Archivio mensile Luglio 2023

DiGiancarlo Paganini

San Giuseppe. Un dono. In tutti i sensi.

E’ finalmente giunta l’ora di preparare un regalo (San Giuseppe. Un dono) a cui pensavo da tempo, ma che ha sempre trovato sulla strada della sua realizzazione l’opposizione della mia pigrizia atavica e la mancanza di tempo, di ispirazione, ecc. Ora i tempi (e le tecniche) sono maturi ed è evidente che non posso dilazionare oltre questo lavoro a sbalzo e smalti su alluminio. L’amicizia, per esprimersi, a volte ha bisogno di segni, anche semplici, tutto qui. Ora urge. Basta magliette, polo e indumenti tecnici, spazio all’arte!

Un soggetto adeguato

Sfogliando tra le opere di mio padre Ettore, recentemente mi sono imbattuto in una bella composizione di smalti sulla Vita di san Giuseppe (era custodita in casa di mia mamma, ora di mio fratello Marco), in cui troneggia splendida la figura di San Giuseppe col bambino in braccio. Mi piaceva la semplicità delle figure e la ricchezza dell’aureola, che esprimevano affetto e cura, amore del Figlio verso il padre putativo, partecipazione dell’autore alla vocazione paterna e a quella artigiana del santo protettore della Chiesa. Nell’originale che qui vi mostro, (il disegno preparatorio è il n° 0117) il contorno delle vicende evangeliche dell’infanzia di Gesù (Sposalizio con la Vergine Maria, Fuga in Egitto, Giuseppe lavoratore che insegna il mestiere al figlio, gloria di san Giuseppe protettore della Chiesa universale) arricchivano di significato le due figure centrali. Però sono rimasto attratto soprattutto da queste e mi così mi sono tornate alla mente al momento di decidere cosa rappresentare nel regalo di compleanno per Guido.

La composizione “Vita di san Giuseppe” 0117 a formelle di rame smaltato a gran fuoco

Poteva essere altro?

Avevo pensato anche all’ipotesi di una “Madonnina”, ma tutto considerato alla fine la scelta è caduta su questa figura, che mi sembrava più adatta a Guido, padre e nonno, lavoratore indefesso come “carpentiere costruttore di opere” ossia direttore di enti assistenziali e caritatevoli, amico vero da una vita e per la vita. Per adeguare il tutto alle misure desiderate (circa 10 x 21 cm) parto dalla foto dell’opera a smalto e non dal disegno: in Illustrator sistemo la geometria dell’aureola e del vano architettonico stondato di fondo, stampo la bozza e la applico sulla lastra di alluminio. Tutto secondo la norma, il procedimento che ho messo a fuoco nel tempo. E’ il 4-7-23.

La stampa del particolare con san Giuseppe, applicata alla lastra metallica

Da certi errori non imparo mai

Forse preso dalla fretta di iniziare mi dimentico però di fare un’operazione che una volta facevo sempre sulla lastra di alluminio, prima di cominciare lo sbalzo: pulire a fondo strofinando forte con paglietta fine, alcool denaturato, sgrassatore, acqua e Cif, e infine diluente e poi ancora alcool isopropilico, la superficie della lastra tipografica, che, dalla parte non emulsionata è ricoperta da un sottilissimo, quanto tenace, strato di una specie di vernicetta trasparente che fa brillare a specchio la superficie, ma trattiene fastidiosi segni della calandratura della lastra che poi salteranno immancabilmente fuori rovinando l’effetto finale. Invece occorrerebbe partire dalla lastra già ripulita da tutti i segni (resta, è vero, un po’ opaca e non più lucida): se no a sbalzo fatto sarà difficilissimo, se non impossibile ottenere un buon risultato. Come una stupida gazza ladra mi faccio irretire dallo “sbarluccichio” della superficie, non vedo i difetti e inizio lo sbalzo. Con baldanza ingenua, anzi sciocca. La pagherò poco più avanti. Tranquilli, la materia non perdona e la realtà è testarda.

Lo sbalzo

L’8 luglio lo sbalzo è quasi terminato. Non ci ho lavorato con continuità. I lavori di impermeabilizzazione del terrazzo e i muratori da seguire son cose che portan via tempo, specialmente ad un “Umarell” professionista come me. Purtroppo i difetti della lastra sono così evidenti che devo cercare di toglierli a sbalzo quasi finito, col rischio di schiacciare i volumi. Qui vediamo il retro e il fronte della lastra, che, dalla metà in giù, è tutta segnata dal difetto di righe e striature orizzontali.

Il fronte della lastra, difettata nella metà inferiore

Poche idee, ma ben confuse

Imbottisco allora il retro dello sbalzo per rinforzarlo ed evitare che si schiacci durante il tentativo di lucidatura. Intanto, a furia di passar paglietta e detersivi qualcosa del fondo migliora. E’ già qualcosa non dover rifare tutto, non vi pare? A questo punto devo anche decidere come finirò l’opera: patinata tipo argento e anticata come la precedente? Smaltata tutta o solo in parte? E quali parti, nel caso? Resinata, come da consolidato trend degli ultimi mesi o no?

Il retro della lastra imbottito di colla da montaggio e carta a proteggere

Brunitura, è deciso

Passo quindi la stesa di tintura per la brunitura. Effetto: alla luce led, mica male. Alla luce del sole uno schifo: troppo scura e macchiata, con assurdi aloni dorati sulle linee di disegno principali (strana reazione, da studiare un domani) e continuare a strofinare con alcool denaturato non porta a nessun miglioramento. Boh, ci penso su nel tentativo di trovare il modo di migliorare la resa. Intanto taglio le alette per il montaggio sul supporto (e questa volta taglio per il supporto un lastra di masonite spessa 6 millimetri, col vibrarazer). Qui la prima brunitura, molto scura, macchiata ed evidente.

Soprattutto da metà in giù si notano imperfezioni e macchie

Allora si rifa

E’ irrecuperabile, forse l’unica possibilità è ripulire lo sbalzo e rifare la brunitura. Il 9-7 tento con l’alcool isopropilico, ben diverso da quello denaturato (che al confronto è acqua fresca). In un battibaleno siamo tornati alla situazione ante brunitura. A questo punto monto lo sbalzo sul suo supporto di masonite, con colla di montaggio tra sbalzo e masonite e Bostick per fissare le alette posteriori. Metto sotto pesi per sigillare bene il tutto durante tutta la mattinata. Al pomeriggio ripulisco e sgrasso per bene il tutto e ri-distendo la mistura un po’ più diluita e con un attrezzino tipo spatola fatto di gommapiuma per spalmare uniformemente il liquido. Poi sfregamento come di norma. Una passatina di vernice protettiva Macota per fissare la brunitura e non incappare nell’errore dell’ultima volta, quando lo smalto ha sciolto la patina scura, sporcandosi. Ecco il risultato, assolutamente migliore del precedente, anche se non perfetto.

La seconda brunitura. Nella cornice inferiore si notano ancora delle striature che non sono riuscito ad eliminare. Ma il meglio è nemico del bene…

Smalti e ultimi particolari prima del montaggio in cornice

A questo punto posso procedere, con tranquillità, con gli interventi a smalto epossidico: rinforzo col nero i tratti del disegno principali e stendo gli smalti sull’aureola, cercando di non discostarmi troppo dalle cromie dell’originale paterno. Et voilà! Sono indeciso se smaltare anche il fondo. Poi, un po’ per pigrizia, un po’ perché già molto soddisfatto dal risultato raggiunto mi fermo qui.

La formella terminata, pronta ad essere incorniciata

A questo punto come lo monto o lo finisco?

Non è che posso regalare una formella così nuda e cruda. O la resino (tentazione fortissima) o la incornicio. Anche in questo caso propendo per la seconda ipotesi, la prima è troppo rischiosa: non avrei tempo di rifare alcunché nel caso andasse storto qualcosa. Mi sovviene che in cantina ho ancora qualche cornice ereditata dallo zio Michele. Trovata, misure perfette, nonostante debba sostituire anche per questa la controcornicetta dorata interna, tagliare un nuovo pannello di legno o simile, creare una controcornice distanziatrice che mi dia lo spessore sufficiente per distanziare la formella dal vetro (almeno 6 millimetri). Mi faccio i complimenti perché, non buttando mai nulla, posso recuperare dei profilatini a sezione quadrata di legno che sembrano fatti apposta. Tagliati, incollati, perfetti. Panno blu scuro (come quello della Presentazione al tempio) a rivestire il fondo; misure, biadesivo e 4 chiodini a fissare la formella sul fondo. Ottimo, il regalo è pronto. Il primo di Agosto si avvicina… Auguri, Guido!

Buon compleanno!

Oltre a noi Paganini partecipano di cuore agli auguri anche gli amici, Francesca e Mauro, Anna e Ignazio, Alberto e Manuela e Chiara.

DiGiancarlo Paganini

Presentazione di Gesù al Tempio

La Presentazione di Gesù al Tempio, ovvero il cantico di Simeone ispirato ai fantastici Avori Salernitani

14-16 Aprile 2023, Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Gli occhi fissi su Gesù, origine e compimento della fede”

Per introdurci al tema della Fede ci viene presentata le scena della Presentazione di Gesù al Tempio in cui Simeone, l’uomo giusto e pio, mosso dallo Spirito si reca per abbracciare, nella fede del popolo di Israele, in quel bambinetto di 40 giorni chiamato Gesù, il Mistero del Dio incarnato, il Messia atteso, luce e salvezza per tutto il mondo. Canta poi le lodi a Dio col suo “Nunc dimittis”, riconoscimento del compimento della sua attesa. Inno quotidiano della Compieta in cui si fa memoria a fine giornata della Salvezza universale che ci ha raggiunti. Scorrono in video le immagini che rappresentano la scena, tratte dalla tradizione artistica cristiana, durante l’attesa della lezione dell’Abate generale dell’Ordine Cistercense Padre Mauro-Giuseppe Lepori. Tra di esse ce n’è una (la n° 29), parte di un complesso iconografico straordinario, che quando la vedo mi fa sempre sobbalzare per la sua bellezza: la scena della Presentazione al Tempio è rappresentata incisa su una tavoletta d’avorio del tesoro medievale della cattedrale salernitana. (Consiglio la lettura del contenuto dei Link, è davvero molto interessante!)

La formella superiore con la Presentazione al Tempio.
Fonte: https://digilander.libero.it/salernostoria/avori.htm#

67 formelle meravigliose (ma, in origine erano molte di più)

Le descrizioni più serie e dettagliate di questo tesoro artistico e religioso narrano di un numero molto più grande di formelle eburnee, attribuibili stilisticamente ad almeno tre maestri incisori provenienti da diverse scuole dell’epoca. La Presentazione in oggetto è attribuibile al “Maestro dell’Infanzia di Cristo”. (Oggi si ha contezza di sole 67 formelle, sparse tra il museo della cattedrale di Salerno e diversi musei esteri. Le altre formelle che si ipotizzano mancanti dalla ricostruzione del complesso iconografico o sono state trafugate, o smembrate in frammenti, o risultano comunque disperse). Queste sono le fondamentali premesse storico-artistiche che chiariscono la fonte di ispirazione dell’opera che vado a presentarvi.

Ispirazione e riconoscenza

Leggendo il testo degli Esercizi 2023 cresce ogni giorno di più la riconoscenza per un dono così grande che la Fraternità, per mezzo di padre Lepori, ci offre anche quest’anno per approfondire le ragioni della nostra vita di fede. Allora affiora alla mente e dal cuore il desiderio di creare un segno di gratitudine che anche artisticamente richiami alla memoria l’evento vissuto, perché la ragione va di pari passo con l’affezione. Unisci i puntini con un trattino ed ecco che appare proprio questa immagine, da trasporre in sbalzo su metallo.

Seconda premessa

Il valore economico di questa opera, (e di lavoro ce n’è dentro un sacco), alla fine è puramente affettivo, e ho deciso di donarla a padre Lepori e al suo Ordine: ogni prezzo (che abbia nel frattempo immaginato e comunicato a qualcuno) non corrisponderebbe al valore che le attribuisco di fatto. La intendo così offrire come un dono condiviso con i miei amici di cammino che intendono anche loro ringraziare padre Lepori.

Il disegno

Così ridisegno la scena della Presentazione di Gesù al Tempio, modificandola liberamente secondo le mie capacità ed esigenze per adattarla al progetto che si delinea nella mia mente. Una delle modifiche, per esempio, è deformare in altezza le figure, dal busto in giù (erano dei “tappi” nel medioevo) e la testa del Bambino che mi sembra un microcefalo sproporzionato, per avvicinarmi di più alle proporzioni moderne. (Oddio…, il Bambino, per essere di 40 giorni sembra enorme, di 5-6 anni almeno, ma nell’iconografia orientale Gesù Bambino ha sempre le sembianze e le proporzioni di un adulto perché in Lui la maturità/pienezza di umanità e divinità non è mai venuta meno e quindi è una scelta teologica, non estetica). Io faccio un allegro compromesso “moderno” tra le due scelte. Modifico ovviamente anche i volti e un po’ di particolari, secondo il mio stile.

Presentazione di Gesù al Tempio - disegno
6-6-23. Il disegno stampato e applicato alla lastra di alluminio

Inizio a sbalzare la lastra

19,8 x 17,8 sono le dimensioni della cornice esterna del disegno originale. Poi con la modifica dell’altezza diventa 19,8 x 18,4. Misure abbastanza ragguardevoli per i miei standard. La lastra ovviamente è molto più grande, per poter essere ripiegata sul supporto rigido. Decido che userò questa volta una lastra di alluminio perché l’ottone mi sembra che dia un carattere molto, troppo diverso da quello degli avori originali. Tra disegno e lastra inserisco un foglio di carta carbone per aiutarmi ad individuare le linee del disegno in fase di cesello. Ancora non so se questa volta resinerò tutto. (Nel frattempo ordino comunque nuove resine, non si sa mai…). Non vorrei dare un’impressione troppo “moderna” all’opera, che vorrei mantenesse un carattere antico.

Presentazione di Gesù al Tempio - Prima fase sbalzo, fronte
Il fronte dello sbalzo in fase di lavorazione, la sera del 6-6
Presentazione di Gesù al Tempio - Prima fase sbalzo, retro
Il retro dello sbalzo in lavorazione, la sera del 6-6. Si nota la lastra di stampa dal lato emulsionato

Sbalzare, e poi?

Il lavoro dello sbalzo inizia con l’incisione, poi, man mano che si prosegue si definiscono i particolari sul fronte e il retro e si accentuano i volumi e l’aggetto. In un paio di giorni il grosso dello sbalzo è terminato. Poi andrò avanti qualche giorno a far modifiche, apportare dettagli e migliorie fino a che non sono soddisfatto. Una decisione fondamentale che prendo a fine sbalzo è quella di ritentare a patinare di nero la lastra col mio intruglio alcoolico a base nera di grafite, anilina e pennarelli sciolti usato in precedenza. Ne ho conservato una boccetta, anche perché se dovessi rifarlo non mi ricordo più né composizione precisa né dosi: sono un asino. Passo prima la paglietta fine a lucidare la lastra poi la sgrasso col CIF, poi risciacquo con acqua, la passo col diluente acetone e infine con alcool. Passo col pennello la tintura, la faccio asciugare, poi tolgo con lo scottex imbevuto d’alcool ciò che è in eccesso e a furia di strofinare la lastra si brunisce a dovere lasciando solo il disegno più marcato e una sensazione di volumi maggiori. Comunque la sera dell’8 maggio, con la Presentazione di Gesù al Tempio, arriviamo a questo punto:

Presentazione di Gesù al Tempio - Patinatura
La lastra sbalzata e brunita col mio intruglio magico per dare patina argentea. Si notano le aree dove ho steso la tintura all’esterno del riquadro.

Sembra proprio argento!

Lasciatemelo dire: uno splendore! A parte la correzione di un guaio (AAARRRGGHHHH! Maledetta goccia di diluente caduta accidentalmente sulla cornice di sinistra, che però riesco a medicare con pazienza ri-patinando solo la porzione interessata), mi sembra corrispondente a quanto desideravo e non mi sarei mai aspettato in tal misura. Quando tra le mani ti accade una cosa così, che va al di là delle tue capacità pregresse, altro che essere riconoscenti di un dono! Ti chiedi: “Ma davvero l’ho fatta io?” Che preziosità! Sembra proprio una lastra di argento sbalzato, solo un filo più fredda di tono. Altro che semplice lastra tipografica di alluminio!

Istruzioni per rischiare di rovinare tutto

Taglio le solite alette della lastra e le ripiego sul retro della masonite preparata in misura della cornice del disegno. Fisso e incollo il tutto sotto pressione per un paio di giorni con pesi e gommapiuma. Molto bene. Adesso, come posso rovinare tutto? Smaltando almeno le aureole? Certo. Uso i nuovi smalti per vetro e li allungo col medium trasparente. Prima (accidenti!) di dare una leggera passata di vernice protettiva Macota, ovviamente. “Non è che potevi pensarci prima che lo smalto avrebbe smosso la patina nera sporcandosi, vero?” Faccio buon viso a cattivo gioco: prima mi giustifico dicendo che così l’effetto è molto più anticato (boh…) e poi, per spegnere la coda di paglia, do una passata finale di Macota, quando ormai i buoi sono scappati. Mi consolo pensando che è stata l’occasione di imparare ancora qualcosa e che forse la prossima volta che userò la patina liquida, dovrò PRIMA fissare tutto col Macota e solo POI stendere gli smalti.

Presentazione di Gesù al Tempio - Smaltatura
Le aureole smaltate e “anticate”

Concludendo…

Per farla breve, decido che la lastra rimarrà così, solo protetta dalla vernice Macota e non resinata, anche perché prudenza suggerisce che forse sarebbe meglio fare prima una prova di resinatura su lastra patinata, cosa che non ho ancora fatto. Poi, pensando alla versione “regalo” della Presentazione di Gesù al Tempio mi torna in mente che in cantina ho messo via delle cornici di legno dorato nuove che erano in casa dello zio pittore Michele Sessa (marito della zia Ilde Venturini di cui ho già parlato in altri post precedenti). Trovata quella dalle dimensioni più adatte (38×44) la smonto per pulire il vetro e adattare la cornice, rifaccio il fondo di pressato per sostituire la controcornicetta interna non in misura, lo ricopro di panno blu scurissimo, apporto i fori per i 4 piccoli sostegni al fondo e rimonto il tutto. Ecco quindi il risultato finale: la Presentazione di Gesù al Tempio incorniciata.

Presentazione di Gesù al Tempio - Incorniciato e finito
La Presentazione terminata il 15-06-2023

La consegna del dono

Alla fine, avendo deciso di donare l’opera a Padre Mauro Lepori, anche a nome degli amici della Fraternità e delle Scuole di comunità, avendo visto dal programma del Meeting di Rimini che Padre Mauro sarebbe stato presente alla manifestazione ho cercato di contattarlo attraverso la segreteria, poi con una serie di colpi di scena e di imprevisti, alla fine lo abbiamo raggiunto, contattando il suo steward, al termine della visita di una mostra. Qui il video del brevissimo momento.

Il biglietto

In allegato il biglietto che accompagnava il quadro, in cui cercavo di esprimere tutti i sentimenti e le ragioni che sottendevano al gesto. Un grande grazie a tutti gli amici che mi hanno aiutato, accompagnato, supportato e sopportato. Ancora un grazie a Padre Lepori che ha gradito tantissimo l’opera.

seers cmp badge