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DiGiancarlo Paganini

Madonna con Bambino (Archivio n°0202)

Un’icona sbalzata e smaltata su alluminio effetto argento, completamente resinata

Evviva!!! Una buona notizia per i miei affezionati amici followers: ecco a voi una piccola icona della Madonna con Bambino (misure finita: 9,8 x 14,8 x 1,3 cm) smaltata e resinata fronte-retro che metto in vendita a soli 350 euro. (Per i milanesi non c’è problema, per gli altri vanno calcolate in più le spese di spedizione postale). Quindi, affrettatevi, amici, non fatevi sfuggire questa ghiotta occasione!
Ottobre, come Maggio, è il mese della Madonna, per cui un affettuoso omaggio alla nostra mamma celeste è più che doveroso, no?

Chi fosse interessato mi contatti privatamente e mi comunichi il suo interesse per l’acquisto di quest’opera adatta a essere regalata o a divenire ispirazione di devozione personale, comunitaria o familiare alla SS. Vergine Maria.

Troppo cara? NO.

La Madonna certamente sì, il prezzo no. Giudicate voi: oltre al valore artistico implicito nell’opera, il cui disegno della Madonna con Bambino, (opportunamente modificato secondo le mie esigenze), è tratto con la sigla n° 0202 dall’Archivio dei disegni di mio padre Ettore Paganini, in quest’opera unica c’è la lavorazione a sbalzo su lastra di metallo, la brunitura, la smaltatura e la ricopertura di resina epossidica che garantisce al prezioso manufatto una durata pressoché infinita nel tempo ma ha il difetto di costare un po’.

Il disegno d’archivio n°0202 della Madonna con Bambino tratta dall’archivio paterno

A proposito di tempo

Ecco, a proposito di tempo, va considerato anche il tempo richiesto per realizzare l’opera (10 giorni), di cui la parte dedicata alla resinatura e alla levigatura, (di cui parlerò più avanti), occupa una parte considerevole, fatta anche di necessari tempi di attesa perché le reazioni chimiche si compiano e stabilizzino.
Considerate che mi accingo a realizzare questo progetto il 20 di Ottobre, dopo che mi sono reso conto che non ho nulla di pronto che possa essere venduto nel caso qualcuno mi chiedesse un’icona da regalare o da avere in casa. Solo oggi, il 30 di Ottobre, posso dire di aver terminato l’opera.

Ma andiamo con ordine.

Il disegno applicato sulla lastra di alluminio (qui con le alette già tagliate)

Fase di sbalzo

Dopo le necessarie fasi di pulizia della lastra, nella giornata del 20 porto a termine la fase di sbalzo. Qui lo sbalzo dal fronte e dal retro.
Come sempre la difficoltà più grande la sperimento sbalzando e “cesellando” i volti: basta un nonnulla perché l’espressione cambi e sia difficile poi recuperare le fattezze desiderate. Il 20 sera monto la lastra sul supporto, tagliato in misura, di masonite. Metto tutto sotto pressione per tutta la notte.

Il fronte dello sbalzo, col cesello delle figure.
Il retro dello sbalzo sulla lastra tipografica. Sul fronte è ancora attaccato il disegno
La lastra pronta per essere montata sul supporto di masonite (piegando e incollando le alette, sul retro). L’operazione precede necessariamente la fase della brunitura.

La brunitura

Il 21 ottobre mi dedico alla brunitura chimica della lastra della Madonna con Bambino, ottenuta, dopo profonda pulizia e sgrassatura, stendendo il mio intruglio alcoolico nero (dalla composizione tanto segreta che non me la ricordo neppure io) e ripulendo poi la superficie massaggiandola vigorosamente con straccetti di carta da cucina e un po’ di alcool denaturato. La lastra deve essere già stata montata sul suo supporto rigido e irrobustita con colla di montaggio dietro le cavità principali, per evitare di sfondare i volumi rialzati in sbalzo.

L’icona in alluminio, montata sul supporto, patinata con la brunitura alcoolica ad effetto argento antico.

Se andate a leggere i precedenti post delle icone realizzate, ad esempio questa della Madonna ad hoc per Gianni, trovate il procedimento che uso ormai in modo “consolidato” sia sull’alluminio che sull’ottone, dando, evidentemente risultati diversi. Dopo la brunitura fisso il risultato con vernice trasparente MACOTA, per evitare gli errori commessi nell’icona della Presentazione al tempio

Fase di smaltatura

Con gli smalti per vetro riempio le campiture delle aureole e del riquadro alle spalle della Madonna con Bambino. Lascio asciugare, ed ecco il risultato. Ancora una volta devo decidere se resinare o no, visti i rischi (sempre dietro l’angolo) a cui si va incontro in quella fase. Ma oramai la strada è tracciata: anche saper eventualmente correggere errori ed imprevisti (che inevitabilmente si presentano) fa parte di una professionalità acquisita e consolidata.

Smaltatura terminata

Resinatura del retro

Come l’ultima volta decido che il sistema migliore per resinare è farlo in 2 parti: prima il retro. Dopo aver applicato un foglio di adesivo oro sopra le alette e su di esso la mia etichetta protetta da adesivo trasparente e segnato con un pennarello il numero 0202 sulla lastra, costruisco attorno al perimetro una micro-cassaforma leggera con scotch di carta che aderisce ai bordi, alla quale associo a filo nella parte libera rimasta adesiva un tiro di scotch trasparente normale spalmato di distaccante. In questo modo la resina (2 mm circa) proteggerà il retro, potrò staccare il bordo contenitivo senza problemi e procedere poi con la resinatura in cassaforma rigida del fronte.

2 errori pazzeschi

Primo errore: quando colo la resina (iCrystal della Resin Pro) mi sembra che il piano non sia in bolla perfettamente e allora infilo da una parte, sotto all’ambaradan, un piccolo spessore di un millimetro: troppo! Ma me ne accorgerò solo quando smonto la cassaforma. La colata non è in piano. Inoltre in una zona abbastanza ampia la resina risulta non perfettamente consolidata: forse, accidenti, non ho mescolato perfettamente i due componenti o la resina è un po’ vecchia. (E quindi, comunque, va fatta una ulteriore colata correttiva). Devo aspettare ancora una giornata almeno perché la resina si stabilizzi.

Secondo errore: Rifaccio l’operazione, dopo aver comunque levigato i bordi e riportato i margini al piano. Peccato che il complesso di oggetto e cassaforma, appoggiato un po’ rialzato su un piccolo cuscinetto di plastica spugnosa (per evitare che sporchi il davanti dell’icona nel caso dovesse colar fuori qualcosa dallo scotch/cassaforma) su un’asse che tengo come superficie contenitiva, non faccia bene il suo mestiere e da un microscopico pertugio in un angolo la resina cola dalla cassaforma, trova la spugnetta di plastica troppo larga e fa da colla tra quella e il fronte dell’icona. Il giorno dopo quando spacchetto la cassaforma: NOOOOO!!!! Un disastro, mani nei capelli e imprecazioni (…che, trattandosi di un’opera a carattere devozionale, non è proprio il massimo…).

Mai perdersi d’animo

Calma! Con un cutter affilato stacco delicatamente la maggior parte della spugnetta Bianco/trasparente aderita all’icona. Ma devo fare attenzione a non arrivare a grattare e rovinare la cornice brunita. Quando vedo che il rischio è troppo grande lascio perdere. La spugna è faticosamente eliminata e ciò che resta è solo resina raggrinzita. Però, penso, resina + resina, l’effetto potrebbe venir “riassorbito” dalla nuova colata sul fronte. Nell’esperienza ho visto che potrebbe essere una soluzione plausibile, anche se la tentazione di cercar di eliminare tutte le imperfezioni subito è grandissima. (Ma potrebbe avvenire come nella parabola del loglio e del buon grano, quindi meglio non aver la pretesa di sistemare tutto subito e sradicare con la zizzania anche il buon grano). Come recita il proverbio: “Il meglio è nemico del bene”.

L’errore della colatura nell’angolo in basso a sinistra. Bel danno, eh? Qui l’icona, col retro già resinato e piallato, è nella cassaforma in attesa della nuova colata di resina.

Resinatura del fronte

Insomma, si lavora sempre rischiando sul filo del rasoio: alcune cose si possono recuperare, altre no. Se la resinatura non dovesse correggere l’errore il danno sarebbe stavolta irrecuperabile. Allora si rischia. Fatta la nuova cassaforma (e qui bisognerebbe aprire una parentesi sugli accorgimenti che ho usato per proteggere il retro già finito, ma non la apro), mettendo i miei bravi distanziatori che consentono di avere resina anche nei bordi esterni all’icona, scelgo questa volta una resina nuova (La “Liquidissima” di Resin Pro) che, almeno dal nome, promette di arrivare a coprire facilmente tutte le superfici e creare poche bolle.

Mescolo al meglio che posso, a bagnomaria nell’acqua calda, dopo aver fatto il calcolo dei due componenti (questa resina è diversa dalle altre usate in precedenza), verso in un colino di tulle auto-costruito per evitare che si depositino grumi o cristallizzazioni non voluti (come accade spesso con la iCrystal) e spando uniformemente su tutta la superficie. Qualche bolla vien su e la elimino con lo spillo e il phon caldo.

La colata appena versata (il 26-10) nella cassaforma di legni e silicone

A volte il troppo stroppia

Recitava il testo di una vignetta del mio amico Livio:” Non dobbiamo ripetere gli errori del passato!” “Tranquillo, ne inventeremo di nuovi!”. Non ci facciamo mancare nulla: per togliere una bollicina o un pelucco capitato lì per caso sulla resina che ormai sta reagendo con lo spillo muovo un po’ la superficie nell’angolo in basso a destra. Al momento sembra che tutto si rimargini fantasticamente. In realtà a reazione avvenuta noto che si è creata una piccola imperfezione, come una specie di moto convettivo interno. Vediamo se lucidando si elimina. Ma il resto della superficie è perfettamente lucida, sarebbe un peccato rovinarla, comincio allora a levigare a dovere i bordi e spianare tutta la parte rialzata della “cornice”. Prima lucidatura.

Risultato dopo la prima lucidatura
Risultato dopo la prima lucidatura (27-10)

Non mi piace, stavolta devo levigare sul serio

Il difetto si vede troppo, devo scavare un po’ di più partendo da abrasivi almeno di 400° per arrivare salendo fino ai 10.000° e al polish con tampone di gommapiuma e feltro lucidante. Ci vuole ancora del tempo per essere sicuri della totalmente avvenuta solidificazione della resina. Mi piange il cuore al pensiero di dover passare gli abrasivi sulla lucidissima superficie naturale della resina, ma …”quanno ce vo’, ce vo'”!

Nuova lucidatura

Con la roto-orbitante ci dò dentro per oltre un’ora e alla fine mi ritengo abbastanza soddisfatto: solo a guardare “di sguincio” e controluce si intravvede ancora qualcosina, ma a questo punto, vista la profondità della leggerissima imperfezione, mi rifaccio al suddetto proverbio del meglio nemico del bene e considero finalmente terminata l’opera. 30-10-2023. Che sudata! Bella però, neh!?

Finita!!!!

Il supporto per comodino

Il 14-12-23 introduco una novità per facilitarne l’utilizzo. Praticando due forellini sul retro consento a chi acquisterà la preziosa Icona di poterla appendere alla parete con un chiodino che entri nel buco superiore. Contemporaneamente fornisco anche il semplice supporto metallico inserito nei due forellini per posizionare l’icona sul piano di un mobile. Spero che la soluzione risulti gradita a chi la acquisterà.

Penso anche che per le prossime icone resinate utilizzerò il medesimo sistema, semplice ma efficace.

Il supporto montato sul retro
Firma logo
DiGiancarlo Paganini

MADONNA “DELLA RESINA”

Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.
Una icona della Vergine col Bambino
per prendere dimestichezza con la tecnica
delle resine epossidiche

Una premessa essenziale

Non stupitevi se questo post non inizia subito parlando dell’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Devo fare una premessa essenziale. Dopo il tempo di Natale riprendo in carico la copertina di Evangeliario “La Pace del Buon Pastore” la cui protezione risulta ancora un po’ ammalorata per l’uso intensivo fattone durante le feste. Il tentativo di rifare la cornice di ottone (ho acquistato per lo scopo da Miorini Metalli una nuova lastra più spessa della prima per rifare i profili e poterli saldare negli angoli) fallisce miseramente. Sbaglio platealmente le misure del profilo che è troppo stretto e non si rimonta sul manufatto. Accantono per ora l’ambizioso progetto di restauro e trovo una soluzione ancora provvisoria visto che la Pasqua si avvicina a passi da gigante.

Ci si arrangia alla bell’e meglio, ma siamo ancora nella provvisorietà

Stacco la cornice esistente, la ripiano e la ripulisco; poi saldo gli angoli a stagno in modo da darle un po’ di consistenza. Pulisco il vetro sintetico (molto sfrisato e incrinato sopra un cabochon) e rimonto il tutto. Per ora la faccio andar bene così, ma non sono per nulla soddisfatto.

Mi balena nella mente una alternativa che però mi trova molto impreparato tecnicamente e come dotazione di attrezzi professionali: la resinatura completa del manufatto. Ma, prima di affrontare la sfida ho bisogno di fare delle prove su altri oggetti meno impegnativi.

La prima prova, tanto per iniziare…

Parto con una prova su ottone sbalzato e smaltato di nessun valore. Acquisto da Resin Pro la resina I-Cristal bicomponente facile perché il componente B va al 50% del componente A. Dalle descrizioni pare che dia ottimi risultati. Ordino anche un flacone di cera distaccante. Mi seguo un po’ di tutorial su Youtube, Quando mi sento pronto costruisco una piccola cassaforma, posiziono il piccolo sbalzo sul fondo e colo la miscela nella quantità calcolata. Meno male che ho fatto questa prova: se non si fissa al fondo l’oggetto, basta una bolla d’aria sul retro a creare un buco nella resina e la roba galleggia in modo incontrollabile, infatti poi risulta storta sul piano. Inoltre si formano un sacco di bollicine maledette che il phon non basta a debellare. Inoltre la resina tende al giallino. Mi interessava anche scoprire se gli smalti epossidici reagiscono in qualche modo con la resina epossidica. Buona notizia: NO!

Primissima colata piena di bolle

Allora poi, quando è indurito, per rimediare metto il tutto in uno scatolino di plastica delle viti (a mo’ di cassaforma) e rifaccio una seconda colata. Prima però chiedo consiglio al Tutor di Resin Pro su come poter eliminare le fastidiose bolle d’aria che si formano mescolando i due componenti: Elementare! La risposta è di mescolare le resine in un contenitore a bagnomaria nell’acqua molto calda. Fuziona. Estraggo. Limo poi solo i bordi, non avendo ancora una levigatrice rotoorbitante, e lascio la superficie lucida della colata.

La prima buffa prova finita

Morale di questo primo step

Ho imparato già diverse cosette da questa primissima prova. Ora occorre passare ad una prova più impegnativa e con una superficie più estesa, alla quale siano applicati anche brillantini e cabochon. Per vedere come reagisce il tutto.

Nasce l’idea di una Madonnina ad hoc

L’opera sarà a rischio di fallimento; è una prova e quindi so che non dovrò attaccarci troppo il cuore e incazzarmi se qualcosa dovesse andare storto. Se invece andrà tutto bene, tanto di guadagnato. Come sempre scartabello nell’archivio di mio papà per individuare uno schizzo che faccia al caso mio. Trovata: è la n° 0359. La realizzerò, con alcune varianti, in misura 16×28 cm. Si chiamerà: Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.

Il disegno d’archivio n° 0359
Ed ecco il mio disegno (qui nella versione colorata del progetto) con le varianti, la cornice, le sedi dei brillantini, ecc

Bene! Si parte!

Incollo come sempre la stampata sulla lastra di ottone e il 26 febbraio parto a sbalzare.

Il disegno applicato alla lastra di ottone
Lo sbalzo, retro e fronte, in lavorazione

In breve tempo lo sbalzo è terminato, quindi andrà come sempre rinforzato sul retro riempiendolo di colla di montaggio e applicandolo su una sottile tavoletta di legno. Le alette andranno ripiegate sulla tavoletta e il tutto verrà sigillato.

Retro e fronte dello sbalzo terminato e pronto da montare sul legno
Sbalzo finito pronto da smaltare

La smaltatura e le rifiniture decorative

Il 2 marzo 2023 inizio a smaltare, secondo il progetto cromatico, la formella d’ottone della Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Non vedo l’ora di terminarla per poter dar corda allo sviluppo del progetto con la colata della resina. Qualche particolare lo modifico strada facendo, come sempre mi accade, ma è inevitabile farsi influenzare da come si sta sviluppando l’opera.

Le prime fasi della smaltatura. La formella appoggia su una lastra di polistirolo perché sul retro ho montato 4 viti (che perforano il polistirolo) per un futuro eventuale fissaggio murale o su altro supporto.

Per farla breve

Il 7 marzo concludo la smaltatura e l’applicazione di cabochon e brillantini. Rispetto alle prime opere, in cui smaltavo solo il fondo lasciando libere le figure, mi lancio a smaltare anche i volti e altri aspetti delle figure. Ecco il risultato. Mi piace, mi spiacerebbe rovinarla se qualcosa andasse storta. Ma ormai sono in ballo e devo ballare.

Lo smalto finito pronto per la resinatura con I-Crystal di Resin Pro

E’ venuta l’ora della cassaforma

Il 13 marzo concludo la cassaforma costituita dal coperchio in compensato di una cassetta di vini, ricoperta di plastica adesiva, che mi consente di far passare le viti presenti sul retro della formella e farla aderire al fondo tenendola fissata. Questo mi consente di evitare il primo errore fatto con la prova. Intorno all’ingombro della formella silicono 4 assi di legno plastificate. Una volta asciugato il silicone do una mano di cera distaccante a tutto l’interno della cassaforma. Fisso al suo interno la Madonnina e la fermo saldamente sul retro del coperchio con 4 bulloni passanti.

La cassaforma con la formella immersa nella resina

Le fasi finali

Occorre attendere circa 48 ore prima di poter estrarre il manufatto dalla cassaforma, per essere certi che la reazione epossidica sia terminata e la resina sia perfettamente indurita e pronta per le lavorazioni di finitura. I listelli si staccano senza difficoltà (sbaglio solo a forzare il distacco dal fondo perché mi ero dimenticato di aver imbullonato la formella e quindi spacco il compensato, ma vabbé…).

Si possono notare i bordi ancora da levigare e rettificare, oltre allo spessore totale della colata di resina

Sorprese!

Ma, poffarbacco! C’è una cosa che non mi aspettavo e che invece devo registrare come effetto un po’ negativo: i brillantini che ho posizionato lungo la cornice dell’arco sembrano essere spariti lasciando in evidenza solo lo “specchietto” che hanno alla base. Guardando di profilo si intuiscono ancora, di fronte la sfaccettatura del brillante scompare. Questo è dovuto al fatto che la resina ingloba perfettamente tutta la loro superficie e quindi la luce non subisce più l’effetto di rifrazione delle facce. Anche il cabochon turchese sopra l’aureola della Madonna ha perso un po’ l’effetto volume. E’ una controindicazione da tener presente per i prossimi lavori.

L’altra controindicazione è data dal peso: oltre il Kg… un po’ eccessivo per pensare che sia una soluzione valida anche per il restauro della copertina di evangeliario originale: dovrò pensare ad una soluzione diversa (facendo le proporzioni dovrebbe venire a pesare oltre i 2Kg).

Il particolare dei brillantini

Concludendo

Comunque in complesso il risultato mi soddisfa. L’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina” fa proprio un bell’effetto. Solo un filo paglierino il colore della resina. Limo i bordi e li levigo eliminando una serie di bave di colatura. Non mi arrischio per ora ad abbassarli sullo stesso piano della superficie che è venuta praticamente perfettamente trasparente e lucidissima. Non vorrei rovinarla con attrezzi che non sono quelli adeguati e professionali (Ci vorrebbero: Levigatrice rotoorbitante, carte abrasive diametro 150mm per la levigatrice scalari da 80 a 4000 di grana, platorelli da 150mm col velcro che montano piattelli di varia durezza di gommapiuma e altri di vello di lana e/o microfibra per il finissaggio di lucidatura a specchio con crema Polish per resina di Resin Pro).


Per la cronaca: Ho poi acquistato tutto il suddetto materiale (eccezionale il rapporto qualità-prezzo della levigatrice VALEX LR150 presa su Mano-Mano a circa 60 euro, incredibile!!!) e l’ho usato sulla Copia 001 della Pace del Buon Pastore con ottimi risultati.

16-03-2023. Ecco allora l’opera terminata, così come l’ho appesa all’ingresso di casa mia, così che la Madonna (che ho chiamato “della resina” per evidenti motivi) vegli sulla nostra casa e protegga tutti noi.

La formella finita. Si notano i brillantini “impoveriti” confrontando la foto con quella dello smalto finito.
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