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DiGiancarlo Paganini

Presentazione di Gesù al Tempio

La Presentazione di Gesù al Tempio, ovvero il cantico di Simeone ispirato ai fantastici Avori Salernitani

14-16 Aprile 2023, Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Gli occhi fissi su Gesù, origine e compimento della fede”

Per introdurci al tema della Fede ci viene presentata le scena della Presentazione di Gesù al Tempio in cui Simeone, l’uomo giusto e pio, mosso dallo Spirito si reca per abbracciare, nella fede del popolo di Israele, in quel bambinetto di 40 giorni chiamato Gesù, il Mistero del Dio incarnato, il Messia atteso, luce e salvezza per tutto il mondo. Canta poi le lodi a Dio col suo “Nunc dimittis”, riconoscimento del compimento della sua attesa. Inno quotidiano della Compieta in cui si fa memoria a fine giornata della Salvezza universale che ci ha raggiunti. Scorrono in video le immagini che rappresentano la scena, tratte dalla tradizione artistica cristiana, durante l’attesa della lezione dell’Abate generale dell’Ordine Cistercense Padre Mauro-Giuseppe Lepori. Tra di esse ce n’è una (la n° 29), parte di un complesso iconografico straordinario, che quando la vedo mi fa sempre sobbalzare per la sua bellezza: la scena della Presentazione al Tempio è rappresentata incisa su una tavoletta d’avorio del tesoro medievale della cattedrale salernitana. (Consiglio la lettura del contenuto dei Link, è davvero molto interessante!)

La formella superiore con la Presentazione al Tempio.
Fonte: https://digilander.libero.it/salernostoria/avori.htm#

67 formelle meravigliose (ma, in origine erano molte di più)

Le descrizioni più serie e dettagliate di questo tesoro artistico e religioso narrano di un numero molto più grande di formelle eburnee, attribuibili stilisticamente ad almeno tre maestri incisori provenienti da diverse scuole dell’epoca. La Presentazione in oggetto è attribuibile al “Maestro dell’Infanzia di Cristo”. (Oggi si ha contezza di sole 67 formelle, sparse tra il museo della cattedrale di Salerno e diversi musei esteri. Le altre formelle che si ipotizzano mancanti dalla ricostruzione del complesso iconografico o sono state trafugate, o smembrate in frammenti, o risultano comunque disperse). Queste sono le fondamentali premesse storico-artistiche che chiariscono la fonte di ispirazione dell’opera che vado a presentarvi.

Ispirazione e riconoscenza

Leggendo il testo degli Esercizi 2023 cresce ogni giorno di più la riconoscenza per un dono così grande che la Fraternità, per mezzo di padre Lepori, ci offre anche quest’anno per approfondire le ragioni della nostra vita di fede. Allora affiora alla mente e dal cuore il desiderio di creare un segno di gratitudine che anche artisticamente richiami alla memoria l’evento vissuto, perché la ragione va di pari passo con l’affezione. Unisci i puntini con un trattino ed ecco che appare proprio questa immagine, da trasporre in sbalzo su metallo.

Seconda premessa

Il valore economico di questa opera, (e di lavoro ce n’è dentro un sacco), alla fine è puramente affettivo, e ho deciso di donarla a padre Lepori e al suo Ordine: ogni prezzo (che abbia nel frattempo immaginato e comunicato a qualcuno) non corrisponderebbe al valore che le attribuisco di fatto. La intendo così offrire come un dono condiviso con i miei amici di cammino che intendono anche loro ringraziare padre Lepori.

Il disegno

Così ridisegno la scena della Presentazione di Gesù al Tempio, modificandola liberamente secondo le mie capacità ed esigenze per adattarla al progetto che si delinea nella mia mente. Una delle modifiche, per esempio, è deformare in altezza le figure, dal busto in giù (erano dei “tappi” nel medioevo) e la testa del Bambino che mi sembra un microcefalo sproporzionato, per avvicinarmi di più alle proporzioni moderne. (Oddio…, il Bambino, per essere di 40 giorni sembra enorme, di 5-6 anni almeno, ma nell’iconografia orientale Gesù Bambino ha sempre le sembianze e le proporzioni di un adulto perché in Lui la maturità/pienezza di umanità e divinità non è mai venuta meno e quindi è una scelta teologica, non estetica). Io faccio un allegro compromesso “moderno” tra le due scelte. Modifico ovviamente anche i volti e un po’ di particolari, secondo il mio stile.

Presentazione di Gesù al Tempio - disegno
6-6-23. Il disegno stampato e applicato alla lastra di alluminio

Inizio a sbalzare la lastra

19,8 x 17,8 sono le dimensioni della cornice esterna del disegno originale. Poi con la modifica dell’altezza diventa 19,8 x 18,4. Misure abbastanza ragguardevoli per i miei standard. La lastra ovviamente è molto più grande, per poter essere ripiegata sul supporto rigido. Decido che userò questa volta una lastra di alluminio perché l’ottone mi sembra che dia un carattere molto, troppo diverso da quello degli avori originali. Tra disegno e lastra inserisco un foglio di carta carbone per aiutarmi ad individuare le linee del disegno in fase di cesello. Ancora non so se questa volta resinerò tutto. (Nel frattempo ordino comunque nuove resine, non si sa mai…). Non vorrei dare un’impressione troppo “moderna” all’opera, che vorrei mantenesse un carattere antico.

Presentazione di Gesù al Tempio - Prima fase sbalzo, fronte
Il fronte dello sbalzo in fase di lavorazione, la sera del 6-6
Presentazione di Gesù al Tempio - Prima fase sbalzo, retro
Il retro dello sbalzo in lavorazione, la sera del 6-6. Si nota la lastra di stampa dal lato emulsionato

Sbalzare, e poi?

Il lavoro dello sbalzo inizia con l’incisione, poi, man mano che si prosegue si definiscono i particolari sul fronte e il retro e si accentuano i volumi e l’aggetto. In un paio di giorni il grosso dello sbalzo è terminato. Poi andrò avanti qualche giorno a far modifiche, apportare dettagli e migliorie fino a che non sono soddisfatto. Una decisione fondamentale che prendo a fine sbalzo è quella di ritentare a patinare di nero la lastra col mio intruglio alcoolico a base nera di grafite, anilina e pennarelli sciolti usato in precedenza. Ne ho conservato una boccetta, anche perché se dovessi rifarlo non mi ricordo più né composizione precisa né dosi: sono un asino. Passo prima la paglietta fine a lucidare la lastra poi la sgrasso col CIF, poi risciacquo con acqua, la passo col diluente acetone e infine con alcool. Passo col pennello la tintura, la faccio asciugare, poi tolgo con lo scottex imbevuto d’alcool ciò che è in eccesso e a furia di strofinare la lastra si brunisce a dovere lasciando solo il disegno più marcato e una sensazione di volumi maggiori. Comunque la sera dell’8 maggio, con la Presentazione di Gesù al Tempio, arriviamo a questo punto:

Presentazione di Gesù al Tempio - Patinatura
La lastra sbalzata e brunita col mio intruglio magico per dare patina argentea. Si notano le aree dove ho steso la tintura all’esterno del riquadro.

Sembra proprio argento!

Lasciatemelo dire: uno splendore! A parte la correzione di un guaio (AAARRRGGHHHH! Maledetta goccia di diluente caduta accidentalmente sulla cornice di sinistra, che però riesco a medicare con pazienza ri-patinando solo la porzione interessata), mi sembra corrispondente a quanto desideravo e non mi sarei mai aspettato in tal misura. Quando tra le mani ti accade una cosa così, che va al di là delle tue capacità pregresse, altro che essere riconoscenti di un dono! Ti chiedi: “Ma davvero l’ho fatta io?” Che preziosità! Sembra proprio una lastra di argento sbalzato, solo un filo più fredda di tono. Altro che semplice lastra tipografica di alluminio!

Istruzioni per rischiare di rovinare tutto

Taglio le solite alette della lastra e le ripiego sul retro della masonite preparata in misura della cornice del disegno. Fisso e incollo il tutto sotto pressione per un paio di giorni con pesi e gommapiuma. Molto bene. Adesso, come posso rovinare tutto? Smaltando almeno le aureole? Certo. Uso i nuovi smalti per vetro e li allungo col medium trasparente. Prima (accidenti!) di dare una leggera passata di vernice protettiva Macota, ovviamente. “Non è che potevi pensarci prima che lo smalto avrebbe smosso la patina nera sporcandosi, vero?” Faccio buon viso a cattivo gioco: prima mi giustifico dicendo che così l’effetto è molto più anticato (boh…) e poi, per spegnere la coda di paglia, do una passata finale di Macota, quando ormai i buoi sono scappati. Mi consolo pensando che è stata l’occasione di imparare ancora qualcosa e che forse la prossima volta che userò la patina liquida, dovrò PRIMA fissare tutto col Macota e solo POI stendere gli smalti.

Presentazione di Gesù al Tempio - Smaltatura
Le aureole smaltate e “anticate”

Concludendo…

Per farla breve, decido che la lastra rimarrà così, solo protetta dalla vernice Macota e non resinata, anche perché prudenza suggerisce che forse sarebbe meglio fare prima una prova di resinatura su lastra patinata, cosa che non ho ancora fatto. Poi, pensando alla versione “regalo” della Presentazione di Gesù al Tempio mi torna in mente che in cantina ho messo via delle cornici di legno dorato nuove che erano in casa dello zio pittore Michele Sessa (marito della zia Ilde Venturini di cui ho già parlato in altri post precedenti). Trovata quella dalle dimensioni più adatte (38×44) la smonto per pulire il vetro e adattare la cornice, rifaccio il fondo di pressato per sostituire la controcornicetta interna non in misura, lo ricopro di panno blu scurissimo, apporto i fori per i 4 piccoli sostegni al fondo e rimonto il tutto. Ecco quindi il risultato finale: la Presentazione di Gesù al Tempio incorniciata.

Presentazione di Gesù al Tempio - Incorniciato e finito
La Presentazione terminata il 15-06-2023

La consegna del dono

Alla fine, avendo deciso di donare l’opera a Padre Mauro Lepori, anche a nome degli amici della Fraternità e delle Scuole di comunità, avendo visto dal programma del Meeting di Rimini che Padre Mauro sarebbe stato presente alla manifestazione ho cercato di contattarlo attraverso la segreteria, poi con una serie di colpi di scena e di imprevisti, alla fine lo abbiamo raggiunto, contattando il suo steward, al termine della visita di una mostra. Qui il video del brevissimo momento.

Il biglietto

In allegato il biglietto che accompagnava il quadro, in cui cercavo di esprimere tutti i sentimenti e le ragioni che sottendevano al gesto. Un grande grazie a tutti gli amici che mi hanno aiutato, accompagnato, supportato e sopportato. Ancora un grazie a Padre Lepori che ha gradito tantissimo l’opera.

DiGiancarlo Paganini

Una nuova icona/reliquiario dedicata al beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster

Un ritrovamento imprevisto

Quando è deceduta la cara zia Ilde nel 2021, tra le diverse cose trovate e salvate dalla sua stanza di preghiera, saltata fuori dal cassettino dell’inginocchiatoio, mi era rimasta in una scatola una immaginetta reliquia, con un brandello di stoffa cardinalizia appartenuta alle vesti dell’Arcivescovo di Milano card. Alfredo Ildefonso Schuster, del 1935; la paura di perderla o rovinarla mi aveva indotto a pensare a come proteggerla e valorizzarla utilizzandola in una nuova icona/reliquiario dedicata al Beato Schuster.

Immaginetta reliquia
L’immaginetta reliquia del 1935

L’idea mi frullava nella testa da tempo, ma poi ho deciso di realizzare l’opera in vista di un paio di occasioni che si profilavano all’orizzonte.

Due anniversari importanti

Tra quest’anno e il 2024 infatti ricorrono due anniversari importanti: il ventesimo di ordinazione sacerdotale del nostro parroco don Matteo Baraldi e il 60° di consacrazione della parrocchia di Gesù Buon Pastore e san Matteo Apostolo ed Evangelista (1964). Intanto comincio a realizzare l’icona, poi penserò bene a chi e come donarla.

L’idea è quella di inglobare tutto nella resina

Come anticipavo in un precedente Post, ecco venuto il momento di parlare di quest’opera. Oramai la passione per la resinatura è difficile da contenere. Tanto più se l’oggetto che si sta formando nella mente è proprio un contenitore di reliquia, che abbia da un lato uno dei miei sbalzi su ottone smaltato e dall’altro la preziosa immaginetta con la reliquia.

Il progetto prende forma

10 Maggio. Prima cosa, come sempre cercare una immagine di Alfredo Ildefonso Schuster che possa essere rappresentata a sbalzo. Non ho immagini dell’archivio paterno, (Ettore Paganininon mi ha lasciato alcun bozzetto del Beato) quindi cerco in internet, e fra le poche che trovo ne individuo una che può fare al caso mio. Sembra più un ritratto ufficiale che lo rappresenta un po’ anziano, ma mi sembra ottima da riprodurre. Eccola:

Ritratto ufficiale di Schuster

Il disegno secondo la solita procedura

Parto allora a disegnare a video, su carta da lucido, la bozza da applicare sulla lastra di ottone e in breve questa fase è realizzata.

disegno del busto di Schuster

Porto in misura (112,5×166,5 circa) e definisco meglio il progetto in Illustrator, poi stampo il tutto e applico alla lastra. Decido poi che eviterò il reticolo di linee del fondo, che incasinano e basta. (In realtà lascerò poi qualcosa, ma ad hoc, per nascondere puntualmente dei difetti della lastra che si era un po’ segnata).

Disegno applicato alla lastra di ottone
Penso anche al cartiglio da inglobare nella resina (stampato e incollato sullo sbalzo)

Si sbalza!

Al solito procedo col trasferimento della figura e inizio a sbalzare fronte e retro, e, come al solito le difficoltà più grosse sono nei particolari del viso. Mi fa godere un casino il panneggio del mantello, che immagino già smaltato di rosso cardinalizio. Quanto alla resa della cotta bianca (si dice rocchetto?) che dovrò smaltare di smalto bianco, la cosa inizia ad intimorirmi, però sono tutte cose che passano per la mente mentre sbalzo, man mano che il lavoro avanza. Non si ripetono mai allo stesso modo i gesti artigianali. Ogni gesto apre mondi di immaginazione su come procedere: ogni opera, da questo punto di vista è nuova e ogni volta c’è da imparare qualcosa e da affrontare e risolvere problemi nuovi.

Sbalzo iniziato
12 maggio. La prima traccia trasferita
Sbalzo quasi terminato
Lo sbalzo quasi terminato. E’ qui che mi rendo conto che il cartiglio è un casino da sbalzare e decido di applicarlo stampato sulla lastra. Mezzucci, ma…
Sbalzo terminato
13 maggio. Sbalzo terminato, piegato e incollato sul suo supporto di masonite

Resinatura posteriore

14 Maggio: prima di smaltare, (non si sa mai cosa potrebbe succedere se le resinature non dovessero essere perfette, colare dove non devono e rovinare lo smalto irrimediabilmente) decido di fare una prima sottile resinatura sul retro, dove c’è la reliquia. Immaginetta che però devo proteggere perché la resina che è una brutta bestia molto aggressiva potrebbe rovinarla. La metto sotto un foglietto di acetato trasparente ricoperto da un foglio adesivo trasparente che la attacchi in modo impermeabile al fondo adesivo dorato che chiude le alette posteriori dello sbalzo. Poi attacco la mia etichetta e anche su di essa applico l’adesivo trasparente. Alla fine costruisco col nastro adesivo di carta e alcuni cartoncini che diano rigidità, una semplice cassaforma nella quale colare lo strato di resina. Metto il tutto su un supporto che alzi il pannello “da terra” in modo che se qualcosa colasse, andando sul fronte, non rovini la superficie sbalzata.

Piccola cassaforma
La piccola rudimentale cassaforma per la protezione in resina del retro

La rifinitura del retro resinato

Sembrerebbe fatta, no? No. Stacco la cassaforma e levigo grossolanamente i bordi che erano a rilievo. Questo perché l’intenzione sarebbe quella di fare prima questa resinatura per bene, poi fare quella anteriore tenendo sollevato l’oggetto nella cassaforma definitiva con dei brillantini applicati e incollati anche nella cassaforma, in modo da inglobare tutto in un’unica resinatura finale e, se ci fossero dei difetti, lo spessore totale si potrà levigare con buon margine di sicurezza ripareggiando le superfici.

15-5-23. Ecco il risultato parziale: si vede già un problema. La resina (che si infila dove vuole lei!) ha intaccato un po’ l’etichetta, nonostante l’adesivo che la ricopriva. Poco male, in fondo si è rovinato solo il mio nome: ma questo mi fa pensare che dovrò trovare una soluzione valida per evitare lo stesso problema sul cartiglio anteriore: lo spruzzerò fino allo spasimo con la vernice Macota, in modo che sia intriso di vernice uniformemente e non assorba resina dove vuole lui. Immaginetta invece, OK!

Resinatura posteriore

Si smalta!

Smalto con molto gusto la figura, cimentandomi coi bianchi (che sono smalti un po’ traditori, devi stare attento alle stesure che devono essere delle velature) e il 16-5-23 applico anche il famoso cartiglio stampato. Peccato che il colore dell’aureola risulti un po’ troppo scuro: i nuovi smalti hanno bisogno di essere tutti stesi con una buona dose di medium trasparente che li alleggerisca. ma oramai non c’è CTRL Z da poter fare.

Fronte del reliquiario del card Shuster, smaltato
Qui ho aggiunto anche le righe del fondo, per coprire dei difetti della lastra

Adesso viene il difficile, più difficile di quanto potessi immaginare

In giornata costruisco la cassaforma col metodo ormai consolidato, con fondo di plastica adesiva rossa, mettendo anche dei distanziatori tra la formella e le pareti di legno, in modi di avere uno spessore costante di resina sui bordi

Cassaforma per il fronte-impostazione

In seguito incollo sul retro 4 brillantini in modo da dare uno spessore sul retro. (A posteriori capisco di aver fatto un errore, perché il risultato del retro sarà orrendo con una enorme bolla vuota da rimediare in seguito. In futuro dovrò escogitare un altro sistema, probabilmente resinando separatamente fronte e retro). Poi, dato alla cassaforma la mano di distaccante, fisso l’oggetto e faccio la colata.

Colata nella cassaforma

Disastro: scaldo troppo la resina in fase di mescola e inizia a raggrumarsi anzitempo. Questo provoca grinze sul fronte (come si vede in alto a destra) e poca fluidità anche sul retro. Dovrò intervenire pesantemente con la levigatrice.

Difetti di resinatura sul retro
Le bolle più grosse comparse sul retro (qui in parte già un po’ levigate a grana 800 e con cassaforma di nastro adesivo per nuova colata correttiva.

Gran restauro con la levigatrice

Siamo ormai al 19 maggio. La colata riempitiva si è solidificata piena di difetti. Vado di levigatrice rotoorbitale come se non ci fosse un domani, dalla grana più grossa, 120, alla più fine che ho (4000). produco polvere a tonnellate (menomale che si può inserire l’aspirapolvere sul retro dell’attrezzo), in cantina, bardato come un tecnico dell’Icmesa… Poi passo i tamponi col polish e miracolosamente tutto torna lustro e trasparente.

Fase di smerigliatura e lucidatura
Bardato a levigare

Finalmente la luce in fondo al tunnel

Al 22 maggio, tra un ritocco e l’altro posso dire di aver terminato l’opera. Sei proprio sicuro? Il retro non mi convince comunque perché la trasparenza non è perfetta, è pieno di bollicine e allora lo ricopro di adesivo dorato con la finestra aperta sulla reliquia. Così applico una nuova etichetta.

Reliquiario del beato Schuster finito
Il reliquiario praticamente finito, fronte e retro.

E come lo userai il reliquiario? Appeso o su un supporto da scrivania? Appeso mi sembra banale. Perché non complicarsi la vita? Certo un supporto su misura non esiste. Provvidenzialmente mio fratello Marco la sera del 21 mi ha regalato una vecchia scatola di plexiglass col coperchio trasparente. E’ proprio ciò che fa al caso mio. Urge progettino ad hoc. Fatto. Tagliare il plexiglass non è cosa semplice: se lo tagli col seghetto alternativo ti crea del plexiglass bianco/nero fuso per il calore che rovina la lama con un bel “carpogno”; col traforo a mano rischi di non andar dritto: l’unica è inciderlo profondamente col cutter su entrambe le facce e poi con un colpo netto su uno spessore rialzato lo spezzi preciso. Se ti va bene si rompe come desideravi, se no fa il cavolo che gli pare. E si spezza. Male. Dove vuole lui…

Supporto in plexiglass
Van bene tutti i tagli eccetto quello del triangolo posteriore che sorregge in verticale. E si vede. Ma vabbé ha una forma inusuale, ma molto originale.

Conclusione

Assemblo i pezzi di plexiglass (levigati e con i bordi opportunamente stondati) del supporto con l’Attack (è fatto apposta!) et Voilà, l’oggetto è pronto per essere regalato.

Reliquiario terminato del beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster

Icona del beato Schuster e supporto finiti
Il reliquiario terminato, sul suo supporto di plexiglass.

Pronto per essere regalato dicevamo. A chi? Beh oramai la ricorrenza del ventesimo di ordinazione di don Matteo è alle porte. Decidiamo, io e Daniela, di regalarlo proprio a lui. Mi sembra un oggetto più adatto ad un regalo personale, come oggetto devozionale. Poi è una reliquia di un Beato ambrosiano, cosa può esserci di meglio per sostenere un ministero svolto in terra ambrosiana? Nella dedica affidiamo il don alla cura celeste del nostro beato arcivescovo. Al 60° della parrocchia… ci penseremo più avanti!

A casa di don Matteo
In casa di don Matteo, con i suoi ringraziamenti.
DiGiancarlo Paganini

Una Madonna con Bambino in miniatura

Per un regalo di prima Comunione

La richiesta di mia figlia Lucia

Siamo al 15 maggio 2023, e Lucia, passando da me, vede un’altra icona molto particolare in lavorazione (di cui parlerò nel prossimo Post di questa categoria) e mi chiede a bruciapelo se me la sento di realizzare una piccola Madonna con Bambino per un regalo di prima Comunione (per il 28-5-23). Si tratta della sua figlioccia di battesimo.

Piccola piccola, per favore

I tempi non sono larghissimi, e neppure le dimensioni devono esserlo. Anzi, mi raccomando, piccola piccola. Le sottopongo due ipotesi tra i disegni d’archivio di mio padre Ettore. Per entrambe penso ad una dimensione finale di 7,5 x 10 cm. La scelta tra la 0189 e la 0190 cade sulla prima: e 0189 sia!

i due disegni d'archivio tra cui scegliere il soggetto da realizzare

Al lavoro, dunque!

Già, devo sbrigarmi, anche perché, ormai “infularmato” (espressione paradialettale lombarda) dalla tecnica delle resine, (come per la prova ben riuscita della Madonna della Resina) me la immagino come un bel quadrello di resina che ingloba totalmente lo sbalzo, ma non ho in casa resina a sufficienza per realizzare entrambe le icone in lavorazione, e per ottimizzare i tempi penso che le colate dovranno essere fatte contemporaneamente. L’altra “icona reliquiario” è già in uno stato di lavorazione più avanzato, ma per un errore, purtroppo facile in questa tecnica, devo correggere la colata sul retro a cui è rimasto uno spazio non coperto (accidenti!). Quindi comunque dovrò ordinare nuova resina e qualche disco di levigatura. Intanto che passano i giorni per la consegna del materiale, mi porterò avanti con lo sbalzo e la smaltatura con smalti epossidici. Al lavoro, dunque!

Il disegno d'archivio sulla lastra di ottone
La stampata applicata sulla lastra di ottone, con lo sbalzo già impostato

Lo sbalzo procede velocemente

Il giorno 18 siamo già a buon punto: lavorando sul fronte e sul retro i volumi prendono consistenza e, come sempre, le parti più difficili sono i volti, perché basta un nonnulla per dare espressioni che non sono esattamente quelle desiderate. In questo lavoro i margini di correzione sono veramente minimi. Non c’è il CTRL Z. Una volta che hai rovinato l’ottone difficilmente si rimedia, per questo la tensione è sempre al massimo.

Retro e fronte dello sbalzo, con le alette ancora da ripiegare sul supporto rigido
Retro e fronte dello sbalzo, con le alette ancora da ripiegare sul supporto rigido

Sbalzo terminato, si smalta

Lo sbalzo mi soddisfa sufficientemente. Ho acquistato recentemente altri smalti epossidici per vetro “Ideavetro” della Maimeri, più densi di quelli della Maribù. Sono quindi diversi da trattare dai primi; hanno il vantaggio di avere un colore trasparente medium utilissimo a usare gli altri colori più diluiti o trasparenti, anche perché tra loro si mescolano perfettamente. Per ora li ho usati solo in alcuni particolari, come le aureole. Ve li mostro.

I colori per vetro Idea Vetro della Maimeri
I colori per vetro Idea Vetro della Maimeri

Piego e fisso la lastra con colla di montaggio sul suo supporto di masonite. Sfriso radialmente le aureole con una punta affilata, in modo da aumentarne la riflettanza. In breve anche la smaltatura termina. Stavolta ho scelto di smaltare, come nei miei primi lavori di questo genere, il fondo, l’aureola e non la figura. Mi concedo solo di rinforzare leggermente gli occhi delle due figure.

Lo smalto della Madonna con Bambino, numero 0189, pressoché terminato
Lo smalto pressoché terminato

Fin qui tutto (abbastanza) bene…

I problemi si concentrano in questa seconda fase, quella della resinatura. Sbaglio tutto lo sbagliabile perché metto a bagnomaria in acqua bollente (invece che semplicemente calda) il contenitore di vetro con le resine (I-Crystal della Resin Pro) da mescolare e da versare negli stampi delle casseforme preparate. Questo “colpo di genio” fa sparire di colpo le bolle, ma accelera la reazione delle epossidiche (anche perché il vetro mantiene il calore con continuità) che di colpo tendono a indurirsi e a diventare filamentose e a fare grumi. Me ne accorgo purtroppo mentre verso a riempire. Così devo cercare di spianare a mano con varie punte gli gnocchi di resina rappresa e facendo ciò creo delle bolle e delle asperità che non volevo… aaarrrgggghhhh! Disastro. La sola speranza è che intanto che sono ancora abbastanza elastiche si ricompongano prima dell’indurimento finale. Ultima ratio, la terza e ultima fase di finitura: pareggiare levigando con abrasivi e la fase di lucidatura finale.

Considerazioni filosofiche di medio Post

C’è sempre una certa dose di ascesi da sperimentare in questi lavori artigianali (che coinvolgono progettualità e manualità):
1) Capisci che impari poco per volta, che hai sempre da imparare e che non imparerai mai abbastanza.
2) Capisci che anche quello che pensi di aver già imparato e di poter padroneggiare, può sempre essere rimesso in discussione da stupidi particolari della realtà che non avevi considerato per supponenza.
3) Capisci che ci vuole umiltà per piegarsi alla materia, cosa che non è nelle mie corde più immediate ed istintive: “Deve obbedire, porcaccia la miseria, non è che comanda lei!”
4) Se non sei padrone neppure di cosette così banali ed elementari, pensa un po’ cosa ne è di te… La vita te la dai tu? La salute te la dai tu? Il mondo te lo dai tu? Ecc… No, però persino i capelli del mio capo sono contati.
5) Se proprio non sei costretto a buttare via tutto (cosa che è già successa) vuol dire che forse c’è una soluzione, in fondo basta trovarla. Ci vorrà del lavoro ulteriore. E comunque la perfezione non è di questo mondo e arrivare a un buon compromesso è un’arte.

Di lavoro ce n’è un sacco ancora da fare

Infatti. A indurimento finale tolgo il blocchetto dalla cassaforma e purtroppo devo constatare che molti difetti sono rimasti e ne scopro anche altri che non avevo notato. Mi pento di aver voluto resinare: ma chi me l’ha fatto fare? Lasciavo com’era lo smalto, passavo un po’ di vernice protettiva Macota ed era a posto. No? Evidentemente, no. Ormai sono in ballo e devo ballare, devo portare a casa il risultato, cioè devo finire il regalino nel migliore dei modi. Inizio a rifilare il grosso dei bordi col cutter, poi passo a levigarli a mano con carta grossa tipo grana 80 e poi scendo fino alla 120, 240 e 360. Ora però devo passare alla levigatrice rotoorbitante: c’è ancora un sacco di materiale da eliminare per arrivare a mettere in piano la superficie. Arrivo fino alla grana 1000. Tutto molto poco trasparente evidentemente. Ma capisco che il danno della bolla alla sinistra del volto si è solo ridotto ma non eliminato. In alto a destra c’è un avvallamento che andrà pareggiato. La fotografo comunque e la mando sulla chat di Resin Pro di whatsapp, chiedendo consigli. L’unico è quello di partecipare alla masterclass sulla lucidatura (37,90 euro).

La foto della Madonna con Bambino levigata fino a grana 1000. Si notano tutti difetti.

Devo tornare indietro con le grane

Nel doppio senso che le grane non mancano mai, ma anche che devo ritornare almeno alla grana 360 o 500 per levigare più a fondo per eliminare quanto più possibile i difetti. Olio di gomito e un’altra mezz’ora di paziente levigatura, tornando indietro più volte. Quando capisco che anche proseguendo non otterrei miglioramenti significativi passo alla 800 poi insisto parecchio con la 1000, poi la 1500, la 2000, la 3000 e la 4000, quella che dà il tocco finale prima della lucidatura col Polish per resine. Va passato prima con platorello di gommapiuma e poi lucidato col platorello di lana. Ti senti bene quando vedi che il tuo oggetto torna miracolosamente a risplendere! Una cosa che ho capito è che finché noti graffi (a luce radente) che con la grana fine che stai usando non vanno via devi rassegnarti a regredire di grana fino a che non li elimini, solo allora puoi procedere verso le grane più fini. E ricordarsi di pulire sempre la superficie tra un abrasivo e l’altro.

E’ stata dura, ma alla fine sono riuscito ad arrivare ad un buon compromesso qualitativo

L’oggetto è bello, sta bene nella mano, anche i colori sono ok, tutto sommato mi piace. Mando la foto a Lucia e solo allora mi ricordo che alla bambina piaceva il lilla/violetto/indaco. Orpo!, troppo tardi: non ve n’è traccia… Lucia mi perdona. (La bambina non so). Penso comunque ad una soluzione trasversale.

E’ rimasta una bollicina a sinistra della guancia, un piccolo “pastrugno” inglobato in basso a destra e alcune bollicine nel bordo destro

Tocco finale e scatola per il regalo

Sistemo ora il retro (era venuto bruttino e con un sacco di difetti). Lo ricopro di adesivo d’oro e gli metto la mia etichetta

Poi creo, dalla copertina in cartone rivestita di similpelle verde di una vecchia agenda planning, la scatolina imbottita di raso violetto per la confezione regalo. Tutto molto apprezzato. (Soprattutto dagli adulti… Lo sapevo che la bambina senza il lilla non sarebbe stata pienamente felice)

la confezione regalo
La Madonna con Bambino terminata
DiGiancarlo Paganini

MADONNA “DELLA RESINA”

Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.
Una icona della Vergine col Bambino
per prendere dimestichezza con la tecnica
delle resine epossidiche

Una premessa essenziale

Non stupitevi se questo post non inizia subito parlando dell’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Devo fare una premessa essenziale. Dopo il tempo di Natale riprendo in carico la copertina di Evangeliario “La Pace del Buon Pastore” la cui protezione risulta ancora un po’ ammalorata per l’uso intensivo fattone durante le feste. Il tentativo di rifare la cornice di ottone (ho acquistato per lo scopo da Miorini Metalli una nuova lastra più spessa della prima per rifare i profili e poterli saldare negli angoli) fallisce miseramente. Sbaglio platealmente le misure del profilo che è troppo stretto e non si rimonta sul manufatto. Accantono per ora l’ambizioso progetto di restauro e trovo una soluzione ancora provvisoria visto che la Pasqua si avvicina a passi da gigante.

Ci si arrangia alla bell’e meglio, ma siamo ancora nella provvisorietà

Stacco la cornice esistente, la ripiano e la ripulisco; poi saldo gli angoli a stagno in modo da darle un po’ di consistenza. Pulisco il vetro sintetico (molto sfrisato e incrinato sopra un cabochon) e rimonto il tutto. Per ora la faccio andar bene così, ma non sono per nulla soddisfatto.

Mi balena nella mente una alternativa che però mi trova molto impreparato tecnicamente e come dotazione di attrezzi professionali: la resinatura completa del manufatto. Ma, prima di affrontare la sfida ho bisogno di fare delle prove su altri oggetti meno impegnativi.

La prima prova, tanto per iniziare…

Parto con una prova su ottone sbalzato e smaltato di nessun valore. Acquisto da Resin Pro la resina I-Cristal bicomponente facile perché il componente B va al 50% del componente A. Dalle descrizioni pare che dia ottimi risultati. Ordino anche un flacone di cera distaccante. Mi seguo un po’ di tutorial su Youtube, Quando mi sento pronto costruisco una piccola cassaforma, posiziono il piccolo sbalzo sul fondo e colo la miscela nella quantità calcolata. Meno male che ho fatto questa prova: se non si fissa al fondo l’oggetto, basta una bolla d’aria sul retro a creare un buco nella resina e la roba galleggia in modo incontrollabile, infatti poi risulta storta sul piano. Inoltre si formano un sacco di bollicine maledette che il phon non basta a debellare. Inoltre la resina tende al giallino. Mi interessava anche scoprire se gli smalti epossidici reagiscono in qualche modo con la resina epossidica. Buona notizia: NO!

Primissima colata piena di bolle

Allora poi, quando è indurito, per rimediare metto il tutto in uno scatolino di plastica delle viti (a mo’ di cassaforma) e rifaccio una seconda colata. Prima però chiedo consiglio al Tutor di Resin Pro su come poter eliminare le fastidiose bolle d’aria che si formano mescolando i due componenti: Elementare! La risposta è di mescolare le resine in un contenitore a bagnomaria nell’acqua molto calda. Fuziona. Estraggo. Limo poi solo i bordi, non avendo ancora una levigatrice rotoorbitante, e lascio la superficie lucida della colata.

La prima buffa prova finita

Morale di questo primo step

Ho imparato già diverse cosette da questa primissima prova. Ora occorre passare ad una prova più impegnativa e con una superficie più estesa, alla quale siano applicati anche brillantini e cabochon. Per vedere come reagisce il tutto.

Nasce l’idea di una Madonnina ad hoc

L’opera sarà a rischio di fallimento; è una prova e quindi so che non dovrò attaccarci troppo il cuore e incazzarmi se qualcosa dovesse andare storto. Se invece andrà tutto bene, tanto di guadagnato. Come sempre scartabello nell’archivio di mio papà per individuare uno schizzo che faccia al caso mio. Trovata: è la n° 0359. La realizzerò, con alcune varianti, in misura 16×28 cm. Si chiamerà: Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.

Il disegno d’archivio n° 0359
Ed ecco il mio disegno (qui nella versione colorata del progetto) con le varianti, la cornice, le sedi dei brillantini, ecc

Bene! Si parte!

Incollo come sempre la stampata sulla lastra di ottone e il 26 febbraio parto a sbalzare.

Il disegno applicato alla lastra di ottone
Lo sbalzo, retro e fronte, in lavorazione

In breve tempo lo sbalzo è terminato, quindi andrà come sempre rinforzato sul retro riempiendolo di colla di montaggio e applicandolo su una sottile tavoletta di legno. Le alette andranno ripiegate sulla tavoletta e il tutto verrà sigillato.

Retro e fronte dello sbalzo terminato e pronto da montare sul legno
Sbalzo finito pronto da smaltare

La smaltatura e le rifiniture decorative

Il 2 marzo 2023 inizio a smaltare, secondo il progetto cromatico, la formella d’ottone della Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Non vedo l’ora di terminarla per poter dar corda allo sviluppo del progetto con la colata della resina. Qualche particolare lo modifico strada facendo, come sempre mi accade, ma è inevitabile farsi influenzare da come si sta sviluppando l’opera.

Le prime fasi della smaltatura. La formella appoggia su una lastra di polistirolo perché sul retro ho montato 4 viti (che perforano il polistirolo) per un futuro eventuale fissaggio murale o su altro supporto.

Per farla breve

Il 7 marzo concludo la smaltatura e l’applicazione di cabochon e brillantini. Rispetto alle prime opere, in cui smaltavo solo il fondo lasciando libere le figure, mi lancio a smaltare anche i volti e altri aspetti delle figure. Ecco il risultato. Mi piace, mi spiacerebbe rovinarla se qualcosa andasse storta. Ma ormai sono in ballo e devo ballare.

Lo smalto finito pronto per la resinatura con I-Crystal di Resin Pro

E’ venuta l’ora della cassaforma

Il 13 marzo concludo la cassaforma costituita dal coperchio in compensato di una cassetta di vini, ricoperta di plastica adesiva, che mi consente di far passare le viti presenti sul retro della formella e farla aderire al fondo tenendola fissata. Questo mi consente di evitare il primo errore fatto con la prova. Intorno all’ingombro della formella silicono 4 assi di legno plastificate. Una volta asciugato il silicone do una mano di cera distaccante a tutto l’interno della cassaforma. Fisso al suo interno la Madonnina e la fermo saldamente sul retro del coperchio con 4 bulloni passanti.

La cassaforma con la formella immersa nella resina

Le fasi finali

Occorre attendere circa 48 ore prima di poter estrarre il manufatto dalla cassaforma, per essere certi che la reazione epossidica sia terminata e la resina sia perfettamente indurita e pronta per le lavorazioni di finitura. I listelli si staccano senza difficoltà (sbaglio solo a forzare il distacco dal fondo perché mi ero dimenticato di aver imbullonato la formella e quindi spacco il compensato, ma vabbé…).

Si possono notare i bordi ancora da levigare e rettificare, oltre allo spessore totale della colata di resina

Sorprese!

Ma, poffarbacco! C’è una cosa che non mi aspettavo e che invece devo registrare come effetto un po’ negativo: i brillantini che ho posizionato lungo la cornice dell’arco sembrano essere spariti lasciando in evidenza solo lo “specchietto” che hanno alla base. Guardando di profilo si intuiscono ancora, di fronte la sfaccettatura del brillante scompare. Questo è dovuto al fatto che la resina ingloba perfettamente tutta la loro superficie e quindi la luce non subisce più l’effetto di rifrazione delle facce. Anche il cabochon turchese sopra l’aureola della Madonna ha perso un po’ l’effetto volume. E’ una controindicazione da tener presente per i prossimi lavori.

L’altra controindicazione è data dal peso: oltre il Kg… un po’ eccessivo per pensare che sia una soluzione valida anche per il restauro della copertina di evangeliario originale: dovrò pensare ad una soluzione diversa (facendo le proporzioni dovrebbe venire a pesare oltre i 2Kg).

Il particolare dei brillantini

Concludendo

Comunque in complesso il risultato mi soddisfa. L’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina” fa proprio un bell’effetto. Solo un filo paglierino il colore della resina. Limo i bordi e li levigo eliminando una serie di bave di colatura. Non mi arrischio per ora ad abbassarli sullo stesso piano della superficie che è venuta praticamente perfettamente trasparente e lucidissima. Non vorrei rovinarla con attrezzi che non sono quelli adeguati e professionali (Ci vorrebbero: Levigatrice rotoorbitante, carte abrasive diametro 150mm per la levigatrice scalari da 80 a 4000 di grana, platorelli da 150mm col velcro che montano piattelli di varia durezza di gommapiuma e altri di vello di lana e/o microfibra per il finissaggio di lucidatura a specchio con crema Polish per resina di Resin Pro).


Per la cronaca: Ho poi acquistato tutto il suddetto materiale (eccezionale il rapporto qualità-prezzo della levigatrice VALEX LR150 presa su Mano-Mano a circa 60 euro, incredibile!!!) e l’ho usato sulla Copia 001 della Pace del Buon Pastore con ottimi risultati.

16-03-2023. Ecco allora l’opera terminata, così come l’ho appesa all’ingresso di casa mia, così che la Madonna (che ho chiamato “della resina” per evidenti motivi) vegli sulla nostra casa e protegga tutti noi.

La formella finita. Si notano i brillantini “impoveriti” confrontando la foto con quella dello smalto finito.
DiGiancarlo Paganini

ICONE SACRE A SBALZO, PREZIOSE E UNICHE

ICONE SACRE A SBALZO SU ALLUMINIO O SU ZINCO

Queste piccole icone d’arte sacra a sbalzo realizzate a mano su alluminio (alluminio o zinco delle lastre tipografiche da 0,15″ riciclate) rappresentano un tentativo nato quasi per scommessa, a titolo di passatempo di riprodurre alcuni disegni tra i mille e più reperiti nell’archivio di disegni d’arte sacra di mio padre, il pittore Ettore.

Madonna-con-Bambino-0177
Resurrezione - da dis. 0043
ICONA MADONNA CON BAMBINO n° 0196
Icone a sbalzo
Madonna-con-Bambino-0177-low
Resurrezione - da dis. 0043
ICONA MADONNA CON BAMBINO n° 0196
Annunciazione-n°0602-10,4x18,3-low
 

COSA NON SONO

Non sono quindi dei falsi. Tanto per cominciare ognuna è caratterizzata da un numero di serie corrispondente al numero d’archivio dei bozzetti.

Oltretutto, alcuni disegni di bozzetti, erano stati poi realizzati originalmente da mio padre a smalto e non a sbalzo, quindi non vi è neppure un tentativo di imitazione.

Peraltro la mia mano, così come la sensibilità e le capacità artistiche sono diverse dalle sue.

Inoltre, i materiali a mia disposizione sono molto limitati. In alcune icone ho usato smalti a freddo nelle campiture che ho ritenuto potessero essere decorate in quel modo.
(I colori per vetro sono ottimi per trasparenza e lavorabilità e la finitura con vernice protettiva spray vetrificante le protegge dall’usura).

Di conseguenza il risultato finale è comunque completamente diverso da quello che avrebbe ottenuto lui.

In fin dei conti queste icone a sbalzo rappresentano solo l’ennesimo tributo d’affetto per mio papà.

UN DONO PREZIOSO

Un regalo prezioso per gli amici e/o una piccola fonte di reddito per me, se qualcuno li volesse acquistare.

Le occasioni per regalare un’icona, a ben pensarci, non mancano: Battesimi, Prime comunioni, Cresime, Matrimoni, Ordinazioni sacerdotali, compleanni, ricorrenze e occorrenze varie.

La garanzia è quella di un’opera realizzata interamente a mano, “cesellata” sul disegno di un grande artista: Ettore Paganini.

Posso fornirla incorniciata a richiesta (da appendere o appoggiare) oppure “sciolta”.

Il costo va dai 50 ai 100 euro (a seconda delle dimensioni e della difficoltà/complessità della lavorazione; +10 euro per il costo della cornicetta basic -tipo brico- e del montaggio).

Nel caso qualcuno sia interessato, mi contatti e vediamo come fare, visto che questo non è (e non vuole essere) un sito di e-commerce.

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