Archivio mensile Maggio 2019

DiGiancarlo Paganini

L’AMBONE PER MIRASOLE: UN PROGETTO UN PO’ FOLLE

Un nuovo ambone per l’Abbazia di Mirasole a sbalzi e smalti con croce centrale, tetramorfo degli evangelisti e quattro quadri con la vita di Cristo (Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione).

Un itinerario di arte e fede raccontato passo-passo,
(40 passi, dal 9 maggio 2019 a fine ottobre 2019).

In questo post che ho iniziato a scrivere il 9 maggio 2019 racconto la storia di come un’ispirazione che cova dentro di me da tempo (almeno da qualche mese) inizia a prendere forma concreta. In questo articolo vi aggiornerò passo-passo sulle fasi di avanzamento di quest’opera “un po’ folle”. E di come si cambia dandole credito. Perché una sfida così, non può non cambiare chi la affronta. Lo spero.

La genesi dell’idea

Innanzitutto il progetto è nato osservando l’ambone presente nell’Abbazia di Mirasole, realizzata nella prima metà del XIII secolo alle porte sud di Milano, dalle parti di Opera, una delle Abbazie storiche dell’anello che circondava Milano e di cui fanno parte Chiaravalle, Viboldone, San Lorenzo in Monluè, Morimondo, Santa Maria in Calvenzano e, in città, san Pietro in Gessate.

Ambone? Leggìo? Va bene che la Chiesa ha come ideale la povertà, ma qui si rasenta proprio la miseria. Mi si stringe il cuore a pensare al misero pannello di legno grezzo rivestito del drappo col colore liturgico del giorno.

Ma come? Un’abbazia così, con questo valore storico, meta di così tanti visitatori, alla ricerca di un’oasi di pace e di fede, meriterebbe molto di più. Allora ho cercato tra i disegni d’archivio di mio padre Ettore l’ispirazione per progettare un Ambone degno di questo nome. E come vedremo più avanti troverò quello che si adatta meglio alla mia idea.

Dall’idea al progetto

Quindi, poco per volta, ho iniziato a pensare come avrebbe potuto essere realizzato, al progetto generale. (Un nota bene: Fino a Domenica 12 maggio (passo 10) non ne avevo ancora parlato col sacerdote responsabile dell’Abbazia di Mirasole: non mi piace vender fumo. So che ha poco senso. E’ un po’ folle, insomma: in genere prima si riceve un’incarico e poi si affronta il lavoro. Ma qui la cosa è nata diversamente: è una sfida e un’ispirazione di quelle che vanno seguite per vedere dove ci portano. Preparerò quindi il progetto generale, con le sue motivazioni teologiche e una parte del lavoro, da mostrare come esempio).

Tenete sempre presente il titolo di questo post: L’AMBONE PER MIRASOLE: UN PROGETTO UN PO’ FOLLE. Folle, cioè fuori dalle regole comuni, un po’ arrischiato per i materiali usati, che segue vie non convenzionali, pazzamente rischioso anche per come viene proposto, folle rispetto alla mentalità e all’agire comune, insomma.

La mia folle intenzione è la seguente: se il lavoro mi “riesce” – e piace – lo propongo sotto forma di donazione col solo recupero della “quota materiali”.

Se non lo vorranno lì, lo donerò, con la stessa formula alla mia parrocchia o ad altre chiese che lo richiedessero. Alla mala parata me lo terrò in casa a far bella mostra di sé. Non ho nulla da perdere.

IL PROGETTO GENERALE

L’ambone è il luogo del presbiterio preposto all’annuncio e alla proclamazione della Parola di Dio. (Simboleggia, secondo la tradizione, il sepolcro vuoto da cui l’angelo annuncia alle donne la Resurrezione di Cristo). Volevo quindi raccontare, sulle 4 formelle (di 16,3 x 22,0 cm), gli episodi fondamentali della Vita di Cristo, Verbo di Dio, ovvero la Parola di Dio che ascoltiamo nelle sacre scritture ed è presente e ci parla nella vita della Comunità cristiana, nella santa Chiesa:

Mirasole progetto nuovo ambone
Il progetto dell’ambone coi 4 quadri con la vita di Cristo. I disegni sono tratti dagli originali dell’archivio di Ettore Paganini e adattati alle misure e al progetto generale. La croce centrale l’ho pensata come un gioiello dal gusto medievale. Dovrà essere molto luminosa.

Prima formella

1)- Incarnazione, con la rappresentazione dell’Annunciazione, primo apparire del Dio con Noi nella carne di Maria. Disegno d’archivio n° 0422-Annunciazione x impiegata Bicchierai*.
* (Si tratta evidentemente del disegno preparatorio di uno smalto che fu donato, non so in quale anno, all’impiegata del mitico Mons. Bicchierai che fu segretario del cardinale di Milano Ildefonso Schuster e uno dei principali committenti delle opere di mio padre. Tra Istituto Auxologico, Charitas ambrosiana e cappelle di altre mille opere che il vulcanico, geniale e santo sacerdote gestiva e sviluppava c’era sempre spazio per la collaborazione con mio padre.
Mi piace che in qualche modo il suo nome ricompaia in questa piccola opera “ambrosiana”: la dedico un po’ anche a lui attraverso questa formella).

Seconda formella

2)- L’ultima Cena con l’istituzione dell’Eucarestia. Il gesto d’amore più grande di Gesù, che ci promette, attraverso questo sacramento, la Sua presenza per sempre. Ultima cena significa inizio della Sua Passione per noi, la sua consegna, il suo donarsi. Disegno d’archivio n° 0871-Ultima cena.
(Formella dedicata a mons Giussani che ci ha insegnato cos’è la comunione)

Terza formella

3)- La morte di Gesù in Croce. La passione giunge al suo termine: tutto è compiuto! La Santa Madre e il discepolo prediletto, Giovanni, assistono ai piedi del patibolo e vengono donati l’uno all’altro. Disegno d’archivio n° 0029-Crocefissione con Maria e Giovanni.
(Dedicata al caro Marco Deriu, del quale evidentemente nessuno ha capito la croce che viveva; e a tutti gli amici che portano una croce grande)

Quarta formella

4)- Gesù Risorto. Senza questo evento la nostra Fede sarebbe una favola e la Sua parola una menzogna. Vana sarebbe la nostra Speranza e impossibile la Carità. Egli resta personalmente presente nella Sua Chiesa, nella Sua parola, nei sacramenti che accompagnano il nostro pellegrinaggio terreno. Disegno d’archivio n°0036-Cristo risorto. (Dedicata a mio papà che spero e conto di incontrare di là, in attesa della resurrezione finale)

Le parti del progetto nel complesso

Le quattro formelle pensavo di montarle sopra un pannello di metallo sbalzato e smaltato delle misure dell’Ambone attualmente in uso (40×55), raffigurante una croce stilizzata e decorata a motivi geometrici, avente alle estremità il tertramorfo dei 4 Evangelisti e, al centro Gesù che spezza il pane, Alfa e Omega, Centro del cosmo e della storia.
(Anche questi tratti da disegni d’archivio)

Ho trovato, come scrivevo poco sopra, nell’archivio di Ettore Paganini i disegni che facevano al caso mio, e con opportune modifiche ho iniziato a lavorarli e in taluni casi a modificarne il fondo o alcuni particolari che li rendessero più funzionali all’opera.

SI PARTE!

Detto, fatto, mi metto all’opera: (Ci lavoro quando ho tempo durante la giornata o alla sera se non devo fare baccano…)

Una premessa indispensabile sui materiali che uso

Una breve panoramica dei materiali che mi servono per questo tipo di lavorazione e che oramai sono diventati il mio armamentario principale.

I miei materiali

Materiali

Lastre metalliche: quelle tipografiche usate, che io utilizzo dal retro rispetto alla parte con l’emulsione della stampa. Ne ho di due spessori diversi. Sono migliori le più sottili da circa 1 decimo di mm o 1,5. Più spesse sono, più il lavoro di sbalzo è faticoso e impreciso.


Legnami e supporti vari: ho delle buone riserve di recuperi da mobili, tavolati, ecc. Nel caso non avessi ciò che mi serve acquisto pannelli di legno o truciolare nuovi. Ma trovo più sostenibile e divertente la prima soluzione, se no cosa tengo a fare tutto quel materiale nel mio sgabuzzino dei lavori?

Strumenti

Strumenti per lo sbalzo e il cesello: stampate laser dei disegni, nastro adesivo di carta, una vecchia ottima penna biro sottile e scarica per le incisioni e uno strumento di legno di bambù per ottenere i volumi più grandi. Altri punzoni autocostruiti per ottenere effetti particolari e/o seriali. Paglietta di acciaio sottile per lucidare e togliere le imperfezioni della lastra. Sidol, diluenti nitro e solventi, Cif e sgrassatore per pulire la lastra prima della smaltatura. Un piano di “gommapiuma elastica” di 5mm di spessore. Colla di montaggio AXTON del Brico per il riempimento dei volumi tra lastra e supporto. Attack per i fissaggi rapidi.


Strumenti per la smaltatura a freddo: un set di colori per vetro “Glass” della Marabu, (presi al Brico) davvero ottimi e 2 boccette di colore metallizzato a solvente oro zecchino e argento marca Divolo Porporina acquistati da Belsito. Dalla mistura di questi 2 colori ho ricavato un “argento caldo” che ho usato per le campiture delle formelle. Guanti in lattice usa e getta, pennelli sottili e precisi, solventi per la pulitura degli stessi. Carta dei rotoloni da cucina. Vernice trasparente protettiva spray per metalli KZ100 Makota, sempre di Belsito.


Varie: viti, chiodini, minuteria varia, seghetti, forbici da elettricista, cutter grandi e piccoli, righe e righelli, pennarellini indelebili per segnarsi le cose sulla lastra, spatole, fogli di carta e cartoncini, plastica adesiva oro. Trapano, trapanino tipo Dremel autocostruito, Vibrarazer, avvitatore Bosch e punte di trapano e punte svasatrici, stoffe. Un supporto di plastica elastica “Cutting mat” per il taglio col cutter.

IL LAVORO, STEP BY STEP

Il pannello di fondo (1)

Passo 1: Ho iniziato cercando tra le mie lastre tipografiche metalliche quella meno rovinata da graffi per vedere se c’erano le misure adatte. Per fortuna, sì, quindi ho proceduto a pulirla da quella specie di vernicetta che ne ricopre la superficie, con paglietta, Sidol, diluenti, fino ad ottenerne un risultato omogeneo.

Le mie lastre tipografiche usate viste dal “retro. Nell’angolo in alto si intravede la facciata opposta “metallica”

Passo 2: Cerco tra le mie riserve di legname una tavola adatta e trovo un bel pressato da 1 cm di spessore, perfetto. Le misure sono un po’ più grandi ma il mio favoloso “Vibrarazer” fa tagli perfetti e perfettamente rettilinei.

Passo 3: Stampo e monto a registro il disegno in 4 A4 del progetto della croce centrale, dal quale potrò incidere e sbalzare la lastra metallica.

Passo 4: Fissato il cartamodello inizio la fase di sbalzo della lastra. Viste le dimensioni, non è facilissima da trattare e inizia a deformarsi. Ogni lavorazione sul fronte deve avere un corrispettivo sul verso, altrimenti la lastra si imbarca; quindi è tutto un gioco di pressioni ed equilibri da ricercare dovute anche al fatto che la grande lastra dovrà avere la croce centrale molto in rilievo rispetto al resto. Addirittura mi creo un punzone con l’estremità sferica per potere sbalzare le finte gemme tonde nei riquadri. È davvero un lavoro lungo e di pazienza, ma, alla fine la lastra è pronta.

Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo
La lastra quasi finita, da montare sulla base di legno. Mancano ancora i bugnati a sfera nei rombi a rilievo su tre braccia della croce.


Passo 5: Come intendo montare le 4 formelle sulla lastra centrale e la lastra centrale alla struttura esistente dell’ambone? Con delle viti passanti (la cui testa conica dovrà scomparire nel basamento di masonite o compensato) che facciano da bulloni oppure da spine da fissare col mastice (nel caso non si possano usare i dadi di fissaggio sul retro). In totale 4 viti lunghe sotto il centro degli alloggiamenti delle 4 formelle e 4 viti passanti più corte per fissare le 4 formelle alla lastra principale. (Quindi, in totale 16 viti x le formelle + 4 nel supporto di base = 20 viti con bullone).

Trapano, viti, colla di fissaggio; e le viti sono predisposte con i fori corrispondenti. Ovviamente, per proseguire il lavoro, sono costretto a montare dei blocchetti di polistirolo sotto la grande tavola, per evitare il fastidio delle viti sporgenti.

Le formelle

Passo 6: Le 4 formelle. Trovo dell’ottima masonite usata, nelle mie riserve. Spessore 4/5mm. Fantastico, le taglio in misura col Vibrarazer e pratico i 4 fori svasati in cui fissare le 4 viti.

Passo 7: Piego la lastra per fare una prova di assemblaggio e una rifilatura dei bordi sul supporto di legno e per verificare il registro dei vari fori per le varie viti. Questa prova, con montati i 4 pezzi di masonite è essenziale per il prosieguo del lavoro. (Solo il n° 1 ha qui già i fori svasati e le viti inserite e sigillate).

Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo e i 4 inserti di masonite
La lastra con la masonite montata per prova.

Passo 8: Fisso la lastra al fondo di legno, inserendo all’interno della croce uno spessore con colla di montaggio riempitiva, in modo che i rilievi non vengano facilmente schiacciati da urti e colpi maldestri. Colla, Attack, chiodini e nastro di stoffa ancorano la lastra al legno.

La prima formella di prova (1)

Passo 9: Stampo il disegno della prima formella, l’Annunciazione (con le modifiche apportate per adattarlo alle dimensioni della formella) e inizio a sbalzarla. Una giornata di lavoro. Decido che questa sarà la formella prototipo, anche per quanto riguarda la prova colori. (Follia! Non sai neanche se riuscirai a portare a termine il complesso del lavoro e “sprechi” una parte così importante già realizzata? Sì. Tenete sempre presente il titolo di questo post: L’AMBONE PER MIRASOLE: UN PROGETTO UN PO’ FOLLE). La regalerò a mia figlia Francesca e al suo Paolo, che si sposano l’8 giugno.

Il disegno originale d’archivio Ettore Paganini
La lastra appena sbalzata della prima annunciazione

La proposta in Abbazia

Passo 10: Finalmente Domenica 12 maggio 2019, approfittando della partecipazione alla S. Messa delle 10,30 in Abbazia col coro Milano in cui canto, parlo con don Stefano Croci e gli propongo il progetto.
Di fatto è una proposta abbastanza strana, (Anzi, una follia! Ma tenete presente il titolo di questo post: L’AMBONE PER MIRASOLE: UN PROGETTO UN PO’ FOLLE).
Strana eccome, lo ammetto, ma vedendo i disegni e le prime prove dal mio telefonino, la sua risposta mi sembra proprio entusiastica e l’invito è a proseguire nell’opera. (Un po’ di “sana” follia aleggia anche su di lui?).
Mi invita nel contempo a tener presente che dovrò cercare di risolvere il problema di mantenere attivo in qualche modo l’inserimento dei drappi colorati liturgici. Penso così a due anelloni di sostegno in ottone del nuovo ambone che lo distanzino dal vecchio e nel cui spazio inserire i panneggi. Gli invio il tutto via whatsapp. Ok.

Mirasole - progetto ambone, soluzione per mantenere i drappi liturgici
Il sistema pensato per ostendere i drappi liturgici sotto il nuovo pannello dell’ambone

La prima formella di prova (2)

Passo 11: Lunedì 13-5 termino l’Annunciazione per mia figlia, superando problemi non indifferenti di smaltatura e doratura. Essendo colori chimici per vetro, alcune sovrapposizioni di velature di colori diversi, tipo giallo con color petrolio sovrapposto, “impazziscono” e si raggrinziscono. Mi tocca togliere un paio di campiture già stese e, nel farlo, mi succede di grattare la superficie. L’effetto però resta piacevole e, anzi, interessante, cangiante alla luce. Lo utilizzerò volontariamente dove serve.

Il quadro finito con l’Annunciazione per mia figlia Francesca e Paolo

Il pannello di fondo (2)

Passo 12: Voglio dorare la parte di lastra che si vedrà sotto i 4 pannelli quando saranno montati, in modo da dare un certo contrasto, sia con la croce centrale (argentea) che con le 4 scene della vita di Cristo. Quindi maschero con nastro adesivo di carta la croce centrale e parte del riquadro, per poi dorare a spruzzo la lastra (Bomboletta di oro alla nitro). Il tipo di doratura ideale sarebbe quello fatto con missione per metallo e foglia d’oro, ma non l’ho ancora acquistata, non l’ho mai sperimentata e per ora quindi mi accontento dei materiali a mia disposizione. Poi si vedrà…. prima o poi dovrò cimentarmi anche con quel sistema.

Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo parzialmente dorata
La lastra principale mascherata e dorata
Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo sbalzata e parzialmente dorata
La lastra dorata e liberata dalla mascheratura

Passo 13: La doratura mi convince a metà. Appena dato, il colore sembra molto più brillante e metallico, poi asciugandosi sembra un po’ più spento, come fosse più una bronzatura che una doratura. Mi consolo pensando che alla fine si vedrà solo una piccola striscia di 5 mm. Comunque alla fine, quando avrò visto come verrà il risultato finale e dovrò spruzzare la vernice trasparente per metalli che preserverà l’opera dai vari agenti atmosferici e umani, da ossidazioni e graffi, dovrò ri-mascherare la parte dorata, che ho notato da un provino, si rovina un po’ (come se si rarefacesse il pigmento) se ne viene ricoperta.

Gli smalti sulla croce

Passo 14: Inizio a smaltare alcuni particolari della croce e i fondi delle 5 figure Evangelisti e Cristo Alfa e Omega. A lavoro quasi finito vedrò se dovrò smaltare qualche altro elemento prima di dare la vernice protettiva. Per ora mi fermo qui.

Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo finita - primo step
La lastra con alcuni particolari smaltati. Per ora vale come primo step. Poi magari ne aggiungerò altri

La prima formella definitiva: l’Ultima Cena

Passo 15: Decido di iniziare la prima formella definitiva. Preferisco iniziare dall’Ultima cena (n°2), scena molto complessa, piena di figure e particolari, anche per lasciar riposare la mente e lasciar decantare l’esperienza della formella dell’Annunciazione (n°1). Una giornata e mezza per sbalzare la lastra, (rispetto al disegno originale mi permetto una modifica notevole: decido che Giuda, -che già aveva optato per il tradimento-, è il primo in alto a sinistra e gli tolgo l’aureola, modificandogli anche la posizione delle mani…) un’altra giornata per le rifiniture e il montaggio sul supporto di masonite, con abbondante colla di montaggio per preservare i volumi dello sbalzo (L’aggetto) dallo schiacciamento.

La formella dell’Ultima cena appena sbalzata

Mi rendo conto, montandola, che la deformazione dovuta al cesello ingrandisce la lastra di un millimetro e mezzo sia in altezza che in larghezza. Poco male, confido che la stessa deformazione si avrà su tutt’e 4 le formelle e comunque è veramente un fenomeno irrisorio.

L’ultima cena montata sulla masonite, pronta per la lucidatura finale e la smaltatura

Passo 16: Si passa alla smaltatura e doratura dell’Ultima cena. Anche qui sfriso radialmente tutte le aureole, per dare un effetto cangiante. Quando tutto sarà asciugato, la spruzzerò con vernice trasparente protettiva per metalli, acquistata da Belsito. Sperando che non mi riservi brutte sorprese. Ecco il risultato.

L’ultima cena finita, prima della verniciatura protettiva finale.

La vernicetta protettiva, non riserva brutti scherzi. Anzi! Basta dare tre passate o “mani” leggere, soprattutto la prima che fa da fissatore e poi le altre due più pesanti protettive e lucidanti. Così si evita che i solventi che la compongono vadano a interferire troppo con i materiali da coprire e li danneggino. Perfetto.

La seconda Annunciazione

Passo 17: Riprendo in mano il disegno dell’Annunciazione che ho ristampato. La fase di sbalzatura è abbastanza laboriosa: in un paio di giorni, senza un lavoro continuo è pronta; ma all’inizio è dura accettare che questa seconda versione, per quanto uno cerchi di ripetere gli stessi gesti, non mi riesca identica alla prima. Però, con l’avanzare del lavoro capisco come ciò sia inevitabile, e in fondo ogni formella sia un pezzo unico. Quindi, meglio che stia affiorando dalle mie mani diversa dalla precedente. Per cui, a forza di ottenere particolari differenti (lo spessore di un volume, il taglio o la profondità di occhi e bocca, la precisione di un profilo architettonico, ecc), ci prendo gusto. Alla fine ne sono completamente soddisfatto.

Il retro della lastra sbalzata dell’Annunciazione: si notino i volumi in negativo e l’impronta ciano della lastra di stampa

Secondo incontro a Mirasole

Passo 18: il 31 maggio, festa della Visitazione di Maria a santa Elisabetta, ho praticamente finito l’Annunciazione. Mando comunque con whatsapp la foto a don Stefano, che incontro poi alle 17 a Mirasole in occasione di una messa cantata e celebrata dall’arcivescovo di Milano Delpini per l’anniversario della fondazione Arca che ha sede a Mirasole. Gli regalo il catalogo della mostra 2014 di mio padre e ricevo da lui ulteriore incoraggiamento a proseguire il lavoro.

Il parere degli architetti

(Mi accenna al parere degli architetti che seguono l’Abbazia, non del tutto convinti o perplessi dei colori delle formelle viste in foto, che secondo loro sono troppo squillanti relativamente ai toni pastello presenti in chiesa… boh… in realtà il colore più vivace è il blu, perché l’arancio dorato delle aureole è solo in alcuni particolari e per il resto ho usato perlopiù oro e argento). E… sù, un po’ di vita!!! A sbiadirsi fan sempre in tempo coi secoli… Comunque: ecco qua la nuova annunciazione.

La nuova formella dell’Annunciazione prima della verniciatura protettiva finale
Le prime due formelle terminate, accostate per vedere l’effetto e l’accostamento dei colori.

Una pausa meritata e alcune considerazioni

Passo 19: Ora, in vista del matrimonio di Francesca, do priorità ad altre attività e soprattutto alla preparazione mentale e spirituale dell’evento e mi prendo una settimana di pausa e meditazione. Mi fermo. (Follia!? No).

Certamente tutta l’opera ne avrà giovamento, perché mi è sempre più chiaro di essere solo uno strumento attraverso le cui mani e occhi e attraverso il cui cuore e sensibilità può passare una bellezza più grande di quella di cui sono capace. Penso che se, nel mio piccolo, non faccio in qualche modo l’esperienza contemplativa che fecero prima di me mio padre e, prima di lui, una moltitudine di realizzatori di Icone, monaci consacrati alla trasposizione su tavola della meraviglia per la salvezza dell’uomo portata da Cristo, alla fine mi succederà di “impadronirmi” del dono che mi viene fatto, e questo rovinerebbe tutto.

Se in qualche modo alla partenza del mio tentativo di riprodurre a sbalzo e smalto i disegni di mio padre c’era una motivazione giustissima, ma ancora parziale come quella espressa da Goethe nel suo Faust: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”, con quest’opera, che andrà a servizio della santa Liturgia, capisco che quella misura, pur giustissima e condivisibile, chiede di essere superata. Si esige un “possesso virginale”.

Come dicono i miei amici: “Non una misura più grande, ma senza misura”. Quasi naturalmente, anzi, soprannaturalmente deve divenire preghiera, domanda, intercessione, unirsi umilmente all’opera della salvezza. Cosicché, chiunque guardando l’ambone, sia spostato con lo sguardo non alla curiosità circa l’autore umano, (che in questo senso si deve come annullare), ma alla contemplazione dell’Autore e Creatore della vita.

La domanda allora cambia da “Ne sarò capace?” a “Ne sarò degno?”
Capite bene che cambia tutto.

Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo con due pannelli montati
Comunque… Ecco come sta venendo. 2-6-19

La terza formella: Crocefissione

Passo 20: Domenica sera, 16 giugno: sto passando una brutta bronchite.
Il tempo invece non mi passa più. A letto mi annoio, sto anche un po’ meglio con antibiotici e aerosol. Decido di vedere se posso approfittarne per proseguire l’opera iniziata dando avvio alla terza formella, quella della crocefissione. Dal computer stampo l’immagine originale da riportare sulla lastra, ma al momento di verificare col foglio se va bene sulla lastra di masonite, mi sembra troppo grande. Ohibò, riadatto le misure secondo le misure riprese e ora mi sembra troppo piccola. Roba di un millimetro. Ritento con un’altra modifica, ma poi capisco che era meglio ancora la prima. Il piccolo difetto dipende dal fatto che il lato superiore della masonite non è perfettamente rettilineo, ma la colla di riempimento sistemerà tutto.

Passo 21: in un paio di giorni la lastra viene ripulita (che fatica questo step!) e lucidata con la paglietta sottile, sbalzata e cesellata. Non è che ci lavoro continuamente, in mezzo si infilano un sacco di incombenze. Prima di cena di lunedì 17 è terminato lo sbalzo. Allora mando in visione il risultato a don Stefano: ecco la lastra finita a sbalzo.
Risposta: ” Grandissimo Giancarlo! …Un salutone e una benedizione di cuore!”

La lastra finita, ancora da piegare e montare sulla masonite
Il crocefisso montato e lucidato, pronto per la smaltatura

Passo 22: Dopo cena la lastra è montata e pronta per la smaltatura. Alla fine le misure risultano perfette.

Passo 23: Martedì 18, tra una cosa e l’altra inizio la smaltatura. Però prima tratto le aureole sfrisandole radialmente e poi decido, lì per lì, di creare delle diverse campiture nella parte della croce dove ci sono Maria e san Giovanni, per non fare il fondo tutto dello stesso blu cielo, ma inserendo del turchese scuro e del verde smeraldo in basso. La raggiera intorno sarò oro e argento alternati con metallo in vista sulle linee di separazione. Incido anche la ferita del costato che riempirò di rosso.

La crocefissione smaltata, prima della vernice protettiva. Vanno sistemate e ripassate alcune campiture in oro del bordo, che mi appaiono un po’ strane a essicazione completa.

Un altro paio di considerazioni

Nuova considerazione a questo punto: capisco che non attaccare il cuore all’opera delle proprie mani è un esercizio ascetico non indifferente.
Altra considerazione che è un dubbio: ma si può parlare di arte riferendosi a questo oggetto? Non lo so, lascio a voi e ai posteri la sentenza. Forse è solo mediocre artigianato amatoriale. Riproduzione personalizzata di modelli ereditati. Non ho pretese di fare della grande arte, le mie motivazioni sono chiare, i mezzi umili, le fonti dichiarate così come i modelli dell’archivio di Ettore Paganini. Da un certo punto di vista: chissenefrega, è un “non problema”. Se si otterrà che qualcuno guardando l’ambone sia attratto dalla vita di Gesù presente che ci porta la salvezza, sarò felice, se no, pace.

Terminata la terza formella

Passo 24: Ritocco alcune zone oro, poi devo lasciar asciugare tutto, se no rischio che le vernici si lascino andare. A me piacerebbe finire tutto subito, ma a volte l’impazienza gioca brutti scherzi. Devo aspettare il 20/6 mattina per passare la vernice protettiva, ed ecco il risultato finale. Questa vernice MAKOTA ottiene una serie di effetti: attenua delle caratteristiche (la luminosità abbagliante e i difetti da sfrisature del metallo vivo sottostante o la trasparenza delle aureole, per esempio) e ne accentua altri (contrasti dei colori degli smalti, per esempio). Dà comunque una sensazione che l’oggetto sia avvolto in uno strato molto protettivo unificante.

La crocefissione finita e verniciata 20-6-19

Sul retro della formella scrivo la dedica al caro Marco Deriu che ci ha lasciato improvvisamente in modo così carico di mistero.

Mirasole - progetto ambone, la lastra di fondo con tre pannelli montati
Lo stato dell’Ambone al 21-6-19

Per i motivi tecnici citati poco prima, sto riconsiderando se lasciare il pannello principale con la croce e gli evangelisti, non trattato con la vernice: è un rischio, (Follia!) perché non so nel tempo se questo alluminio nudo ossiderà in qualche modo o si annerirà o si rovinerà e come reagiranno le parti smaltate. (O cosa combinerà la tipica vecchietta preposta alla pulizia, quali prodotti aggressivi spalmerà sull’oggetto, grattando con spugne abrasive impregnate di ammoniaca o altre diavolerie?) Però penso che sarebbe bello anche il contrasto tra la croce abbagliante di fondo e le 4 formelle più “sommesse”.

Quarta formella: la Resurrezione

Passo 25: Ho ancora un po’ di tempo il 19 sera, per dedicarmi all’ultimo pannello, quello della Resurrezione. Riaprendo il file per mandare in stampa il disegno, però decido che, così com’era nel progetto, non va bene. Troppo grande il soggetto, la mandorla viene tagliata senza un perché e alcuni particolari devono essere meglio definiti, come ad esempio la barba e i baffi di Cristo che nelle altre raffigurazioni erano presenti entrambi, mentre qui sembrerebbe esserci solo barba a corona.

Bozza colori

Poi mi serve fare una bozza con un progetto dei colori, perché la presenza della mandorla e dei raggi luminosi va studiata bene e per tempo. Cosa c’è di meglio per passare il tempo dell’areosol anti-bronchite? Trovarsi alla fine del lavoro con troppe cose non decise bene prima, potrebbe rivelarsi deleterio e mettermi seriamente nei pasticci.
Alla fine ne esce questa bozza, che decido poi di usare per l’incisione della lastra, che inizio dopo cena. Sarà, penso, un lavoro lungo.

La bozza della Resurrezione. Il turchese della mandorla esterna potrebbe proseguire in trasparenza anche sulle pietre incise del sepolcro, di cui potrei anche ridurre l’altezza a tre file, accorciando anche l’asta della bandiera.
La fascia della mandorla più interna chiara potrebbe essere metallica e con gli sfrisi radiali, in modo da apparire come un lampo di luce cangiante.

Passo 26: E’ il 26-6-19 e il passo è il n° 26. Cabala, probabilmente. Comunque è un passo importante quello di stasera: finisco il riquadro della Resurrezione a sbalzo. Poi ci sarà di sfrisare aureole e quant’altro andrà sfrisato e smaltare e proteggere con la vernice spray protettiva quest’ultimo pannello. Non è stato semplice, le figurette degli angeli, molto piccole mi hanno fatto un po’ impazzire nella rifinitura dei dettagli.

La Resurrezione sbalzata, da finire con smalti e rifiniture

Vacanzina in Liguria

Nel frattempo, oltre alla bronchite in via di smaltimento, ho fatto tre giorni di vacanza con famiglie di amici in quel di Bocca di Magra (Monastero di Santa Croce
( http://www.monasterosantacroce.it/ ) e dintorni. Ci voleva proprio per ritemprarsi: il posto è stupendo e accogliente, così come la compagnia, i bagni di mare, la gita in barca, l’ottimo ristorante frequentato e lo stupendo borgo di Montemarcello https://borghipiubelliditalia.it/borgo/montemarcello/ ). Poi, ritornato a casa ho messo mano al rifacimento del mobile di cucina che ospita il forno che si è suicidato in contemporanea con la lavatrice… Giusto per far capire che gli inghippi non finiscono mai e, a volte, i tempi diventano lunghi, … non solo a causa della pigrizia.

La ricerca di alcuni materiali

Passo 27: In realtà questo passo, benché successivo come importanza, andrebbe situato nella mattinata di oggi (26-06-19). Ho telefonato e sono poi andato nel “paradiso dei metalli” ad acquistare i profilati di ottone per fare la cornice dell’ambone e i supporti che lo sorreggeranno (vedi Passo 10): http://www.miorinimetalli.it/ Da Miorini, in via Ortles a Milano, c’è da stare una giornata intera a curiosare e comprare materiali e chiedere consigli… Hanno veramente di tutto, profilati di ogni genere e tipo, tubi, lastre, di ottone, zinco, alluminio, rame, ferro, ecc. Ho trovato ciò che cercavo e ve lo mostro.

Ho trovato anche una bella lastra di ottone da 1 decimo, per provare a fare sbalzi su supporti un po’ più “preziosi”. Ora si tratta di lucidare a specchio i profilati, piegarli e tagliarli in misura, forarli per predisporli ad essere avvitati sul grande pannello.

ottone
Le due barre di sostegno di ottone ancora grezzo, il profilato della cornice che ho già un po’ lucidato e la lastra di ottone per provare nuove sfide artistiche

Terminata la quarta formella

Passo 28: Una pietra miliare: termino il 30-06-19, con la stesura della vernice protettiva, anche la formella della Resurrezione. Mi soddisfa, anche se non del tutto. Dell’ipotesi fatta sulla bozza cartacea ho tenuto quasi tutto tranne il turchese della mandorla esterna che si estende sul sepolcro. Inoltre non mi convince del tutto il bruno-bourdeaux dell’interno del sepolcro e alcuni piccolissimi dettagli e sbavature e un piccolo intervento a grafite che ha sporcato un po’ la lucentezza di alcuni particolari. Ma, non essendo un disegno al computer, occorre accettare anche le imperfezioni che si evidenziano: tentare di sistemare fino alla perfezione rischia a volte di rovinare tutto.
Il meglio è nemico del bene, come dicono alcuni.

La formella della Resurrezione terminata, con la stesura di vernice protettiva.

Invio per whatsapp a don Stefano, per aggiornarlo sullo stato dell’opera. Risposta: ” Che meraviglia! Grande Giancarlo” e poi dopo una comunicazione sui tempi tecnici, (soprattutto per qto riguarda le staffe di sostegno che dovrò farmi assemblare dopo il sopralluogo e la prova con dima da mio fratello Francesco alla Sacred Art School di Firenze – https://sacredartschoolfirenze.com/chi-siamo/docenti/francesco-paganini/ ). “Ok, rimango in fervente attesa!”

Mirasole - L'ambone di Mirasole con le formelle sbalzate e smaltate, montate in posizione, nello stato in cui si trova al 1 Luglio 2019.
Lo stato dell’ambone al 1 Luglio 2019.

I profilati di ottone per la cornice

Passo 29: Il primo di Luglio, al pomeriggio inizio anche a tagliare e montare i profilati della cornice di ottone, operazione non semplicissima, che concludo felicemente il 2/7. Il profilato va tagliato in misura con le estremità a 45°: meno male che ho una guida per seghetto, fatta apposta per questi tagli. Poi va bucato e vanno svasati i fori, in modo da permettere alle vitine di scomparire all’interno del suo spessore. Infine va lucidato accuratamente e montato con le viti sul legno (che nel frattempo si è leggermente “imbarcato”, cioè deformato sul piano, a causa delle tensioni generate dalla colla di montaggio). Ma, fortunatamente “vincono” i profilati di metallo e il tutto si raddrizza.

Mirasole - particolare del profilo di ottone montato sul pannello
Vista della cornice di ottone avvitata sul pannello di legno

Una nuova doratura al fondo

Passo 30: Però, eseguendo il lavoro noto che la prima doratura a spruzzo sotto le formelle si è molto deteriorata. Una vera schifezza. Si è annerita, e, probabilmente con la continua manipolazione dovuta al lavoro della cornice, benché usassi i guanti per non lasciare impronte e ditate, si è molto rovinata soprattutto in alcune zone.

Pensando a come trovare una soluzione per sistemare la questione mi viene un’idea che non rivelerò neanche sotto tortura: userò la plastica adesiva dorata (non ditelo a nessuno, è un segreto!), che ha il vantaggio di non rovinarsi per niente, essere lucente come l’ottone o l’oro… molto meglio della verniciatura precedente, insomma. Il 2 dopo pranzo, il pannello centrale è praticamente terminato. Eccolo, con cornice di ottone e nuova “doratura” nell’alloggiamento dei riquadri.

Mirasole -  ambone, la lastra di fondo dorata definitivamente
Il pannello con la nuova doratura e la cornice di ottone. Ho ripreso un po’ la figuretta centrale di Cristo, dipingendo d’argento la tunica. Ho svasato un po’ di più i buchi per le viti passanti delle 4 scene in modo da consentire un po’ di gioco per un corretto allineamento. Probabilmente ritoccherò anche i vangeli degli evangelisti col nuovo bianco per vetri acquistato stamattina al Brico. 2/7/19

Il pannello dell’ambone è terminato

Passo 31: Abbiamo fatto 30, facciamo 31. L’ambone è sostanzialmente FINITO!, con gli ultimi interventi preannunciati. mancherebbe solo una verniciatura nera sul retro e poi il sopralluogo per la staffa di ancoraggio.

Vi terrò aggiornati sull’evoluzione finale del montaggio in opera. Buone Vacanze!

Mirasole - L'ambone terminato il 2-7-19
L’ambone terminato il 2/7/19 ore 18,30

La reazione di don Stefano e altre considerazioni

Whatsapp da Don Stefano: “Giancarlo non ho parole! Maestria e rapidità superlative! Il Signore ha fatto a te e tuo padre davvero grandi doni!!!🤩.
Risposta: “Sono il primo a restare stupito… sono doni, veramente, quindi vanno restituiti, possibilmente con gli interessi dei talenti”.


Che dire? Posso solo ringraziare il Padreterno per ciò che ho potuto fare. Non so ancora se ne sono degno, magari non è neanche questo il problema. Forse bisogna solo accettare lietamente il fatto così come avviene: un dono ricevuto che chiede di essere ridonato. E un ringraziamento anche a don Stefano che ha creduto anche lui in questa “scommessa un po’ folle”.

Adesso, come quando nascono i figli, (l’hai fatto tu, ma non è tuo) inizia il tempo fruttuoso del distacco.

Preparo il sopralluogo a Mirasole

Passo 32: il 6/7 termino la manchette – dima di plastica (Plastonda Tuttofare della Polimark) per poter fare il sopralluogo all’abbazia di Mirasole con un modello in scala 1:1 e vedere in anticipo eventuali problemi. Spero soprattutto che a don Stefano vada bene la misura della larghezza del drappo colorato: mi aveva parlato di misure oltre i 50/52 cm, ma qui, con queste sporgenze della zanca che mi sembrano già eccessive, siamo intorno ai 48 cm. Penso che, al limite, anche se il drappo non sarà teso ma “drappeggiato” non sarà un gran danno.

Allargare ulteriormente la zanca creerebbe alcuni problemi: 1- la misura standard del profilato era 1 metro, per misure maggiori devo andare a farmi ri-tagliare due profilati nuovi, con uno scarto inusabile, ma comunque da pagare. 2- la zanca risulterebbe troppo elastica (già ho dei dubbi per così com’è ora) e non vorrei ballonzolasse sotto il peso del pannello di 3,120 kg. Sicuramente dovrà essere fissata all’attuale pannello ligneo con più viti, sfasate in altezza, di quelle che avevo previsto inizialmente (almeno 4, con altrettanti fori anche sulla parte frontale, dove sarà avvitato il nuovo pannello dell’ambone), che consentano l’accesso dell’avvitatore).

Il progetto delle zanche di sostegno

Mio fratello Francesco dice che è meglio piegare i profilati con la curvetta laterale (1,2 cm di raggio, diametro interno 2,4 cm), mantenendo quindi un unico pezzo saldato solo al centro, piuttosto che tagliarli in 5 pezzetti e poi saldarli.

Fronte e retro della manchette, con la zanca superiore montata.
Particolare della curvatura della zanca

Questo lavoro lo potrà fare in laboratorio a Firenze quest’estate… mi sa che ne approfitterò per fare una bella gita, non appena il sopralluogo mi darà tutte le certezze che cerco. Decido anche di predisporre sulle due zanche i fori per 4 supporti atti a montare un vetro di protezione antiriflesso museale che preservi da danni irreparabili l’opera.

Ho mandato una mail ad un amico che lavora alla Saint Gobain per avere informazioni su quei tipi di vetri (Vision-Lite). Attendo una risposta. Nel caso costasse troppo o fosse troppo pesante proverò coi vetri sintetici antiriflesso che sono lavorabilissimi e leggeri.

14-07-19: Contrordine Compagni! Francesco mi dice in whatsapp che è meglio fare gli spigoli a 90° sulla zanca di ottone, (fresati a 90° internamente, saldati a Castolin). Il profilato della zanca, peraltro, è troppo sottile (2 mm) e rischia di essere troppo elastica e “ballerina” per il peso che dovrà sostenere. Quindi dopo il sopralluogo del 20/7 forse dovrò acquistare dei nuovi profilati di ottone più spessi. (Lui dice di no, ma cerco di capirla).

Finalmente a Firenze!

Passo 33: Finalmente è arrivato il fatidico momento di scendere a Firenze, per la lavorazione dei due sostegni in ottone del nuovo ambone, nel laboratorio di Francesco. Il 22 agosto ore 7,35 con Italo in 2 orette arrivo a Firenze. (Fortunatamente, dopo le sue ferie a Milano, si era già portato in laboratorio tutto il materiale e qualche giorno prima aveva iniziato con fresa e saldature a formare la parte frontale delle due zanche.

Un’idea geniale

Ah, già! …Perché non ho scritto che nel frattempo Francesco ha avuto una grandissima idea e, ragionandoci insieme, abbiamo deciso che la soluzione migliore sarebbe stata quella di dividere in due pezzi ogni sostegno: uno solidale col pannello e uno solidale con la cassa di legno del leggìo, – in modo da poter accedere con sbattimento zero ai bulloni di fissaggio – tenuti insieme con 4 viti laterali).

La fresa, il solco, la lastra piegata e saldata a 90° da Francesco

Alle 10,30, dopo i convenevoli con lui e i suoi 4 tra collaboratori e allievi della scuola, partiamo a fare il resto del lavoro. Il caldo umido, l’attenzione spasmodica all’attività artigianale e lo sforzo anche fisico richiesto dalle diverse lavorazioni, mi fanno giungere alle ore 17 stremato, con un dolore al piede sinistro molto forte (sospetto una spina calcaneare, ma poi si rivela una fascite plantare). Il mio programmino alternativo di visita a qualche bellezza artistica cittadina sfuma miseramente.

Pensavo che ci avremmo messo molto di meno, ma la perfezione al centesimo di millimetro è una fissa di Francesco: come dargli torto?

Francesco-alla-fresa alla Sacred Art School di Firenze
Francesco (dx) con un suo allievo, alla fresa nel laboratorio della Sacred Art School

Saldiamo i 4 angolarini sulle 2 zanche solidali al leggìo, tagliamo e limiamo la loro parte di abbondanza, pratichiamo i fori su tutte le zanche e i più vengono filettati con una punta maschio che consenta l’inserimento delle 8 vitine laterali e le 4 che sorreggeranno il vetro antiriflesso. Tagliamo i tubetti distanziatori di ottone e li rettifichiamo al tornio.
Chiusa la scuola ci rechiamo a cena a casa sua. Io sono stremato, ma assai soddisfatto del lavoro, che qui vi mostro.

I supporti di ottone: quelli sotto, più gialli, sono la parte solidale al Leggìo con gli angolari saldati a stagno, ma non ancora forati e filettati
I supporti di ottone: quelli sotto, più gialli, sono la parte solidale al Leggìo con gli angolari saldati a stagno, ma non ancora forati e filettati
La filettatura dei fori per le viti reggi vetro
La filettatura dei fori per le viti reggi vetro
Il lavoro in ottone finito...
Il lavoro in ottone finito… (si fa per dire, perché poi a casa dovrò satinare le parti visibili, pulire tutto e verniciare a Makota di protezione).

Senza l’idea geniale di Francesco, di fare in due parti assemblabili questi supporti, probabilmente mi sarei ritrovato in seri pasticci in fase di montaggio e installazione dell’opera. Così mi sembra tutto molto più semplice e le parti sono tutte accessibili.

Finitura dei supporti

Passo 34: 23-24-25 agosto. A casa devo pulire le 4 parti dei supporti, con il piccolo “Dremel-denoantri” autocostruito e carta smeriglio. Però, nonostante avessi preso le dime, e portate con me a Firenze, con la posizione dei fori corrispondenti alle viti sul retro del pannello, ovviamente devo andar di lima per allargarne alcuni, per fare in modo che fori e viti corrispondano e sia tutto perfettamente allineato. Dopodiché potrò sgrassare, pulire e verniciare.

Finita questa fase, con i supporti montati sul retro del pannello devo prendere bene le misure del vetro sintetico (che va tagliato, stondato negli angoli e molato) e dei fori in cui far passare le viti coi distanziatori.

Il vetro antiriflesso e il retro del pannello

Superata anche questa fase e montato per prova il vetro, fortunatamente risulta tutto ok.
Ma, c’è un ma: in fase di sopralluogo a Mirasole avevo visto che l’inserimento e l’estrazione dei drappi liturgici poteve avere dei problemi con le viti sporgenti sul retro del pannello, (si impigliava qua e là nel modellino), per cui devo tagliare, limare a filo e coprire con nastro adesivo ogni elemento sporgente, in modo da lasciar corsa libera al drappo. Esteticamente fa schifo, ma funzionerà, …credo.

Ora manca solo di tornare a Mirasole, riprendere le misure esatte del fermo passante con lucchetto sotto la balaustra di marmo e segnarmi sul legno le varie posizioni dei suoi elementi, portare a casa il leggìo, provare a montare il fermo, smontarlo, verniciare il leggìo che è di legno grezzo e nobilitarlo coi profili di ottone (da tagliare in misura e avvitare) sui bordi della tavola superiore. Se sarà tutto a posto potrò finalmente consegnarlo e metterlo in opera.

Comunque, il 25 sera, a parte il vetro che ho smontato per non rovinarlo, la situazione è questa:

Il retro, con gli orrendi scotch… e le bellissime zanche di ottone
Mirasole - L'ambone terminato con i sostegni montati
Ecco il pannello coi supporti montati, ma senza il vetro di protezione

Passo 35: 26-8. Poiché il retro del pannello fa veramente schifo, decido di risistemarlo togliendo lo scotch da pacco precedentemente apposto (la visione del suo degrado e scollamento futuro mi angosciava un po’) incollando col vinavil pezzetti di cartoncino nero sui bulloni sporgenti e graffettandoli con punti metallici per sicurezza e coprendo con plastica adesiva i bulloni all’interno selle staffe di ottone. Il tutto sempre per evitare che i drappi colorati liturgici si impiglino e si rovinino. Risistemo anche i cartellini identificativi. Ed ecco qui il risultato del nuovo retro pannello.

Ambone Mirasole - retro pannello
Retro ambone Mirasole – riformato

Ritorno a Mirasole: l’ultimo sopralluogo e il mobile

Passo 36: 27-8-19 Questa mattina dopo aver preso accordi con don Stefano, finalmente mi reco a Mirasole per l’ultimo sopralluogo e per portar via la “cassa” di legno grezzo del vecchio ambone, da verniciare, forare e montare con le zanche e per aggiungere la sicurezza-fermo in ottone, passante sotto la balaustra.

Operazione, quest’ultima, meno semplice di quanti avrei pensato, anche perché, come mi complico io la vita, non se la complica nessuno: infatti, dopo aver fatte tutte le prove e le misure con le viti autofilettanti mi viene la pensata che forse è più sicuro mettere dei bulloni passanti. Problemi a non finire e spero che non ne saltino fuori altri in fase di montaggio sulla balaustra. Temo infatti che i dadi dei bulloni diano dei problemi di spazio nel momento dell’appoggio e dell’aggancio.

Dovrò pensare a qualcosa di alternativo da sistemare sul posto nel caso accadesse questa evenienza. Alla fine il cassone è quasi finito, mancano solo le profilature in ottone della tavola superiore. Poi potrò finalmente consegnare il tutto.

Finissaggio del mobile

Passo 37: 29-8-19. Mattina. Con la fabbricazione e il montaggio dei profili di ottone sui bordi del ripiano del mobile del leggìo, (che faticata!!!, soprattutto il taglio e le limature mi hanno dato non pochi problemi. I tagli andavano storti e dovevo rettificarli a lima), alcuni ritocchi di vernice e il taglio delle viti che reggono il sistema di sicurezza col lucchetto, considero terminato anche quest’ultimo step (che andava oltre la realizzazione del pannello a sbalzo e smalto) di finitura dell’opera. Un paio di giorni di lavoro anche per questa fase e, a parte una piccola imperfezione sul raccordo di due listelli, sono finalmente molto contento e soddisfatto.

Don Stefano via Whatsapp: “Bravissimo Giancarlo! È perfetto, dalle foto sembra appena uscito dal mobiliere … e pronto per accogliere l’opera d’arte a Gloria di Dio!…”
Bene, ora mi resta solo di andare a metterlo in opera a Opera 🙂 (Mirasole)
Sul retro del pannello scrivo: Consegnato il 29-8-19 San Giovanni (martirio).

Preghiera e ringraziamenti

Ultima considerazione che diventa preghiera: “Che Dio accolga questa umile opera frutto della mia storia, del mio lavoro e dei talenti che mi ha donato e che Gli rioffro (spero un po’ “fruttificati”), perché la possa usare per raggiungere molti con la Sua Grazia e, soprattutto, misericordioso, accolga me, così indegno, in paradiso”.

Il mobile terminato con profili di ottone e sistema di sicurezza

La consegna dell’opera

Passo 38: 29-8-19 ore 16: si va a Mirasole a montare l’opera nella stupenda Abbazia: l’appuntamento è fissato dalla tarda mattinata.
Devo preparare tutto ciò che mi può servire per gli interventi dell’ultima ora, dal cacciavite, al seghetto, alle viti, al trapano e tutti gli elementi imballati perché non si rovinino durante il trasporto in auto. Don Stefano, benché io sia arrivato un po’ in anticipo è già lì ad aspettarmi (si capisce che non sta nella pelle neanche lui…). Mi dà una preziosissima mano a trasportare tutto e a montare gli elementi in loco.

Subito un attimo di suspense per via delle viti e dei bulloni del sistema di sicurezza, ma sforzando un po’ il mobile si adatta al marmo della balaustra. Altro momento di paura: il lucchetto non entra nel buco predisposto, ma punta sul secondo buco che però è troppo stretto. Trapano e punta adatti risolvono a tempo zero… ma si comincia a sudare.

Apriamo poi la confezione di millebolle e polistirolo del pannello sbalzato e qui gli “OH!” si sprecano. Don Stefano, emozionato, regge il pannello coi guanti in lattice e io lo avvito sui supporti; una vite si ribella per un po’, ma poi cede e si avvita docile. Il sudore aumenta!
(Provato a casa era tutto perfetto. Ma il legno è una sostanza viva che si deforma a seconda della temperatura e dell’umidità. Probabilmente la verniciatura del mobile leggìo ha fatto dilatare di qualche decimo le distanze tra i fori).

L’effetto finale

Già però si intuisce l’effetto generale. Nonostante la straordinaria luminosità l’ambone sembra piccolissimo all’interno dell’Abbazia! Però che meraviglia quando don Stefano introduce il drappo rosso liturgico: l’ambone viene valorizzato al 300% e risalta luminoso sul fondo del panno con lo sfondo dell’abside.


L’ultima sorpresa avviene nel momento in cui montiamo il vetro sintetico antiriflesso togliendogli la doppia pellicola adesiva di protezione. Sull’etichetta c’era scritto “Trasparente”: col cavolo!; è satinato… sì, …è trasparente se viene appoggiato direttamente all’opera, ma appena i distanziatori fanno il loro lavoro si nota come una sfocatura fastidiosa, soprattutto guardando da vicino. Da lontano non si nota nulla.

(Ipotizziamo due soluzioni: A- acquistare in futuro un vetro Saint Gobain per musei, con l’incognita del costo della materia prima e della manodopera della lavorazione. B- portargli 4 nuovi tubetti distanziatori più corti dei precedenti, in modo da avvicinare il vetro all’opera). Per il resto il vetro sintetico fa un ottimo lavoro, pesa poco ed è veramente antiriflesso. Siamo gongolanti e soddisfatti entrambi e, sistemati gli attrezzi passiamo alle foto ricordo che qui condivido con voi.

Il futuro prossimo

Il prossimo passo sarà l’inaugurazione ufficiale e, speriamo, il concerto del Coro Milano con l’esposizione dei pannelli della mostra di mio padre.

Mirasole - don Stefano Croci con l'Ambone
Don Stefano col nuovo ambone
Mirasole - Giancarlo Paganini con l'Ambone
Io sul pulpito…
Mirasole - don Stefano Croci con l'Ambone
Don Stefano col nuovo ambone
Mirasole - Giancarlo Paganini con l'Ambone
Io sul pulpito…
Mirasole - don Stefano Croci con l'Ambone
Don Stefano col nuovo ambone
Mirasole - Giancarlo Paganini con l'Ambone
Io con il mio ambone terminato
Mirasole - l'Ambone all'INTERNO DELL'ABBAZIA
L’ambone in Opera a Mirasole
Mirasole - Giancarlo Paganini con l'Ambone
Io con il mio ambone terminato
Mirasole - INTERNO DELL'aBBAZIA
L’ambone (che luminosità!!!) e l’abisde col presbiterio
Io col mio ambone. In attesa dell’inaugurazione ufficiale!

Passo 39 – Venerdì 13-9-19 mi sono accordato col mio ex collega Ugo per andare a visitare Mirasole e vedere l’ambone, e, approfittando della visita alle ore 11 posso portare i nuovi distanziatori per il vetro, che ho realizzato molto più corti in modo da avvicinare e quasi far toccare il vetro alle formelle, così da eliminare il difetto di sdoppiamento e sfuocatura causato dal vetro artificiale.

I nuovi distanziatori più corti dei precedenti. (I quadratini trasparenti sono di vetro sintetico, qui ancora con la pellicolina protettiva, ottenuti da ritagli di quello installato, e mi sono serviti per misurare correttamente il taglio delle viti).

E’ stato un bell’incontro e una bella occasione di dialogo tra noi tre amici. Con Ugo abbiamo poi visitato il chiostro e il museo dell’abbazia, prima di far rientro. Attendiamo tutti l’inaugurazione ufficiale.

Il nuovo ambone coi nuovi distanziatori e il drappo liturgico bianco.
Il nuovo ambone coi nuovi distanziatori
Con Ugo 13-9-19
Con don Stefano 13-9-19

I passi finali e definitivi

26-9-19 – Don Stefano, con il direttore del Coro Milano m° Giancarlo Baia, ha deciso la data dell’inaugurazione dell’ambone.
Sarà “consacrato” ufficialmente Domenica 20 ottobre 2019. (Festa della dedicazione del Duomo… che coincidenze!).
Questo il programma della giornata:

  • ore 10,30: s. Messa solenne celebrata da don Stefano, sostenuta nel canto dal nostro “Coro Milano”.
  • Probabile breve prosecuzione canora con canti inerenti ai temi dell’ambone, (durata circa 10/15 min, penso)
  • Mia breve esposizione sul tema dell’ambone realizzato. (5/10 min)
  • Possibile visita alla mostra sull’opera artistica di mio padre Ettore, (pannelli esposti nel chiostro attiguo e catalogo in vendita) e possibilità di rinfresco/aperitivo per chi desiderasse, nei locali gestiti dall’associazione Arca, nel cortile.

In questo frattempo ho contattato la VETRERIA STUCCHI S.r.l. -Viale delle Industrie, 43/45 – 20881 BERNAREGGIO (BG), -su indicazione del mio contatto della Saint Gobain. Non hanno disponibile una fornitura di Vision Lite, ma possono donarci un altro tipo di vetro temperato extratrasparente (che viene usato anche per vetrine e musei) che potremo provare sperando che non rimandi riflessi molesti all’osservatore. Cerco di avere un appuntamento con loro per portargli l’attuale vetro sintetico come dima per poter tagliare, molare e forare quello nuovo.

Ci vado effettivamente il 3-10. Ma io che pensavo di andare e fare tutto nel giro di un’oretta, mi vedo opporre dalla signorina in reception, dopo il recupero del giro di mail, un malinconico: “Non è possibile oggi, siamo indietro con la produzione, ci lasci tutto e la contatteremo quando sarà pronto”. Giocoforza, lascio lì tutto e me ne torno mestamente a casa.

Passo 40: Ultimo prima dell’inaugurazione del 20 ottobre. Sabato mattina 12-10, avvisato giovedì via mail che era ritirabile, mi sono recato a Bernareggio a ritirare il nuovo e definitivo vetro temperato di protezione. Panico iniziale perché non era ancora pronto, ma in una mezz’ora mi viene consegnato. Bellissimo. Molato, stondato e forato. Offerto gratuitamente dalla Vetreria Stucchi. Un grazie sentito anche a loro, che in qualche modo hanno creduto in questo progetto.

Attimi di panico anche in fase di montaggio a Mirasole, perché un foro del vetro (quello in basso a sinistra) era un po’ spostato rispetto a quello della dima originale. Fortunatamente, con l’aiuto di don Stefano, giocando un po’ sulle misure dei fori abbastanza generose lo fissiamo ai supporti. Bello, fa davvero un figurone, e anche non essendo antiriflesso non si notano disturbi di luce particolari. Ad ogni buon conto lascio a don Stefano anche il vetro sintetico antiriflesso e un kit di viti e distanziatori (non si sa mai…).

A questo punto attendiamo solo l’inaugurazione del 20, che cercheremo di documentare in queste pagine.

INAUGURAZIONE 20-10-2019

Qui il video

Domenica 20-10-2019, Abbazia di Mirasole

Il mio discorsetto:

MIRASOLE 20-10-19   Inaugurazione nuovo ambone

“Buongiorno a tutti voi che avete voluto partecipare alla santa messa e alla gioia di questa inaugurazione di questo ambone. Grazie. Perché la gratitudine e lo stupore per questa presenza di popolo sono per me oggi la nota dominante. Sono onorato sia di essere presente qui a Mirasole, che del fatto che questa opera sia sempre meno mia e sempre più di questo popolo, di voi, cui appartengo.

Sono debitore a tantissime persone attraverso cui la voce del Padreterno si è fatta sentire sensibimente e i Suoi segnali sono apparsi sempre più chiari. In primis sono debitore per questo dono che mi è stato fatto di poter realizzare questo ambone, al Coro Milano: come giustamente ci ha detto Luigi Filippo alle ultime prove, quest’opera non si sarebbe neppure potuta immaginare senza tutta la storia del nostro coro e la fedeltà ai suoi impegni.

Cosa c’entravo infatti io con Mirasole? Nulla; fino a quando abbiamo cominciato a essere chiamati qui da don Stefano* ad animare ogni tanto la messa delle 10,30. Qui dentro, osservando il manufatto di legno grezzo presente fino a poco tempo fa, mi è gradualmente nata questa idea di immaginare qualcosa di alternativo e significativo. A questa ispirazione ho solo dato corda (forse in modo un po’ incosciente, essendo un’opera prima di questo genere per me). Il problema è stato che qui ho trovato don Stefano che a sua volta ha dato corda a questo progetto.

Potremmo intitolare questa breve presentazione con un titolo cosiffatto:
“Nani sulle spalle di giganti” dove io, ovviamente, interpreto il nano e mio padre e tutti quelli che l’hanno preceduto sulla strada dell’arte sacra, interpretano i giganti.

L’opera di cui stiamo parlando e che inauguriamo ufficialmente oggi, se non avesse avuto questi autori antecedenti, questi predecessori così cristianamente artisti e così artisticamente cristiani, non avrebbe potuto vedere la luce e prendere vita. Infatti, per me, una simile ardua e un po’ folle scommessa poteva essere vinta solo a 2 condizioni:

1)- farsi ispirare e basarsi quindi su ciò che mio padre mi ha tramandato (nella fattispecie i suoi disegni di archivio che ho ritrovato e catalogato, insieme al suo gusto artistico, la sua esperienza e le opere da lui compiute in quarant’anni di lavoro).
Cercare di esserne interprete oggi cercando di eseguire la sua musica, eseguendo i suoi spartiti. Così come un’orchestra che esegue e interpreta una Sinfonia di Beethoven o un coro che canta l’Ave Maria di Da Victoria o il Regina Coeli di Aichinger.

2)- Trovare un altro, un po’ folle a sua volta, qui a Mirasole, che desse credito a questa possibilità di realizzazione. Fortunatamente ho trovato qui don Stefano Croci che ha visto oltre l’apparenza immediata della mia scalcagnata proposta e ha scommesso anche lui sull’impresa”. 

“La realizzazione di questo ambone, nelle mie intenzioni ha i seguenti intendimenti:

1) dar gloria a Dio, nella rappresentazione figurativa – (e oggi ci vuole del coraggio o dell’incoscienza a riproporla perché l’arte contemporanea segue altre vie e il gusto figurativo e decorativo non è apprezzato, anzi criticato come linguaggio oramai inefficace) – dei 4 misteri (che abbiamo cantato durante la Messa) fondamentali della vita di Gesù Cristo (annunciazione/incarnazione, passione/dono eucaristico, morte in croce e resurrezione), proposti allo sguardo e alla meditazione dei fedeli o anche solo di chi passa “turisticamente” da Mirasole.

2) cogliere una occasione per rinnovare indirettamente la memoria di mio padre Ettore, scomparso nel 1986, pittore e artista del sacro, smaltatore e artigiano sopraffino, padre e uomo cristiano, testimone nel suo lavoro della insperabile salvezza portataci da Cristo, generatrice di luce, (luce che lui traduceva negli smalti, di cui era maestro) bellezza e gioia. La mostra allestita qui a fianco nel chiostro ha proprio questo significato di mostrare le radici da cui questo ambone è originato: per chi desidera, dopo posso presentarvela.

Potrei fermarmi qui. Potrei forse aggiungere solo dei dettagli tecnici, ma non mi dilungo qui poiché li trovate comodamente e con dovizia di particolari sul mio sito personale di internet: https://www.giancarlopaganini.it/2019/05/09/ambone-a-sbalzo-e-smalti-per-mirasole/ , nella sezione icone sacre (infatti mi sembrava interessante documentare anche i problemi e il tipo di lavoro –interiore ed esteriore- necessario per realizzare l’opera), nel diario che ho tenuto al riguardo.

Posso solo dare un minimo di rilievo al fatto che, realizzando un’opera di arte sacra, (molto diversa dall’arte tout court) e che oltretutto va a servizio diretto della liturgia, si compie in qualche modo un certo cammino di distacco dall’opera delle proprie mani, (tanto più se debitrice fin dall’origine di un input ereditato).
Infatti, così come la liturgia esprime in gesti umani sensibili, (assumendo perfino la materia come tramite efficace), un mistero divino incommensurabilmente più grande delle capacità dell’uomo, – perché lì è Dio stesso che agisce e rinnova ogni volta nella Passione, Morte e Resurrezione del Figlio il mistero della nostra salvezza, – così in qualche modo anche la povera materia di un oggetto sacro, (e in questo caso è proprio povera; non c’è né oro né argento…)- perché al servizio di questa sacralità, – si trasfigura ed esige un rispetto e un distacco anche da parte di chi ha avuto la ventura di plasmarlo per questo scopo.

Così come sono divenuto cosciente che l’ispirazione per questo ambone è stato un dono e una chiamata, così anche la messa in opera esige di avere in sé almeno un po’ di quella gratuità e stupore. Un po’ come per i figli: li avete messi al mondo voi, ma non sono vostri.

(A braccio: In questo caso mi rendo conto che sono sempre di più espressione di questo popolo – non solo quindi un dono che io faccio a voi, ma è come se foste voi che me lo restituite più pieno: è un dono che voi fate a me, perché è espressione di questo popolo)

Possibilmente, quindi, d’ora in poi ciò che deve emergere è solo la storia di salvezza rappresentata, e la Parola che da qui, da questo ambone, verrà proclamata.

E così sia”.

Giancarlo Paganini

  • Don Stefano ha poi puntualizzato che in realtà qualcuno del coro si era fatto presente e lui ha solo detto sì, e che è ben contento di averci lì!

Le foto delle presentazioni di ambone e mostra

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Intro mostra Ettore Paganini
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