Archivio per Categoria VIGNETTE DI ATTUALITÀ

DiGiancarlo Paganini

Referendum: un altro grande passo in avanti…

…verso il baratro. Sì! Verso l’assenza di democrazia. Sì! Verso una oligarchia incontrollata e incontrollabile (altro che democrazia diretta!). Sì! Verso l’irrilevanza totale della rappresentanza politica e democratica, popolare. Sì! Verso lo squilibrio dei poteri, col Governo pigliatutto e il Parlamento a far da spettatore inutile e inutilizzato. Sì! Al risparmio di una tazzina annua a testa e alla creazione di innumerevoli commissioni di esperti cooptati da chissàdove (e di cui nessuno rende conto quanto a risultati e costi).

Il tutto, (questo il vero capolavoro!!!), ottenuto (70% vs 30% circa) attraverso uno strumento democratico come il referendum. Magnifico risultato, bravi!. Però questo resta un cattivo referendum, anzi, un referendum cattivo. Non so se si era capito dalle battute precedenti, ma ero per il NO. Ma non per nostalgia o perché non ci sia nulla da cambiare in Italia, anzi! (Ma quelli per il NO sono tacciati di essere dei “Benaltristi”e quindi squalificati al dibattito. Lo rivendico: ci sarebbe voluto ben altro).

Non mi sono forse mai occupato direttamente di politica in questi post pseudo umoristici della categoria vignette di attualità. Era una falla da tappare, per cui eccovi accontentati con una modesta analisi politica e un po’ di considerazioni varie ed eventuali. Non me ne abbia chi la pensa diversamente.

Molti partiti di destra e di sinistra (quelli grossi, ovviamente, che devono far fuori quelli piccoli) erano illogicamente e incongruamente per un sì davvero incomprensibile. Primo tra tutti il PD di Zingaretti che ha svenduto i suoi numerosi precedenti NO ai tagli inconsulti dei parlamentari, NO per la tutela della Costituzione, in cambio di un sì a un po’ di poltroncine di governo, (che ora c’è e domani, chissà… ma speriamo di no). Poi gli altri miopi di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia: assurdi e autolesionisti. Forse per tatticismi oscuri speravano di guadagnare anche loro qualche votarello futuro seguendo la scia del “politicamente corretto” del momento? Si chiama conformismo. E porta inevitabilmente alla inincidenza politica. Prospettive? Niente.

Comunque, il primo che mi parla ancora della “Costituzione più bella del mondo”, lo mando a… quel tal paese. Adesso, coi tagli alla rappresentanza popolare (è un referendum cattivo), abbiamo delle belle frattaglie da cercar di rimettere insieme pena il totale malfunzionamento o il blocco delle istituzioni. C’era un equilibrio che i padri costituenti hanno ricercato e cercato pazientemente di immettere negli ordinamenti, col bilancino, memori delle sopraffazioni fasciste, per difendere proprio la rappresentanza politica del popolo.

Popolo che ha i suoi demeriti ovviamente: disimpegnandosi, arrendendosi, schifato dai cattivi esempi e impaurito a morte dall’impegno nella pericolosissima politica attiva ha lasciato la cosa in mano ad altri, delegando alla grande. (Come diceva Czeslaw Milosz: «…Pensi a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res publica avrà la mano mozzata»).

Popolo = gente comune, professionisti, lavoratori, operai, tecnici, volontari, ricercatori, pensionati, studenti, artigiani, casalinghe… ma chi ha più il tempo e la voglia di mettersi insieme e giocarsi in queste cose? Oggi siamo tutti più “da soli”, sospettosi e quindi indifesi e deboli di fronte ad un potere sempre più invadente.

Manipulite è stata un primo bel passo in avanti, nel senso che dicevo all’inizio. Era doveroso dare una ripulita alla prassi politica degenerata in affarismo, ma le rivoluzioni giacobine hanno sempre avuto il difetto che poi bisognava ripulire anche dal sangue.

Ci voleva, ci sarebbe voluta invece, una educazione lunga e paziente del popolo all’agire politico, (al dialogo, alla trattativa, al compromesso e alla decisione, alla progettualità concreta e a come ottenerne il consenso più largo); con tanti bei corpi intermedi da “allevare” e una bella gavetta nelle amministrazioni locali per maturare i candidati e selezionare i migliori. Qualcuno l’ha vista? Qualcuno si è preoccupato di educare le nuove generazioni a questo impegno in questi anni? No, roba troppo a lunga scadenza. Non ne vedremo mai i frutti. Poi si lamentano. Mandano Tweet. Comunicati spray recitati a memoria. Insopportabili. E intanto tagliano il ramo su cui sono seduti. Miopi e stolti.

Il vero tema è che la politica non è (innanzitutto) roba di partiti. I partiti sono solo uno strumento (effimero) di presenza organizzata, non sono mafie, enti personalistici o monarchie (per i capi o i segretari ci vorrebbero mandati a scadenza breve obbligatoria, non a vita e/o ereditari – dài il tuo apporto poi torni a lavorare), ma devono essere espressione di una società attiva e vivace, espressione di interessi chiari e trasparenti. Ecco, una riforma dei partiti ci vorrebbe! Ma chi la farebbe? I partiti? Ma mi faccia il piacere!…

I Partitoni autoreferenziali invece (sempre più unanimemente statalisti e accentratori) han fatto di tutto in questi decenni per incentivare questa assenza di partecipazione, (tanto comanda il Capo!) arrogandosi il diritto e il potere di imporre unilateralmente loro i candidati, sempre più asserviti alle segreterie, con vari metodi (Collegi, riforme elettorali porcine, spinta al maggioritario e abolizione delle preferenze, ecc).

Venuti meno i legami chiari e assidui con la società e i corpi intermedi di riferimento (in estinzione?), venuto meno persino il forte legante dell’ideologia di parte o della divisione del mondo in Blocchi, cosa li tiene insieme questi partiti? Quel poco (o tanto) di poteruccio che viene lasciato loro (vassalli, valvassori, valvassini e servi della gleba) dal Potere finanziario mondiale. Basta non rompere troppo, beninteso. Miopi e stolti.

Ma date alla gente la possibilità di scegliere un candidato e promuoverlo o bocciarlo, come si è notato in queste Elezioni Regionali, in entrambi gli schieramenti, con Zaia e Toti o con De Luca e Emiliano e vedete il risultato: alla faccia delle liste di sostegno, la gente vota la persona. Di uno ti fidi, per svariati motivi, di un altro, no. Come accade nella vita reale.
(Ma anche le Regioni hanno subito attentati e tentativi di riforme che le avrebbero svuotate).

Intanto, recitiamo una prece per la signora Costituzione. Sfigurata, azzoppata, sottoposta a parlamentarectomia preventiva e ferita a morte con arma da taglio;… speriamo in un buon RI-Costituente. Prima o poi.

DiGiancarlo Paganini

ORRORE E RACCAPRICCIO

O “terrore e raccapriccio” come insegna Cattivik del grande Bonvi.
Ho un istintivo moto di raccapriccio quando vedo le scene di vandalismo dell’abbattimento, dell’imbrattamento delle statue di chicchessia. Così, a pelle. Anche se l’antirazzismo è un’ottima causa, intendiamoci.
Eppure si tratta solo di nomi, immagini, ritratti, “icone”, manufatti più o meno artistici. Come mai allora? Bisogna andarci a fondo. Penso sempre che la storia cambi continuamente e quindi quello che oggi è considerato storicamente, da una determinata comunità umana, un valore condiviso, domani non lo so, in altra epoca, in altra società, forse non lo sarà più e anzi magari sarà considerato come un disvalore. La storia, il tempo, non è Dio, non è tutto, non è l’assoluto, passa, evolve, si muove, cambia. Ma non è uguale a zero. E, come tale, in prospettiva, va guardata e rispettata.

Prendersela con gli abitanti del passato, con le loro vestigia, poi è da vigliacchi. Della serie: “Ti piace vincere facile”?

Un paradosso

È un paradosso: per gli immanentisti (una volta detti riduttivamente materialisti o nichilisti) – per i quali tutto finisce qui (sottoterra) e non c’è un Oltre, e soprattutto non c’è uno sguardo misericordioso sull’uomo, un “Tu” che ci fa e ci ama, un TU vincitore della morte con la Sua resurrezione – è insopportabile contemplare la morte, la finitezza, la fallacia, l’immoralità, l’idiozia, la cattiveria, la crudeltà umana. (Potrebbero anche rivelarsi difetti tuoi…, attenzione…).
Alzi la mano chi oggi non è almeno un po’ nichilista, …su, ammettiamolo. Anche io. Siamo tutti immersi nel nichilismo, lo respiriamo da mattina a sera, qualcosa del nulla resta attaccato.
Per cui,  moralisticamente, queste realtà vanno eliminate dalla vista. Siccome la speranza non va oltre la storia e il tempo, ogni emergere di elementi contraddittori con questo genere di aspettativa contingente e insieme assoluta va cancellato.

Un po’ di filosofia non guasta

(In questo caso delle statue e dei monumenti abbattuti c’è gente che probabilmente ha delle “granitiche incertezze” sulle questioni di fondo e su questa solida e indiscutibile base fonda la sua violenza distruttrice). Incertezze, non domande. Non è la stessa cosa.
Le domande, quando nascono e sono vere, occorre innanzitutto intercettarle, porsele, manifestarle e poi si espongono a qualcuno, che possa magari rispondere. Aprono prospettive e processi; creano ipotesi positive, esigono verifiche. Vanno messe sul tavolo. Diventano problema che esige lavoro. Personale e comune. Le domande sono cose per uomini certi. Non che credono di sapere già tutto, ma almeno che la realtà sia positiva e non assurda.

Invece l’incertezza che genera la violenza (quella che “sistema” le cose alla nostra misura e le porta ad una dimensione più limitata e tranquillizzante) ha più a che fare con l’isolamento, la solitudine, la chiusura, la sfiducia, la mala-educazione, la mancanza di cultura, la disperazione che qualcuno possa ascoltare le domande (che, pur faticosamente, abbiano già trovato, abbiano da qualche parte o trovino prima o poi almeno una risposta).
(Qui un testo profondissimo di J. Carrón su domanda e desiderio. Interessante anche questo articolo sul tema delle arti visive, per esempio)

Una Damnatio memoriae

È insopportabile l’evidenza della caducità, anche morale, dell’uomo. È uno specchio impietoso. Oltretutto nessun uomo è perfetto, per definizione. Neanche i santi, che pure sono venerati per il dono della loro umanità redenta. E a questa stregua bisognerebbe abbattere tutte le loro statue e, a maggior ragione, i monumenti dei personaggi storici famosi: prendiamo per esempio Giulio Cesare, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele, il generale Cadorna.
Di quali di questi personaggi possiamo non rilevare qualche aspetto, per così dire, negativo? Semplificando a spanne: un dittatore violento assetato di potere, un terrorista ideologo fanatico col suo amico generale massone guerrafondaio, un mediocre sovrano invasore e puttaniere, un generale incapace che ha mandato allo sbaraglio e alla morte certa la gioventù migliore dell’Italia di inizio secolo. Han fatto conquiste, guerre, stragi, il risorgimento (o la grande guerra) a modo loro. Dobbiamo confrontarci coi fatti. Il risorgimento forse sarebbe stato meglio farlo in altro modo, più federalista, per esempio.
Coi se, coi ma e coi però non si fa la storia.
E neanche a posteriori: …troppo comodo! Sarebbe una presa per i fondelli, appunto.

La nostra toponomastica è piena della memoria di questi personaggi cosi come le nostre piazze traboccano delle loro effigi. E allora? Da buoni iconoclasti copriamo con nuovi autoadesivi le targhe marmoree di tutte le vie che ci inquietano personalmente? Decapitiamo e abbattiamo tutte le statue che incrociamo? Con che criterio? Il solito politically correct? Correct per chi e fino a quando?
L’unica speranza è che il “Pensiero Unico”, per mancanza di partner, si estingua.

Storia fa rima con memoria

Non mi verrebbe mai in mente di eliminare la memoria dei nostri personaggi storici. Come fanno questi eterni adolescenti che hanno bisogno di uccidere il padre per affermarsi. Patria deriva da Padre: il luogo dove sono vissuti i nostri padri storici di cui noi siamo i figli storici. Devo farci i conti. Da adulto. Posso giudicarli, disapprovarli, essere criticamente in disaccordo con le loro azioni, la loro ideologia o tipo di cultura, ma non posso e non devo eliminare la storia, i fatti. (Non capirei più nemmeno me stesso e i miei luoghi, mi mancherebbero dati essenziali per farlo: sono anche io il frutto di questa storia). Inoltre non posso erigermi a giudice assoluto della storia, proprio perché sono immanente alla storia, soggetto anch’io alle sue leggi.
Chi lo fa, sta preparando un nuovo totalitarismo.
Fa niente se ci riesce o no. (Meglio di no, comunque).

Totalitarismo

Un déjà-vu, peraltro. Fosse una novità! Un mondo purificato unilateralmente, con la forza, dalle sue sozzure e dai suoi vecchi idoli, dove sarà inutile essere buoni, dove c’è spazio solo per “uomini nuovi”, perfetti, senza macchia originale, rivoluzionari non contaminati. Unici e diversi geneticamente. Puri. Extraterrestri. Una élite, una piccola cerchia di sedicenti illuminati. Peraltro liberi e onnipotenti finché comandati da “Lui”, il più puro e potente di tutti, il senzastoria, ilperfettissimochesicircondasolodigenteperfettasceltadaluipersonalmente.
(A proposito… anche Stalin faceva eliminare dalle foto i personaggi che di volta in volta gli erano diventati scomodi, critici o perfino-che protervia!- oppositori).

Neo-lingua, neo-storia, ecc.

Anche certi termini o espressioni vanno sbianchettati, contengono troppa memoria storica, troppa gravità semantica, un’etimologia pericolosa. Libri pericolosi, spettacoli non in linea, quadri controrivoluzionari opere dei lacché del nemico… La faccenda potrebbe anche risultare comica, a guardarla bene, ma di solito sfocia nel tragico. Lager o gulag è lo stesso.
Tutto quello che sta accadendo è comunque politicamente molto, molto corretto, OGGI.
Ma la Storia e la letteratura distopica e profetica (G. Orwell, R.H. Benson, A. Huxley, M. Bulgakov, V. S. Solov’ëv, D. Eggers, ecc) insegnano (purtroppo invano).

DiGiancarlo Paganini

Morale?

Siamo ormai alla resa dei conti, (per quella di Conte dobbiamo ancora aspettare) come nei mitici film western, col duello finale e la sfida all’OK Corral. Sull’onda delle numerose denunce per la mala-gestione del COVID trepidiamo per la gioia di poter vedere anche noi saltare qualche testa criminale.

Ammettiamolo, siamo diventati tutti un po’ dei pistoleri forcaioli, altro che più buoni! Sangue, terrore e ghigliottina.
Quanno ce vo’, ce vo’! Ma come? In tutto il mondo saltano non solo le teste, ma intere statue di personaggi storici accusati di varie nefandezze non politically correct. (Tra cui quel criminale schiavista di Cristoforo Colombo che nel 1492 (!) ha scoperto l’America, mica noccioline…). Monumenti storici che vengono abbattuti sulle pubbliche piazze tra la folla plaudente, e da noi niente? Neanche una misera caccia alle streghe? Un micro pogrom? Vogliamo giustizia!
Morale? Giustiziamo.

In sommario: bisogna che chi ha sbagliato paghi duramente, senza attenuanti, senza se e senza ma. La notte dei lunghi coltelli si sta avvicinando, le lame si stanno affilando: tremate, o voi tutti che non siete stati in linea o all’altezza! Di cosa? Della linea e dell’altezza stabilite. Da chi? Boh. (D’altra parte non ci sono all’orizzonte in autunno delle elezioncine?)
Morale? Giustizia sommaria.

In situazione di carenza di potere politico effettivo sarà probabilmente quello giudiziario a condurre e dirigere la partita delle vendette trasversali. Per migliorare il Paese, chiaro, ripulirlo e redimerlo dal male. Almeno, così è sempre stato in Italia da Mani Pulite in poi. Si parte da casi veri e concreti di poveri pazienti anziani deceduti perché curati male o lasciati morire nel bailamme della pandemia (d’altra parte anche gli avvocati tengono famiglia e devono lavorare, se no l’Italia come si risolleva?), qualche medico che l’ha fatta grossa (e alzi mano chi era preparato ad affrontare il COVID a gennaio, febbraio, primi di marzo) rimane impigliato nelle maglie della giustizia. (Ma, per inciso, ci rendiamo conto in quale tsunami devastante si sono trovati ad operare i sanitari o ci siamo già dimenticati tutto?)
E poi (oh, eccoci finalmente) si risale ai “pupari” della sanità e della politica ai piani alti. Quelli che non potevano non sapere, per intenderci. E lì, zac!
Morale? Zac!

Morale della favola

Morale? Beh, allora, tutta ‘sta moralità e ‘sta giustizia allo stato puro e cristallino non è che ce la veda proprio in questa situazione così inquinata da troppi interessi. C’è qualche nota stonata, come ho già espresso in altri post. Battere sempre il pugno sul petto altrui non mi sembra un buon esempio di meaculpa e neanche un buon sistema che possa costruire una società più giusta e unita.

Posto che chi fa, chi lavora e si piglia dei rischi può sempre sbagliare e sempre correggersi, (al contrario di chi pontifica dallo scranno alto del suo dolce far niente), sarà facile identificare colpevoli e distribuire colpe. Ma c’è di più: la ricerca spasmodica dei capri espiatori, della piazzapulita e della tabularasa mi sa tanto di stalinismo, o di fascismo, che poi è lo stesso. Con tanto di “Damnatio memoriae” del capro di turno. Ma su questo torneremo un’altra volta.
C’è un detto popolare che recita: “Somma giustizia, somma ingiustizia”. Converrete che almeno quella umana corre questo rischio.

DiGiancarlo Paganini

Finalmente una buona notizia! E una cattiva.

Prima la buona. Funzionano il distanziamento sociale e l’attenzione alle regole igieniche. Stiamo finalmente raggiungendo l’obiettivo “Contagi Zero”. Di questo ringraziamo in primis il Virus Covid 19 che da noi sta perdendo forza, e, in seconda battuta il corretto contegno della maggioranza degli Italiani. Bravi!

Poi l’altra, cattiva. Chiodo scaccia chiodo: a un male ne subentra un altro più subdolo. Il morbo subentrante, (dal nome quasi impronunciabile: Thoughtlessness – TLN) è più endemico e conosciuto del Covid.
È un’eredità storica riaffiorante che ci portiamo dietro da un sacco di tempo e che attacca i centri decisonali, bloccandoli. La sindrome, non curata adeguatamente, ogni volta che ricompare, peggiora in generale lo stato dell’organismo (e l’organismo dello stato), fiaccandolo in tutti i suoi gangli vitali, paralizzandolo e conducendolo infine a morte certa.

Sintomi

I sintomi, molto gravi, sono: stato di incoscienza (il soggetto non risponde a nessuno), annebbiamento della vista e del gusto, immobilismo, bulimia, incapacità di inviare impulsi dal sistema centrale alla periferia, indecisione da stato confusionale, perdita della memoria, adesione prona e acritica al politically correct, gesti inconsulti e irresponsabili, irascibilità e peggioramento del carattere, varie fobie (sociofobia: per es. paura delle elezioni, sia pro che contro; agorafobia da parlamento, misofobia, nomofobia, ecc), delirio di onnipotenza, vaneggiamento, sproloquio, uso compulsivo di Twitter.

Soggetti a rischio

La fascia dei soggetti più colpiti dal TLN vede un grosso focolaio nel Lazio e nella zona di Roma, ma tutte le regioni hanno almeno un focolaio a livello regionale e/o comunale. Colpiti soprattutto i politici di ogni età e schieramento, ma anche altre categorie e professioni possono essere contagiate (giornalisti, intellettuali, ospiti televisivi, tuttologi, cantanti, professionisti, ecc).
Comunque tutti siamo a rischio TLN, ognuno lo può contrarre in una forma personalizzata e sviluppare sintomi più o meno gravi.

Terapia

La cura del TLN impone:
– bagni quotidiani di umiltà senza diluizione, che prevedono corsi basici di recupero scolastico (italiano, storia, geografia, matematica, educazione civica) in ambienti areati con posti distanziati e divisi da lastre di plexiglass (opaco per non copiare), o all’aperto nei giorni di pioggia (per temprare l’organismo);
– aggiornamento mediante videoconferenze Zoom, con esame finale obbligatorio, sulle principali materie di interesse amministrativo pubblico;
– training intensivi mensili con la presenza di esperti di opposta ideologia per apprendere l’arte del dialogo, del confronto e del compromesso;
– terapia rieducativa oculistica, con visite mirate a soggetti pubblici o privati che operano per il bene comune della società, per migliorare lo sguardo sulla realtà, riallargare il cono visivo e rivitalizzare coni e bastoncelli alla sensibilità ai colori;
– sedute di lavori forzati socialmente utili di tipo manuale e pratico (scavare, vangare, trasportare pesi, costruire muri, demolire muri, ecc), per la riabilitazione motoria periferica, in presenza di fisioterapista bergamasco;
– iniezioni sottocutanee di democrazia con dosaggio cavallino.

Alert

Attenzione!!! È purtroppo un virus molto contagioso, che si propaga proprio col lavaggio delle mani e nascondendosi dietro a maschere di ogni foggia.

DiGiancarlo Paganini

I can’t breathe!

Una tragedia, l’ennesima, causata dal razzismo e (quindi) dall’idiozia umana. Dalla cattiveria, dalla violenza, dal… diciamola tutta, dal male.
Il peso di un corpulento poliziotto che con un ginocchio sta allegramente per nove minuti sul collo del signor George Floyd immobilizzato e steso a terra gli provoca sì la morte, ma non per soffocamento. Effetti collaterali, non diretti. Avete letto bene. Così dice l’autopsia del coroner.

Ecco. Ucciso una seconda volta: stava già male prima, aveva l’unghia incarnita, aveva l’ernia iatale, le gengive infiammate o faceva uso di sostanze tossiche. Quindi proprio a posto non era. Insomma se l’è cercata, non si va in giro negri (pardòn, di colore) e malati come se nulla fosse! Se non sei in perfetta salute e preparato fisicamente a reggere per 9 minuti un poliziotto in ginocchio sul tuo collo, stai a casa; cosa vai in giro a far casino? E senza mascherina, anche!

Questo, unito alle vicende di sopraffazione cinese su Hong Kong, alla diffusione del Covid nel mondo (specialmente in America latina e nei paesi più poveri), alla terribile fatica della ripresa economica da parte di moltissimi italiani e alla pioggia di incredibili polemiche, gratuite idiozie e falsità ideologiche che si dicono sulla Lombardia*, con una campagna mediatica senza precedenti, mi lasciano senza fiato: I can’t breathe!

Tutti speravamo (ingenuamente?) che quasi magicamente la pandemia ci cambiasse in meglio, avendo fatto affiorare un mucchio di bene, di solidarietà, di generosità, di senso di unità. Come quando si diventa buoni sotto Natale. Vernice superficiale? Possiamo ridurre davvero così l’esperienza che abbiamo fatto? Sarebbe peggio che essere negazionisti del virus: ma le file di camion con le bare di Bergamo le ho viste solo io? Perché ci vuole così poco per rovinare sempre tutto? Io non ci sto a buttare via tutto, comprese sofferenze e morti e drammi terribili. Purtroppo era una speranza che esigeva anche buona volontà, fiducia, fede per avverarsi. (…da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce o migliori o peggiori – ha detto papa Francesco). C’è ancora speranza? Questa speranza umana? Forse, senza quell’altra Speranza che va a braccetto con Fede e Carità, no.

PS.*Lombardia: Oltre 10 milioni di abitanti, (la seconda regione per numero di residenti è il Lazio con 5.898.124 abitanti); Densità per kmq: 419,8, seconda solo alla Campania con 429,7; Prima per numero di comuni (1.527) e province (12). Tre aeroporti internazionali, di cui uno intercontinentale, nel raggio di 50 km; un tessuto economico primo in Italia, un flusso quotidiano di merci e persone che non ha pari, uno dei tre motori europei, ecc ecc. Questa complessità che è la sua forza si è rivelata anche la sua debolezza: una gestione difficilissima anche per le irrisolte questioni di competenze Stato-Regioni e di “autonomie” sempre più ristrette.
La Lombardia aveva nel 2010 un bel po’ di posti letto, poi varie Spending Rewiew sono andate giù dure coi tagli e nel 2013 ne aveva 2.337 in meno. E così via negli anni fino ad oggi. La disgregazione del resto della medicina e della prevenzione sul territorio ha fatto danni ancora peggiori. Il discorso comunque è molto complesso e delicato, non si può nemmeno ridurre il discorso alla noiosa polemica su “pubblico” e “privato” (Per prima cosa bisognerebbe spiegare bene i due termini. Sono tutte aziende e come tali sono tenute a far utili, non è che il “pubblico” non cerca di guadagnare). Più interessante sarebbe spiegare alla gente come sono i meccanismi che governano i fondi e i finanziamenti dei comparti salute e istruzione nel rapporto tra Stato e Regioni. Ma proprio per questo le polemiche pretestuose e partigiane sono fuoriluogo.

DiGiancarlo Paganini

Le nostre quarantene

Finalmente sta andando in stampa un volume realizzato a quattrocento mani da tantissimi italiani che raccontano creativamente cosa è stata ed è la loro esperienza di quarantena.

Così recita la spiegazione sul sito di IVVI, l’editore del libro: “Abbiamo fatto in modo che ognuno di voi scrivesse un testo, oppure una poesia, oppure inviasse un disegnoun fumetto o una foto. Per descrivere esattamente come ha vissuto i giorni della fase 1 della quarantena, l’avanzata del contagio e le allarmanti notizie, come si è mosso nella propria casa, come sono cambiate le interazioni con le persone con cui vivevamo quando siamo stati costretti a non uscire, come abbiamo cucinato, come siamo impazziti o meglio ancora come abbiamo trovato la calma interiore.

Pensate quanto sarà importante, tra anni a partire da oggi, avere un documento sociologico così preciso, scritto da centinaia di persone diverse per età, sesso, ubicazione geografica, professione. Una fotografia dell’Italia di questi giorni, di come vivemmo la quarantena in quei lontani marzo ed aprile 2020.

Tra migliaia di partecipanti, abbiamo selezionato oltre 200 opere. Non abbiamo scelto quelle “scritte o disegnate meglio”. Abbiamo badato più al contenuto umano, a quanto l’opera mostrava la realtà della quarantena e di queste settimane drammatiche”.

Anche io ho partecipato

Ho inviato la vignetta sull’Italia in quarantena. Un mio piccolo contributo al racconto di questo periodo “storico”, pubblicato a pagina 308 del volume.

La prima edizione del volume verrà stampata in mille copie, e sarà ordinabile in tutte le librerie italiane (e sui siti come IBS, Amazon, ecc) a partire dalla seconda metà di giugno!

DiGiancarlo Paganini

Come il maiale

Non si butta via niente. Quindi eccovi finalmente un post di risulta con il materiale vignettistico rimasto nel cassetto, fatto su richiesta diretta e personale, o realizzato per altri scopi, in questo periodo. Rischiava di andare a male, non c’era più posto nel frigo e già mandava cattivo odore. Secondamano gioirebbe nel sapere di avere allievi così ligi al dovere.

Quella di copertina è stata realizzata per la newsletter di Incontro e Presenza nelle bacheche ai piani del penitenziario di Opera (MI)

Un’altra vignetta realizzata per la newsletter di Incontro e Presenza
DiGiancarlo Paganini

Rispetto

Rispettare le regole, rispettare le leggi, rispettare la natura, rispettare le distanze, rispettare le feste, rispettare gli animali, rispettare le autorità e chi ci governa, rispettare i diritti, rispettare la segnaletica e i semafori … Uh, quante cose dobbiamo rispettare! Ah, …e soprattutto rispettare le persone. Rispettare la donna, i bambini, i giovani, rispettare i lavoratori, rispettare gli anziani, rispettare chi soffre. Tutte le persone. Ognuno.
Anche quelle che non la pensano come te? Sì.
Anche quelle che sono diverse da te? Sì.

Anche chi ti è nemico? Secondo il Vangelo questi è colui a cui volere di più il Bene. Va addirittura amato. (Se lui si perde tu non ci guadagni, non sei Beato). Ma cosa è il rispetto allora? Perché è dovuto a tutti, anche se a volte è una cosa così difficile da mettere in pratica? Bella domanda. Ma vuol dire che non fa niente se sei in disaccordo con l’altro o ti dà del fastidio? Vuol dire indifferenza?

No, vuol dire che l’altro non è “disponibile”, non ne puoi fare ciò che vuoi, non lo puoi manipolare a piacimento. Vuol dire che è un mistero assoluto, che tra te e l’altro c’è un Altro, RISPETTO al quale tu lo guardi. Guardi il tuo prossimo con un Altro nella coda dell’occhio. Ha un Destino personale verso cui cammina e di cui è responsabile, una vita nella quale puoi entrare, se ne hai il permesso, in punta di piedi, solo per amare e sacrificarti, con rispetto, appunto. (Consiglio la lettura di un libro “amico” che ho appena terminato: “Van Thuan. Libero tra le sbarre” – di Teresa Gutiérrez de Cabiedes, per capire questo genere di rispetto).

Quindi, non: “Almeno un po’ di rispetto!” Non è il minimo, è l’indispensabile, cioè è il massimo!

Veniamo dunque all’attualità

E qui, vista la complessità e la delicatezza dell’argomento spero di non far danni con queste considerazioni. La liberazione di Silvia Romano. Regola numero 1: rispettare le vittime di violenza (perché un rapimento, se è tale, è una violenza e la vittima è chi la subisce, la parte debole). Premetto che non sappiamo ancora troppe cose e comunque non sta a noi il giudizio finale. Gli inquirenti hanno aperto un’inchiesta, vedremo, spero senza veli… (islamici o nostrani che dir si voglia).

Da semplice cittadino milanese avrei poche cose da dirle con affetto:
Cara Silvia,
1)-Bentornata! Ciao! Sii grata di quanto è stato fatto per te.
2)-Goditi il ritorno a casa, riposati e prenditi del tempo per ripensare a tutta la tua vicenda.
3)-Non dar corda alle cattiverie e alle idiozie. Sii onesta e leale con la tua esperienza. Stai molto attenta a giornalisti e politici. Fidati solo dei tuoi familiari e degli amici provati. (E, anche loro, meno fanno dichiarazioni e meglio è. Son già partiti maluccio…). Sii riservata e accorta.
4)-Cerca di comprendere lo sconcerto che la tua decisione di aderire ad una religione, –appresa forse in una versione bastarda e politica insegnata dai tuoi sequestratori terroristi (quindi probabilmente poco misericordiosa e tantomeno incline al dialogo e alla pace), “estranea” (cioè non radicata nella nostra tradizione e neppure in quella della maggioranza dei fratelli credenti nell’Islam con i quali c’è già una lunga storia di dialogo e buona volontà tra credenti, da proseguire), che presenta perciò aspetti culturali e civici problematici o inaccettabili e condannabili, – ha potuto provocare in molti, perché il rispetto sia reciproco. Quindi, riservatezza e non ostentazione forzata.

Come metodo, non concordo con le domande brutalmente dirette alla ragazza, per estorcerle tutto e subito, per svelare finalmente cosa c’è dietro alla sua Sindrome di Mogadiscio (che ha colpito quasi tutti gli ostaggi liberati dalle “sgrinfie” dei terroristi in questi anni). Resto anche basito di fronte alle “fughe di notizie” dagli interrogatori. Ma è possibile? Intercettazioni? Cimici? Non esiste più il segreto istruttorio?
Se Silvia vorrà, in futuro, raccontare qualcosa delle sua esperienza, ben venga. Magari in un libro scritto con la maturità degli anni. Se no, che cosa? Uno scoop giornalistico che arricchisce solo qualcuno e la fa sbranare nell’arena dalla folla assetata di sangue? La ragazza va protetta. Pietas. Potrebbe essere mia figlia…

Veniamo alla politica…

1)- Non è che per apparire eroi occorra sempre essere in video; ok che siamo in campagna elettorale continua da anni, ma a volte un po’ di riservatezza e rispetto, appunto, non guasterebbe. I nonni la chiamavano prudenza. È una virtù. C’entrano anche l’intelligenza e la scaltrezza (ma forse è troppo pretenderle…). Se no, per la smania di apparire, ci si può trovare in situazioni nefaste, nelle quali il protagonista vero non sei tu. E lo vedono tutti chi sta gongolando… Chi ha orecchie per intendere… ( cfr. per esempio @LeoneGrotti su Tempi ). Le domande scomode al Governo quindi vanno fatte e non mi pare si possa ridurre tutto alla faida politica tra Guelfi e Ghibellini di cui siamo storicamente maestri. (cfr. per esempio Fausto Biloslavo per quanto riguarda le domande al Governo ).

2)- La riservatezza avrebbe potuto difendere meglio la ragazza invece di darla in pasto all’opinione pubblica, stampa, giornali, tv e soprattutto i social. Insomma ci sono cose che è meglio fare, diciamo, segretamente. (Se no, perché esistono i servizi segreti e l’Intelligence?). Con tempi lunghi. In luoghi nascosti. Con estrema discrezione. Per il bene di tutti. (Tanto, …dài, di robe che ci nascondete, di “omissis” ce ne sono un casino, e magari invece proprio quelle lì dovrebbero venire alla luce, dopo anni di deviazioni e insabbiamenti).

3)- Oltretutto, dopo, ci si deve faticosamente arrampicare sugli specchi per negare il pagamento del riscatto pro Jihad. Ok, se lo dice il Ministro sarà vero. Non abbiamo ancora prove contrarie, mi sembra… o no? …boh, magari una cifretta bassa? (cfr articoli citati in fondo).

Comunque su questo aspetto, secondo me, la vicenda di Aldo Moro di 42 anni fa esatti dovrebbe insegnare che la vita dell’ostaggio è la prima cosa da salvaguardare con ogni mezzo. Di questo penso non ci si debba vergognare mai. Dopodiché però non smettere di ricercare la Giustizia, e combattere la criminalità senza demordere mai, quello sì (…e i riscatti pagati -come, in bitcoin?- lasciano delle tracce, o no?).

…e al mondo dell’informazione:

1)- Cari giornalisti e pubblicisti. Ok, vi pagano (ora molto meno di una volta e solo chi ha anzianità di servizio) per essere sempre sulla notizia, dare subito giudizi, spesso per forza affrettati. A volte, se la notizia non fa il boom, un po’ di pepe dovete mettercelo voi. Ma non è che si può piegare tutto all’interesse di parte solleticando solo la pancia dei vostri fedeli e schierati lettori. Suvvia! Poi, la qualità dell’informazione scade al livello di un Tweettaccio qualsiasi e vi lamentate che i lettori vi abbandonano. Un po’ di rispetto per le persone di cui trattate! (Soprattutto valutate l’età, la condizione esistenziale -rapita, plagiata, isolata per mesi, -il tipo di resistenza e di protezione sociale. Facile prendersela coi deboli!).

2)- Capisco anche che dopo tre/quattro mesi in cui si parla solo di CORONAVIRUS, non vediate l’ora di cambiare rapidamente argomento passando al CORANOVIRUS, se no le vendite calano e si perdono posti di lavoro…

Appello agli insultatori seriali da “social”:
Avere rispetto è richiesto a tutti, anche a chi brandisce e si nasconde dietro un ID di un profilo Twitter o Facebook: esiste una deontologia, un bon-ton anche nell’uso di questi mezzi. Nel non farne uso si va dalla maleducazione terra-terra al Cyberbullismo. Che è perseguibile penalmente. (Chissà perché continuiamo a chiamare “social” un fenomeno che diventa spesso una palestra di anti-socializzazione…)

Fantastica e geniale questa descrizione della degenerazione dell’informazione nei social!

Fortunatamente ho potuto intercettare validi articoli (secondo me) come su Il Mattino e su Liberopensiero a firma di Simone Martuscelli , tanto per fare un esempio e interventi molto umani; uno su tutti quello su Facebook di Toni Capuozzo che condivido pienamente (e spero che mi perdoni la citazione in questa sede).

Chiedo ovviamente scusa se qualcuno si fosse sentito offeso per questo Post più tragico che comico. Capisco che è facile cascarci, ma, credetemi, non volevo mancare di rispetto a nessuno.

DiGiancarlo Paganini

Processi epocali

Su suggerimento di Marco F. ho realizzato questa vignettina sulla piega giudiziaria presa dalla vicenda Covid. È l’unica cosa che fa amaramente sorridere in questo post seriosissimo, vi avviso.

In Italia, (ma anche in Francia, per esempio) se non troviamo subito dei capri espiatori a cui farla pagare anche per ciò di cui non sono responsabili, non ci mettiamo il cuore in pace. In realtà con questo sistema affrettato siamo esentati dal dover cambiare qualcosa, resta tutto così com’è. Al massimo peggiora.

Ho parlato di “piega giudiziaria”; in realtà è una “piaga giudiziaria”. Anzi, secondo me il giustizialismo è proprio il modo più appropriato per non voler risolvere radicalmente i problemi. La mannaia (in Francia la ghigliottina) staccherà qualche testa di secondaria importanza, penultima nelle catene di comando e la sola vista del sangue ci inebrierà e ci appagherà momentaneamente.

Qualcuno, (basta che non sia io, eh?!), deve pagare, al più presto, poi vedremo! Salvo poi, col tempo, scoprire che il marcio era da ben altra parte, o comunque era condiviso. E la verità era solo parziale, non intera, Allora, pronti, un altro Pogrom e alla via così. Siccome non riusciamo a distinguere il “peccato” dal “peccatore” pensiamo in maniera rozza e primitiva che tarellando il secondo, automaticamente venga eliminato anche il primo fattore. La persona invece non è mai definita solo dal suo difetto, per grave che sia.

Il frutto di questo modo di fare è un incremento della dietrologia, una sfiducia generalizzata nella Politica e nel cambiamento (perché il marcio e l’opportunismo si annidano dappertutto), quindi il prevalere di un lagnoso lamentarsi di tutto e della pretesa individuale elevata a diritto. Il vero risultato finale è che, appunto, non cambia nulla. Non può migliorare nulla. Strutturalmente intendo.

Affrontare i problemi significa imparare a vivere nella complessità totale, ad accettare che non tutti i tasselli entrino di colpo nelle loro caselle, ad analizzare con metodo e con calma quanti più dati possibili, tutte le interconnessioni secondo tutti i loro fattori, almeno tendenzialmente. Poi verificando lealmente le ipotesi di lavoro che si considerano più adatte a risolvere meglio la complessità individuata. Ed è un lavoro che si può fare solo insieme a tutti gli attori in gioco e con l’apporto di gente che non parla solo perché si è trovata per caso la lingua in bocca.

Il “capro espiatorio” tendenzialmente semplifica troppo, è più comodo e veloce, ma acceca. E’ smart, ma è una pirlata. E’ una visione tendenzialmente miope. Al massimo è una questione di potere: a una parte si sostituisce quella opposta. Che si troverà poi con gli stessi problemi mai affrontati che saranno causa della successiva alternanza.

(Almeno la si buttasse in politica… forse ci sarebbe qualche occasione in più di parlarne. Qui la si butta subito in galera, non c’è più spazio per null’altro).

Però, cari italiani e care italiane (mi vedo Ciampi imitato da Fiorello), noi siamo un popolo di santi (? boh, …qualcuno c’è), navigatori (oramai solo in Internet), eroi (beh, a volte… ne abbiamo visti negli ospedali in questi giorni), allenatori di calcio (mala tempora currunt…) e soprattutto di autoeletti giudici togati. Ah, come ci piace a noi la toga… W la toga! (lo scranno più alto ci intrippa). Ok, però non deve far rima con Foga, Droga, Demagoga…

DiGiancarlo Paganini

Tirar palle

Sbloccato lo sport individuale di squadra. Chiunque potrà tirar palle nel nostro campo. Già nella fase uno di palle ne sono piovute parecchie, (…che palle!), ma lasciamo perdere… Livio mi ha suggerito questa vignetta sulla riapertura del tennis: una mascherina al posto della rete impedirà la diffusione del virus.

Se però il trend dei contagi vedrà rialzarsi la curva, verranno tempestivamente introdotte nuove regole: Il giocatore A giocherà fisicamente da solo, gettando la pallina in campo avversario, ma il giocatore B, non potendo esserci se non da remoto, con un messaggio Whatsapp o uno Zoom avviserà il giocatore A dell’arrivo della pallina in una determinata area del campo da gioco, dandogli le coordinate geografiche del suo punto d’impatto.

Al che, il giocatore A correrà subito a rispondere in campo B e rispedirà la pallina nella sua primitiva area di gioco. (L’abilità di A è evidentemente quella di far girare le palle il più velocemente possibile. L’abilità del giocatore B è riuscire a fare quante più segnalazioni errate all’avversario A). E così via negli scambi, finché uno dei due (per così dire) avrà infilzato con un dritto o un rovescio ben assestato l’avversario.

A causa di questo “doppio gioco” sono previsti crolli mentali improvvisi e crisi di identità devastanti tra i “novelli Panatta” di oggi. A questo proposito potranno riaprire in contemporanea anche gli studi psichiatrici e potrà assistere il giocatore, a distanza di sicurezza e fuori dall’area di gioco, anche uno psicologo dello sport indicato dalla federazione.

Con queste modalità è ovvio che non si potrà giocare il Doppio – doppio gioco. Dalle prime sperimentazioni si è notato che finora nessun giocatore è stato vincitore su se stesso e neppure sconfitto da se stesso e l’unica a finire battuta è stata la terra.

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