi faccio una cosa di cui mi pento: passo una seconda mano di Macota per proteggere l’icona. Peccato che sul turchese faccia una reazione strana, raggrinzendo un po’ lo smalto. Mai fatto in vita sua. Sono gli imprevisti del mestiere. Non si può tornare indietro. Non c’è control Z o Undo. Le cose fatte a mano non perdonano…

Incorniciato

Incornicio l’Icona di san Benedetto da Norcia e lo accompagno poi con un biglietto per Davide e la Fraternità. Grazie, Davide!

L’icona finita, montata nella sua cornice e il fondo di velluto scuro

Un Post Scriptum

Ho consegnato l’Icona a Davide alla fine dell’ultima Diaconia diocesana del 18-6-24. Lui mi ha ringraziato ricordando che “Questo è il secondo regalo che mi fai quest’anno!”, alludendo alla registrazione di don Giussani che gli avevo spedito un paio di mesi prima (audio del 1979, col racconto vivacissimo agli studenti di GS del suo primo incontro ufficiale a Roma con Papa Giovanni Paolo II), dai quali aveva tratto spunto, facendolo anche ascoltare, per alcuni interventi epocali, come quello all’Assemblea dell’Associazione Italiana Centri Culturali del 18-5-24, pubblicato poi col titolo: “Cultura: essere per Cristo”.

Allora gli ho detto: “Sì, ma quello era un regalo “usato”, di seconda mano”. Perché già lo avevo inviato nel 2015, appena ritrovato sistemando degli armadi di casa, a don Julian Carròn e all’archivio del Movimento, (come gli avevo fatto presente quando gliel’ho fatto pervenire via mail per ispirazione “soprannaturale”). “Questo invece è inedito, solo per te, e attraverso te a tutta la Fraternità, per gratitudine al cammino che stiamo facendo insieme, con la tua guida”.

Considerazioni finali

Ho riincontrato Davide pochi giorni dopo, alla convivenza della Diaconia a La Thuile e mi aspettavo che mi dicesse se gli era piaciuto il regalo, come aveva reagito, insomma. Ero molto in dubbio se chiedergli qualcosa o no. Incrociatolo finalmente in fila a colazione gliel’ho chiesto e lui mi ha detto di sì, che gli era piaciuto tantissimo e, anzi, l’aveva appeso in ufficio in sede, e poi mi ha fatto i complimenti, volendo sapere come l’avevo fatto, ecc.

Leggendo l’altro giorno un passaggio degli Esercizi spirituali della Fraternità 2024 ho trovato questo testo a pagina 56: “… non è questione di misura, ma di compagnia e, ultimissimamente, di amore, cioè di abbandono di sé, di dono di sé. È meglio dire abbandono di sé perché chiarisce l’idea di dono; nel dono uno riserva sempre il diritto ad essere stimato perché ha dato, il diritto alla gratitudine, e questo fa perdere tutto; mentre nell’abbandono di sé, no, è puro. L’abbandono di sé: quanto più si ama tanto più uno abbandona sé stesso, afferma soltanto l’altro».109 Nel distacco della povertà si conosce e si ama. Nella povertà, dunque, non sei più attaccato alle cose, alle persone, per una tua sicurezza, ma solo in vista del loro destino, perciò del loro bene e della loro verità: «Quanto più si vuol bene, tanto più diventa lieve, leggero, libero il rapporto»,110 senza pretesa”. (109 e 110 da L. Giussani, Si può vivere così? p. 269 e 277).

Che dire? Touché! Quanta strada ho ancora da fare, no? Ma ogni passo, anche quello che dà la misura di un limite e di una meschinità, fa maturare un’esperienza e questo io desidero sopra tutto imparare: L’abbandono di sé, puro.

Avanti!

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DiGiancarlo Paganini

Una confusione da chiarire: mappe 3D e plastici a rilievo

Forse c’è proprio una confusione da chiarire: mappe 3D e plastici a rilievo propriamente detti non sono la stessa cosa! Allora cerchiamo di chiarire: spesso mi vengono richieste mappe 3D, ma forse intendono richiedermi quelle carte geografiche che sono plastigrafie stampate a rilievo su celluloide o vinile (o plastica ottenuta da stampante 3D) e non le carte 2D con effetto a rilievo 3D che posso produrre io (puramente artistiche, oppure scientificamente georeferenziate).

Una delle mie Mappe 3D (un poster) realizzata per un lavoro di mia moglie Daniela Blandino x l’amministrazione comunale di Foiano val Fortore

Cosa faccio o non faccio io

Io realizzo carte geografiche (o storiche o tematiche, o quellochevoletevoi) solamente da stampare su carta. Foglio di carta, o altro supporto piano, liscio, senza corrugamenti. Nelle scale che volete (non esagerate col peso in pixel e le dimensioni, però…), ma pur sempre un supporto di stampa piano. Le realizzo dando un’effetto di ombreggiatura e rilievo o manuale/artistico o a partire da dati DEM.

Itinerari in 3D Cartografia 3D
I miei Itinerari in 3D con effetto a volo d’uccello (o di drone).
Esempio di Mappa 3D di Itinerari turistici

Non realizzo plastigrafie su un supporto che viene modellato in 3D in base all’altimetria fisica in scala. Non ho macchinari a caldo o a freddo che sciolgono il materiale stampato e lo adattano al modello fisico tridimensionale sottostante della zona geografica. E neppure ho una stampante 3D che possa ottenere questo risultato.

Quindi allora, come faccio? A chi mi devo rivolgere?

Se volete un prodotto come questi 2 che vi mostro:

Carte, o plastigrafie, dove si può “toccare con mano” il rilievo 3D

Beh, allora, mi spiace molto, ma dovete rivolgervi a qualcun altro.

Una volta avevo fatto un elenco degli editori o degli artigiani che potevano realizzare quel prodotto. Mi sono accorto che gli indirizzi che avevo sono ormai obsoleti o non corrispondono più ad alcuna azienda esistente. Ho fatto quindi una nuova ricerca e ho trovato pochissime editrici italiane che siano specializzate in plastigrafie in rilievo.

Ecco un elenco (forse parziale)

CARTEGEO

LA CASA DELLA CARTOGRAFIA ( GLOBALMAP )

MAPS STORE

Qui, per esempio trovate degli esempi molto significativi realizzati per aziende vitivinicole o consorzi del vino

DiGiancarlo Paganini

Imprevisti e tanto filo da torcere: la “Madonna della tenda rossa”.

Il sottotitolo è: «Quando un lavoro parte “storto” è difficile raddrizzarlo». Ma poi ce la si fa. Tranquilli.

Questa volta racconto di un lavoro appena terminato: “La Madonna della tenda rossa“. (Nulla a che vedere con la tragica impresa di Umberto Nobile al Polo Nord). Si tratta del disegno 0206: una Madonna con Bambino e una tenda alle spalle che colorerò di rosso). Ma racconto soprattutto di come mi hanno messo duramente alla prova i molti imprevisti e il tanto filo da torcere nella fase di resinatura che ha richiesto una serie infinita di correzioni e tentativi falliti su tentativi quasi riusciti, ma sempre da migliorare. Sono stremato. È stata una vera odissea. Proprio non bisogna mai dare nulla per scontato, ogni intrapresa ha i suoi rischi e imprevisti, ma stavolta si è un po’ esagerato! (Si può dire …”Accidenti!”?)

Il disegno di partenza
Il disegno di partenza

Il perché e il percome. Tutti i retroscena

Questa icona nasce come idea regalo (non cito qui il destinatario) e ha già anche un tempo previsto per la consegna: Novembre 2024. A tempo debito, cioè dopo la scadenza di novembre, espliciterò meglio il come e il perché, …se lo scrivo ora mi sembra di spoilerare il finale col rischio di rovinare la sorpresa alla persona che casualmente dovesse leggere questo post. Quindi, cari curiosi, fidatevi e attendete l’aggiornamento di questa parte.

Decido il soggetto e realizzo il disegno

Pensavo tra me e me: “Mi ci metto subito, così, via il dente, via il dolore!” Pensando che oramai, con tutta l’esperienza acquisita con queste icone sarebbe stato un gioco da ragazzi terminare l’opera in 4 e quattr’otto. Tronfio sbruffone che non sono altro! Ma non anticipiamo nulla; al momento ero molto sicuro di me e basta. Sfoglio nell’archivio di papà e trovo la “Madonna con la tenda” alle spalle, la numero 0206 dell'”Archivio di disegni e schizzi preparatori” di Ettore Paganini, che con le opportune modifiche si adatterebbe benissimo alle dimensioni (interne) della cassaforma: 12,7×19 cm. Preparo quindi il disegno in Illustrator e, per la prima volta ne faccio anche una versione a specchio, in modo che, montato il foglio anche sul retro della lastra da sbalzo, sarò facilitato nel cesello dei particolari dal dietro.

Il disegno nelle due versioni fronte e retro

Lastra e disegni applicati per lo sbalzo

Prendo una lastra di alluminio (me ne restano poche, ohibò,… dovrò provvedere a procurarmene altre in qualche tipografia) e la pulisco con tutti i detersivi, la paglietta e gli abrasivi di cui dispongo per eliminare le timbrature e la vernicetta maledetta di cui è rivestita.

La lastra ripulita (sotto) a confronto con quella “cruda” e verniciata

Poi applico, fronte e retro i disegni della Madonnina 0206 e inizio lo sbalzo, suddividendo già i tratti da sbalzare dal dritto da quelli da fare dal rovescio.

Il disegno del fronte, fissato sulla lastra, pronta per lo sbalzo

Uno sbalzo veloce, e… va tutto per il meglio

Il lavoro inizia il 16 gennaio e, senza lavorarci con continuità, lo sbalzo è terminato il giorno 20. Mi ha rallentato un po’ la complessità della cornicetta a figure geometriche. Per il resto, fila tutto liscio. Durerà?

Lo sbalzo terminato, ancora da fissare sulla masonite e da patinare

Fine dello sbalzo, incollaggio e chiusura delle alette

Si procede rapidamente anche nelle consolidate (per esempio in opere come questa) fasi successive qui documentate

Il retro della lastra, riempito di colla di montaggio per fissare la lastra di masonite, con le alette già tagliate.
Retro della formella. Le alette incollate sulla masonite. Poi verrà applicato il foglio di plastica dorata autoadesiva per chiudere e nobilitare anche il retro.
Sbalzo terminato

Patinatura con riserva

Come sempre mi sembra che lo sbalzo abbia bisogno di una patinatura che accentui e dia volume al cesello trasformandolo con un aspetto finale di argento antico. (Qui un altro esempio di finta argentatura) Anche in questa icona riservo la zona delle aureole ripulendole con l’alcool isopropilico, in modo di sfruttare la lucentezza del metallo bianco che viene anche sfrisato con una punta per accentuarne i riflessi cangianti. E siamo arrivati rapidamente alle ore 18 del 21 gennaio. Tutto senza intoppi.

Sbalzo brunito con aureole pulite. Senza imprevisti
Sbalzo brunito con aureole pulite

Smaltatura in più fasi

Parto dunque a smaltare con i miei colori epossidici per vetro, iniziando dalla cornicetta geometrica che riempio di rosa trasparente e turchese opaco e quindi passo alle aureole che riempio di una miscela di giallo e arancio molto bella e luminosa. Poi do una prima stesura di rosso alla tenda e al blu del fondo. Prima mano.

Smalto da finire. Fin qui senza problemi
Smalto da finire

Ma mi sembra poco inteso sia il fondo che il rosso della tenda. Non ho mai il coraggio di fermarmi per tempo. Non era male la prima mano, ma proseguo con la seconda e aggiungo i brillantini rossi. Ecco il risultato

Smalto finito senza imprevisti
Smalto finito

Poi però aggiungo un’altra mano e alcuni particolari (occhi, ecc)

Smalto finito foto 2, senza imprevisti fin qui
Smalto finito foto 2

Adesso viene il… brutto

Adesso viene il bello, si dice di solito, invece da qui partono i problemi grossi. E viene il BRUTTO. (Ma perché non mi fermo qui??? Non andava già bene così? Bastava una passata di vernice protettiva ed era tutto finito in bellezza! Accidenti a me!). No, oramai quest’Icona doveva essere resinata e che faccio? Mi fermo? NO. Non sia mai!

Sperimentare è il mio mestiere

Uno normale potrebbe fare come ha sempre fatto, visto che finora gli è andata piuttosto bene. Ma. C’è un ma, anzi più di un semplice “ma”:
1)– La misura della formella l’ho calcolata più piccola di 3mm per lato rispetto a quella dell’interno della cassaforma siliconica in modo da poter ricoprire in un’unica colata fronte e lati dell’icona. Ma la cassaforma è mollissima, non ha alcun nerbo e sui lati lunghi si deforma, così viene contenuta da un castelletto esterno di legno compensato in dotazione. Però ho dovuto comunque fissarla con delle mollette al legno perché non si deformasse verso l’interno.
2)– Per preservare quindi il retro della formella appoggiata sul fondo della cassaforma dalle incursioni inopportune della resina liquida, decido di spalmarlo di gomma liquida. Nuovo fantastico acquisto da sperimentare. Così, penso, una volta rappresa sarà semplicissimo staccare le sbavature di resina non desiderate.

Lattice sul retro. Ora inizia il filo da torcere
Lattice sul retro

Aggio comprato ‘na cassaforma…

Descrizione: la cassaforma di silicone è una cosa straordinaria perché su di essa la resina non attacca. Anzi non attacca proprio nulla sul silicone. Neanche la gomma. Avrei dovuto pensarci quando ho posizionato la formella sul fondo con l’impressione fantastica che aderisse proprio bene e che quindi non c’era bisogno di tenerla ferma in posizione. Primo gravissimo errore che ha innescato a catena tutti i successivi.

Infatti mescolo (col nuovo splendido attrezzo a elica di silicone) la resina (bicomponente iCrystal di Resin Pro), la colo nello stampo e attendo qualche secondo mentre buco con uno spillo alcune maledette bollicine che emergono e che vanno eliminate. Poiché le bollicine aumentano, decido che col phon le farò salire tutte, quelle maledette. Forse salgono le bolle, ma contemporaneamente girano …le balle. Sì, perché se parliamo di imprevisti e tanto filo da torcere iniziamo qui il lungo elenco: il calore fa salire in superficie tutto il lavoro, che inizia a galleggiare bellamente e fluttuare nella resina che nel frattempo inizia a reagire e rassodare. AAAAARRRGGGGGHHHHH!!!!! Che fare?

A galla nella cassaforma. Imprevisti del lavoro
A galla nella cassaforma

Tento più volte di respingerla sul fondo, ma non c’è nulla da fare. Inoltre si sposta anche lateralmente e devo ricentrarla più volte con un bastoncino con lo spillo. Si sta rassodando!!! Un pasticcio!!! Alla fine demordo: cerco di posizionarla comunque in centro e poi la lascio galleggiare, anche se brillanti rossi e parti più sporgenti saltan fuori irrimediabilmente.

Resina insufficiente. Filo da torcere
Resina insufficiente

Decido che, una volta indurita, farò una seconda colata supplettiva e per il retro spero che si possa staccare o che, se impossibile, sia comunque meglio di uno schifo.

Seconda colata, seconda porcata

Ovviamente comincio ad innervosirmi. Dopo una giornata, quando mi pare tutto rassodato, parto con la seconda colata di iCrystal. A proposito di imprevisti e tanto filo da torcere, eccoci al secondo tragico errore. Errore madornale. Al corso dicevano che occorrevano due, o meglio tre, giorni di intervallo tra una colata e l’altra. Ma la fretta di rimediare l’errore ne provoca uno peggiore, come nella parabola della pezza di rattoppo nuovo sul vestito vecchio. All’inizio sembra andar tutto benissimo. Il giorno dopo (il 26 gennaio) ho la sgraditissima sorpresa di notare che gli “otri vecchi se ne sono andati col vino nuovo”. Uno schifo inenarrabile. Che fare ora?

Disastro seconda resinatura. Filo da torcere
Disastro seconda resinatura
Particolare disastro seconda resinatura. Filo da torcere
Particolare disastro seconda resinatura

La resina è un materiale vivo, difficile controllarla

Vabbé, bisogna rimediare. Allora decido che quando sarà tutto asciutto dopo un paio di giorni dovrò levigare tutta la superficie arrivando fin sotto i corrugamenti e sperare che basti lucidare. Se no… boh, vedrò al momento e deciderò che fare.

In realtà il 27 sera inizio a levigare. Scava scava, iniziando dalle grane più aggressive (340) arrivo fino alla satinatura della 1500. SOB! Dopo ore di levigatura il corrugamento non accenna a scomparire e, soprattutto, sembra che la resina nella parte centrale non abbia fatto una reazione completa e rimanga sempre diversa dal resto. Siamo al capitolo “imprevisti e tanto filo da torcere”. Arrivato ad un certo punto della levigatura mi fermo per non arrivare alla colata sottostante e rimetto il tutto, avvolto in una micro-cassaforma aderente di nastro di carta nella cassaforma di silicone.

Filo da torcere per difetto resinatura
Si intravvede ancora il difetto sulla satinatura.
Filo da torcere nella cassaforma di nastro adesivo
Qui di nuovo, smerigliato, nella cassaforma di nastro adesivo.

Una sottile ricopertura, quasi una verniciatura di resina

In chat con Resin Pro mi dicono che è un problema di umidità. Boh. Allora decido di fare una ulteriore sottile colata di resina per coprire le magagne. Ma questa volta di “Liquidissima” di Resin Pro, perché il problema potrebbe anche essere di spessore e di tempi di reazione.

Speriamo non ci siano più imprevisti
Ecco la colata leggera appena versata. 27-01-24. Speriamo bene…

Quello che si dice: una ciofeca

Ecco, appunto, una tragedia, una schifezza, una ciofeca. Stavolta, della serie ” imprevisti e tanto filo da torcere”, la resina si rapprende male in modo diverso e creativo: comunque anche cambiando l’ordine dei fattori la schifezza non cambia… comincio a disperarmi, …non posso più fidarmi delle resine?

Filo da torcere: resina  rappresa male con difetti
Filo da torcere: effetto ragnatela di screpolature
Qui, ahimé, si vede molto bene l’effetto ragnatela, screpolatura o terra riarsa dello straterello di resina.

Non ne esco vivo? Che fare?

Evidente che così non può andare. Siamo al terzo tentativo e il risultato peggiora. Stop alle resine e cerchiamo di salvare l’icona ri-levigando ancora intensamente e dando un mano di vernice protettiva Macota KZ100. Speriamo di ottenere un risultato accettabile, anche se la verniciatura non è uguale alla pura superficie levigata e lucidata di una resina venuta come Dio comanda.

Filo da torcere: provo col Macota
Il 30-01 passo il Macota spray. Sembra decente, ma…
Filo da torcere? Potrebbe anche andare bene, ma...
Potrei tenerla così, no? Sarebbe finita. Ma non mi convince un certo effetto a buccia d’arancia della verniciatura. Poi c’è un pelucco e la superficie non è tutta lustra uguale. Cosa mi aspetta dietro l’angolo? Forse qualcosa della sezione ” imprevisti e tanto filo da torcere”?
La formella vista di profilo col supporto da scrivania

Il troppo stroppia? Sì, ma se uno è un perfezionista che ci può fare?

Ce l’ho lì sulla scrivania e l’occhio mi cade sempre su quelle maledette piccole imperfezioni: basterebbe una piccola leggerissima levigatura con un abrasivo sottilissimo e avrei trovato la quadra. Niente da fare: mi lascio prendere la mano, rovino la vernice e alla fine devo ri-grattare tutto e abbastanza in profondità. E poi riverniciare. Ci risiamo; eccoci agli imprevisti e tanto filo da torcere di cui parlavamo prima.

Filo da torcere: ripasso la vernice trasparente
7-2-24. Levigo e ri-vernicio. Ma si ricrea un altro effetto a buccia d’arancia peggiore del primo, anzi la vernice si mette a fare una quantità di bollicine che mai in passato aveva fatto…

Di male in peggio, dalla padella alla brace

Sono proprio un cretino, mi mangio le mani e mi prenderei a sberle. Ma oramai il danno è rifatto e devo insistere fino a che non ottengo qualcosa di accettabile. Se no devo buttare via la peraltro pregevole icona. Oramai è una sfida all’O.K. Corral. Thick as a brick.

Non mi dò pace e trascorre così una settimana senza prendere il coraggio di intervenire. Poi il 14-2-24 mi decido a ri-levigare per l’ennesima volta la superficie ripartendo dalle carte da 600 in su, in modo da eliminare anche una serie di bollicine e sporchini (che, ahimé, mi sembrava di saperlo perché oramai siamo nel mood ” imprevisti e tanto filo da torcere”, resteranno però imperterrite nella resina).

Poi ripasso il Macota per la terza volta. Viene abbastanza bene anche se non uniformemente lucido.

Filo da torcere: effetto buccia d'arancia
Si vedono bene i difetti a leggera buccia d’arancia della penultima verniciatura del 14-2-24

Allora il 15-2 taglio la testa al toro (che ringrazia per la fine gloriosa di un’epopea che è stata un macello e un bagno di sangue) e do un’ulteriore ri-passata di Macota a riempire i difetti. Poi basta “imprevisti e tanto filo da torcere”, però!

Finalmente! Regalo a Novembre, caro il mio…

Spiace aver dovuto attraversare tutte queste traversie, ma alla fine tutto è bene ciò che finisce bene. Sicuramente ho imparato un sacco di nuove cose sulla resina e le casseforme di silicone. La colata deve andar bene al primo colpo se no sono casini inenarrabili e la cassaforma in silicone va usata solo se strettamente necessario e con la sicurezza (possibile?) di aver fissato bene la formella al fondo: ci lavoreremo.

Forse sono finiti gli imprevisti?
Finita!!!!!!!
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DiGiancarlo Paganini

Il “fantomatico Dottor Cortese” e la Madonnina

Dal disegno preparatorio di un probabile regalo (uno smalto vero a gran fuoco su rame) di papà per un suo amico (il “fantomatico Dottor Cortese”) alla realizzazione di una nuova Madonnina con Bambino a sbalzo e smalti epossidici per mia nipote Tecla.

Stava lì, nell’archivio disegni e bozzetti di mio padre Ettore, e ogni tanto occhieggiava mettendosi in mostra per la sua bellezza. Numero d’archivio 0209. Mi piaceva molto quella Madonnina “per il Dottor Cortese” (il nome non mi era nuovo, in casa lo citavano qualche volta, ma per me è rimasto un personaggio poco definito, un Carneade, il “fantomatico Dottor Cortese”) e mi era venuta voglia di riprenderla facendone uno dei miei sbalzi, ma mi frenava la complessità della composizione e le dimensioni un po’ eccessive, eccedenti i miei piccoli standard. Poi un giorno di Novembre, il 20 per esattezza, decido di sfrondare la composizione eliminando gli angioletti (non me ne vogliano, niente di personale…) e ridurre le dimensioni, modificando il disegno paterno e inquadrando solo Madonna e Bambino.

Il disegno dell’archivio Ettore Paganini – 0209 originale
Il mio disegno modificato in Illustrator (aureole e fondo) e pronto per lo sbalzo

Orsù! All’opra, all’opra! Dàgli! Martella!

Il 2 dicembre stampo il disegno e inizio lo sbalzo su lastra di alluminio. Prima il solito processo di pulizia e preparazione, poi fisso il foglio alla lastra interponendo una carta carbone per facilitare l’individuazione dei tratti e con i miei sperimentati strumenti (penna e bastoncini di bambù forse per qualcuno risultano poco professionali per uno che vorrebbe fare il “toreuta”, ma niente martello e punte da cesellatore) e poco a poco la ex Madonnina per il “fantomatico Dottor Cortese” inizia a prender forma e volume.

La prima incisione sulla lastra. Già si intravede come potrebbe venire.

Il prosieguo dell’opera

Il 3 dicembre lo sbalzo è praticamente finito, ora rifinisco i particolari, taglio le alette e le segno per la piegatura.

Lo sbalzo, opportunamente lucidato con la paglietta sottile, è pronto per inserire la colla di montaggio sul retro ove sistemare la tavoletta di masonite che lo rende rigido.

Il retro dello sbalzo pronto a ricevere colla e tavoletta di masonite
La tavoletta di masonite inserita nel retro dello sbalzo.

Incollaggio e finitura

Inserita la masonite piego le alette e le sigillo con l’Attack, poi metto tutto sotto dei pesi per bloccare colla, alette e Attack al loro posto.

Il fronte dello sbalzo montato e lucidato con altra paglietta sottile, per tirar fuori tutto lo splendore del metallo. Però, come si vede l’effetto è poco contrastato, senza profondità.

La brunitura, un passaggio sempre molto delicato

Per dare profondità e nettezza al disegno occorre brunire la lastra. Il 4 dicembre sgrasso con alcool isopropilico la superficie, in modo da eliminare impronte o tracce grasse varie e poi con la mia spugnetta montata col manico stendo il mio intruglio alcoolico nero segreto e lo faccio essiccare. Ci vogliono due o tre passate perché la tintura strofinata penetri in tutti i luoghi che desidero e dia l’effetto brunito desiderato.

La lastra finalmente brunita a dovere

Però le aureole dovrebbero brillare molto di più, così mi risultano un po’ “spente”. Con cotton fiocc e straccetti di carta montati a punta su un bastoncino le ripulisco con alcool isopropilico stando attento a non sbordare. Faccio anche i due tondini superiori. Sembrano d’argento brillante. Per dare ancora più risalto e luce le sfriso radialmente con una punta. Ecco, così mi piace. Fisso il tutto con una buona passata di Macota KZ100 trasparente.

Le aureole ripulite e sfrisate

E ora ci vuole lo smalto

Nella stessa giornata, quando il Macota si è seccato, inizio la fase di smalto con i miei colori per vetro. Stavolta voglio cambiare il colore del fondo dietro la Madonna: basta col solito blu, voglio provare con un colore che non ho mai usato, un po’ coraggioso: il violetto 081 Amethyst. E’ sempre difficile e rischioso mescolare i colori per vetro, così lo uso puro. Un paio di mani danno saturazione adeguata alla stesura di colore.

Il violetto 081 Amethyst della GLAS Marabu
La smaltatura terminata, Amethyst e pochi colpi di giallo per le aureole mi sembrano sufficienti.
Smalto finito, con l’aggiunta di qualche dettaglio.

La resinatura

Siamo al solito dubbio: se resinare o no. Ma, a dare una svolta decisiva alla decisione, nella mente comincia ad affacciarsi l’idea che a quest’opera devo dare un fine preciso: Natale si avvicina e mi sovviene che Annamaria, mia sorella pianista, già da tempo mi aveva chiesto se potevo farle una Madonnina per sua figlia, mia nipote Tecla che ha da poco finito di ristrutturare la casa. E’ una casetta che affaccia con l’ingresso sul nostro cortile. Faccio 2+2=4. La Madonnina per il “fantomatico Dottor Cortese” sarà il mio regalo di Natale per Tecla e, se lo vorrà mettere all’ingresso, all’aperto, dovrà per forza essere resinata, per resistere alle intemperie. Quindi, avanti!, si resina. (Uso resine della Resin Pro: o la I-Crystal, o la Art Pro. Prossimamente proverò la “Liquidissima”).

Cassaforma e colatura

Il 6 dicembre preparo la cassaforma con i legni e il silicone, fissando nel mezzo la formella coi distanziatori (sul retro – già resinato – ho incollato un foglio di plastica adesiva su cui appoggiano le assi, in modo che la resinatura anteriore non lo rovini). Tutto è pronto per la colatura di resina, passaggio che riserva sempre sgradite sorprese, bolle, sporchini, imperfezioni nella reazione chimica, difformità nella mescola, ecc. (Non mi viene mai una colatura uguale all’altra). (Vedi in questo Articolo per maggiori dettagli)

La cassaforma coi distanziatori (che poi tolgo quando colo la resina)

Dopo la colatura occorre attendere almeno una giornata di 24 ore prima di sgusciare il manufatto, se no si rischia di segnare la resina ancora non pienamente solidificata. Basta un’impronta digitale per fare un patatrack. Ci vuol pazienza, ma alla fine, l‘8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione della Madonna, eccoci al dunque! Si sguscia!

La formella sgusciata. Il foglio rosso è l’adesivo messo sul retro, per proteggerlo dalla colata di resina sul fronte.

Fine? No, ora occorre rifilare e levigare le superfici

Pareggio i bordi e levigo e lucido tutta la superficie. Anche questo passaggio non è mai una passeggiata tranquilla, basta un nonnulla per rovinare tutto e costringere a ripassare le superfici ripartendo dalla grana di abrasivo che ha fatto il danno (le mie gradazioni vanno progressivamente da 40 a 10.000). Bene! alla fine, dopo un paio d’ore di levigatura, ecco qua il risultato! Finalmente davvero finito! Buon Natale cara Tecla!

Ecco pronta per il pacchetto natalizio per Tecla la Madonnina per il “fantomatico Dottor Cortese”, secondo la mia interpretazione, ovviamente.
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DiGiancarlo Paganini

“Madonna di Gaza”, la protettrice degli innocenti

Una scelta ETICA, non ETNICA

Perché il titolo: “Madonna di Gaza”? È una provocazione? In un certo senso sì. Provocato dalle notizie che vengono dai fronti di guerra mondiale, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e dalla tragedia disumana della Guerra Israele-Hamas che, dopo l’assurdo attacco terroristico contro gli israeliani del 7 ottobre 2023, si è trasformata immediatamente nel genocidio indiscriminato del popolo palestinese, mi è stato chiaro che non c’è speranza di pace che possa procedere dalla sola volontà umana senza appellarsi con fede a Cristo, nostra pace. E quindi senza l’intervento materno di Maria, avvocata nostra, che ci porta a Lui. Da qui l’atteggiamento di preghiera e di intercessione. Ogni altra posizione tattica o strategica diventa schieramento di parte che porta solo nuova inimicizia, nuove divisioni, nuovo odio e nuovi conflitti. Sulla guerra mi sono già ampiamente espresso, peraltro.

L’ispirazione per una nuova icona della Madonna

L’ispirazione per questa nuova Icona della Madonna mi è venuta osservando una straordinaria foto di una madre palestinese col bambino in braccio, in atteggiamento protettivo, circolata sul web. L’ho chiamata “Madonna di Gaza” per una scelta Etica, non Etnica (“etnica” fa venire in mente la questione della razza, di hitleriana memoria… e le varie “pulizie” che vi si richiamano e che in realtà sono luride porcherie, ma la storia, ahimé, non insegna proprio nulla, evidentemente).
Mi è sembrato, cioè, che rappresentasse tutte le madri e i figli innocenti che patiscono tutti gli orrori di tutte le guerre. Niente di più e niente di meno. Una madre e un bambino israeliani, ucraini, armeni, yemeniti, ecc… avrebbero potuto fare da modello per il medesimo scopo. Ma questa foto, con gli sguardi così intensi dei due e il fondo di case bombardate, mi ha colpito nel profondo.
Ho pensato che Maria, Madre di Dio e nostra madre, abbia verso di noi, figli dell’umanità, gli stessi sentimenti, la stessa premura e lo stesso amore che ha avuto verso Suo Figlio. “Madre ecco tuo figlio; figlio, ecco tua Madre” le disse Cristo dalla croce indicandole il discepolo Giovanni.

La foto sul web che mi ha ispirato

Un’icona sbalzata in ottone

Nei giorni immediatamente dopo Natale capisco che è venuto il tempo di dar seguito a questa ispirazione. Si avvicinano i momenti degli auguri per il nuovo anno e intuisco che solo affidandosi a Maria come nostra protettrice, gli auspici di pace, che tutti abbiamo nel cuore come desiderio, possano non restare mere e ingenue illusioni sentimentali. Diciamo che l’eredità del 2023 e le premesse del 2024 non sono delle migliori…
Il 30 dicembre ridisegno al tratto la foto, cercando una difficile sintesi, e prolungo la parte inferiore dell’immagine, aggiungendo la parte del braccio che era tagliata e il piede del bambino, così come me lo immagino. So già che un conto è il disegno, un altro il risultato sbalzato sul metallo.

Il disegno da trasferire sulla lastra di ottone

Stampo il disegno della Madonna di Gaza, lo fisso sulla lastra di ottone e, da buon toreuta, (così, come me, avete imparato una parola nuova) inizio la fase di sbalzo e cesello.

Il retro dello sbalzo, da poco iniziato

Una lavorazione rapida

La sera del 30 ho già terminato la fase di sbalzo. Decido, durante la lavorazione, di non fare il fondo con i caseggiati bombardati in rovina, ma di lasciare il fondo liscio neutro. Temo infatti che la resa non sarebbe venuta bene, per cui mi fermo lì. Certe decisioni le prendo strada facendo, non sono previste fin dall’inizio: dipende da come procede il lavoro e da cosa mi lascio ispirare. In questo caso la figura molto umana della “Madonna di Gaza”, con tutti quei particolari dei vestiti e del volto, mi è sembrata sufficiente per rendere la concretezza dell’aspetto materiale. Le aureole sottolineano invece l’aspetto soprannaturale (e divino nel Figlio), per cui dopo la brunitura deciderò di valorizzarle.

Lo sbalzo senza effetto brunitura risulta splendente ma senza profondità.
Il retro della formella sbalzata col riempimento di colla da montaggio e carta (come antisfondamento dei volumi cesellati)
Ci ho messo una pietra sopra, in fase di asciugatura della colla, in modo da tenere in piano la lastra.

La fase di piegatura delle alette e la brunitura

Il 31-12 smonto l’ambaradan, traccio i segni per la piegatura delle alette, le piego sul supporto in masonite che ho tagliato in misura e le incollo sul suo retro (fase sempre molto ansiogena per me, c’è sempre qualcosa che può andare storto). A questo punto mi dedico alla brunitura dell’ottone con la stesa del mio intruglio segreto alcoolico nero. Lo scopo dell’operazione è aiutare a dare più profondità all’aggetto e al disegno e dare una patina di “antico” al manufatto.
Anche questa è una fase delicata: la resa su ottone o su alluminio è sempre diversa. L’ottone mi sembra un po’ più refrattario ad assorbire la colorazione, anche se la lastra viene sgrassata e “passata” a lungo con la paglietta sottile. In generale direi che alla fine il tono dell’ottone scurendosi si raffredda e viene ad assomigliare al bronzo patinato. Sull’alluminio invece avviene il contrario: si “scalda” fino ad assomigliare all’argento ossidato. Questo, comunque il risultato.

La lastra patinata con la brunitura. Le misure dell’icona sono 11×15 cm.

Le fasi finali. La doratura delle aureole

A questo punto dovrei dare una mano di vernice Macota spray trasparente, per fissare il risultato. Ma attendo. Poi dovrei decidere se e come dare eventuali colorazioni a smalto. Posticipo la scelta e, invece decido di ripulire subito con alcool isopropilico le aureole e poi sfrisarle a raggiera, in modo da far riemergere “l’oro” dell’ottone puro e pulito. La valorizzazione di questo particolare mi consente di evidenziare l’aspetto soprannaturale dell’immagine. Poi passo il Macota protettivo trasparente.

Le aureole dorate per “sottrazione” dalla brunitura.

Aggiunta di alcuni particolari

Devo dire che il risultato così come sta uscendo non mi dispiace affatto. Accantono perciò la scelta di colorare alcunché e, già che ci sono, anche l’eventualità di resinare tutta l’icona (qui un esempio di icona resinata), secondo i procedimenti già messi a punto con gli scorsi lavori.
Per due motivi:
1-perché “il troppo stroppia” e anche il tema esige sobrietà;
2- perché stavolta preferisco che il modellato sia palpabile anche col tatto, vista la ricchezza e la preziosità ottenuta.
Noto però che sarebbe d’uopo la sottolineatura di alcuni particolari, per dare il tocco finale. Pupille degli occhi, sopracciglia, alcune linee fondamentali che non sono state adeguatamente rimarcate dalla brunitura (e che invece nella foto erano importanti), andrebbero rinforzate con un sottile passaggio di smalto nero.
Qui alcune foto dell’icona terminata con un’ulteriore passata di Macota protettiva, da cui si evince che la luce determina moltissimo l’impressione che se ne ricava.
Ecco fatto, l’Icona della Madonna di Gaza è terminata:

Il tavolo di lavoro con l’icona finita
L’icona terminata
Finita e incorniciata, pronta per chi la desidera acquistare
Maria, Regina della pace, prega per noi!

A questo punto, Buon Anno nuovo a tutti! E che la Madonna di Gaza protegga tutti gli innocenti!

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DiGiancarlo Paganini

Auguri di Buon Natale

…E di un sereno 2024

Cari amici, innanzitutto Auguri di tutto cuore per un buon Natale e un Sereno anno nuovo!
Com’è possibile quest’anno proseguire a fare gli auguri in questa situazione, quando il mondo intero è vittima di guerre, violenze, ingiustizie, odio, rancori, vendette, egoismo, indifferenza, cinismo… quando, insomma, tutto il male che si può pensare provoca solo morte e distruzione?

https://youtu.be/Ymx8ilDMMK8
Giancarlo e Daniela vi augurano Buon Natale e sereno anno nuovo (animazione dal canale Youtube di Daniela https://youtu.be/Ymx8ilDMMK8)

Il RISIKO MONDIALE

Quando i potenti (qui una incompleta rappresentanza: mancano per esempio Yahya Sinwar di Hamas, Ali Khamenei dell’Iran, un Talebano, uno Houthi dello Yemen, i vari “dittatori eletti” latinoamericani e africani, ecc, ma non ci stava più nulla…) giocano al RISIKO sulla pelle dei popoli e i mercanti d’armi si fregano le mani allegramente. Quando ci scopriamo impotenti a cambiare in meglio le sorti della Storia (e spesso anche della piccola storia personale e familiare).
È ancora possibile sperare senza apparire o sentirsi ebeti sognatori o ingenui? O, peggio ancora, cinici? Il nostro desiderio, come quello di tutti popoli è la pace. Pace dei cuori e prosperità, come dicono gli orientali: allora come si spiega il mistero del Male che uccide tutto, persone, cose e natura? Che senso ha gridare ancora “Pace!”? Che senso ha fare gli Auguri di Buon Natale, oggi?

Un patrimonio dell’umanità

C’è purtroppo un patrimonio dell’umanità, (non riconosciuto dall’Unesco), consegnatoci in eredità dai nostri progenitori, frutto di una ribellione e di una sfiducia illogica nei confronti di Chi ci ha amato e creato per la gioia. Per invidia del diavolo (il divisore, il primo dei ribelli, puro spirito invidioso di un essere così spregevole e “materiale” come l’uomo, eppure così libero e amico di Dio) il peccato è entrato nel mondo e il germe velenoso della ribellione e dell’inimicizia ha corrotto e rovinato tutto. L’uomo si è fatto dio e da allora cerca di sacrificare tutto e tutti a sé. E’ originale il peccato in questione, cioè è vecchissimo fin dalle origini, non è affatto sinonimo di nuovo (come tutti i peccati che ne derivano d’altronde). Purtroppo segna la nostra natura alla radice e produce nella storia omicidi, tradimenti, ingiustizie e violenza: Caino e Abele sono solo il primo esempio del disastro che ci arriva dal profondo della vicenda umana.

E quindi, siamo condannati?

Mi rendo conto che dire queste cose e rifarmi alla dottrina cattolica sul male e la redenzione mi posiziona automaticamente nella schiera degli stupidi che danno retta alle favole della religione. (D’altra parte sono catechista coi bambini dell’iniziazione cristiana, che volete farci, perdonatemi). Ma, “La mia banca è differente!” recitava una vecchia pubblicità molto arguta. I “liberi pensatori” pensino piuttosto da chi derivano le loro opinioni, a chi seguono acriticamente e senza accorgersi di essere plagiati. Io, ogni giorno verifico la bontà e la sensatezza di questo racconto biblico e soprattutto che l’umanità, da sola, non ce la fa ad uscirne, pur con tutta la buona volontà espressa da qualche genio (cosa che nasce dal fatto che non siamo fatti per il male ma per il bene, cioè per l’Essere e non per il nulla. Per questo non ci si rassegna al male).

Il punto di svolta

Il presepio con la sacra famiglia, che si vede nel biglietto animato

Ma Dio misericordioso, il creatore, Amore trinitario, ha dovuto mandare il suo Figlio, Gesù, detto il Cristo, nel mondo, a Betlemme, nascendo come un bambino povero e indifeso, in un momento preciso e documentato della storia, per offrirsi in sacrificio salvifico per noi uomini. Da sempre tutti i popoli della storia hanno avuto l’intuizione corretta di dover fare sacrifici agli dei per la remissione dei peccati, per ottenersi il loro favore, cioè il bene in tutte le sue forme immaginabili. Ma non erano sufficienti, (forse pii e apprezzabili umanamente), ma sicuramente non debellavano alla radice quel peccato di ribellione. Gesù, l’agnello di Dio, innocente, si è sacrificato in obbedienza alla volontà del Padre, ripristinando per sempre e per tutti quel rapporto di unione e fiducia che si era rotto col primo peccato. Dio stesso ha accettato di annullarsi per noi sulla croce. Risorgendo però ha vinto la morte che non poteva tenere prigioniero l’autore della vita. Dalla somma ingiustizia si è ricreata la somma Giustizia. Per essa siamo stati giustificati senza nostro merito. Da allora Cristo è la nostra Pace: è possibile la pace e il perdono. Cose impossibili agli uomini.

Un fatto nuovo

Mors tua, vita mea. Gli uomini continuano ancora e sempre a giocare al Risiko e a sacrificare le vite degli altri per salvare se stessi. Che è il contrario di quello che ha fatto Gesù e fanno ancora oggi moltitudini di persone che il Risorto raggiunge mediante il suo Spirito e il suo Corpo che è la Chiesa. Mors mea, vita tua.

L’affresco della Pietà all’esterno della chiesina di san Rocco a Tesero, Val di Fiemme. Mors mea, Vita tua (Non lo conoscevo; mi ha inviato la foto l’amica Flavia L.)

Allora la speranza dov’è? Dio ha messo sul tavolo della Storia (grande e piccola) un fatto nuovo: Lui che si incarna “per noi uomini e per la nostra salvezza”. E questo fatto che scardina tutti i piani, le tattiche, i progetti umani, non potrà mai più essere eliminato dalla storia.
(Rimando qui alla lettera del Card. Pizzaballa Patriarca di Gerusalemme dei latini alla sua Diocesi, che testimonia meglio di quanto possa fare io la potenza di questa vittoria di Cristo che si manifesta nella sconfitta della Croce).
Lasciandoci raggiungere e accogliere da Lui; lasciando che prenda possesso di noi mediante il Battesimo, abbracciandolo, seguendolo e dandogli fiducia anche noi veniamo cambiati e poco per volta siamo assimilati a Lui, il Suo sguardo diventa anche il nostro. E anche se la conseguenza inevitabile del peccato originale ci farà dolorosamente passare attraverso “sorella nostra morte corporale”, questa non sarà più il nostro orizzonte ultimo e definitivo perché avremo accesso alla vita eterna per i meriti di Cristo. Di questo ho la grazia di essere continuamente testimone: anche oggi, al funerale del carissimo Mario B. ha vinto già la resurrezione.

Ecco, allora, il motivo

Ecco spiegato un po’ “teologicamente” il biglietto di quest’anno, … mah, …forse carine le caricature, mah… forse un po’ criptico il senso che per alcuni, a prima vista, risulta addirittura indecifrabile o inaccettabile.
Non ingenuo, però.

Comunque, a Natale, si festeggia questo Avvenimento, non altro.
Per cui, ancora, AUGURI DI BUON NATALE!!!!!

DiGiancarlo Paganini

Madonna con Bambino (Archivio n°0202)

Un’icona sbalzata e smaltata su alluminio effetto argento, completamente resinata

Evviva!!! Una buona notizia per i miei affezionati amici followers: ecco a voi una piccola icona della Madonna con Bambino (misure finita: 9,8 x 14,8 x 1,3 cm) smaltata e resinata fronte-retro che metto in vendita a soli 350 euro. (Per i milanesi non c’è problema, per gli altri vanno calcolate in più le spese di spedizione postale). Quindi, affrettatevi, amici, non fatevi sfuggire questa ghiotta occasione!
Ottobre, come Maggio, è il mese della Madonna, per cui un affettuoso omaggio alla nostra mamma celeste è più che doveroso, no?

Chi fosse interessato mi contatti privatamente e mi comunichi il suo interesse per l’acquisto di quest’opera adatta a essere regalata o a divenire ispirazione di devozione personale, comunitaria o familiare alla SS. Vergine Maria.

Troppo cara? NO.

La Madonna certamente sì, il prezzo no. Giudicate voi: oltre al valore artistico implicito nell’opera, il cui disegno della Madonna con Bambino, (opportunamente modificato secondo le mie esigenze), è tratto con la sigla n° 0202 dall’Archivio dei disegni di mio padre Ettore Paganini, in quest’opera unica c’è la lavorazione a sbalzo su lastra di metallo, la brunitura, la smaltatura e la ricopertura di resina epossidica che garantisce al prezioso manufatto una durata pressoché infinita nel tempo ma ha il difetto di costare un po’.

Il disegno d’archivio n°0202 della Madonna con Bambino tratta dall’archivio paterno

A proposito di tempo

Ecco, a proposito di tempo, va considerato anche il tempo richiesto per realizzare l’opera (10 giorni), di cui la parte dedicata alla resinatura e alla levigatura, (di cui parlerò più avanti), occupa una parte considerevole, fatta anche di necessari tempi di attesa perché le reazioni chimiche si compiano e stabilizzino.
Considerate che mi accingo a realizzare questo progetto il 20 di Ottobre, dopo che mi sono reso conto che non ho nulla di pronto che possa essere venduto nel caso qualcuno mi chiedesse un’icona da regalare o da avere in casa. Solo oggi, il 30 di Ottobre, posso dire di aver terminato l’opera.

Ma andiamo con ordine.

Il disegno applicato sulla lastra di alluminio (qui con le alette già tagliate)

Fase di sbalzo

Dopo le necessarie fasi di pulizia della lastra, nella giornata del 20 porto a termine la fase di sbalzo. Qui lo sbalzo dal fronte e dal retro.
Come sempre la difficoltà più grande la sperimento sbalzando e “cesellando” i volti: basta un nonnulla perché l’espressione cambi e sia difficile poi recuperare le fattezze desiderate. Il 20 sera monto la lastra sul supporto, tagliato in misura, di masonite. Metto tutto sotto pressione per tutta la notte.

Il fronte dello sbalzo, col cesello delle figure.
Il retro dello sbalzo sulla lastra tipografica. Sul fronte è ancora attaccato il disegno
La lastra pronta per essere montata sul supporto di masonite (piegando e incollando le alette, sul retro). L’operazione precede necessariamente la fase della brunitura.

La brunitura

Il 21 ottobre mi dedico alla brunitura chimica della lastra della Madonna con Bambino, ottenuta, dopo profonda pulizia e sgrassatura, stendendo il mio intruglio alcoolico nero (dalla composizione tanto segreta che non me la ricordo neppure io) e ripulendo poi la superficie massaggiandola vigorosamente con straccetti di carta da cucina e un po’ di alcool denaturato. La lastra deve essere già stata montata sul suo supporto rigido e irrobustita con colla di montaggio dietro le cavità principali, per evitare di sfondare i volumi rialzati in sbalzo.

L’icona in alluminio, montata sul supporto, patinata con la brunitura alcoolica ad effetto argento antico.

Se andate a leggere i precedenti post delle icone realizzate, ad esempio questa della Madonna ad hoc per Gianni, trovate il procedimento che uso ormai in modo “consolidato” sia sull’alluminio che sull’ottone, dando, evidentemente risultati diversi. Dopo la brunitura fisso il risultato con vernice trasparente MACOTA, per evitare gli errori commessi nell’icona della Presentazione al tempio

Fase di smaltatura

Con gli smalti per vetro riempio le campiture delle aureole e del riquadro alle spalle della Madonna con Bambino. Lascio asciugare, ed ecco il risultato. Ancora una volta devo decidere se resinare o no, visti i rischi (sempre dietro l’angolo) a cui si va incontro in quella fase. Ma oramai la strada è tracciata: anche saper eventualmente correggere errori ed imprevisti (che inevitabilmente si presentano) fa parte di una professionalità acquisita e consolidata.

Smaltatura terminata

Resinatura del retro

Come l’ultima volta decido che il sistema migliore per resinare è farlo in 2 parti: prima il retro. Dopo aver applicato un foglio di adesivo oro sopra le alette e su di esso la mia etichetta protetta da adesivo trasparente e segnato con un pennarello il numero 0202 sulla lastra, costruisco attorno al perimetro una micro-cassaforma leggera con scotch di carta che aderisce ai bordi, alla quale associo a filo nella parte libera rimasta adesiva un tiro di scotch trasparente normale spalmato di distaccante. In questo modo la resina (2 mm circa) proteggerà il retro, potrò staccare il bordo contenitivo senza problemi e procedere poi con la resinatura in cassaforma rigida del fronte.

2 errori pazzeschi

Primo errore: quando colo la resina (iCrystal della Resin Pro) mi sembra che il piano non sia in bolla perfettamente e allora infilo da una parte, sotto all’ambaradan, un piccolo spessore di un millimetro: troppo! Ma me ne accorgerò solo quando smonto la cassaforma. La colata non è in piano. Inoltre in una zona abbastanza ampia la resina risulta non perfettamente consolidata: forse, accidenti, non ho mescolato perfettamente i due componenti o la resina è un po’ vecchia. (E quindi, comunque, va fatta una ulteriore colata correttiva). Devo aspettare ancora una giornata almeno perché la resina si stabilizzi.

Secondo errore: Rifaccio l’operazione, dopo aver comunque levigato i bordi e riportato i margini al piano. Peccato che il complesso di oggetto e cassaforma, appoggiato un po’ rialzato su un piccolo cuscinetto di plastica spugnosa (per evitare che sporchi il davanti dell’icona nel caso dovesse colar fuori qualcosa dallo scotch/cassaforma) su un’asse che tengo come superficie contenitiva, non faccia bene il suo mestiere e da un microscopico pertugio in un angolo la resina cola dalla cassaforma, trova la spugnetta di plastica troppo larga e fa da colla tra quella e il fronte dell’icona. Il giorno dopo quando spacchetto la cassaforma: NOOOOO!!!! Un disastro, mani nei capelli e imprecazioni (…che, trattandosi di un’opera a carattere devozionale, non è proprio il massimo…).

Mai perdersi d’animo

Calma! Con un cutter affilato stacco delicatamente la maggior parte della spugnetta Bianco/trasparente aderita all’icona. Ma devo fare attenzione a non arrivare a grattare e rovinare la cornice brunita. Quando vedo che il rischio è troppo grande lascio perdere. La spugna è faticosamente eliminata e ciò che resta è solo resina raggrinzita. Però, penso, resina + resina, l’effetto potrebbe venir “riassorbito” dalla nuova colata sul fronte. Nell’esperienza ho visto che potrebbe essere una soluzione plausibile, anche se la tentazione di cercar di eliminare tutte le imperfezioni subito è grandissima. (Ma potrebbe avvenire come nella parabola del loglio e del buon grano, quindi meglio non aver la pretesa di sistemare tutto subito e sradicare con la zizzania anche il buon grano). Come recita il proverbio: “Il meglio è nemico del bene”.

L’errore della colatura nell’angolo in basso a sinistra. Bel danno, eh? Qui l’icona, col retro già resinato e piallato, è nella cassaforma in attesa della nuova colata di resina.

Resinatura del fronte

Insomma, si lavora sempre rischiando sul filo del rasoio: alcune cose si possono recuperare, altre no. Se la resinatura non dovesse correggere l’errore il danno sarebbe stavolta irrecuperabile. Allora si rischia. Fatta la nuova cassaforma (e qui bisognerebbe aprire una parentesi sugli accorgimenti che ho usato per proteggere il retro già finito, ma non la apro), mettendo i miei bravi distanziatori che consentono di avere resina anche nei bordi esterni all’icona, scelgo questa volta una resina nuova (La “Liquidissima” di Resin Pro) che, almeno dal nome, promette di arrivare a coprire facilmente tutte le superfici e creare poche bolle.

Mescolo al meglio che posso, a bagnomaria nell’acqua calda, dopo aver fatto il calcolo dei due componenti (questa resina è diversa dalle altre usate in precedenza), verso in un colino di tulle auto-costruito per evitare che si depositino grumi o cristallizzazioni non voluti (come accade spesso con la iCrystal) e spando uniformemente su tutta la superficie. Qualche bolla vien su e la elimino con lo spillo e il phon caldo.

La colata appena versata (il 26-10) nella cassaforma di legni e silicone

A volte il troppo stroppia

Recitava il testo di una vignetta del mio amico Livio:” Non dobbiamo ripetere gli errori del passato!” “Tranquillo, ne inventeremo di nuovi!”. Non ci facciamo mancare nulla: per togliere una bollicina o un pelucco capitato lì per caso sulla resina che ormai sta reagendo con lo spillo muovo un po’ la superficie nell’angolo in basso a destra. Al momento sembra che tutto si rimargini fantasticamente. In realtà a reazione avvenuta noto che si è creata una piccola imperfezione, come una specie di moto convettivo interno. Vediamo se lucidando si elimina. Ma il resto della superficie è perfettamente lucida, sarebbe un peccato rovinarla, comincio allora a levigare a dovere i bordi e spianare tutta la parte rialzata della “cornice”. Prima lucidatura.

Risultato dopo la prima lucidatura
Risultato dopo la prima lucidatura (27-10)

Non mi piace, stavolta devo levigare sul serio

Il difetto si vede troppo, devo scavare un po’ di più partendo da abrasivi almeno di 400° per arrivare salendo fino ai 10.000° e al polish con tampone di gommapiuma e feltro lucidante. Ci vuole ancora del tempo per essere sicuri della totalmente avvenuta solidificazione della resina. Mi piange il cuore al pensiero di dover passare gli abrasivi sulla lucidissima superficie naturale della resina, ma …”quanno ce vo’, ce vo'”!

Nuova lucidatura

Con la roto-orbitante ci dò dentro per oltre un’ora e alla fine mi ritengo abbastanza soddisfatto: solo a guardare “di sguincio” e controluce si intravvede ancora qualcosina, ma a questo punto, vista la profondità della leggerissima imperfezione, mi rifaccio al suddetto proverbio del meglio nemico del bene e considero finalmente terminata l’opera. 30-10-2023. Che sudata! Bella però, neh!?

Finita!!!!

Il supporto per comodino

Il 14-12-23 introduco una novità per facilitarne l’utilizzo. Praticando due forellini sul retro consento a chi acquisterà la preziosa Icona di poterla appendere alla parete con un chiodino che entri nel buco superiore. Contemporaneamente fornisco anche il semplice supporto metallico inserito nei due forellini per posizionare l’icona sul piano di un mobile. Spero che la soluzione risulti gradita a chi la acquisterà.

Penso anche che per le prossime icone resinate utilizzerò il medesimo sistema, semplice ma efficace.

Il supporto montato sul retro
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DiGiancarlo Paganini

Una nuova Madonna con Bambino ad hoc per Gianni

Sbalzo, smalto e resina. Una Madonna che colma e sana un’omissione nei confronti di un amico da una/per la/della vita.

Siamo a metà settembre e un piccolo cenno di Gianni ad una mia opera appesa in casa di amici comuni mi fa sobbalzare. Touché! Cavoli, è vero: ho regalato i miei sbalzi a un mucchio di amici, ma finora Gianni non ha ancora avuto nulla, neanche una Madonna con Bambino minuscola o un altro soggetto religioso. Potrei trovare una scusa molto bella del tipo “aspettavo di arrivare ad un buon livello tecnico”… ma non so se regge… Mi metto quindi di buona lena all’opera. Bisogna rimediare al più presto.

La scelta del soggetto e delle misure

Individuo nella Madonna 0093 dell’archivio di mio padre il soggetto più adatto per questa nuova Madonna con Bambino.

Seleziono il jpg, lo porto in Illustrator e faccio alcune piccole modifiche sul disegno (arco e colonne, sistemazione delle aureole), che stampo per poterlo applicare alla lastra di ottone. Le misure finali saranno di circa 9,11 x 12,4 cm. Ah, stavolta decido subito che resinerò l’opera, basta dubbi e reticenze, la strada più giusta è quella, se voglio che gli smalti durino qualche anno, e inoltre, ogni esperienza in più con le resine fa solo bene.

disegno scelto
Il disegno d’archivio 0093, modificato e portato in misura. 21-09-23

All’opera!

Può sembrare una cosa inutile, ma per chi non ha mai visto una lastra lastra di ottone di quelle che uso, forse capire cos’è e com’è fatta risulta una buona cosa. A differenza di quelle di alluminio delle lastra da stampa offset questa è già pronta, non ha bisogno di essere pulita e pretrattata.

Lastra di Ottone
La lastra di ottone dal retro con il disegno fissato sul fronte opposto

Il 22-09 sbalzo il soggetto e praticamente termino questa delicata fase, tagliando già anche le alette da ripiegare sul retro del supporto rigido. In una giornata porto avanti bene il lavoro.

Sbalzo fronte
La lastra sbalzata vista di fronte
Sbalzo retro
La lastra sbalzata vista dal retro

Piegatura e fissaggio

Sempre in giornata taglio il supporto di masonite pesante in misura e fisso la lastra sul suo supporto. La lucido con la paglietta sottile e la sgrasso con l’alcool isopropilico. Ecco, devo dire che arrivati a questa fase del lavoro, mi viene sempre il dubbio se fermarmi lì o proseguire nelle altre fasi. Ma è un tentazione che denota solo pigrizia: Avanti!

Sbalzo montato
Fronte dello sbalzo finito e montato
Le alette ripiegate sul retro e incollate a dovere

A questo punto, perché il tutto si incolli e solidifichi a dovere metto il tutto sotto pressione con un grosso peso e lascio passare la nottata.

Patinaggio artistico

Ho notato che la patina nera sullo sbalzo di ottone raffredda un po’ il tono del metallo, ma al contempo lo valorizza dando profondità e un tono di antico. Patino il tutto col tampone spugnoso auto-costruito imbevuto del mio intruglio alcoolico segreto (devo fare l’operazione un paio di volte perché è difficile evitare brutte macchiature); tolgo la tinta in eccesso e gli do poi una mano di vernice trasparente fissativa spray Macota (ho imparato la lezione della Presentazione al tempio). Anche a questo step il dubbio se proseguire o meno affiora con insistenza, ma… avanti!

lo sbalzo della nuova Madonna con Bambino, patinato e “macotato”

Gli smalti

Smalti per vetro, come al solito. A presa rapida… sarà il fondo col Macota, ma l’azzurro quasi non mi lascia il tempo di stenderlo. Rischio il disastro. Decido per questa Madonna con Bambino di non esagerare coi colori, azzurro per il fondo e qualcosa sulle aureole. Il troppo stroppia e poi i cocci sono miei…

Smalto finito

Il tempo delle resine

Le colate avvengono in due fasi. La prima, del retro, con una bordatura di scotch di carta irrobustita da cartoncino plastificato e trattato con la cera liquida distaccante. Due giorni dopo, liberato il bordo e portata in piano la resinatura posteriore, preparo la cassaforma per la colata del fronte con legni fissati sul piano a silicone e trattati col distaccante.

La resina colata nella cassaforma. Siamo al 25-09-23

RISCHIO!

Resinare è sempre un rischio, non sai mai cosa ti riserva l’operazione: colature, bolle, moti convettivi, particelle di sporco piovute da chissà dove, grinze… Altro che amorfa plastica liquida, la resina è un materiale vivo, fino a quando non è proprio morto e ha terminato tutte le reazioni del composto bicomponente epossidico. In due o tre giorni la puoi trattare con la rotoorbitante e i dischi abrasivi e lucidare con una certa sicurezza di non fare danni.

Collaterali ma importanti

Sempreché le dosi di A e B siano state corrette perfettamente in percentuale, beninteso. Scartavetrare, lucidare e passare la mano di polish è ancora a dose di rischio notevole: se per sbaglio fai un graffio più profondo del dovuto, per correggerlo devi tornare indietro fino al numero di carta abrasiva più grossa corrispondente e poi, di grana in grana, risalire fino alle più fini. In genere parto per sgrossare dalla grana 80 (e qui di graffi profondi ne fai a iosa) e di 40 in 40 risalgo fino alla 600, poi la 800, la 1000, 1200, 1500, 2000, 3000, 4000 su su fino alla 10000 davvero impalpabile. Poi è il turno del platorello spugna col Polish, quindi il vello lucidante per il tocco finale.

Ovvio che tutte queste operazioni van fatte in sicurezza con la maschera filtrata su naso, bocca e occhi e si suda molto. Insomma, oltre al bel corso fatto di ResinPro, ci vuol pazienza, se uno non ce l’ha, la impara. Se no cambia mestiere.

Fasi finali

Libero la formella della nuova Madonna con Bambino dalla sua cassaforma. E poi via alla levigatura, dopo un po’ di attesa per essere sicuri che la resina si sia ben solidificata.

Cassaforma smontata
Qui si vede bene lo spessore alla fine dell’operazione. 30-09-23 mattina

Il giorno seguente, l’1-10, siamo a questo punto: ho levigato i bordi e ho lucidato le superfici.

Ecco il risultato:

La Madonnina lucidata
Madonna con Bambino sbalzo e smalto su ottone
A seconda della luce cambia tono. Pronta per essere impacchettata e regalata.
Firma logo
DiGiancarlo Paganini

Il presepio di Natale da leggere, colorare e costruire

Una vera strenna di Natale per piccoli e grandi

Carissimi lettori, ecco una chicca imperdibile per Natale! Una vera strenna natalizia!
Un agile libretto (150 pagine molto ariose) nato da un’idea di Eugenio Bollani, con la voce di Luisa Oneto e i miei disegni.

I testi di Eugenio raccontano il Natale attraverso tutti i personaggi del presepio tradizionale, (i disegni delle figurette sono da colorare, tagliare e montare), mentre, inquadrando i QR Code potete ascoltare gli audio di tutti i testi. Come un calendario dell’Avvento, dal 1° dicembre fino a Natale, ogni giorno è caratterizzato da una storia (e da un piccolo lavoro da costruire insieme ai piccoli) che ci introduce al mistero dell’Incarnazione.

A chi è rivolto?

Per grandi e bambini,… soprattutto per i bambini (fascia delle elementari); ma,… se ci siamo divertiti noi a farlo, perché non dovreste appassionarvi anche voi a leggerlo e montarlo con figli e nipoti?

Alcuni suggerimenti pratici

Il libro abbiamo dovuto stamparlo con Amazon in bianco e nero, per stare nei costi e per consentire di colorare le figurette. Infatti è molto più coinvolgente per il bambino interagire usando i suoi colori mentre ascolta la spiegazione. Per aiutarvi allego qui tre fogli di istruzioni di montaggio e di colorazione, (se la fantasia creativa dovesse mancarvi inspiegabilmente e improvvisamente).

Ma non basta!

Per facilitarvi nella costruzione della grotta (o per complicarvela?), allego anche il modello da tagliare e montare che non ha trovato posto a pagina 11. Elaborarlo era stata un’impresa ardua, quindi è stato un peccato non potere inserirlo adeguatamente, (pare ci fossero insuperabili problemi di dimensioni).
Allora, siete fortunati! Qui avete un Plus impagabile: approfittatene e scaricate il pdf (premete il tasto Download per le tre figure) per potervelo stampare e ritagliare.

Non posso farmelo mancare! Lo voglio regalare! Dove lo trovo?

Acquistandolo su Amazon vi arriva in un paio di giorni max a 15,60 euro (15 + spedizione); se raccolgo da voi amici vicini richieste più voluminose posso farvelo avere in un po’ più di tempo (10-15gg) ma a circa 12 euro.

DiGiancarlo Paganini

San Giuseppe. Un dono. In tutti i sensi.

E’ finalmente giunta l’ora di preparare un regalo (San Giuseppe. Un dono) a cui pensavo da tempo, ma che ha sempre trovato sulla strada della sua realizzazione l’opposizione della mia pigrizia atavica e la mancanza di tempo, di ispirazione, ecc. Ora i tempi (e le tecniche) sono maturi ed è evidente che non posso dilazionare oltre questo lavoro a sbalzo e smalti su alluminio. L’amicizia, per esprimersi, a volte ha bisogno di segni, anche semplici, tutto qui. Ora urge. Basta magliette, polo e indumenti tecnici, spazio all’arte!

Un soggetto adeguato

Sfogliando tra le opere di mio padre Ettore, recentemente mi sono imbattuto in una bella composizione di smalti sulla Vita di san Giuseppe (era custodita in casa di mia mamma, ora di mio fratello Marco), in cui troneggia splendida la figura di San Giuseppe col bambino in braccio. Mi piaceva la semplicità delle figure e la ricchezza dell’aureola, che esprimevano affetto e cura, amore del Figlio verso il padre putativo, partecipazione dell’autore alla vocazione paterna e a quella artigiana del santo protettore della Chiesa. Nell’originale che qui vi mostro, (il disegno preparatorio è il n° 0117) il contorno delle vicende evangeliche dell’infanzia di Gesù (Sposalizio con la Vergine Maria, Fuga in Egitto, Giuseppe lavoratore che insegna il mestiere al figlio, gloria di san Giuseppe protettore della Chiesa universale) arricchivano di significato le due figure centrali. Però sono rimasto attratto soprattutto da queste e mi così mi sono tornate alla mente al momento di decidere cosa rappresentare nel regalo di compleanno per Guido.

La composizione “Vita di san Giuseppe” 0117 a formelle di rame smaltato a gran fuoco

Poteva essere altro?

Avevo pensato anche all’ipotesi di una “Madonnina”, ma tutto considerato alla fine la scelta è caduta su questa figura, che mi sembrava più adatta a Guido, padre e nonno, lavoratore indefesso come “carpentiere costruttore di opere” ossia direttore di enti assistenziali e caritatevoli, amico vero da una vita e per la vita. Per adeguare il tutto alle misure desiderate (circa 10 x 21 cm) parto dalla foto dell’opera a smalto e non dal disegno: in Illustrator sistemo la geometria dell’aureola e del vano architettonico stondato di fondo, stampo la bozza e la applico sulla lastra di alluminio. Tutto secondo la norma, il procedimento che ho messo a fuoco nel tempo. E’ il 4-7-23.

La stampa del particolare con san Giuseppe, applicata alla lastra metallica

Da certi errori non imparo mai

Forse preso dalla fretta di iniziare mi dimentico però di fare un’operazione che una volta facevo sempre sulla lastra di alluminio, prima di cominciare lo sbalzo: pulire a fondo strofinando forte con paglietta fine, alcool denaturato, sgrassatore, acqua e Cif, e infine diluente e poi ancora alcool isopropilico, la superficie della lastra tipografica, che, dalla parte non emulsionata è ricoperta da un sottilissimo, quanto tenace, strato di una specie di vernicetta trasparente che fa brillare a specchio la superficie, ma trattiene fastidiosi segni della calandratura della lastra che poi salteranno immancabilmente fuori rovinando l’effetto finale. Invece occorrerebbe partire dalla lastra già ripulita da tutti i segni (resta, è vero, un po’ opaca e non più lucida): se no a sbalzo fatto sarà difficilissimo, se non impossibile ottenere un buon risultato. Come una stupida gazza ladra mi faccio irretire dallo “sbarluccichio” della superficie, non vedo i difetti e inizio lo sbalzo. Con baldanza ingenua, anzi sciocca. La pagherò poco più avanti. Tranquilli, la materia non perdona e la realtà è testarda.

Lo sbalzo

L’8 luglio lo sbalzo è quasi terminato. Non ci ho lavorato con continuità. I lavori di impermeabilizzazione del terrazzo e i muratori da seguire son cose che portan via tempo, specialmente ad un “Umarell” professionista come me. Purtroppo i difetti della lastra sono così evidenti che devo cercare di toglierli a sbalzo quasi finito, col rischio di schiacciare i volumi. Qui vediamo il retro e il fronte della lastra, che, dalla metà in giù, è tutta segnata dal difetto di righe e striature orizzontali.

Il fronte della lastra, difettata nella metà inferiore

Poche idee, ma ben confuse

Imbottisco allora il retro dello sbalzo per rinforzarlo ed evitare che si schiacci durante il tentativo di lucidatura. Intanto, a furia di passar paglietta e detersivi qualcosa del fondo migliora. E’ già qualcosa non dover rifare tutto, non vi pare? A questo punto devo anche decidere come finirò l’opera: patinata tipo argento e anticata come la precedente? Smaltata tutta o solo in parte? E quali parti, nel caso? Resinata, come da consolidato trend degli ultimi mesi o no?

Il retro della lastra imbottito di colla da montaggio e carta a proteggere

Brunitura, è deciso

Passo quindi la stesa di tintura per la brunitura. Effetto: alla luce led, mica male. Alla luce del sole uno schifo: troppo scura e macchiata, con assurdi aloni dorati sulle linee di disegno principali (strana reazione, da studiare un domani) e continuare a strofinare con alcool denaturato non porta a nessun miglioramento. Boh, ci penso su nel tentativo di trovare il modo di migliorare la resa. Intanto taglio le alette per il montaggio sul supporto (e questa volta taglio per il supporto un lastra di masonite spessa 6 millimetri, col vibrarazer). Qui la prima brunitura, molto scura, macchiata ed evidente.

Soprattutto da metà in giù si notano imperfezioni e macchie

Allora si rifa

E’ irrecuperabile, forse l’unica possibilità è ripulire lo sbalzo e rifare la brunitura. Il 9-7 tento con l’alcool isopropilico, ben diverso da quello denaturato (che al confronto è acqua fresca). In un battibaleno siamo tornati alla situazione ante brunitura. A questo punto monto lo sbalzo sul suo supporto di masonite, con colla di montaggio tra sbalzo e masonite e Bostick per fissare le alette posteriori. Metto sotto pesi per sigillare bene il tutto durante tutta la mattinata. Al pomeriggio ripulisco e sgrasso per bene il tutto e ri-distendo la mistura un po’ più diluita e con un attrezzino tipo spatola fatto di gommapiuma per spalmare uniformemente il liquido. Poi sfregamento come di norma. Una passatina di vernice protettiva Macota per fissare la brunitura e non incappare nell’errore dell’ultima volta, quando lo smalto ha sciolto la patina scura, sporcandosi. Ecco il risultato, assolutamente migliore del precedente, anche se non perfetto.

La seconda brunitura. Nella cornice inferiore si notano ancora delle striature che non sono riuscito ad eliminare. Ma il meglio è nemico del bene…

Smalti e ultimi particolari prima del montaggio in cornice

A questo punto posso procedere, con tranquillità, con gli interventi a smalto epossidico: rinforzo col nero i tratti del disegno principali e stendo gli smalti sull’aureola, cercando di non discostarmi troppo dalle cromie dell’originale paterno. Et voilà! Sono indeciso se smaltare anche il fondo. Poi, un po’ per pigrizia, un po’ perché già molto soddisfatto dal risultato raggiunto mi fermo qui.

La formella terminata, pronta ad essere incorniciata

A questo punto come lo monto o lo finisco?

Non è che posso regalare una formella così nuda e cruda. O la resino (tentazione fortissima) o la incornicio. Anche in questo caso propendo per la seconda ipotesi, la prima è troppo rischiosa: non avrei tempo di rifare alcunché nel caso andasse storto qualcosa. Mi sovviene che in cantina ho ancora qualche cornice ereditata dallo zio Michele. Trovata, misure perfette, nonostante debba sostituire anche per questa la controcornicetta dorata interna, tagliare un nuovo pannello di legno o simile, creare una controcornice distanziatrice che mi dia lo spessore sufficiente per distanziare la formella dal vetro (almeno 6 millimetri). Mi faccio i complimenti perché, non buttando mai nulla, posso recuperare dei profilatini a sezione quadrata di legno che sembrano fatti apposta. Tagliati, incollati, perfetti. Panno blu scuro (come quello della Presentazione al tempio) a rivestire il fondo; misure, biadesivo e 4 chiodini a fissare la formella sul fondo. Ottimo, il regalo è pronto. Il primo di Agosto si avvicina… Auguri, Guido!

Buon compleanno!

Oltre a noi Paganini partecipano di cuore agli auguri anche gli amici, Francesca e Mauro, Anna e Ignazio, Alberto e Manuela e Chiara.

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