Archivio annuale 2023

DiGiancarlo Paganini

Auguri di Buon Natale

…E di un sereno 2024

Cari amici, innanzitutto Auguri di tutto cuore per un buon Natale e un Sereno anno nuovo!
Com’è possibile quest’anno proseguire a fare gli auguri in questa situazione, quando il mondo intero è vittima di guerre, violenze, ingiustizie, odio, rancori, vendette, egoismo, indifferenza, cinismo… quando, insomma, tutto il male che si può pensare provoca solo morte e distruzione?

https://youtu.be/Ymx8ilDMMK8
Giancarlo e Daniela vi augurano Buon Natale e sereno anno nuovo (animazione dal canale Youtube di Daniela https://youtu.be/Ymx8ilDMMK8)

Il RISIKO MONDIALE

Quando i potenti (qui una incompleta rappresentanza: mancano per esempio Yahya Sinwar di Hamas, Ali Khamenei dell’Iran, un Talebano, uno Houthi dello Yemen, i vari “dittatori eletti” latinoamericani e africani, ecc, ma non ci stava più nulla…) giocano al RISIKO sulla pelle dei popoli e i mercanti d’armi si fregano le mani allegramente. Quando ci scopriamo impotenti a cambiare in meglio le sorti della Storia (e spesso anche della piccola storia personale e familiare).
È ancora possibile sperare senza apparire o sentirsi ebeti sognatori o ingenui? O, peggio ancora, cinici? Il nostro desiderio, come quello di tutti popoli è la pace. Pace dei cuori e prosperità, come dicono gli orientali: allora come si spiega il mistero del Male che uccide tutto, persone, cose e natura? Che senso ha gridare ancora “Pace!”? Che senso ha fare gli Auguri di Buon Natale, oggi?

Un patrimonio dell’umanità

C’è purtroppo un patrimonio dell’umanità, (non riconosciuto dall’Unesco), consegnatoci in eredità dai nostri progenitori, frutto di una ribellione e di una sfiducia illogica nei confronti di Chi ci ha amato e creato per la gioia. Per invidia del diavolo (il divisore, il primo dei ribelli, puro spirito invidioso di un essere così spregevole e “materiale” come l’uomo, eppure così libero e amico di Dio) il peccato è entrato nel mondo e il germe velenoso della ribellione e dell’inimicizia ha corrotto e rovinato tutto. L’uomo si è fatto dio e da allora cerca di sacrificare tutto e tutti a sé. E’ originale il peccato in questione, cioè è vecchissimo fin dalle origini, non è affatto sinonimo di nuovo (come tutti i peccati che ne derivano d’altronde). Purtroppo segna la nostra natura alla radice e produce nella storia omicidi, tradimenti, ingiustizie e violenza: Caino e Abele sono solo il primo esempio del disastro che ci arriva dal profondo della vicenda umana.

E quindi, siamo condannati?

Mi rendo conto che dire queste cose e rifarmi alla dottrina cattolica sul male e la redenzione mi posiziona automaticamente nella schiera degli stupidi che danno retta alle favole della religione. (D’altra parte sono catechista coi bambini dell’iniziazione cristiana, che volete farci, perdonatemi). Ma, “La mia banca è differente!” recitava una vecchia pubblicità molto arguta. I “liberi pensatori” pensino piuttosto da chi derivano le loro opinioni, a chi seguono acriticamente e senza accorgersi di essere plagiati. Io, ogni giorno verifico la bontà e la sensatezza di questo racconto biblico e soprattutto che l’umanità, da sola, non ce la fa ad uscirne, pur con tutta la buona volontà espressa da qualche genio (cosa che nasce dal fatto che non siamo fatti per il male ma per il bene, cioè per l’Essere e non per il nulla. Per questo non ci si rassegna al male).

Il punto di svolta

Il presepio con la sacra famiglia, che si vede nel biglietto animato

Ma Dio misericordioso, il creatore, Amore trinitario, ha dovuto mandare il suo Figlio, Gesù, detto il Cristo, nel mondo, a Betlemme, nascendo come un bambino povero e indifeso, in un momento preciso e documentato della storia, per offrirsi in sacrificio salvifico per noi uomini. Da sempre tutti i popoli della storia hanno avuto l’intuizione corretta di dover fare sacrifici agli dei per la remissione dei peccati, per ottenersi il loro favore, cioè il bene in tutte le sue forme immaginabili. Ma non erano sufficienti, (forse pii e apprezzabili umanamente), ma sicuramente non debellavano alla radice quel peccato di ribellione. Gesù, l’agnello di Dio, innocente, si è sacrificato in obbedienza alla volontà del Padre, ripristinando per sempre e per tutti quel rapporto di unione e fiducia che si era rotto col primo peccato. Dio stesso ha accettato di annullarsi per noi sulla croce. Risorgendo però ha vinto la morte che non poteva tenere prigioniero l’autore della vita. Dalla somma ingiustizia si è ricreata la somma Giustizia. Per essa siamo stati giustificati senza nostro merito. Da allora Cristo è la nostra Pace: è possibile la pace e il perdono. Cose impossibili agli uomini.

Un fatto nuovo

Mors tua, vita mea. Gli uomini continuano ancora e sempre a giocare al Risiko e a sacrificare le vite degli altri per salvare se stessi. Che è il contrario di quello che ha fatto Gesù e fanno ancora oggi moltitudini di persone che il Risorto raggiunge mediante il suo Spirito e il suo Corpo che è la Chiesa. Mors mea, vita tua.

L’affresco della Pietà all’esterno della chiesina di san Rocco a Tesero, Val di Fiemme. Mors mea, Vita tua (Non lo conoscevo; mi ha inviato la foto l’amica Flavia L.)

Allora la speranza dov’è? Dio ha messo sul tavolo della Storia (grande e piccola) un fatto nuovo: Lui che si incarna “per noi uomini e per la nostra salvezza”. E questo fatto che scardina tutti i piani, le tattiche, i progetti umani, non potrà mai più essere eliminato dalla storia.
(Rimando qui alla lettera del Card. Pizzaballa Patriarca di Gerusalemme dei latini alla sua Diocesi, che testimonia meglio di quanto possa fare io la potenza di questa vittoria di Cristo che si manifesta nella sconfitta della Croce).
Lasciandoci raggiungere e accogliere da Lui; lasciando che prenda possesso di noi mediante il Battesimo, abbracciandolo, seguendolo e dandogli fiducia anche noi veniamo cambiati e poco per volta siamo assimilati a Lui, il Suo sguardo diventa anche il nostro. E anche se la conseguenza inevitabile del peccato originale ci farà dolorosamente passare attraverso “sorella nostra morte corporale”, questa non sarà più il nostro orizzonte ultimo e definitivo perché avremo accesso alla vita eterna per i meriti di Cristo. Di questo ho la grazia di essere continuamente testimone: anche oggi, al funerale del carissimo Mario B. ha vinto già la resurrezione.

Ecco, allora, il motivo

Ecco spiegato un po’ “teologicamente” il biglietto di quest’anno, … mah, …forse carine le caricature, mah… forse un po’ criptico il senso che per alcuni, a prima vista, risulta addirittura indecifrabile o inaccettabile.
Non ingenuo, però.

Comunque, a Natale, si festeggia questo Avvenimento, non altro.
Per cui, ancora, AUGURI DI BUON NATALE!!!!!

DiGiancarlo Paganini

Madonna con Bambino (Archivio n°0202)

Un’icona sbalzata e smaltata su alluminio effetto argento, completamente resinata

Evviva!!! Una buona notizia per i miei affezionati amici followers: ecco a voi una piccola icona della Madonna con Bambino (misure finita: 9,8 x 14,8 x 1,3 cm) smaltata e resinata fronte-retro che metto in vendita a soli 350 euro. (Per i milanesi non c’è problema, per gli altri vanno calcolate in più le spese di spedizione postale). Quindi, affrettatevi, amici, non fatevi sfuggire questa ghiotta occasione!
Ottobre, come Maggio, è il mese della Madonna, per cui un affettuoso omaggio alla nostra mamma celeste è più che doveroso, no?

Chi fosse interessato mi contatti privatamente e mi comunichi il suo interesse per l’acquisto di quest’opera adatta a essere regalata o a divenire ispirazione di devozione personale, comunitaria o familiare alla SS. Vergine Maria.

Troppo cara? NO.

La Madonna certamente sì, il prezzo no. Giudicate voi: oltre al valore artistico implicito nell’opera, il cui disegno della Madonna con Bambino, (opportunamente modificato secondo le mie esigenze), è tratto con la sigla n° 0202 dall’Archivio dei disegni di mio padre Ettore Paganini, in quest’opera unica c’è la lavorazione a sbalzo su lastra di metallo, la brunitura, la smaltatura e la ricopertura di resina epossidica che garantisce al prezioso manufatto una durata pressoché infinita nel tempo ma ha il difetto di costare un po’.

Il disegno d’archivio n°0202 della Madonna con Bambino tratta dall’archivio paterno

A proposito di tempo

Ecco, a proposito di tempo, va considerato anche il tempo richiesto per realizzare l’opera (10 giorni), di cui la parte dedicata alla resinatura e alla levigatura, (di cui parlerò più avanti), occupa una parte considerevole, fatta anche di necessari tempi di attesa perché le reazioni chimiche si compiano e stabilizzino.
Considerate che mi accingo a realizzare questo progetto il 20 di Ottobre, dopo che mi sono reso conto che non ho nulla di pronto che possa essere venduto nel caso qualcuno mi chiedesse un’icona da regalare o da avere in casa. Solo oggi, il 30 di Ottobre, posso dire di aver terminato l’opera.

Ma andiamo con ordine.

Il disegno applicato sulla lastra di alluminio (qui con le alette già tagliate)

Fase di sbalzo

Dopo le necessarie fasi di pulizia della lastra, nella giornata del 20 porto a termine la fase di sbalzo. Qui lo sbalzo dal fronte e dal retro.
Come sempre la difficoltà più grande la sperimento sbalzando e “cesellando” i volti: basta un nonnulla perché l’espressione cambi e sia difficile poi recuperare le fattezze desiderate. Il 20 sera monto la lastra sul supporto, tagliato in misura, di masonite. Metto tutto sotto pressione per tutta la notte.

Il fronte dello sbalzo, col cesello delle figure.
Il retro dello sbalzo sulla lastra tipografica. Sul fronte è ancora attaccato il disegno
La lastra pronta per essere montata sul supporto di masonite (piegando e incollando le alette, sul retro). L’operazione precede necessariamente la fase della brunitura.

La brunitura

Il 21 ottobre mi dedico alla brunitura chimica della lastra della Madonna con Bambino, ottenuta, dopo profonda pulizia e sgrassatura, stendendo il mio intruglio alcoolico nero (dalla composizione tanto segreta che non me la ricordo neppure io) e ripulendo poi la superficie massaggiandola vigorosamente con straccetti di carta da cucina e un po’ di alcool denaturato. La lastra deve essere già stata montata sul suo supporto rigido e irrobustita con colla di montaggio dietro le cavità principali, per evitare di sfondare i volumi rialzati in sbalzo.

L’icona in alluminio, montata sul supporto, patinata con la brunitura alcoolica ad effetto argento antico.

Se andate a leggere i precedenti post delle icone realizzate, ad esempio questa della Madonna ad hoc per Gianni, trovate il procedimento che uso ormai in modo “consolidato” sia sull’alluminio che sull’ottone, dando, evidentemente risultati diversi. Dopo la brunitura fisso il risultato con vernice trasparente MACOTA, per evitare gli errori commessi nell’icona della Presentazione al tempio

Fase di smaltatura

Con gli smalti per vetro riempio le campiture delle aureole e del riquadro alle spalle della Madonna con Bambino. Lascio asciugare, ed ecco il risultato. Ancora una volta devo decidere se resinare o no, visti i rischi (sempre dietro l’angolo) a cui si va incontro in quella fase. Ma oramai la strada è tracciata: anche saper eventualmente correggere errori ed imprevisti (che inevitabilmente si presentano) fa parte di una professionalità acquisita e consolidata.

Smaltatura terminata

Resinatura del retro

Come l’ultima volta decido che il sistema migliore per resinare è farlo in 2 parti: prima il retro. Dopo aver applicato un foglio di adesivo oro sopra le alette e su di esso la mia etichetta protetta da adesivo trasparente e segnato con un pennarello il numero 0202 sulla lastra, costruisco attorno al perimetro una micro-cassaforma leggera con scotch di carta che aderisce ai bordi, alla quale associo a filo nella parte libera rimasta adesiva un tiro di scotch trasparente normale spalmato di distaccante. In questo modo la resina (2 mm circa) proteggerà il retro, potrò staccare il bordo contenitivo senza problemi e procedere poi con la resinatura in cassaforma rigida del fronte.

2 errori pazzeschi

Primo errore: quando colo la resina (iCrystal della Resin Pro) mi sembra che il piano non sia in bolla perfettamente e allora infilo da una parte, sotto all’ambaradan, un piccolo spessore di un millimetro: troppo! Ma me ne accorgerò solo quando smonto la cassaforma. La colata non è in piano. Inoltre in una zona abbastanza ampia la resina risulta non perfettamente consolidata: forse, accidenti, non ho mescolato perfettamente i due componenti o la resina è un po’ vecchia. (E quindi, comunque, va fatta una ulteriore colata correttiva). Devo aspettare ancora una giornata almeno perché la resina si stabilizzi.

Secondo errore: Rifaccio l’operazione, dopo aver comunque levigato i bordi e riportato i margini al piano. Peccato che il complesso di oggetto e cassaforma, appoggiato un po’ rialzato su un piccolo cuscinetto di plastica spugnosa (per evitare che sporchi il davanti dell’icona nel caso dovesse colar fuori qualcosa dallo scotch/cassaforma) su un’asse che tengo come superficie contenitiva, non faccia bene il suo mestiere e da un microscopico pertugio in un angolo la resina cola dalla cassaforma, trova la spugnetta di plastica troppo larga e fa da colla tra quella e il fronte dell’icona. Il giorno dopo quando spacchetto la cassaforma: NOOOOO!!!! Un disastro, mani nei capelli e imprecazioni (…che, trattandosi di un’opera a carattere devozionale, non è proprio il massimo…).

Mai perdersi d’animo

Calma! Con un cutter affilato stacco delicatamente la maggior parte della spugnetta Bianco/trasparente aderita all’icona. Ma devo fare attenzione a non arrivare a grattare e rovinare la cornice brunita. Quando vedo che il rischio è troppo grande lascio perdere. La spugna è faticosamente eliminata e ciò che resta è solo resina raggrinzita. Però, penso, resina + resina, l’effetto potrebbe venir “riassorbito” dalla nuova colata sul fronte. Nell’esperienza ho visto che potrebbe essere una soluzione plausibile, anche se la tentazione di cercar di eliminare tutte le imperfezioni subito è grandissima. (Ma potrebbe avvenire come nella parabola del loglio e del buon grano, quindi meglio non aver la pretesa di sistemare tutto subito e sradicare con la zizzania anche il buon grano). Come recita il proverbio: “Il meglio è nemico del bene”.

L’errore della colatura nell’angolo in basso a sinistra. Bel danno, eh? Qui l’icona, col retro già resinato e piallato, è nella cassaforma in attesa della nuova colata di resina.

Resinatura del fronte

Insomma, si lavora sempre rischiando sul filo del rasoio: alcune cose si possono recuperare, altre no. Se la resinatura non dovesse correggere l’errore il danno sarebbe stavolta irrecuperabile. Allora si rischia. Fatta la nuova cassaforma (e qui bisognerebbe aprire una parentesi sugli accorgimenti che ho usato per proteggere il retro già finito, ma non la apro), mettendo i miei bravi distanziatori che consentono di avere resina anche nei bordi esterni all’icona, scelgo questa volta una resina nuova (La “Liquidissima” di Resin Pro) che, almeno dal nome, promette di arrivare a coprire facilmente tutte le superfici e creare poche bolle.

Mescolo al meglio che posso, a bagnomaria nell’acqua calda, dopo aver fatto il calcolo dei due componenti (questa resina è diversa dalle altre usate in precedenza), verso in un colino di tulle auto-costruito per evitare che si depositino grumi o cristallizzazioni non voluti (come accade spesso con la iCrystal) e spando uniformemente su tutta la superficie. Qualche bolla vien su e la elimino con lo spillo e il phon caldo.

La colata appena versata (il 26-10) nella cassaforma di legni e silicone

A volte il troppo stroppia

Recitava il testo di una vignetta del mio amico Livio:” Non dobbiamo ripetere gli errori del passato!” “Tranquillo, ne inventeremo di nuovi!”. Non ci facciamo mancare nulla: per togliere una bollicina o un pelucco capitato lì per caso sulla resina che ormai sta reagendo con lo spillo muovo un po’ la superficie nell’angolo in basso a destra. Al momento sembra che tutto si rimargini fantasticamente. In realtà a reazione avvenuta noto che si è creata una piccola imperfezione, come una specie di moto convettivo interno. Vediamo se lucidando si elimina. Ma il resto della superficie è perfettamente lucida, sarebbe un peccato rovinarla, comincio allora a levigare a dovere i bordi e spianare tutta la parte rialzata della “cornice”. Prima lucidatura.

Risultato dopo la prima lucidatura
Risultato dopo la prima lucidatura (27-10)

Non mi piace, stavolta devo levigare sul serio

Il difetto si vede troppo, devo scavare un po’ di più partendo da abrasivi almeno di 400° per arrivare salendo fino ai 10.000° e al polish con tampone di gommapiuma e feltro lucidante. Ci vuole ancora del tempo per essere sicuri della totalmente avvenuta solidificazione della resina. Mi piange il cuore al pensiero di dover passare gli abrasivi sulla lucidissima superficie naturale della resina, ma …”quanno ce vo’, ce vo'”!

Nuova lucidatura

Con la roto-orbitante ci dò dentro per oltre un’ora e alla fine mi ritengo abbastanza soddisfatto: solo a guardare “di sguincio” e controluce si intravvede ancora qualcosina, ma a questo punto, vista la profondità della leggerissima imperfezione, mi rifaccio al suddetto proverbio del meglio nemico del bene e considero finalmente terminata l’opera. 30-10-2023. Che sudata! Bella però, neh!?

Finita!!!!

Il supporto per comodino

Il 14-12-23 introduco una novità per facilitarne l’utilizzo. Praticando due forellini sul retro consento a chi acquisterà la preziosa Icona di poterla appendere alla parete con un chiodino che entri nel buco superiore. Contemporaneamente fornisco anche il semplice supporto metallico inserito nei due forellini per posizionare l’icona sul piano di un mobile. Spero che la soluzione risulti gradita a chi la acquisterà.

Penso anche che per le prossime icone resinate utilizzerò il medesimo sistema, semplice ma efficace.

Il supporto montato sul retro
Firma logo
DiGiancarlo Paganini

Una nuova Madonna con Bambino ad hoc per Gianni

Sbalzo, smalto e resina. Una Madonna che colma e sana un’omissione nei confronti di un amico da una/per la/della vita.

Siamo a metà settembre e un piccolo cenno di Gianni ad una mia opera appesa in casa di amici comuni mi fa sobbalzare. Touché! Cavoli, è vero: ho regalato i miei sbalzi a un mucchio di amici, ma finora Gianni non ha ancora avuto nulla, neanche una Madonna con Bambino minuscola o un altro soggetto religioso. Potrei trovare una scusa molto bella del tipo “aspettavo di arrivare ad un buon livello tecnico”… ma non so se regge… Mi metto quindi di buona lena all’opera. Bisogna rimediare al più presto.

La scelta del soggetto e delle misure

Individuo nella Madonna 0093 dell’archivio di mio padre il soggetto più adatto per questa nuova Madonna con Bambino.

Seleziono il jpg, lo porto in Illustrator e faccio alcune piccole modifiche sul disegno (arco e colonne, sistemazione delle aureole), che stampo per poterlo applicare alla lastra di ottone. Le misure finali saranno di circa 9,11 x 12,4 cm. Ah, stavolta decido subito che resinerò l’opera, basta dubbi e reticenze, la strada più giusta è quella, se voglio che gli smalti durino qualche anno, e inoltre, ogni esperienza in più con le resine fa solo bene.

disegno scelto
Il disegno d’archivio 0093, modificato e portato in misura. 21-09-23

All’opera!

Può sembrare una cosa inutile, ma per chi non ha mai visto una lastra lastra di ottone di quelle che uso, forse capire cos’è e com’è fatta risulta una buona cosa. A differenza di quelle di alluminio delle lastra da stampa offset questa è già pronta, non ha bisogno di essere pulita e pretrattata.

Lastra di Ottone
La lastra di ottone dal retro con il disegno fissato sul fronte opposto

Il 22-09 sbalzo il soggetto e praticamente termino questa delicata fase, tagliando già anche le alette da ripiegare sul retro del supporto rigido. In una giornata porto avanti bene il lavoro.

Sbalzo fronte
La lastra sbalzata vista di fronte
Sbalzo retro
La lastra sbalzata vista dal retro

Piegatura e fissaggio

Sempre in giornata taglio il supporto di masonite pesante in misura e fisso la lastra sul suo supporto. La lucido con la paglietta sottile e la sgrasso con l’alcool isopropilico. Ecco, devo dire che arrivati a questa fase del lavoro, mi viene sempre il dubbio se fermarmi lì o proseguire nelle altre fasi. Ma è un tentazione che denota solo pigrizia: Avanti!

Sbalzo montato
Fronte dello sbalzo finito e montato
Le alette ripiegate sul retro e incollate a dovere

A questo punto, perché il tutto si incolli e solidifichi a dovere metto il tutto sotto pressione con un grosso peso e lascio passare la nottata.

Patinaggio artistico

Ho notato che la patina nera sullo sbalzo di ottone raffredda un po’ il tono del metallo, ma al contempo lo valorizza dando profondità e un tono di antico. Patino il tutto col tampone spugnoso auto-costruito imbevuto del mio intruglio alcoolico segreto (devo fare l’operazione un paio di volte perché è difficile evitare brutte macchiature); tolgo la tinta in eccesso e gli do poi una mano di vernice trasparente fissativa spray Macota (ho imparato la lezione della Presentazione al tempio). Anche a questo step il dubbio se proseguire o meno affiora con insistenza, ma… avanti!

lo sbalzo della nuova Madonna con Bambino, patinato e “macotato”

Gli smalti

Smalti per vetro, come al solito. A presa rapida… sarà il fondo col Macota, ma l’azzurro quasi non mi lascia il tempo di stenderlo. Rischio il disastro. Decido per questa Madonna con Bambino di non esagerare coi colori, azzurro per il fondo e qualcosa sulle aureole. Il troppo stroppia e poi i cocci sono miei…

Smalto finito

Il tempo delle resine

Le colate avvengono in due fasi. La prima, del retro, con una bordatura di scotch di carta irrobustita da cartoncino plastificato e trattato con la cera liquida distaccante. Due giorni dopo, liberato il bordo e portata in piano la resinatura posteriore, preparo la cassaforma per la colata del fronte con legni fissati sul piano a silicone e trattati col distaccante.

La resina colata nella cassaforma. Siamo al 25-09-23

RISCHIO!

Resinare è sempre un rischio, non sai mai cosa ti riserva l’operazione: colature, bolle, moti convettivi, particelle di sporco piovute da chissà dove, grinze… Altro che amorfa plastica liquida, la resina è un materiale vivo, fino a quando non è proprio morto e ha terminato tutte le reazioni del composto bicomponente epossidico. In due o tre giorni la puoi trattare con la rotoorbitante e i dischi abrasivi e lucidare con una certa sicurezza di non fare danni.

Collaterali ma importanti

Sempreché le dosi di A e B siano state corrette perfettamente in percentuale, beninteso. Scartavetrare, lucidare e passare la mano di polish è ancora a dose di rischio notevole: se per sbaglio fai un graffio più profondo del dovuto, per correggerlo devi tornare indietro fino al numero di carta abrasiva più grossa corrispondente e poi, di grana in grana, risalire fino alle più fini. In genere parto per sgrossare dalla grana 80 (e qui di graffi profondi ne fai a iosa) e di 40 in 40 risalgo fino alla 600, poi la 800, la 1000, 1200, 1500, 2000, 3000, 4000 su su fino alla 10000 davvero impalpabile. Poi è il turno del platorello spugna col Polish, quindi il vello lucidante per il tocco finale.

Ovvio che tutte queste operazioni van fatte in sicurezza con la maschera filtrata su naso, bocca e occhi e si suda molto. Insomma, oltre al bel corso fatto di ResinPro, ci vuol pazienza, se uno non ce l’ha, la impara. Se no cambia mestiere.

Fasi finali

Libero la formella della nuova Madonna con Bambino dalla sua cassaforma. E poi via alla levigatura, dopo un po’ di attesa per essere sicuri che la resina si sia ben solidificata.

Cassaforma smontata
Qui si vede bene lo spessore alla fine dell’operazione. 30-09-23 mattina

Il giorno seguente, l’1-10, siamo a questo punto: ho levigato i bordi e ho lucidato le superfici.

Ecco il risultato:

La Madonnina lucidata
Madonna con Bambino sbalzo e smalto su ottone
A seconda della luce cambia tono. Pronta per essere impacchettata e regalata.
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DiGiancarlo Paganini

Il presepio di Natale da leggere, colorare e costruire

Una vera strenna di Natale per piccoli e grandi

Carissimi lettori, ecco una chicca imperdibile per Natale! Una vera strenna natalizia!
Un agile libretto (150 pagine molto ariose) nato da un’idea di Eugenio Bollani, con la voce di Luisa Oneto e i miei disegni.

I testi di Eugenio raccontano il Natale attraverso tutti i personaggi del presepio tradizionale, (i disegni delle figurette sono da colorare, tagliare e montare), mentre, inquadrando i QR Code potete ascoltare gli audio di tutti i testi. Come un calendario dell’Avvento, dal 1° dicembre fino a Natale, ogni giorno è caratterizzato da una storia (e da un piccolo lavoro da costruire insieme ai piccoli) che ci introduce al mistero dell’Incarnazione.

A chi è rivolto?

Per grandi e bambini,… soprattutto per i bambini (fascia delle elementari); ma,… se ci siamo divertiti noi a farlo, perché non dovreste appassionarvi anche voi a leggerlo e montarlo con figli e nipoti?

Alcuni suggerimenti pratici

Il libro abbiamo dovuto stamparlo con Amazon in bianco e nero, per stare nei costi e per consentire di colorare le figurette. Infatti è molto più coinvolgente per il bambino interagire usando i suoi colori mentre ascolta la spiegazione. Per aiutarvi allego qui tre fogli di istruzioni di montaggio e di colorazione, (se la fantasia creativa dovesse mancarvi inspiegabilmente e improvvisamente).

Ma non basta!

Per facilitarvi nella costruzione della grotta (o per complicarvela?), allego anche il modello da tagliare e montare che non ha trovato posto a pagina 11. Elaborarlo era stata un’impresa ardua, quindi è stato un peccato non potere inserirlo adeguatamente, (pare ci fossero insuperabili problemi di dimensioni).
Allora, siete fortunati! Qui avete un Plus impagabile: approfittatene e scaricate il pdf (premete il tasto Download per le tre figure) per potervelo stampare e ritagliare.

Non posso farmelo mancare! Lo voglio regalare! Dove lo trovo?

Acquistandolo su Amazon vi arriva in un paio di giorni max a 15,60 euro (15 + spedizione); se raccolgo da voi amici vicini richieste più voluminose posso farvelo avere in un po’ più di tempo (10-15gg) ma a circa 12 euro.

DiGiancarlo Paganini

San Giuseppe. Un dono. In tutti i sensi.

E’ finalmente giunta l’ora di preparare un regalo (San Giuseppe. Un dono) a cui pensavo da tempo, ma che ha sempre trovato sulla strada della sua realizzazione l’opposizione della mia pigrizia atavica e la mancanza di tempo, di ispirazione, ecc. Ora i tempi (e le tecniche) sono maturi ed è evidente che non posso dilazionare oltre questo lavoro a sbalzo e smalti su alluminio. L’amicizia, per esprimersi, a volte ha bisogno di segni, anche semplici, tutto qui. Ora urge. Basta magliette, polo e indumenti tecnici, spazio all’arte!

Un soggetto adeguato

Sfogliando tra le opere di mio padre Ettore, recentemente mi sono imbattuto in una bella composizione di smalti sulla Vita di san Giuseppe (era custodita in casa di mia mamma, ora di mio fratello Marco), in cui troneggia splendida la figura di San Giuseppe col bambino in braccio. Mi piaceva la semplicità delle figure e la ricchezza dell’aureola, che esprimevano affetto e cura, amore del Figlio verso il padre putativo, partecipazione dell’autore alla vocazione paterna e a quella artigiana del santo protettore della Chiesa. Nell’originale che qui vi mostro, (il disegno preparatorio è il n° 0117) il contorno delle vicende evangeliche dell’infanzia di Gesù (Sposalizio con la Vergine Maria, Fuga in Egitto, Giuseppe lavoratore che insegna il mestiere al figlio, gloria di san Giuseppe protettore della Chiesa universale) arricchivano di significato le due figure centrali. Però sono rimasto attratto soprattutto da queste e mi così mi sono tornate alla mente al momento di decidere cosa rappresentare nel regalo di compleanno per Guido.

La composizione “Vita di san Giuseppe” 0117 a formelle di rame smaltato a gran fuoco

Poteva essere altro?

Avevo pensato anche all’ipotesi di una “Madonnina”, ma tutto considerato alla fine la scelta è caduta su questa figura, che mi sembrava più adatta a Guido, padre e nonno, lavoratore indefesso come “carpentiere costruttore di opere” ossia direttore di enti assistenziali e caritatevoli, amico vero da una vita e per la vita. Per adeguare il tutto alle misure desiderate (circa 10 x 21 cm) parto dalla foto dell’opera a smalto e non dal disegno: in Illustrator sistemo la geometria dell’aureola e del vano architettonico stondato di fondo, stampo la bozza e la applico sulla lastra di alluminio. Tutto secondo la norma, il procedimento che ho messo a fuoco nel tempo. E’ il 4-7-23.

La stampa del particolare con san Giuseppe, applicata alla lastra metallica

Da certi errori non imparo mai

Forse preso dalla fretta di iniziare mi dimentico però di fare un’operazione che una volta facevo sempre sulla lastra di alluminio, prima di cominciare lo sbalzo: pulire a fondo strofinando forte con paglietta fine, alcool denaturato, sgrassatore, acqua e Cif, e infine diluente e poi ancora alcool isopropilico, la superficie della lastra tipografica, che, dalla parte non emulsionata è ricoperta da un sottilissimo, quanto tenace, strato di una specie di vernicetta trasparente che fa brillare a specchio la superficie, ma trattiene fastidiosi segni della calandratura della lastra che poi salteranno immancabilmente fuori rovinando l’effetto finale. Invece occorrerebbe partire dalla lastra già ripulita da tutti i segni (resta, è vero, un po’ opaca e non più lucida): se no a sbalzo fatto sarà difficilissimo, se non impossibile ottenere un buon risultato. Come una stupida gazza ladra mi faccio irretire dallo “sbarluccichio” della superficie, non vedo i difetti e inizio lo sbalzo. Con baldanza ingenua, anzi sciocca. La pagherò poco più avanti. Tranquilli, la materia non perdona e la realtà è testarda.

Lo sbalzo

L’8 luglio lo sbalzo è quasi terminato. Non ci ho lavorato con continuità. I lavori di impermeabilizzazione del terrazzo e i muratori da seguire son cose che portan via tempo, specialmente ad un “Umarell” professionista come me. Purtroppo i difetti della lastra sono così evidenti che devo cercare di toglierli a sbalzo quasi finito, col rischio di schiacciare i volumi. Qui vediamo il retro e il fronte della lastra, che, dalla metà in giù, è tutta segnata dal difetto di righe e striature orizzontali.

Il fronte della lastra, difettata nella metà inferiore

Poche idee, ma ben confuse

Imbottisco allora il retro dello sbalzo per rinforzarlo ed evitare che si schiacci durante il tentativo di lucidatura. Intanto, a furia di passar paglietta e detersivi qualcosa del fondo migliora. E’ già qualcosa non dover rifare tutto, non vi pare? A questo punto devo anche decidere come finirò l’opera: patinata tipo argento e anticata come la precedente? Smaltata tutta o solo in parte? E quali parti, nel caso? Resinata, come da consolidato trend degli ultimi mesi o no?

Il retro della lastra imbottito di colla da montaggio e carta a proteggere

Brunitura, è deciso

Passo quindi la stesa di tintura per la brunitura. Effetto: alla luce led, mica male. Alla luce del sole uno schifo: troppo scura e macchiata, con assurdi aloni dorati sulle linee di disegno principali (strana reazione, da studiare un domani) e continuare a strofinare con alcool denaturato non porta a nessun miglioramento. Boh, ci penso su nel tentativo di trovare il modo di migliorare la resa. Intanto taglio le alette per il montaggio sul supporto (e questa volta taglio per il supporto un lastra di masonite spessa 6 millimetri, col vibrarazer). Qui la prima brunitura, molto scura, macchiata ed evidente.

Soprattutto da metà in giù si notano imperfezioni e macchie

Allora si rifa

E’ irrecuperabile, forse l’unica possibilità è ripulire lo sbalzo e rifare la brunitura. Il 9-7 tento con l’alcool isopropilico, ben diverso da quello denaturato (che al confronto è acqua fresca). In un battibaleno siamo tornati alla situazione ante brunitura. A questo punto monto lo sbalzo sul suo supporto di masonite, con colla di montaggio tra sbalzo e masonite e Bostick per fissare le alette posteriori. Metto sotto pesi per sigillare bene il tutto durante tutta la mattinata. Al pomeriggio ripulisco e sgrasso per bene il tutto e ri-distendo la mistura un po’ più diluita e con un attrezzino tipo spatola fatto di gommapiuma per spalmare uniformemente il liquido. Poi sfregamento come di norma. Una passatina di vernice protettiva Macota per fissare la brunitura e non incappare nell’errore dell’ultima volta, quando lo smalto ha sciolto la patina scura, sporcandosi. Ecco il risultato, assolutamente migliore del precedente, anche se non perfetto.

La seconda brunitura. Nella cornice inferiore si notano ancora delle striature che non sono riuscito ad eliminare. Ma il meglio è nemico del bene…

Smalti e ultimi particolari prima del montaggio in cornice

A questo punto posso procedere, con tranquillità, con gli interventi a smalto epossidico: rinforzo col nero i tratti del disegno principali e stendo gli smalti sull’aureola, cercando di non discostarmi troppo dalle cromie dell’originale paterno. Et voilà! Sono indeciso se smaltare anche il fondo. Poi, un po’ per pigrizia, un po’ perché già molto soddisfatto dal risultato raggiunto mi fermo qui.

La formella terminata, pronta ad essere incorniciata

A questo punto come lo monto o lo finisco?

Non è che posso regalare una formella così nuda e cruda. O la resino (tentazione fortissima) o la incornicio. Anche in questo caso propendo per la seconda ipotesi, la prima è troppo rischiosa: non avrei tempo di rifare alcunché nel caso andasse storto qualcosa. Mi sovviene che in cantina ho ancora qualche cornice ereditata dallo zio Michele. Trovata, misure perfette, nonostante debba sostituire anche per questa la controcornicetta dorata interna, tagliare un nuovo pannello di legno o simile, creare una controcornice distanziatrice che mi dia lo spessore sufficiente per distanziare la formella dal vetro (almeno 6 millimetri). Mi faccio i complimenti perché, non buttando mai nulla, posso recuperare dei profilatini a sezione quadrata di legno che sembrano fatti apposta. Tagliati, incollati, perfetti. Panno blu scuro (come quello della Presentazione al tempio) a rivestire il fondo; misure, biadesivo e 4 chiodini a fissare la formella sul fondo. Ottimo, il regalo è pronto. Il primo di Agosto si avvicina… Auguri, Guido!

Buon compleanno!

Oltre a noi Paganini partecipano di cuore agli auguri anche gli amici, Francesca e Mauro, Anna e Ignazio, Alberto e Manuela e Chiara.

DiGiancarlo Paganini

Presentazione di Gesù al Tempio

La Presentazione di Gesù al Tempio, ovvero il cantico di Simeone ispirato ai fantastici Avori Salernitani

14-16 Aprile 2023, Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Gli occhi fissi su Gesù, origine e compimento della fede”

Per introdurci al tema della Fede ci viene presentata le scena della Presentazione di Gesù al Tempio in cui Simeone, l’uomo giusto e pio, mosso dallo Spirito si reca per abbracciare, nella fede del popolo di Israele, in quel bambinetto di 40 giorni chiamato Gesù, il Mistero del Dio incarnato, il Messia atteso, luce e salvezza per tutto il mondo. Canta poi le lodi a Dio col suo “Nunc dimittis”, riconoscimento del compimento della sua attesa. Inno quotidiano della Compieta in cui si fa memoria a fine giornata della Salvezza universale che ci ha raggiunti. Scorrono in video le immagini che rappresentano la scena, tratte dalla tradizione artistica cristiana, durante l’attesa della lezione dell’Abate generale dell’Ordine Cistercense Padre Mauro-Giuseppe Lepori. Tra di esse ce n’è una (la n° 29), parte di un complesso iconografico straordinario, che quando la vedo mi fa sempre sobbalzare per la sua bellezza: la scena della Presentazione al Tempio è rappresentata incisa su una tavoletta d’avorio del tesoro medievale della cattedrale salernitana. (Consiglio la lettura del contenuto dei Link, è davvero molto interessante!)

La formella superiore con la Presentazione al Tempio.
Fonte: https://digilander.libero.it/salernostoria/avori.htm#

67 formelle meravigliose (ma, in origine erano molte di più)

Le descrizioni più serie e dettagliate di questo tesoro artistico e religioso narrano di un numero molto più grande di formelle eburnee, attribuibili stilisticamente ad almeno tre maestri incisori provenienti da diverse scuole dell’epoca. La Presentazione in oggetto è attribuibile al “Maestro dell’Infanzia di Cristo”. (Oggi si ha contezza di sole 67 formelle, sparse tra il museo della cattedrale di Salerno e diversi musei esteri. Le altre formelle che si ipotizzano mancanti dalla ricostruzione del complesso iconografico o sono state trafugate, o smembrate in frammenti, o risultano comunque disperse). Queste sono le fondamentali premesse storico-artistiche che chiariscono la fonte di ispirazione dell’opera che vado a presentarvi.

Ispirazione e riconoscenza

Leggendo il testo degli Esercizi 2023 cresce ogni giorno di più la riconoscenza per un dono così grande che la Fraternità, per mezzo di padre Lepori, ci offre anche quest’anno per approfondire le ragioni della nostra vita di fede. Allora affiora alla mente e dal cuore il desiderio di creare un segno di gratitudine che anche artisticamente richiami alla memoria l’evento vissuto, perché la ragione va di pari passo con l’affezione. Unisci i puntini con un trattino ed ecco che appare proprio questa immagine, da trasporre in sbalzo su metallo.

Seconda premessa

Il valore economico di questa opera, (e di lavoro ce n’è dentro un sacco), alla fine è puramente affettivo, e ho deciso di donarla a padre Lepori e al suo Ordine: ogni prezzo (che abbia nel frattempo immaginato e comunicato a qualcuno) non corrisponderebbe al valore che le attribuisco di fatto. La intendo così offrire come un dono condiviso con i miei amici di cammino che intendono anche loro ringraziare padre Lepori.

Il disegno

Così ridisegno la scena della Presentazione di Gesù al Tempio, modificandola liberamente secondo le mie capacità ed esigenze per adattarla al progetto che si delinea nella mia mente. Una delle modifiche, per esempio, è deformare in altezza le figure, dal busto in giù (erano dei “tappi” nel medioevo) e la testa del Bambino che mi sembra un microcefalo sproporzionato, per avvicinarmi di più alle proporzioni moderne. (Oddio…, il Bambino, per essere di 40 giorni sembra enorme, di 5-6 anni almeno, ma nell’iconografia orientale Gesù Bambino ha sempre le sembianze e le proporzioni di un adulto perché in Lui la maturità/pienezza di umanità e divinità non è mai venuta meno e quindi è una scelta teologica, non estetica). Io faccio un allegro compromesso “moderno” tra le due scelte. Modifico ovviamente anche i volti e un po’ di particolari, secondo il mio stile.

Presentazione di Gesù al Tempio - disegno
6-6-23. Il disegno stampato e applicato alla lastra di alluminio

Inizio a sbalzare la lastra

19,8 x 17,8 sono le dimensioni della cornice esterna del disegno originale. Poi con la modifica dell’altezza diventa 19,8 x 18,4. Misure abbastanza ragguardevoli per i miei standard. La lastra ovviamente è molto più grande, per poter essere ripiegata sul supporto rigido. Decido che userò questa volta una lastra di alluminio perché l’ottone mi sembra che dia un carattere molto, troppo diverso da quello degli avori originali. Tra disegno e lastra inserisco un foglio di carta carbone per aiutarmi ad individuare le linee del disegno in fase di cesello. Ancora non so se questa volta resinerò tutto. (Nel frattempo ordino comunque nuove resine, non si sa mai…). Non vorrei dare un’impressione troppo “moderna” all’opera, che vorrei mantenesse un carattere antico.

Presentazione di Gesù al Tempio - Prima fase sbalzo, fronte
Il fronte dello sbalzo in fase di lavorazione, la sera del 6-6
Presentazione di Gesù al Tempio - Prima fase sbalzo, retro
Il retro dello sbalzo in lavorazione, la sera del 6-6. Si nota la lastra di stampa dal lato emulsionato

Sbalzare, e poi?

Il lavoro dello sbalzo inizia con l’incisione, poi, man mano che si prosegue si definiscono i particolari sul fronte e il retro e si accentuano i volumi e l’aggetto. In un paio di giorni il grosso dello sbalzo è terminato. Poi andrò avanti qualche giorno a far modifiche, apportare dettagli e migliorie fino a che non sono soddisfatto. Una decisione fondamentale che prendo a fine sbalzo è quella di ritentare a patinare di nero la lastra col mio intruglio alcoolico a base nera di grafite, anilina e pennarelli sciolti usato in precedenza. Ne ho conservato una boccetta, anche perché se dovessi rifarlo non mi ricordo più né composizione precisa né dosi: sono un asino. Passo prima la paglietta fine a lucidare la lastra poi la sgrasso col CIF, poi risciacquo con acqua, la passo col diluente acetone e infine con alcool. Passo col pennello la tintura, la faccio asciugare, poi tolgo con lo scottex imbevuto d’alcool ciò che è in eccesso e a furia di strofinare la lastra si brunisce a dovere lasciando solo il disegno più marcato e una sensazione di volumi maggiori. Comunque la sera dell’8 maggio, con la Presentazione di Gesù al Tempio, arriviamo a questo punto:

Presentazione di Gesù al Tempio - Patinatura
La lastra sbalzata e brunita col mio intruglio magico per dare patina argentea. Si notano le aree dove ho steso la tintura all’esterno del riquadro.

Sembra proprio argento!

Lasciatemelo dire: uno splendore! A parte la correzione di un guaio (AAARRRGGHHHH! Maledetta goccia di diluente caduta accidentalmente sulla cornice di sinistra, che però riesco a medicare con pazienza ri-patinando solo la porzione interessata), mi sembra corrispondente a quanto desideravo e non mi sarei mai aspettato in tal misura. Quando tra le mani ti accade una cosa così, che va al di là delle tue capacità pregresse, altro che essere riconoscenti di un dono! Ti chiedi: “Ma davvero l’ho fatta io?” Che preziosità! Sembra proprio una lastra di argento sbalzato, solo un filo più fredda di tono. Altro che semplice lastra tipografica di alluminio!

Istruzioni per rischiare di rovinare tutto

Taglio le solite alette della lastra e le ripiego sul retro della masonite preparata in misura della cornice del disegno. Fisso e incollo il tutto sotto pressione per un paio di giorni con pesi e gommapiuma. Molto bene. Adesso, come posso rovinare tutto? Smaltando almeno le aureole? Certo. Uso i nuovi smalti per vetro e li allungo col medium trasparente. Prima (accidenti!) di dare una leggera passata di vernice protettiva Macota, ovviamente. “Non è che potevi pensarci prima che lo smalto avrebbe smosso la patina nera sporcandosi, vero?” Faccio buon viso a cattivo gioco: prima mi giustifico dicendo che così l’effetto è molto più anticato (boh…) e poi, per spegnere la coda di paglia, do una passata finale di Macota, quando ormai i buoi sono scappati. Mi consolo pensando che è stata l’occasione di imparare ancora qualcosa e che forse la prossima volta che userò la patina liquida, dovrò PRIMA fissare tutto col Macota e solo POI stendere gli smalti.

Presentazione di Gesù al Tempio - Smaltatura
Le aureole smaltate e “anticate”

Concludendo…

Per farla breve, decido che la lastra rimarrà così, solo protetta dalla vernice Macota e non resinata, anche perché prudenza suggerisce che forse sarebbe meglio fare prima una prova di resinatura su lastra patinata, cosa che non ho ancora fatto. Poi, pensando alla versione “regalo” della Presentazione di Gesù al Tempio mi torna in mente che in cantina ho messo via delle cornici di legno dorato nuove che erano in casa dello zio pittore Michele Sessa (marito della zia Ilde Venturini di cui ho già parlato in altri post precedenti). Trovata quella dalle dimensioni più adatte (38×44) la smonto per pulire il vetro e adattare la cornice, rifaccio il fondo di pressato per sostituire la controcornicetta interna non in misura, lo ricopro di panno blu scurissimo, apporto i fori per i 4 piccoli sostegni al fondo e rimonto il tutto. Ecco quindi il risultato finale: la Presentazione di Gesù al Tempio incorniciata.

Presentazione di Gesù al Tempio - Incorniciato e finito
La Presentazione terminata il 15-06-2023

La consegna del dono

Alla fine, avendo deciso di donare l’opera a Padre Mauro Lepori, anche a nome degli amici della Fraternità e delle Scuole di comunità, avendo visto dal programma del Meeting di Rimini che Padre Mauro sarebbe stato presente alla manifestazione ho cercato di contattarlo attraverso la segreteria, poi con una serie di colpi di scena e di imprevisti, alla fine lo abbiamo raggiunto, contattando il suo steward, al termine della visita di una mostra. Qui il video del brevissimo momento.

Il biglietto

In allegato il biglietto che accompagnava il quadro, in cui cercavo di esprimere tutti i sentimenti e le ragioni che sottendevano al gesto. Un grande grazie a tutti gli amici che mi hanno aiutato, accompagnato, supportato e sopportato. Ancora un grazie a Padre Lepori che ha gradito tantissimo l’opera.

DiGiancarlo Paganini

Una nuova icona/reliquiario dedicata al beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster

Un ritrovamento imprevisto

Quando è deceduta la cara zia Ilde nel 2021, tra le diverse cose trovate e salvate dalla sua stanza di preghiera, saltata fuori dal cassettino dell’inginocchiatoio, mi era rimasta in una scatola una immaginetta reliquia, con un brandello di stoffa cardinalizia appartenuta alle vesti dell’Arcivescovo di Milano card. Alfredo Ildefonso Schuster, del 1935; la paura di perderla o rovinarla mi aveva indotto a pensare a come proteggerla e valorizzarla utilizzandola in una nuova icona/reliquiario dedicata al Beato Schuster.

Immaginetta reliquia
L’immaginetta reliquia del 1935

L’idea mi frullava nella testa da tempo, ma poi ho deciso di realizzare l’opera in vista di un paio di occasioni che si profilavano all’orizzonte.

Due anniversari importanti

Tra quest’anno e il 2024 infatti ricorrono due anniversari importanti: il ventesimo di ordinazione sacerdotale del nostro parroco don Matteo Baraldi e il 60° di consacrazione della parrocchia di Gesù Buon Pastore e san Matteo Apostolo ed Evangelista (1964). Intanto comincio a realizzare l’icona, poi penserò bene a chi e come donarla.

L’idea è quella di inglobare tutto nella resina

Come anticipavo in un precedente Post, ecco venuto il momento di parlare di quest’opera. Oramai la passione per la resinatura è difficile da contenere. Tanto più se l’oggetto che si sta formando nella mente è proprio un contenitore di reliquia, che abbia da un lato uno dei miei sbalzi su ottone smaltato e dall’altro la preziosa immaginetta con la reliquia.

Il progetto prende forma

10 Maggio. Prima cosa, come sempre cercare una immagine di Alfredo Ildefonso Schuster che possa essere rappresentata a sbalzo. Non ho immagini dell’archivio paterno, (Ettore Paganininon mi ha lasciato alcun bozzetto del Beato) quindi cerco in internet, e fra le poche che trovo ne individuo una che può fare al caso mio. Sembra più un ritratto ufficiale che lo rappresenta un po’ anziano, ma mi sembra ottima da riprodurre. Eccola:

Ritratto ufficiale di Schuster

Il disegno secondo la solita procedura

Parto allora a disegnare a video, su carta da lucido, la bozza da applicare sulla lastra di ottone e in breve questa fase è realizzata.

disegno del busto di Schuster

Porto in misura (112,5×166,5 circa) e definisco meglio il progetto in Illustrator, poi stampo il tutto e applico alla lastra. Decido poi che eviterò il reticolo di linee del fondo, che incasinano e basta. (In realtà lascerò poi qualcosa, ma ad hoc, per nascondere puntualmente dei difetti della lastra che si era un po’ segnata).

Disegno applicato alla lastra di ottone
Penso anche al cartiglio da inglobare nella resina (stampato e incollato sullo sbalzo)

Si sbalza!

Al solito procedo col trasferimento della figura e inizio a sbalzare fronte e retro, e, come al solito le difficoltà più grosse sono nei particolari del viso. Mi fa godere un casino il panneggio del mantello, che immagino già smaltato di rosso cardinalizio. Quanto alla resa della cotta bianca (si dice rocchetto?) che dovrò smaltare di smalto bianco, la cosa inizia ad intimorirmi, però sono tutte cose che passano per la mente mentre sbalzo, man mano che il lavoro avanza. Non si ripetono mai allo stesso modo i gesti artigianali. Ogni gesto apre mondi di immaginazione su come procedere: ogni opera, da questo punto di vista è nuova e ogni volta c’è da imparare qualcosa e da affrontare e risolvere problemi nuovi.

Sbalzo iniziato
12 maggio. La prima traccia trasferita
Sbalzo quasi terminato
Lo sbalzo quasi terminato. E’ qui che mi rendo conto che il cartiglio è un casino da sbalzare e decido di applicarlo stampato sulla lastra. Mezzucci, ma…
Sbalzo terminato
13 maggio. Sbalzo terminato, piegato e incollato sul suo supporto di masonite

Resinatura posteriore

14 Maggio: prima di smaltare, (non si sa mai cosa potrebbe succedere se le resinature non dovessero essere perfette, colare dove non devono e rovinare lo smalto irrimediabilmente) decido di fare una prima sottile resinatura sul retro, dove c’è la reliquia. Immaginetta che però devo proteggere perché la resina che è una brutta bestia molto aggressiva potrebbe rovinarla. La metto sotto un foglietto di acetato trasparente ricoperto da un foglio adesivo trasparente che la attacchi in modo impermeabile al fondo adesivo dorato che chiude le alette posteriori dello sbalzo. Poi attacco la mia etichetta e anche su di essa applico l’adesivo trasparente. Alla fine costruisco col nastro adesivo di carta e alcuni cartoncini che diano rigidità, una semplice cassaforma nella quale colare lo strato di resina. Metto il tutto su un supporto che alzi il pannello “da terra” in modo che se qualcosa colasse, andando sul fronte, non rovini la superficie sbalzata.

Piccola cassaforma
La piccola rudimentale cassaforma per la protezione in resina del retro

La rifinitura del retro resinato

Sembrerebbe fatta, no? No. Stacco la cassaforma e levigo grossolanamente i bordi che erano a rilievo. Questo perché l’intenzione sarebbe quella di fare prima questa resinatura per bene, poi fare quella anteriore tenendo sollevato l’oggetto nella cassaforma definitiva con dei brillantini applicati e incollati anche nella cassaforma, in modo da inglobare tutto in un’unica resinatura finale e, se ci fossero dei difetti, lo spessore totale si potrà levigare con buon margine di sicurezza ripareggiando le superfici.

15-5-23. Ecco il risultato parziale: si vede già un problema. La resina (che si infila dove vuole lei!) ha intaccato un po’ l’etichetta, nonostante l’adesivo che la ricopriva. Poco male, in fondo si è rovinato solo il mio nome: ma questo mi fa pensare che dovrò trovare una soluzione valida per evitare lo stesso problema sul cartiglio anteriore: lo spruzzerò fino allo spasimo con la vernice Macota, in modo che sia intriso di vernice uniformemente e non assorba resina dove vuole lui. Immaginetta invece, OK!

Resinatura posteriore

Si smalta!

Smalto con molto gusto la figura, cimentandomi coi bianchi (che sono smalti un po’ traditori, devi stare attento alle stesure che devono essere delle velature) e il 16-5-23 applico anche il famoso cartiglio stampato. Peccato che il colore dell’aureola risulti un po’ troppo scuro: i nuovi smalti hanno bisogno di essere tutti stesi con una buona dose di medium trasparente che li alleggerisca. ma oramai non c’è CTRL Z da poter fare.

Fronte del reliquiario del card Shuster, smaltato
Qui ho aggiunto anche le righe del fondo, per coprire dei difetti della lastra

Adesso viene il difficile, più difficile di quanto potessi immaginare

In giornata costruisco la cassaforma col metodo ormai consolidato, con fondo di plastica adesiva rossa, mettendo anche dei distanziatori tra la formella e le pareti di legno, in modi di avere uno spessore costante di resina sui bordi

Cassaforma per il fronte-impostazione

In seguito incollo sul retro 4 brillantini in modo da dare uno spessore sul retro. (A posteriori capisco di aver fatto un errore, perché il risultato del retro sarà orrendo con una enorme bolla vuota da rimediare in seguito. In futuro dovrò escogitare un altro sistema, probabilmente resinando separatamente fronte e retro). Poi, dato alla cassaforma la mano di distaccante, fisso l’oggetto e faccio la colata.

Colata nella cassaforma

Disastro: scaldo troppo la resina in fase di mescola e inizia a raggrumarsi anzitempo. Questo provoca grinze sul fronte (come si vede in alto a destra) e poca fluidità anche sul retro. Dovrò intervenire pesantemente con la levigatrice.

Difetti di resinatura sul retro
Le bolle più grosse comparse sul retro (qui in parte già un po’ levigate a grana 800 e con cassaforma di nastro adesivo per nuova colata correttiva.

Gran restauro con la levigatrice

Siamo ormai al 19 maggio. La colata riempitiva si è solidificata piena di difetti. Vado di levigatrice rotoorbitale come se non ci fosse un domani, dalla grana più grossa, 120, alla più fine che ho (4000). produco polvere a tonnellate (menomale che si può inserire l’aspirapolvere sul retro dell’attrezzo), in cantina, bardato come un tecnico dell’Icmesa… Poi passo i tamponi col polish e miracolosamente tutto torna lustro e trasparente.

Fase di smerigliatura e lucidatura
Bardato a levigare

Finalmente la luce in fondo al tunnel

Al 22 maggio, tra un ritocco e l’altro posso dire di aver terminato l’opera. Sei proprio sicuro? Il retro non mi convince comunque perché la trasparenza non è perfetta, è pieno di bollicine e allora lo ricopro di adesivo dorato con la finestra aperta sulla reliquia. Così applico una nuova etichetta.

Reliquiario del beato Schuster finito
Il reliquiario praticamente finito, fronte e retro.

E come lo userai il reliquiario? Appeso o su un supporto da scrivania? Appeso mi sembra banale. Perché non complicarsi la vita? Certo un supporto su misura non esiste. Provvidenzialmente mio fratello Marco la sera del 21 mi ha regalato una vecchia scatola di plexiglass col coperchio trasparente. E’ proprio ciò che fa al caso mio. Urge progettino ad hoc. Fatto. Tagliare il plexiglass non è cosa semplice: se lo tagli col seghetto alternativo ti crea del plexiglass bianco/nero fuso per il calore che rovina la lama con un bel “carpogno”; col traforo a mano rischi di non andar dritto: l’unica è inciderlo profondamente col cutter su entrambe le facce e poi con un colpo netto su uno spessore rialzato lo spezzi preciso. Se ti va bene si rompe come desideravi, se no fa il cavolo che gli pare. E si spezza. Male. Dove vuole lui…

Supporto in plexiglass
Van bene tutti i tagli eccetto quello del triangolo posteriore che sorregge in verticale. E si vede. Ma vabbé ha una forma inusuale, ma molto originale.

Conclusione

Assemblo i pezzi di plexiglass (levigati e con i bordi opportunamente stondati) del supporto con l’Attack (è fatto apposta!) et Voilà, l’oggetto è pronto per essere regalato.

Reliquiario terminato del beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster

Icona del beato Schuster e supporto finiti
Il reliquiario terminato, sul suo supporto di plexiglass.

Pronto per essere regalato dicevamo. A chi? Beh oramai la ricorrenza del ventesimo di ordinazione di don Matteo è alle porte. Decidiamo, io e Daniela, di regalarlo proprio a lui. Mi sembra un oggetto più adatto ad un regalo personale, come oggetto devozionale. Poi è una reliquia di un Beato ambrosiano, cosa può esserci di meglio per sostenere un ministero svolto in terra ambrosiana? Nella dedica affidiamo il don alla cura celeste del nostro beato arcivescovo. Al 60° della parrocchia… ci penseremo più avanti!

A casa di don Matteo
In casa di don Matteo, con i suoi ringraziamenti.
DiGiancarlo Paganini

Una Madonna con Bambino in miniatura

Per un regalo di prima Comunione

La richiesta di mia figlia Lucia

Siamo al 15 maggio 2023, e Lucia, passando da me, vede un’altra icona molto particolare in lavorazione (di cui parlerò nel prossimo Post di questa categoria) e mi chiede a bruciapelo se me la sento di realizzare una piccola Madonna con Bambino per un regalo di prima Comunione (per il 28-5-23). Si tratta della sua figlioccia di battesimo.

Piccola piccola, per favore

I tempi non sono larghissimi, e neppure le dimensioni devono esserlo. Anzi, mi raccomando, piccola piccola. Le sottopongo due ipotesi tra i disegni d’archivio di mio padre Ettore. Per entrambe penso ad una dimensione finale di 7,5 x 10 cm. La scelta tra la 0189 e la 0190 cade sulla prima: e 0189 sia!

i due disegni d'archivio tra cui scegliere il soggetto da realizzare

Al lavoro, dunque!

Già, devo sbrigarmi, anche perché, ormai “infularmato” (espressione paradialettale lombarda) dalla tecnica delle resine, (come per la prova ben riuscita della Madonna della Resina) me la immagino come un bel quadrello di resina che ingloba totalmente lo sbalzo, ma non ho in casa resina a sufficienza per realizzare entrambe le icone in lavorazione, e per ottimizzare i tempi penso che le colate dovranno essere fatte contemporaneamente. L’altra “icona reliquiario” è già in uno stato di lavorazione più avanzato, ma per un errore, purtroppo facile in questa tecnica, devo correggere la colata sul retro a cui è rimasto uno spazio non coperto (accidenti!). Quindi comunque dovrò ordinare nuova resina e qualche disco di levigatura. Intanto che passano i giorni per la consegna del materiale, mi porterò avanti con lo sbalzo e la smaltatura con smalti epossidici. Al lavoro, dunque!

Il disegno d'archivio sulla lastra di ottone
La stampata applicata sulla lastra di ottone, con lo sbalzo già impostato

Lo sbalzo procede velocemente

Il giorno 18 siamo già a buon punto: lavorando sul fronte e sul retro i volumi prendono consistenza e, come sempre, le parti più difficili sono i volti, perché basta un nonnulla per dare espressioni che non sono esattamente quelle desiderate. In questo lavoro i margini di correzione sono veramente minimi. Non c’è il CTRL Z. Una volta che hai rovinato l’ottone difficilmente si rimedia, per questo la tensione è sempre al massimo.

Retro e fronte dello sbalzo, con le alette ancora da ripiegare sul supporto rigido
Retro e fronte dello sbalzo, con le alette ancora da ripiegare sul supporto rigido

Sbalzo terminato, si smalta

Lo sbalzo mi soddisfa sufficientemente. Ho acquistato recentemente altri smalti epossidici per vetro “Ideavetro” della Maimeri, più densi di quelli della Maribù. Sono quindi diversi da trattare dai primi; hanno il vantaggio di avere un colore trasparente medium utilissimo a usare gli altri colori più diluiti o trasparenti, anche perché tra loro si mescolano perfettamente. Per ora li ho usati solo in alcuni particolari, come le aureole. Ve li mostro.

I colori per vetro Idea Vetro della Maimeri
I colori per vetro Idea Vetro della Maimeri

Piego e fisso la lastra con colla di montaggio sul suo supporto di masonite. Sfriso radialmente le aureole con una punta affilata, in modo da aumentarne la riflettanza. In breve anche la smaltatura termina. Stavolta ho scelto di smaltare, come nei miei primi lavori di questo genere, il fondo, l’aureola e non la figura. Mi concedo solo di rinforzare leggermente gli occhi delle due figure.

Lo smalto della Madonna con Bambino, numero 0189, pressoché terminato
Lo smalto pressoché terminato

Fin qui tutto (abbastanza) bene…

I problemi si concentrano in questa seconda fase, quella della resinatura. Sbaglio tutto lo sbagliabile perché metto a bagnomaria in acqua bollente (invece che semplicemente calda) il contenitore di vetro con le resine (I-Crystal della Resin Pro) da mescolare e da versare negli stampi delle casseforme preparate. Questo “colpo di genio” fa sparire di colpo le bolle, ma accelera la reazione delle epossidiche (anche perché il vetro mantiene il calore con continuità) che di colpo tendono a indurirsi e a diventare filamentose e a fare grumi. Me ne accorgo purtroppo mentre verso a riempire. Così devo cercare di spianare a mano con varie punte gli gnocchi di resina rappresa e facendo ciò creo delle bolle e delle asperità che non volevo… aaarrrgggghhhh! Disastro. La sola speranza è che intanto che sono ancora abbastanza elastiche si ricompongano prima dell’indurimento finale. Ultima ratio, la terza e ultima fase di finitura: pareggiare levigando con abrasivi e la fase di lucidatura finale.

Considerazioni filosofiche di medio Post

C’è sempre una certa dose di ascesi da sperimentare in questi lavori artigianali (che coinvolgono progettualità e manualità):
1) Capisci che impari poco per volta, che hai sempre da imparare e che non imparerai mai abbastanza.
2) Capisci che anche quello che pensi di aver già imparato e di poter padroneggiare, può sempre essere rimesso in discussione da stupidi particolari della realtà che non avevi considerato per supponenza.
3) Capisci che ci vuole umiltà per piegarsi alla materia, cosa che non è nelle mie corde più immediate ed istintive: “Deve obbedire, porcaccia la miseria, non è che comanda lei!”
4) Se non sei padrone neppure di cosette così banali ed elementari, pensa un po’ cosa ne è di te… La vita te la dai tu? La salute te la dai tu? Il mondo te lo dai tu? Ecc… No, però persino i capelli del mio capo sono contati.
5) Se proprio non sei costretto a buttare via tutto (cosa che è già successa) vuol dire che forse c’è una soluzione, in fondo basta trovarla. Ci vorrà del lavoro ulteriore. E comunque la perfezione non è di questo mondo e arrivare a un buon compromesso è un’arte.

Di lavoro ce n’è un sacco ancora da fare

Infatti. A indurimento finale tolgo il blocchetto dalla cassaforma e purtroppo devo constatare che molti difetti sono rimasti e ne scopro anche altri che non avevo notato. Mi pento di aver voluto resinare: ma chi me l’ha fatto fare? Lasciavo com’era lo smalto, passavo un po’ di vernice protettiva Macota ed era a posto. No? Evidentemente, no. Ormai sono in ballo e devo ballare, devo portare a casa il risultato, cioè devo finire il regalino nel migliore dei modi. Inizio a rifilare il grosso dei bordi col cutter, poi passo a levigarli a mano con carta grossa tipo grana 80 e poi scendo fino alla 120, 240 e 360. Ora però devo passare alla levigatrice rotoorbitante: c’è ancora un sacco di materiale da eliminare per arrivare a mettere in piano la superficie. Arrivo fino alla grana 1000. Tutto molto poco trasparente evidentemente. Ma capisco che il danno della bolla alla sinistra del volto si è solo ridotto ma non eliminato. In alto a destra c’è un avvallamento che andrà pareggiato. La fotografo comunque e la mando sulla chat di Resin Pro di whatsapp, chiedendo consigli. L’unico è quello di partecipare alla masterclass sulla lucidatura (37,90 euro).

La foto della Madonna con Bambino levigata fino a grana 1000. Si notano tutti difetti.

Devo tornare indietro con le grane

Nel doppio senso che le grane non mancano mai, ma anche che devo ritornare almeno alla grana 360 o 500 per levigare più a fondo per eliminare quanto più possibile i difetti. Olio di gomito e un’altra mezz’ora di paziente levigatura, tornando indietro più volte. Quando capisco che anche proseguendo non otterrei miglioramenti significativi passo alla 800 poi insisto parecchio con la 1000, poi la 1500, la 2000, la 3000 e la 4000, quella che dà il tocco finale prima della lucidatura col Polish per resine. Va passato prima con platorello di gommapiuma e poi lucidato col platorello di lana. Ti senti bene quando vedi che il tuo oggetto torna miracolosamente a risplendere! Una cosa che ho capito è che finché noti graffi (a luce radente) che con la grana fine che stai usando non vanno via devi rassegnarti a regredire di grana fino a che non li elimini, solo allora puoi procedere verso le grane più fini. E ricordarsi di pulire sempre la superficie tra un abrasivo e l’altro.

E’ stata dura, ma alla fine sono riuscito ad arrivare ad un buon compromesso qualitativo

L’oggetto è bello, sta bene nella mano, anche i colori sono ok, tutto sommato mi piace. Mando la foto a Lucia e solo allora mi ricordo che alla bambina piaceva il lilla/violetto/indaco. Orpo!, troppo tardi: non ve n’è traccia… Lucia mi perdona. (La bambina non so). Penso comunque ad una soluzione trasversale.

E’ rimasta una bollicina a sinistra della guancia, un piccolo “pastrugno” inglobato in basso a destra e alcune bollicine nel bordo destro

Tocco finale e scatola per il regalo

Sistemo ora il retro (era venuto bruttino e con un sacco di difetti). Lo ricopro di adesivo d’oro e gli metto la mia etichetta

Poi creo, dalla copertina in cartone rivestita di similpelle verde di una vecchia agenda planning, la scatolina imbottita di raso violetto per la confezione regalo. Tutto molto apprezzato. (Soprattutto dagli adulti… Lo sapevo che la bambina senza il lilla non sarebbe stata pienamente felice)

la confezione regalo
La Madonna con Bambino terminata
DiGiancarlo Paganini

MADONNA “DELLA RESINA”

Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.
Una icona della Vergine col Bambino
per prendere dimestichezza con la tecnica
delle resine epossidiche

Una premessa essenziale

Non stupitevi se questo post non inizia subito parlando dell’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Devo fare una premessa essenziale. Dopo il tempo di Natale riprendo in carico la copertina di Evangeliario “La Pace del Buon Pastore” la cui protezione risulta ancora un po’ ammalorata per l’uso intensivo fattone durante le feste. Il tentativo di rifare la cornice di ottone (ho acquistato per lo scopo da Miorini Metalli una nuova lastra più spessa della prima per rifare i profili e poterli saldare negli angoli) fallisce miseramente. Sbaglio platealmente le misure del profilo che è troppo stretto e non si rimonta sul manufatto. Accantono per ora l’ambizioso progetto di restauro e trovo una soluzione ancora provvisoria visto che la Pasqua si avvicina a passi da gigante.

Ci si arrangia alla bell’e meglio, ma siamo ancora nella provvisorietà

Stacco la cornice esistente, la ripiano e la ripulisco; poi saldo gli angoli a stagno in modo da darle un po’ di consistenza. Pulisco il vetro sintetico (molto sfrisato e incrinato sopra un cabochon) e rimonto il tutto. Per ora la faccio andar bene così, ma non sono per nulla soddisfatto.

Mi balena nella mente una alternativa che però mi trova molto impreparato tecnicamente e come dotazione di attrezzi professionali: la resinatura completa del manufatto. Ma, prima di affrontare la sfida ho bisogno di fare delle prove su altri oggetti meno impegnativi.

La prima prova, tanto per iniziare…

Parto con una prova su ottone sbalzato e smaltato di nessun valore. Acquisto da Resin Pro la resina I-Cristal bicomponente facile perché il componente B va al 50% del componente A. Dalle descrizioni pare che dia ottimi risultati. Ordino anche un flacone di cera distaccante. Mi seguo un po’ di tutorial su Youtube, Quando mi sento pronto costruisco una piccola cassaforma, posiziono il piccolo sbalzo sul fondo e colo la miscela nella quantità calcolata. Meno male che ho fatto questa prova: se non si fissa al fondo l’oggetto, basta una bolla d’aria sul retro a creare un buco nella resina e la roba galleggia in modo incontrollabile, infatti poi risulta storta sul piano. Inoltre si formano un sacco di bollicine maledette che il phon non basta a debellare. Inoltre la resina tende al giallino. Mi interessava anche scoprire se gli smalti epossidici reagiscono in qualche modo con la resina epossidica. Buona notizia: NO!

Primissima colata piena di bolle

Allora poi, quando è indurito, per rimediare metto il tutto in uno scatolino di plastica delle viti (a mo’ di cassaforma) e rifaccio una seconda colata. Prima però chiedo consiglio al Tutor di Resin Pro su come poter eliminare le fastidiose bolle d’aria che si formano mescolando i due componenti: Elementare! La risposta è di mescolare le resine in un contenitore a bagnomaria nell’acqua molto calda. Fuziona. Estraggo. Limo poi solo i bordi, non avendo ancora una levigatrice rotoorbitante, e lascio la superficie lucida della colata.

La prima buffa prova finita

Morale di questo primo step

Ho imparato già diverse cosette da questa primissima prova. Ora occorre passare ad una prova più impegnativa e con una superficie più estesa, alla quale siano applicati anche brillantini e cabochon. Per vedere come reagisce il tutto.

Nasce l’idea di una Madonnina ad hoc

L’opera sarà a rischio di fallimento; è una prova e quindi so che non dovrò attaccarci troppo il cuore e incazzarmi se qualcosa dovesse andare storto. Se invece andrà tutto bene, tanto di guadagnato. Come sempre scartabello nell’archivio di mio papà per individuare uno schizzo che faccia al caso mio. Trovata: è la n° 0359. La realizzerò, con alcune varianti, in misura 16×28 cm. Si chiamerà: Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.

Il disegno d’archivio n° 0359
Ed ecco il mio disegno (qui nella versione colorata del progetto) con le varianti, la cornice, le sedi dei brillantini, ecc

Bene! Si parte!

Incollo come sempre la stampata sulla lastra di ottone e il 26 febbraio parto a sbalzare.

Il disegno applicato alla lastra di ottone
Lo sbalzo, retro e fronte, in lavorazione

In breve tempo lo sbalzo è terminato, quindi andrà come sempre rinforzato sul retro riempiendolo di colla di montaggio e applicandolo su una sottile tavoletta di legno. Le alette andranno ripiegate sulla tavoletta e il tutto verrà sigillato.

Retro e fronte dello sbalzo terminato e pronto da montare sul legno
Sbalzo finito pronto da smaltare

La smaltatura e le rifiniture decorative

Il 2 marzo 2023 inizio a smaltare, secondo il progetto cromatico, la formella d’ottone della Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Non vedo l’ora di terminarla per poter dar corda allo sviluppo del progetto con la colata della resina. Qualche particolare lo modifico strada facendo, come sempre mi accade, ma è inevitabile farsi influenzare da come si sta sviluppando l’opera.

Le prime fasi della smaltatura. La formella appoggia su una lastra di polistirolo perché sul retro ho montato 4 viti (che perforano il polistirolo) per un futuro eventuale fissaggio murale o su altro supporto.

Per farla breve

Il 7 marzo concludo la smaltatura e l’applicazione di cabochon e brillantini. Rispetto alle prime opere, in cui smaltavo solo il fondo lasciando libere le figure, mi lancio a smaltare anche i volti e altri aspetti delle figure. Ecco il risultato. Mi piace, mi spiacerebbe rovinarla se qualcosa andasse storta. Ma ormai sono in ballo e devo ballare.

Lo smalto finito pronto per la resinatura con I-Crystal di Resin Pro

E’ venuta l’ora della cassaforma

Il 13 marzo concludo la cassaforma costituita dal coperchio in compensato di una cassetta di vini, ricoperta di plastica adesiva, che mi consente di far passare le viti presenti sul retro della formella e farla aderire al fondo tenendola fissata. Questo mi consente di evitare il primo errore fatto con la prova. Intorno all’ingombro della formella silicono 4 assi di legno plastificate. Una volta asciugato il silicone do una mano di cera distaccante a tutto l’interno della cassaforma. Fisso al suo interno la Madonnina e la fermo saldamente sul retro del coperchio con 4 bulloni passanti.

La cassaforma con la formella immersa nella resina

Le fasi finali

Occorre attendere circa 48 ore prima di poter estrarre il manufatto dalla cassaforma, per essere certi che la reazione epossidica sia terminata e la resina sia perfettamente indurita e pronta per le lavorazioni di finitura. I listelli si staccano senza difficoltà (sbaglio solo a forzare il distacco dal fondo perché mi ero dimenticato di aver imbullonato la formella e quindi spacco il compensato, ma vabbé…).

Si possono notare i bordi ancora da levigare e rettificare, oltre allo spessore totale della colata di resina

Sorprese!

Ma, poffarbacco! C’è una cosa che non mi aspettavo e che invece devo registrare come effetto un po’ negativo: i brillantini che ho posizionato lungo la cornice dell’arco sembrano essere spariti lasciando in evidenza solo lo “specchietto” che hanno alla base. Guardando di profilo si intuiscono ancora, di fronte la sfaccettatura del brillante scompare. Questo è dovuto al fatto che la resina ingloba perfettamente tutta la loro superficie e quindi la luce non subisce più l’effetto di rifrazione delle facce. Anche il cabochon turchese sopra l’aureola della Madonna ha perso un po’ l’effetto volume. E’ una controindicazione da tener presente per i prossimi lavori.

L’altra controindicazione è data dal peso: oltre il Kg… un po’ eccessivo per pensare che sia una soluzione valida anche per il restauro della copertina di evangeliario originale: dovrò pensare ad una soluzione diversa (facendo le proporzioni dovrebbe venire a pesare oltre i 2Kg).

Il particolare dei brillantini

Concludendo

Comunque in complesso il risultato mi soddisfa. L’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina” fa proprio un bell’effetto. Solo un filo paglierino il colore della resina. Limo i bordi e li levigo eliminando una serie di bave di colatura. Non mi arrischio per ora ad abbassarli sullo stesso piano della superficie che è venuta praticamente perfettamente trasparente e lucidissima. Non vorrei rovinarla con attrezzi che non sono quelli adeguati e professionali (Ci vorrebbero: Levigatrice rotoorbitante, carte abrasive diametro 150mm per la levigatrice scalari da 80 a 4000 di grana, platorelli da 150mm col velcro che montano piattelli di varia durezza di gommapiuma e altri di vello di lana e/o microfibra per il finissaggio di lucidatura a specchio con crema Polish per resina di Resin Pro).


Per la cronaca: Ho poi acquistato tutto il suddetto materiale (eccezionale il rapporto qualità-prezzo della levigatrice VALEX LR150 presa su Mano-Mano a circa 60 euro, incredibile!!!) e l’ho usato sulla Copia 001 della Pace del Buon Pastore con ottimi risultati.

16-03-2023. Ecco allora l’opera terminata, così come l’ho appesa all’ingresso di casa mia, così che la Madonna (che ho chiamato “della resina” per evidenti motivi) vegli sulla nostra casa e protegga tutti noi.

La formella finita. Si notano i brillantini “impoveriti” confrontando la foto con quella dello smalto finito.
DiGiancarlo Paganini

Domande e risposte su guerra e pace

Un “botta e risposta” alle numerose e interessanti domande del carissimo amico Livio Z. suscitate dal mio post sui droni nel conflitto Russia-Ucraina. Penso che siano le domande che tutti ci facciamo, perciò le condivido con tutti, assieme alle risposte che mi sono dato.

Scambio dei Droni Zelenski - Putin

Ecco le sue domande/riflessioni giunte via whatsapp:

Caro Giancarlo, ho letto più volte e con attenzione quanto hai scritto.
Da molto tempo non avevo ricevuto nulla di tuo…
Né ti avevo cercato, faccio ammenda.

È tutto giusto e condivisibile…

Ma ho alcune note e riflessioni.

“chi innesca e conduce” è un po’ equivoco…

Cit. Papa Francesco
In nome di nessun Dio si può dichiarare Santa una guerra.
Giustissimo.
A me viene in mente la Sharia.
Che dici? Sono polemico?

Distingui, anzi, sottolinei la maggior gravità in caso di guerra di conquista o di invasione.

Giustamente, molto giustamente, fai riferimento anche ad Iran e Afghanistan.
E alle tante altre situazioni di cui quasi non si parla.

Ma, con cautela, mi sorge un “e quindi???”

Cioè, oltre a dire che la guerra è sporca, cattiva, dannosa, inutile etc etc etc, cose giuste giustissime….
Oltre a chiedere a Gesù Bambino la pace… (nota leggermente acidula, lo ammetto)

Partendo dalla realtà dell’oggi.
Per quello -poco- che sappiamo, o che crediamo di sapere…

Qual’è il giudizio?

Bella la battuta su ONU e Babbo Natale.

Ma l’ONU, cosa dovrebbe fare di più?

O di meno?
Più sanzioni?
Meno sanzioni?
Più armi all’Ucraina?
Stop invio armi all’Ucraina?
E perché?
Entrare apertamente nel conflitto?

Cosa ne sappiamo davvero delle cause?

Io non so nulla, NULLA, di quanto accaduto prima, Crimea, tra Ucraina e il Donbass, negli ultimi 8 anni.

Se c’erano davvero tutti i crimini “nazi” di cui la Russia accusa l’Ucraina, e che sarebbero stati sottaciuti o nascosti o minimizzati.

Sono abbastanza scettico che gli USA siano l’angelo portatore di pace e giustizia.

Ma, banalmente e superficialmente come spesso mi accade…

C’è stata una invasione? O no?
C’è il diritto-dovere di difendere il proprio territorio? O no?
È giusto condannare l’invasione? O no?
E soltanto a parole?
O più concretamente?
E quindi?!?!?

Certamente riconosco di essere anche io nel “piccolo mondo occidentale foderato di bambagia rosa” (e sono ben contento di esserci…)

E so benissimo come è facile disquisire e giudicare dal divano, al caldo, perché la cosa mi tocca comunque poco, di sponda…

Però mi sembra anche insufficiente, incompleto, limitarsi a dire che la guerra è una schifosa porcheria.

Un vecchio adagio recita, sui politici, “il più pulito ha la rogna” e vabbeh.
Ce ne sono a bizzeffe di frasi simili, e tutte con un fondo di verità e saggezza popolare.
Ma è quello che abbiamo a disposizione.
Non cadiamo nella qualunque…

È vero che dobbiamo partire da ciascuno di noi, costruire la pace da casa, moglie, figli, fratelli, parenti, amici, colleghi etc etc.
Ma non cadiamo nell’intimismo…

Diamo un giudizio, per quanto ci siano sempre delle possibilità di sbagliare.

Non darlo è BEN PEGGIO!!!

Il governo italico di Draghi, e poi Meloni, con ampia maggioranza, ha aderito all’invio di armi all’Ucraina.
Ha fatto bene?
Ha sbagliato?
Cos’altro doveva o poteva fare?

Io, tu, noi, cosa ne pensiamo?

Perché non siamo (più) in grado di esporci dando un giudizio?

Io sono del parere che quanto fatto finora, sia giusto.
O il meno sbagliato possibile.

Cos’altro fare?
Dire ok Russia, hai ragione, accomodati?

Ovvio che è giusto dire “tacciano le armi”… “fermiamo tutto”
Ma con quale prospettiva?

Non esiste (in terra) un giudice saggio e imparziale e al di sopra delle parti, a cui affidarsi.
Quindi una posizione va presa.
Non cadiamo nella posizione dello str….uzzo.

Soprattutto…. non cadiamo…😁
Grazie della pazienza.
Cari saluti
Livio

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Le mie risposte

N.B. (Sono risposte che non hanno la pretesa di essere la verità distillata, ma solo quelle che al momento mi sembrano personalmente le più vere, ragionevoli e sensate; ben sapendo che anche io corro il rischio di essere astratto e disincarnato perché faccio parte di quel piccolo mondo occidentale foderato di bambagia rosa che critico e che oltretutto non è un gran pulpito dal quale predicare e criticare).

Caro Livio,

Grazie delle numerose domande che sono anche le mie.

Come ti ho accennato in whatsapp le domande che mi poni e di cui ti ringrazio per l’opportunità che ho di risponderti, più o meno me le sono fatte anch’io prima, durante e dopo la scrittura del post dei droni.
C’è sempre come uno iato tra l’affermazione di cose così alte e impegnative, di principio e il terra-terra di scelte pratiche che occorre poi fare.
Ma penso che affermare delle verità valga sempre la pena, se no come faccio a convertirmi?
A che cosa?

Vado per punti così come li elenchi tu:

Non mi sembra che “chi innesca e conduce” sia equivoco, tanto più che il caso specifico dell’Ucraina lo descrivo ulteriormente dopo. Era una notazione di tipo generale che però differenzia il caso in questione da chi fa guerra di difesa, di legittima difesa. Cioè chi provoca e persiste nel condurre una guerra (o una violenza estrema) da chi subisce la guerra e cerca di difendere la sua popolazione. (Poi entrerò nel dettaglio*).

La sharia rientra nella fattispecie di sedicente “guerra santa” riprovata dal Papa (vedi Iran di oggi e Isis di ieri) da condannare e non giustificare, quindi non sei polemico, tranqui.

Confermo la maggior gravità (e l’anacronismo, nonché l’idiozia in un mondo così globalizzato ed interdipendente) di guerre di conquista o di invasione, che sono come ulteriori definizioni delle guerre scatenate, innescate e condotte. (E certe guerre “commerciali-economico-finanziarie” sono vestite meglio ma non son da meno quanto a vittime civili innocenti).

Veniamo al seguito:

Come sai il Papa a Roma ci ha chiesto di condividere con lui la Profezia della Pace, e questa per me è una grossa provocazione. Cosa vuol dire, cosa ci (mi) sta chiedendo? La profezia è una cosa strana, suona sempre un po’ estranea e campata per aria (infatti i profeti non hanno mai avuto vite tranquille e molti li hanno seccati). Però hanno sempre un richiamo netto alla verità di fondo, invisibile a prima vista, che ha a che fare con la dipendenza originale da Dio, fuori della quale gli uomini si autocondannano a vivere l’inferno.

Profezia e libertà

Poi la profezia fa appello alla libertà di noi uomini, che possono scegliere per il bene (con tutto ciò che ne consegue) e il male (idem).
Paradossalmente Dio rispetta la nostra libertà, anche se scegliamo il male. (Per molti sarebbe meglio se invece prendesse in mano Lui le redini di tutto e non consentisse il male, anche passando sopra la nostra libertà: Ebbene, sulla Croce Dio ha scelto di rispettare persino la nostra libertà contro di Lui ed è morto per affermarla fino in fondo).
Da noi desidera un amore libero, se no che amore sarebbe?
Quindi il riferimento natalizio non è tanto al paffutello Gesù bambino, imbelle nipotino di babbo natale, arricchito dai doni dei magi, ma a quel profeta Gesù nato da profugo al freddo in una stalla e venuto a salvarci dal Male non con un esercito, ma morendo per noi sulla croce. Storicamente uno sconfitto. Benché nessun altro sconfitto di quel rango possa vantare poi una resurrezione altrettanto vera e testimoniata.

Dio ha bisogno degli uomini

Quindi la pace che si chiede a Gesù (che abbia misericordia di tutta quella povera gente!!!) è che inclini al bene e ammorbidisca il cuore degli assalitori, ma dia luce e intelligenza anche agli assaliti e agli alleati degli uni e degli altri e possa far convergere verso delle trattative. Come? Attraverso degli “uomini di buona volontà” che facciano intravvedere, col loro lavoro e la loro intelligente passione per l’uomo, come praticabili strade impensate, diverse dal conflitto che portino alla trattative e alla pace. Dio ha bisogno degli uomini.

Peraltro, non è che ci siano molte alternative alla distruzione totale/globale verso cui si marcia allegramente.

Ci vogliono Uomini che vivano già la Pace (…in terra agli uomini di buona volontà), se no è impossibile anche pensarla.
Ciò che è impossibile a noi non lo è a Lui.
Di qui il valore della preghiera di intercessione (che sottintende ed esprime la dipendenza da Dio di cui sopra). Non è uguale a zero. (Leggi la testimonianza di Elena Mazzola su Tanja sul sito di Tracce, – e altre simili – è proprio un altro livello della questione!

Dati di attualità

Sul fatto che sappiamo poco della realtà attuale, condivido, non è che ci dicono tutto. Anzi. I media sono per lo più catene di trasmissione di ciò che i poteri vogliono che si sappia, anche nel modo, non solo nel merito. Siamo in una grossa bolla di propagande apparentemente ideologicamente contrapposte. D’altra parte, facendo la tara a tutto, qualcosa di vero ogni tanto emerge o si può ricostruire con un’approssimazione accettabile. Quando saremo di là, se ci interesserà ancora, forse vedremo tutto com’è veramente (una certa curiosità me la suscita ‘sta roba…).

ONU: mi sembra completamente inesistente e inincidente, e così com’è non serve a nulla. Neanche un casco blu di interposizione. Un’assemblea di emergenza, una condannuccia, nulla. Se l’han fatto non l’ho saputo, quindi, come minimo, devono riformare il sistema della comunicazione.

Il sistema dei veti incrociati non funziona. Ci vorrebbe una riforma radicale che modifichi il funzionamento e che non sia in balia dei soli grandi che possono bloccare ogni iniziativa dei medio-piccoli. Ma secondo te Usa e Russia e Cina si rimetterebbero in discussione al punto di rifondare l’ONU su altre basi???
E d’altra parte sarebbe l’unico ente super partes che potrebbe dire (e fare) qualcosa, persino il Papa ci spera qualcosa per non lasciare il mondo alla deriva. Anche lì però servirebbero uomini, statisti veri e di buona volontà, al di là dell’istituzione farlocca e dei suoi maledetti meccanismi.

Situazioni incancrenite da tempo

Non escludo che il deterioramento della situazione nel Donbass e Ucraina sia anche da imputare all’ONU e al suo immobilismo, (oltre che agli USA che avevano tutti gli interessi a spingere per far scoppiare il conflitto, per indebolire e chissàmai ad annientare la Russia). Sì perché la storia lì e nelle vicine repubbliche ex URSS si sta deteriorando da tempo (10-15 anni almeno) a causa delle irrisolte questioni delle minoranze, delle enclave delle diverse popolazioni, delle fazioni armate estremiste e delle risorse minerali ed energetiche.
Molto probabilmente anche i crimini “nazi” non sono poi così campati in aria, neppure gli Ucraini dunque sono angioletti puri spiriti. Affaristi spregiudicati ed estremisti corrotti ci sono anche lì, (calcola che tutti sono stati sotto il regime sovietico per un secolo e non è che lì educassero gli uomini ad essere buoni…)
Se i problemi territoriali non vengono mai affrontati per quello che sono e diventano valanghe piene di ideologie, nazionalismi, concezioni politico-religiose e nessuno (nelle sedi sovranazionali e nei rapporti commerciali) spinge perché vengano risolti intanto che sono affrontabili, chiaro che poi il pazzo di turno sceglie la via (breve?) della guerra per farla fuori.

Dare un giudizio

Il Giudizio da te richiesto quindi è che LA GUERRA (E quindi questa guerra russo-ucraina per tutto quello detto prima) È UNA PORCHERIA ASSOLUTA. E che ci sono però enormi responsabilità di USA, Cina, Europa, (e probabilmente qualcun altro) che nella migliore delle ipotesi non hanno fatto nulla per dissuadere la Russia dallo scivolare su questa china. E che ora fanno anche loro la guerra per procura dando all’Ucraina e alla Russia (da Iran e forse Cina) solo armi (vecchie di arsenale o nuovissime da testare, fa lo stesso) e nessun motivo per intavolare trattative.

Quindi sono d’accordo con te che gli USA non sono l’angelo portatore di pace e giustizia (se no non scappavano con inquietante tempismo dall’Afghanistan), e tantomeno lo è Biden che come presidente mi sembra peggiore perfino di Trump, oltreché un vecchietto abbastanza eterodiretto (ma chi c…zzo lo consiglia?).

Errori ne hanno fatti tutti

Europa compresa, che invece di far entrare l’Ucraina nella NATO (che secondo me all’inizio doveva starsene fuori) doveva impuntarsi a farla entrare subito in Europa, anche se con tutti i distinguo del caso, in modo da dare un segnale politico molto diverso e non da appiattiti guerrafondai filoamericani/inglesi. Poi stanno facendo paripari gli errori che fecero con Hitler: se un pazzo vede che occupando uno staterello confinante non gli succede nulla, (vabbé, qualche sanzione che, meneghinamente parlando, “ghe fà rösina”…), beh, va avanti, no? La Crimea che differenza ha? Erano le prove generali. E la Cina nei confronti di Taiwan è lì che sta aspettando di vedere come va a finire tra Russia e Ucraina, già si sono pappati HongKong per l’insipienza della GB.

Il giudizio procede così, per me:

1) C’è stata una invasione proditoria e predatoria.
2) C’è il diritto-dovere di difendersi e aiutare a difendersi, per salvaguardare la libertà e la vita del popolo*.
3) E’ giusto condannare l’invasione a tutti i livelli.
4) Occorre assolutamente andare a trattare.
5) Perché il mondo non è Bianco/Nero. Menomale, gli schieramenti dei massimi sistemi assoluti mi hanno sempre imbarazzato e sono massimalismi perfetti in sé stessi, quindi senza via d’uscita. Invece tra grigi imperfetti o gradazioni di colori un’intesa prima o poi la si trova.
6) Visto che neanche l’Ucraina è perfetta, NON TRATTIAMOLA COME TALE!, è l’unica speranza che ci viene paradossalmente dall’essere tutti malandati, imperfetti: allora c’è margine di trattativa.

Tra perfetti solo c’è solo l’annientamento dell’uno o dell’altro.

Un cancro che arriva da lontano

Questa mentalità schifosamente moralistica e falsa che abbiamo assorbito culturalmente ha radici antiche: sono le eresie manichee, catare e protestanti (soprattutto americane…): tutti i buoni di qua, tutti i cattivi di là. Gli eletti perfetti di qua, i reprobi imperfetti di là. Già qui in terra (La parabola de “Il grano e la zizzania” è sempre attuale). Cowboys contro indiani, occidente contro islamici (??!!), democratici contro fascisti, angeli contro diavoli. Senza nessuna sfumatura, possibilità di dialogo, di cambiamento, di conversione, di mutazione di idee, di perdono, di ri-inizio. Cristallizzati nell’odio totale, assoluto e definitivo verso il nemico cattivo. NOI SIAMO I BUONI (sedicenti).

Lo vediamo anche nella politica nostrana dove ci porta questa deriva.
Questo è il VERO CANCRO al quale mi oppongo con tutte le forze.

Sulla legittima difesa*

NB. Sul diritto alla legittima difesa, riconosciuta anche dalla Chiesa oltre che dalla giurisprudenza devo fare una precisazione: esiste anche l’eccesso di legittima difesa. Se un bruto mi assale alle spalle, mi butta per terra e cerca di rapire la mia nipotina ai giardinetti e trovo un bastone, se sono capace glielo dò in testa e se ho una pistola, nel momento di concitazione sparo. Meglio se sparo alle gambe e non alla testa. Ma soprattutto, una volta che l’ho colpito e disarmato, la cosa non mi dà diritto a tagliargli la testa e gettarla ai cani, a individuare i suoi parenti e buttare una bomba in casa sua. Sarebbe eccesso di difesa. Dovrò ricorrere alle forze dell’ordine perché venga arrestato, vada sotto processo e condannato per la sua pericolosità.
L’ordine internazionale è come l’ordine sociale. Ci vuole l’ONU che faccia rispettare il diritto internazionale. Se non lo fa, (i mezzi potrebbero essere una sospensione dalle decisioni dell’onu o dal diritto di voto e di veto per un periodo di tempo legato alla volontà di affrontare il problema che scatena il conflitto), chiaro che ognuno cerca di farsi giustizia da sé.

Perché le guerre si fanno sempre in nome della giustizia.

Ognuno la sua, beninteso.

Insieme alle armi da dare per la difesa quindi occorre contestualmente imporre dei limiti e dei termini, anche all’Ucraina, sì. Ti dò ancora armi e ti aiuterò a ricostruire il paese (Ucraina) se ti pieghi a trattare col nemico. Ritesserò rapporti economici e culturali con te (Russia) se ti pieghi a trattare col nemico. Ci vuole volontà politica e volontà di Pace. Anche la Russia ha bisogno di poter vedere una via d’uscita da cul de sac in cui si è infilata. Nessuno gliela offre, essendo Putin il Maleassolutocomenonc’èmaistatonémaicisarànellastoria,peggiodiHitlerdiStalindiMilosevichdiSaddamdiAssadedell’Isismessiinsieme.

La paradossale questione del peccato

Quindi porre la questione del peccato (originale o meno) o dell’imperfezione umana non è “cadere nella qualunque”, ma porre le basi per una soluzione ragionevole e umana.

Diffidare dai massimalismi, dagli assolutismi e dai manicheismi dà la possibilità di intessere un dialogo, anche se “puzza”, come dice il Papa.

Non è una questione di scelta di campo

Questo non è dare un giudizio? Per me sì. Forse ritenuto non adeguato o sufficiente da chi si aspetta solo una scelta di campo netta (il suo). Non è certo adeguarsi a degli schieramenti precostituiti di bene-male, buoni-cattivi che può cambiare me e qualcosa intorno a me.
Altra posizione non saprei davvero prendere.

Quella dello struzzo che dici, mi sembra assai pericolosa, non foss’altro che per l’altezza del deretano.

Ciao
Giancarlo

PS: Alcune fonti molto interessanti:

Massimo Borghesi 1
Massimo Borghesi 2
Stefano Zamagni 1
Stefano Zamagni 2
Gen. Mini e Orsini
CL
Papa Francesco (e tutti gli altri interventi sul sito del Vaticano)
Geninazzi

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