Un’Icona della Madonna (0202) rifatta per una grande occasione
Un regalo per Don Marino Mosconi, anzi Mons. Marino, nominato Arciprete del Duomo di Monza. Auguri don Marino… e grazie! Grazie a te per aver risposto alla tua vocazione di padre e guida e grazie a Dio che ti ha scelto per accompagnare con sapienza, per trent’anni la nostra vita, quella della comunità di Gesù Buon Pastore e san Matteo Apostolo ed Evangelista in generale e in particolare la piccola comunità della messa quotidiana delle 7,30 che ha visto passare fedelmente e puntualmente nella cappellina del Crocifisso anche i nostri cari, Ettore e Caterina, Ilde e Michele, e tanti altri santi della porta accanto (Simonetta, Gildo, Renata, Giuliana, ecc).
Gratitudine e affidamento
Termini a settembre il tuo ministero qui da noi e contemporaneamente anche il tuo compito di Cancelliere all’avvocatura della Diocesi.
La tua nuova missione in quel di Monza, come Arciprete del Duomo, non sarà prevedibilmente una passeggiata in discesa: in tutta la Chiesa ogni mandato o responsabilità, specie oggigiorno, sono gravosi fardelli, a volte croci. Dulce pondus. Ma in tutte le circostanze abbiamo non solo Uno da guardare, ma sappiamo di essere da Lui guardati e sostenuti.
E’ Lui che conduce, vittorioso, la storia; in Lui è la nostra forza, in Lui la nostra speranza, solo in Lui.
E, con Gesù negli occhi e nel cuore, non farti mancare il sostegno degli amici e della tua nuova comunità, ricercalo sempre, sia nei momenti faticosi che in quelli più lieti, che certamente non mancheranno. Fidati e affidati. (Tra l’altro, con la tua sapienza e la tua sensibilità umana, -non sono doti da poco- saprai farti voler bene!)
E poi abbiamo una avvocata potente
La Madonna. La cito qui per ultima solo perché mi dà l’aggancio per raccontare la vicenda di questa icona della Madonna con Bambino, tratta dal disegno 0202 dell’archivio dei bozzetti di mio papà Ettore. (Quindi è anche indirettamente un suo ricordo). Caro don Marino, ti affidiamo quindi totalmente alla nostra Avvocata e Madre che saprà illuminarti e sostenerti nel tuo nuovo compito.
La prima sventurata Icona 0202
Come raccontato alla fine di un precedente Post (vedi link), l’icona sbalzata e smaltata tratta dal disegno 0202 ha un precedente, che, ahimé, ha avuto una fine dolorosa e penosa. Dopo 10 mesi dalla fine della sua lavorazione, che prevedeva anche la resinatura finale, qualcosa si è inspiegabilmente “mosso” al suo interno, rovinandola in modo irreparabile. Peccato perché mi piaceva molto e ci ero davvero affezionato!
Non mi do per vinto. L’occasione per un regalo
Devo dire che ho vissuto questa débâcle come una sfida personale: allora devo rifarla! Questa volta non più su alluminio ma su ottone. Sì, perché contemporaneamente ho fatto 2+2=4: Pensavo ad un regalo per don Marino e l’occasione mi veniva offerta su un piatto “d’ottone”.
L’ottone assomiglia all’oro come tono, quindi ancora più preziosa della prima realizzazione.
E, stavolta, prima di combinare altri disastri, sicuramente non la resino, ma la incornicio e basta.
Siamo a fine Luglio 2024. Il 28 pomeriggio stampo la traccia del disegno (quella precedente l’avevo stampata un po’ più ridotta, ma va bene lo stesso), taglio una lastra in misura e inizio a riportare l’incisione.
Sbalzo la lastra fronte e retro
Da buon toreuta inizio a incidere la lastra dal fronte per riportare il disegno, poi con pazienza, poco per volta sbalzo dal retro e cesello sul fronte con i miei strumenti ormai collaudati, punte di biro e di legno sagomato in vari modi.
Poi passo a ritagliare le lastre in modo da poterle piegare sulla lastra di masonite che incollerò al suo interno per irrobustire l’opera e irrigidirla
Brunitura e smaltatura con sorpresa
Come oramai di prassi consolidata, una volta che la colla da montaggio tra sbalzo e masonite e l’Attack a serrare le alette sulla masonite han fatto il loro lavoro, pulisco lo sbalzo montato con la paglietta sottile e lo sgrasso con una passata di alcool isopropilico. In questo modo ho la base perfetta per passare il mio intruglio alcoolico nero da brunitura chimica e patinare l’ottone. Fase sempre molto delicata perché occorre rendere uniforme il velo di colore, con varie passate a spugnetta e ripulitura con carta da cucina. Un altro step è ripulire con l’alcool le sole aureole e sfrisarle a raggiera con una punta sottile. Immagino già l’effetto con la smaltatura di giallo arancio trasparente! Prima di smaltare però dò a tutta l’Icona una mano di vernice fissativa Macota 100, in modo da non smuovere la patinatura. Poi smalterò coi miei colori epossidici per vetro.
(Chi desiderasse scoprire di più sulle mie tecniche può sfogliare tutti i miei precedenti post sulle icone sbalzate)
La sorpresa sgraditissima è che in alcune boccette il colore liquido si è rappreso e raggrumato come un Gel densissimo e quindi i colori non sono più utilizzabili, accidenti! Sono costretto a usare i colori che ancora funzionano a dovere. Che panico, ogni volta c’è una sorpresa nuova!
Col nero metto a fuoco alcuni particolari. Stavolta, comunque, per evitare la fine della precedente Madonna 0202 non resino alcunché, ma ripasso solamente tutto con una mano di Macota 100.
Il tocco finale, la cornice
Alla fine il montaggio nella cornice di legno su velluto scuro. Bello, neh?! Spero che don Marino apprezzi! E soprattutto che la Madonna l’accompagni nella sua nuova missione!
L’articolo su Don Marino Mosconi per l’Informatore Parrocchiale di Monza
Don Marino Mosconi. Un cammino insieme di trent’anni, una vita, che continua ora in altro modo.
Dal mese di settembre 2024, don Marino Mosconi non abiterà più nella nostra parrocchia come vicario parrocchiale, non sarà cioè più presente fisicamente nella nostra comunità del Gesù Buon Pastore, che ha servito con paternità, cuore, intelligenza, umanità, sensibilità, preparazione teologica e scientifica, per trent’anni tondi tondi. Questa prima affermazione va chiarita, spiegata e dettagliata. Innanzitutto “don” è un diminutivo affettuoso, tra noi del GBP, che sta invece per “Mons.”, cioè monsignore, titolo onorifico conferitogli l’11 febbraio 2006 per sottolineare l’importanza e la nobiltà del suo incarico in Curia come Cancelliere della Diocesi di Milano e Giudice del tribunale ecclesiastico regionale e del tribunale metropolitano di Milano..
Insegnamento e impegno pastorale
Questi gravosi e delicatissimi compiti non sono mai stati disgiunti dall’insegnamento. È docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e alla Facoltà di diritto canonico San Pio X di Venezia. Questo per spiegare il suo titolo di Monsignore, ma il suo impegno sacerdotale è sempre stato anche orientato pastoralmente verso i giovani, seguendo gli Scouts (Gruppo Milano 97) e la vita della parrocchia, di cui ormai è la vera memoria storica: dalla liturgia ai sacramenti, dalla partecipazione ai Consigli Pastorali alla guida per famiglie e fidanzati, al sostegno e alla vicinanza ad anziani e ammalati della comunità.
Nato il 27-12-1964 a Milano don Marino Mosconi ha conseguito il baccellierato in teologia alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e la licenza e il dottorato alla facoltà di diritto canonico alla Pontificia università gregoriana. Viene ordinato sacerdote il 9-06-1990 per mano di S.E. il card. Carlo Maria Martini. Il primo Ottobre 1994 viene aggregato alla nostra comunità parrocchiale come vicario parrocchiale. Nel 2006, come già ricordato, gli viene conferito il titolo di Monsignore.
Veniamo a oggi
A maggio 2024 viene nominato Arciprete del Duomo di Monza (a valere dalla data del 6 settembre 2024) e se ne dà annuncio con una lettera di monsignor Michele Elli, vicario episcopale di zona, che è stata letta ai fedeli al termine delle funzioni religiose di sabato 1 e domenica 2 giugno; nel mese di settembre prenderà ufficialmente il posto di monsignor Silvano Provasi e il 20 ottobre al pomeriggio, verrà celebrata la Messa solenne d’ingresso ufficiale in Duomo. Ora, quindi, la sua vocazione al sacerdozio, come prete diocesano, gli impone un cambio di direzione (lascerà la Cancelleria mantenendo gli studi) e di compiti, una nuova obbedienza, nuove responsabilità da assumere.
Chi ha figli che si sposano ed escono di casa per seguire la loro vocazione nel matrimonio può ben percepire i sentimenti che albergano nei cuori trepidanti dei genitori. Sono molto simili ai sentimenti che vivono oggi i parrocchiani del GBP. C’è un senso di gioia perché i figli, diventati grandi, (e lui è un grandissimo) intraprendono la loro strada di adulti, ma anche di mancanza, di un vuoto lasciato da chi esce di casa.
Ecco, oggi, insieme a questo passo che la sua vocazione gli richiede come obbedienza al suo Vescovo, per il maturare del suo cammino cristiano e umano, insieme a questo “strappo” che noi sentiamo per la sua partenza verso il Duomo di Monza e la nuova esperienza di Arciprete che lo attende, c’è anche la nostra affettuosa trepidazione per il suo futuro. Naturale, umana. Ma la fede in Gesù che tutti ci sostiene e la fiducia che la sua nuova comunità saprà accoglierlo e sostenerlo (forse anche meglio di quanto abbiamo saputo fare noi), ci rendono sereni.
Buona vita carissimo Mons. Marino!
Ci rivediamo tutti il 20 settembre, quando sarai al GBP per la messa di San Matteo, in cui potremo abbracciarti e salutarti. Ti auguriamo un abbandono totale e senza riserve alla volontà di Dio, unica speranza. E, da buon tralcio, un attaccamento incondizionato alla Vite, (sostenuto da tutti i viticci che Gesù non ti farà mancare), in modo da portare molto frutto. Non perdiamoci di vista!
Siamo al 15 maggio 2023, e Lucia, passando da me, vede un’altra icona molto particolare in lavorazione (di cui parlerò nel prossimo Post di questa categoria) e mi chiede a bruciapelo se me la sento di realizzare una piccola Madonna con Bambino per un regalo di prima Comunione (per il 28-5-23). Si tratta della sua figlioccia di battesimo.
Piccola piccola, per favore
I tempi non sono larghissimi, e neppure le dimensioni devono esserlo. Anzi, mi raccomando, piccola piccola. Le sottopongo due ipotesi tra i disegni d’archivio di mio padre Ettore. Per entrambe penso ad una dimensione finale di 7,5 x 10 cm. La scelta tra la 0189 e la 0190 cade sulla prima: e 0189 sia!
Al lavoro, dunque!
Già, devo sbrigarmi, anche perché, ormai “infularmato” (espressione paradialettale lombarda) dalla tecnica delle resine, (come per la prova ben riuscita della Madonna della Resina) me la immagino come un bel quadrello di resina che ingloba totalmente lo sbalzo, ma non ho in casa resina a sufficienza per realizzare entrambe le icone in lavorazione, e per ottimizzare i tempi penso che le colate dovranno essere fatte contemporaneamente. L’altra “icona reliquiario” è già in uno stato di lavorazione più avanzato, ma per un errore, purtroppo facile in questa tecnica, devo correggere la colata sul retro a cui è rimasto uno spazio non coperto (accidenti!). Quindi comunque dovrò ordinare nuova resina e qualche disco di levigatura. Intanto che passano i giorni per la consegna del materiale, mi porterò avanti con lo sbalzo e la smaltatura con smalti epossidici. Al lavoro, dunque!
Lo sbalzo procede velocemente
Il giorno 18 siamo già a buon punto: lavorando sul fronte e sul retro i volumi prendono consistenza e, come sempre, le parti più difficili sono i volti, perché basta un nonnulla per dare espressioni che non sono esattamente quelle desiderate. In questo lavoro i margini di correzione sono veramente minimi. Non c’è il CTRL Z. Una volta che hai rovinato l’ottone difficilmente si rimedia, per questo la tensione è sempre al massimo.
Sbalzo terminato, si smalta
Lo sbalzo mi soddisfa sufficientemente. Ho acquistato recentemente altri smalti epossidici per vetro “Ideavetro” della Maimeri, più densi di quelli della Maribù. Sono quindi diversi da trattare dai primi; hanno il vantaggio di avere un colore trasparente medium utilissimo a usare gli altri colori più diluiti o trasparenti, anche perché tra loro si mescolano perfettamente. Per ora li ho usati solo in alcuni particolari, come le aureole. Ve li mostro.
Piego e fisso la lastra con colla di montaggio sul suo supporto di masonite. Sfriso radialmente le aureole con una punta affilata, in modo da aumentarne la riflettanza. In breve anche la smaltatura termina. Stavolta ho scelto di smaltare, come nei miei primi lavori di questo genere, il fondo, l’aureola e non la figura. Mi concedo solo di rinforzare leggermente gli occhi delle due figure.
Fin qui tutto (abbastanza) bene…
I problemi si concentrano in questa seconda fase, quella della resinatura. Sbaglio tutto lo sbagliabile perché metto a bagnomaria in acqua bollente (invece che semplicemente calda) il contenitore di vetro con le resine (I-Crystal della Resin Pro) da mescolare e da versare negli stampi delle casseforme preparate. Questo “colpo di genio” fa sparire di colpo le bolle, ma accelera la reazione delle epossidiche (anche perché il vetro mantiene il calore con continuità) che di colpo tendono a indurirsi e a diventare filamentose e a fare grumi. Me ne accorgo purtroppo mentre verso a riempire. Così devo cercare di spianare a mano con varie punte gli gnocchi di resina rappresa e facendo ciò creo delle bolle e delle asperità che non volevo… aaarrrgggghhhh! Disastro. La sola speranza è che intanto che sono ancora abbastanza elastiche si ricompongano prima dell’indurimento finale. Ultima ratio, la terza e ultima fase di finitura: pareggiare levigando con abrasivi e la fase di lucidatura finale.
Considerazioni filosofiche di medio Post
C’è sempre una certa dose di ascesi da sperimentare in questi lavori artigianali (che coinvolgono progettualità e manualità): 1) Capisci che impari poco per volta, che hai sempre da imparare e che non imparerai mai abbastanza. 2) Capisci che anche quello che pensi di aver già imparato e di poter padroneggiare, può sempre essere rimesso in discussione da stupidi particolari della realtà che non avevi considerato per supponenza. 3) Capisci che ci vuole umiltà per piegarsi alla materia, cosa che non è nelle mie corde più immediate ed istintive: “Deve obbedire, porcaccia la miseria, non è che comanda lei!” 4) Se non sei padrone neppure di cosette così banali ed elementari, pensa un po’ cosa ne è di te… La vita te la dai tu? La salute te la dai tu? Il mondo te lo dai tu? Ecc… No, però persino i capelli del mio capo sono contati. 5) Se proprio non sei costretto a buttare via tutto (cosa che è già successa) vuol dire che forse c’è una soluzione, in fondo basta trovarla. Ci vorrà del lavoro ulteriore. E comunque la perfezione non è di questo mondo e arrivare a un buon compromesso è un’arte.
Di lavoro ce n’è un sacco ancora da fare
Infatti. A indurimento finale tolgo il blocchetto dalla cassaforma e purtroppo devo constatare che molti difetti sono rimasti e ne scopro anche altri che non avevo notato. Mi pento di aver voluto resinare: ma chi me l’ha fatto fare? Lasciavo com’era lo smalto, passavo un po’ di vernice protettiva Macota ed era a posto. No? Evidentemente, no. Ormai sono in ballo e devo ballare, devo portare a casa il risultato, cioè devo finire il regalino nel migliore dei modi. Inizio a rifilare il grosso dei bordi col cutter, poi passo a levigarli a mano con carta grossa tipo grana 80 e poi scendo fino alla 120, 240 e 360. Ora però devo passare alla levigatrice rotoorbitante: c’è ancora un sacco di materiale da eliminare per arrivare a mettere in piano la superficie. Arrivo fino alla grana 1000. Tutto molto poco trasparente evidentemente. Ma capisco che il danno della bolla alla sinistra del volto si è solo ridotto ma non eliminato. In alto a destra c’è un avvallamento che andrà pareggiato. La fotografo comunque e la mando sulla chat di Resin Pro di whatsapp, chiedendo consigli. L’unico è quello di partecipare alla masterclass sulla lucidatura (37,90 euro).
Devo tornare indietro con le grane
Nel doppio senso che le grane non mancano mai, ma anche che devo ritornare almeno alla grana 360 o 500 per levigare più a fondo per eliminare quanto più possibile i difetti. Olio di gomito e un’altra mezz’ora di paziente levigatura, tornando indietro più volte. Quando capisco che anche proseguendo non otterrei miglioramenti significativi passo alla 800 poi insisto parecchio con la 1000, poi la 1500, la 2000, la 3000 e la 4000, quella che dà il tocco finale prima della lucidatura col Polish per resine. Va passato prima con platorello di gommapiuma e poi lucidato col platorello di lana. Ti senti bene quando vedi che il tuo oggetto torna miracolosamente a risplendere! Una cosa che ho capito è che finché noti graffi (a luce radente) che con la grana fine che stai usando non vanno via devi rassegnarti a regredire di grana fino a che non li elimini, solo allora puoi procedere verso le grane più fini. E ricordarsi di pulire sempre la superficie tra un abrasivo e l’altro.
E’ stata dura, ma alla fine sono riuscito ad arrivare ad un buon compromesso qualitativo
L’oggetto è bello, sta bene nella mano, anche i colori sono ok, tutto sommato mi piace. Mando la foto a Lucia e solo allora mi ricordo che alla bambina piaceva il lilla/violetto/indaco. Orpo!, troppo tardi: non ve n’è traccia… Lucia mi perdona. (La bambina non so). Penso comunque ad una soluzione trasversale.
Tocco finale e scatola per il regalo
Sistemo ora il retro (era venuto bruttino e con un sacco di difetti). Lo ricopro di adesivo d’oro e gli metto la mia etichetta
Poi creo, dalla copertina in cartone rivestita di similpelle verde di una vecchia agenda planning, la scatolina imbottita di raso violetto per la confezione regalo. Tutto molto apprezzato. (Soprattutto dagli adulti… Lo sapevo che la bambina senza il lilla non sarebbe stata pienamente felice)
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