Auguri di Buon Natale

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DiGiancarlo Paganini

Auguri di Buon Natale

…E di un sereno 2024

Cari amici, innanzitutto Auguri di tutto cuore per un buon Natale e un Sereno anno nuovo!
Com’è possibile quest’anno proseguire a fare gli auguri in questa situazione, quando il mondo intero è vittima di guerre, violenze, ingiustizie, odio, rancori, vendette, egoismo, indifferenza, cinismo… quando, insomma, tutto il male che si può pensare provoca solo morte e distruzione?

https://youtu.be/Ymx8ilDMMK8
Giancarlo e Daniela vi augurano Buon Natale e sereno anno nuovo (animazione dal canale Youtube di Daniela https://youtu.be/Ymx8ilDMMK8)

Il RISIKO MONDIALE

Quando i potenti (qui una incompleta rappresentanza: mancano per esempio Yahya Sinwar di Hamas, Ali Khamenei dell’Iran, un Talebano, uno Houthi dello Yemen, i vari “dittatori eletti” latinoamericani e africani, ecc, ma non ci stava più nulla…) giocano al RISIKO sulla pelle dei popoli e i mercanti d’armi si fregano le mani allegramente. Quando ci scopriamo impotenti a cambiare in meglio le sorti della Storia (e spesso anche della piccola storia personale e familiare).
È ancora possibile sperare senza apparire o sentirsi ebeti sognatori o ingenui? O, peggio ancora, cinici? Il nostro desiderio, come quello di tutti popoli è la pace. Pace dei cuori e prosperità, come dicono gli orientali: allora come si spiega il mistero del Male che uccide tutto, persone, cose e natura? Che senso ha gridare ancora “Pace!”? Che senso ha fare gli Auguri di Buon Natale, oggi?

Un patrimonio dell’umanità

C’è purtroppo un patrimonio dell’umanità, (non riconosciuto dall’Unesco), consegnatoci in eredità dai nostri progenitori, frutto di una ribellione e di una sfiducia illogica nei confronti di Chi ci ha amato e creato per la gioia. Per invidia del diavolo (il divisore, il primo dei ribelli, puro spirito invidioso di un essere così spregevole e “materiale” come l’uomo, eppure così libero e amico di Dio) il peccato è entrato nel mondo e il germe velenoso della ribellione e dell’inimicizia ha corrotto e rovinato tutto. L’uomo si è fatto dio e da allora cerca di sacrificare tutto e tutti a sé. E’ originale il peccato in questione, cioè è vecchissimo fin dalle origini, non è affatto sinonimo di nuovo (come tutti i peccati che ne derivano d’altronde). Purtroppo segna la nostra natura alla radice e produce nella storia omicidi, tradimenti, ingiustizie e violenza: Caino e Abele sono solo il primo esempio del disastro che ci arriva dal profondo della vicenda umana.

E quindi, siamo condannati?

Mi rendo conto che dire queste cose e rifarmi alla dottrina cattolica sul male e la redenzione mi posiziona automaticamente nella schiera degli stupidi che danno retta alle favole della religione. (D’altra parte sono catechista coi bambini dell’iniziazione cristiana, che volete farci, perdonatemi). Ma, “La mia banca è differente!” recitava una vecchia pubblicità molto arguta. I “liberi pensatori” pensino piuttosto da chi derivano le loro opinioni, a chi seguono acriticamente e senza accorgersi di essere plagiati. Io, ogni giorno verifico la bontà e la sensatezza di questo racconto biblico e soprattutto che l’umanità, da sola, non ce la fa ad uscirne, pur con tutta la buona volontà espressa da qualche genio (cosa che nasce dal fatto che non siamo fatti per il male ma per il bene, cioè per l’Essere e non per il nulla. Per questo non ci si rassegna al male).

Il punto di svolta

Il presepio con la sacra famiglia, che si vede nel biglietto animato

Ma Dio misericordioso, il creatore, Amore trinitario, ha dovuto mandare il suo Figlio, Gesù, detto il Cristo, nel mondo, a Betlemme, nascendo come un bambino povero e indifeso, in un momento preciso e documentato della storia, per offrirsi in sacrificio salvifico per noi uomini. Da sempre tutti i popoli della storia hanno avuto l’intuizione corretta di dover fare sacrifici agli dei per la remissione dei peccati, per ottenersi il loro favore, cioè il bene in tutte le sue forme immaginabili. Ma non erano sufficienti, (forse pii e apprezzabili umanamente), ma sicuramente non debellavano alla radice quel peccato di ribellione. Gesù, l’agnello di Dio, innocente, si è sacrificato in obbedienza alla volontà del Padre, ripristinando per sempre e per tutti quel rapporto di unione e fiducia che si era rotto col primo peccato. Dio stesso ha accettato di annullarsi per noi sulla croce. Risorgendo però ha vinto la morte che non poteva tenere prigioniero l’autore della vita. Dalla somma ingiustizia si è ricreata la somma Giustizia. Per essa siamo stati giustificati senza nostro merito. Da allora Cristo è la nostra Pace: è possibile la pace e il perdono. Cose impossibili agli uomini.

Un fatto nuovo

Mors tua, vita mea. Gli uomini continuano ancora e sempre a giocare al Risiko e a sacrificare le vite degli altri per salvare se stessi. Che è il contrario di quello che ha fatto Gesù e fanno ancora oggi moltitudini di persone che il Risorto raggiunge mediante il suo Spirito e il suo Corpo che è la Chiesa. Mors mea, vita tua.

L’affresco della Pietà all’esterno della chiesina di san Rocco a Tesero, Val di Fiemme. Mors mea, Vita tua (Non lo conoscevo; mi ha inviato la foto l’amica Flavia L.)

Allora la speranza dov’è? Dio ha messo sul tavolo della Storia (grande e piccola) un fatto nuovo: Lui che si incarna “per noi uomini e per la nostra salvezza”. E questo fatto che scardina tutti i piani, le tattiche, i progetti umani, non potrà mai più essere eliminato dalla storia.
(Rimando qui alla lettera del Card. Pizzaballa Patriarca di Gerusalemme dei latini alla sua Diocesi, che testimonia meglio di quanto possa fare io la potenza di questa vittoria di Cristo che si manifesta nella sconfitta della Croce).
Lasciandoci raggiungere e accogliere da Lui; lasciando che prenda possesso di noi mediante il Battesimo, abbracciandolo, seguendolo e dandogli fiducia anche noi veniamo cambiati e poco per volta siamo assimilati a Lui, il Suo sguardo diventa anche il nostro. E anche se la conseguenza inevitabile del peccato originale ci farà dolorosamente passare attraverso “sorella nostra morte corporale”, questa non sarà più il nostro orizzonte ultimo e definitivo perché avremo accesso alla vita eterna per i meriti di Cristo. Di questo ho la grazia di essere continuamente testimone: anche oggi, al funerale del carissimo Mario B. ha vinto già la resurrezione.

Ecco, allora, il motivo

Ecco spiegato un po’ “teologicamente” il biglietto di quest’anno, … mah, …forse carine le caricature, mah… forse un po’ criptico il senso che per alcuni, a prima vista, risulta addirittura indecifrabile o inaccettabile.
Non ingenuo, però.

Comunque, a Natale, si festeggia questo Avvenimento, non altro.
Per cui, ancora, AUGURI DI BUON NATALE!!!!!

DiGiancarlo Paganini

Auguri di Buon Natale 2020

Ogni anno io e mia moglie Daniela Blandino creiamo e facciamo stampare un biglietto d’auguri cartaceo.
Negli ultimi anni si è aggiunta anche una versione digitale da spedire via mail.

Quest’anno, in cui è molto difficile, causa pandemia, farlo avere consegnandolo a mano a tutti coloro che desidereremmo lo avessero, abbiamo deciso di farlo solo digitale animato.

Sono 6 minuti di video, e soprattutto audio, da guardare e ascoltare meditandolo in pace e silenzio. Un altro ritmo, un respiro lento, più profondo e più vero, da assumere nel ritmo forsennato della vita quotidiana perché acquisti senso.

Prendiamoci del tempo.

Ne abbiamo tutti bisogno, penso.

Clicca sull’immagine e apparirà il video di auguri dal profilo di mia moglie su Facebook

TANTI CARISSIMI AUGURI DI BUON NATALE!!!

CLICCA SUL VIDEO CHE APPARE PER INGRANDIRLO
E SBLOCCARE L’ALTOPARLANTE PER SENTIRE IL SONORO.
(IL CANTO NATALIZIO “O MAGNUM MYSTERIUM” DI MORTEN LAURIDSEN, AUTORE CONTEMPORANEO, E’ MIRABILMENTE INTERPRETATO DAL CORO VOCES8 -CHE RINGRAZIAMO PER LA GENTILE CONCESSIONE- E TRATTO DA YOUTUBE: https://www.youtube.com/watch?v=GmbXIJWGc4k)

DiGiancarlo Paganini

Auguri di Buon Natale e Sereno 2019 – animati

Anche quest’anno i nostri auguri più sentiti e animati a tutti voi amici, sostenitori e clienti. Un 2019 fruttuoso, sereno e con tanta pace in tutte le famiglie e concordia e sviluppo in tutte le nazioni (Italia in primis)

Auguri Natale 2018 e anno nuovo 2019, gif animata
DiGiancarlo Paganini

Auguri di Buon Natale e Sereno anno nuovo – animati

A te che mi stai leggendo e a tutti va il nostro (mio e di Daniela) più caro augurio di Buon Natale e Sereno anno nuovo 2018 gif animata).

Dare un po’ di movimento anche agli auguri spediti in e-mail ha il suo appeal. I nostri bigliettini di auguri familiari e personali sono ormai collezionati da molti amici e amatori.

Da parte nostra cerchiamo ogni anno di trasmettere un po’ della nostra esperienza a chi li riceve.

Dal fatto che ogni tanto diventano virali (e magari ci ritornano…) capiamo che sono stati apprezzati.

Auguri 2017 - 2018

Auguri 2017 – 2018

DiGiancarlo Paganini

“Madonna di Gaza”, la protettrice degli innocenti

Una scelta ETICA, non ETNICA

Perché il titolo: “Madonna di Gaza”? È una provocazione? In un certo senso sì. Provocato dalle notizie che vengono dai fronti di guerra mondiale, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e dalla tragedia disumana della Guerra Israele-Hamas che, dopo l’assurdo attacco terroristico contro gli israeliani del 7 ottobre 2023, si è trasformata immediatamente nel genocidio indiscriminato del popolo palestinese, mi è stato chiaro che non c’è speranza di pace che possa procedere dalla sola volontà umana senza appellarsi con fede a Cristo, nostra pace. E quindi senza l’intervento materno di Maria, avvocata nostra, che ci porta a Lui. Da qui l’atteggiamento di preghiera e di intercessione. Ogni altra posizione tattica o strategica diventa schieramento di parte che porta solo nuova inimicizia, nuove divisioni, nuovo odio e nuovi conflitti. Sulla guerra mi sono già ampiamente espresso, peraltro.

L’ispirazione per una nuova icona della Madonna

L’ispirazione per questa nuova Icona della Madonna mi è venuta osservando una straordinaria foto di una madre palestinese col bambino in braccio, in atteggiamento protettivo, circolata sul web. L’ho chiamata “Madonna di Gaza” per una scelta Etica, non Etnica (“etnica” fa venire in mente la questione della razza, di hitleriana memoria… e le varie “pulizie” che vi si richiamano e che in realtà sono luride porcherie, ma la storia, ahimé, non insegna proprio nulla, evidentemente).
Mi è sembrato, cioè, che rappresentasse tutte le madri e i figli innocenti che patiscono tutti gli orrori di tutte le guerre. Niente di più e niente di meno. Una madre e un bambino israeliani, ucraini, armeni, yemeniti, ecc… avrebbero potuto fare da modello per il medesimo scopo. Ma questa foto, con gli sguardi così intensi dei due e il fondo di case bombardate, mi ha colpito nel profondo.
Ho pensato che Maria, Madre di Dio e nostra madre, abbia verso di noi, figli dell’umanità, gli stessi sentimenti, la stessa premura e lo stesso amore che ha avuto verso Suo Figlio. “Madre ecco tuo figlio; figlio, ecco tua Madre” le disse Cristo dalla croce indicandole il discepolo Giovanni.

La foto sul web che mi ha ispirato

Un’icona sbalzata in ottone

Nei giorni immediatamente dopo Natale capisco che è venuto il tempo di dar seguito a questa ispirazione. Si avvicinano i momenti degli auguri per il nuovo anno e intuisco che solo affidandosi a Maria come nostra protettrice, gli auspici di pace, che tutti abbiamo nel cuore come desiderio, possano non restare mere e ingenue illusioni sentimentali. Diciamo che l’eredità del 2023 e le premesse del 2024 non sono delle migliori…
Il 30 dicembre ridisegno al tratto la foto, cercando una difficile sintesi, e prolungo la parte inferiore dell’immagine, aggiungendo la parte del braccio che era tagliata e il piede del bambino, così come me lo immagino. So già che un conto è il disegno, un altro il risultato sbalzato sul metallo.

Il disegno da trasferire sulla lastra di ottone

Stampo il disegno della Madonna di Gaza, lo fisso sulla lastra di ottone e, da buon toreuta, (così, come me, avete imparato una parola nuova) inizio la fase di sbalzo e cesello.

Il retro dello sbalzo, da poco iniziato

Una lavorazione rapida

La sera del 30 ho già terminato la fase di sbalzo. Decido, durante la lavorazione, di non fare il fondo con i caseggiati bombardati in rovina, ma di lasciare il fondo liscio neutro. Temo infatti che la resa non sarebbe venuta bene, per cui mi fermo lì. Certe decisioni le prendo strada facendo, non sono previste fin dall’inizio: dipende da come procede il lavoro e da cosa mi lascio ispirare. In questo caso la figura molto umana della “Madonna di Gaza”, con tutti quei particolari dei vestiti e del volto, mi è sembrata sufficiente per rendere la concretezza dell’aspetto materiale. Le aureole sottolineano invece l’aspetto soprannaturale (e divino nel Figlio), per cui dopo la brunitura deciderò di valorizzarle.

Lo sbalzo senza effetto brunitura risulta splendente ma senza profondità.
Il retro della formella sbalzata col riempimento di colla da montaggio e carta (come antisfondamento dei volumi cesellati)
Ci ho messo una pietra sopra, in fase di asciugatura della colla, in modo da tenere in piano la lastra.

La fase di piegatura delle alette e la brunitura

Il 31-12 smonto l’ambaradan, traccio i segni per la piegatura delle alette, le piego sul supporto in masonite che ho tagliato in misura e le incollo sul suo retro (fase sempre molto ansiogena per me, c’è sempre qualcosa che può andare storto). A questo punto mi dedico alla brunitura dell’ottone con la stesa del mio intruglio segreto alcoolico nero. Lo scopo dell’operazione è aiutare a dare più profondità all’aggetto e al disegno e dare una patina di “antico” al manufatto.
Anche questa è una fase delicata: la resa su ottone o su alluminio è sempre diversa. L’ottone mi sembra un po’ più refrattario ad assorbire la colorazione, anche se la lastra viene sgrassata e “passata” a lungo con la paglietta sottile. In generale direi che alla fine il tono dell’ottone scurendosi si raffredda e viene ad assomigliare al bronzo patinato. Sull’alluminio invece avviene il contrario: si “scalda” fino ad assomigliare all’argento ossidato. Questo, comunque il risultato.

La lastra patinata con la brunitura. Le misure dell’icona sono 11×15 cm.

Le fasi finali. La doratura delle aureole

A questo punto dovrei dare una mano di vernice Macota spray trasparente, per fissare il risultato. Ma attendo. Poi dovrei decidere se e come dare eventuali colorazioni a smalto. Posticipo la scelta e, invece decido di ripulire subito con alcool isopropilico le aureole e poi sfrisarle a raggiera, in modo da far riemergere “l’oro” dell’ottone puro e pulito. La valorizzazione di questo particolare mi consente di evidenziare l’aspetto soprannaturale dell’immagine. Poi passo il Macota protettivo trasparente.

Le aureole dorate per “sottrazione” dalla brunitura.

Aggiunta di alcuni particolari

Devo dire che il risultato così come sta uscendo non mi dispiace affatto. Accantono perciò la scelta di colorare alcunché e, già che ci sono, anche l’eventualità di resinare tutta l’icona (qui un esempio di icona resinata), secondo i procedimenti già messi a punto con gli scorsi lavori.
Per due motivi:
1-perché “il troppo stroppia” e anche il tema esige sobrietà;
2- perché stavolta preferisco che il modellato sia palpabile anche col tatto, vista la ricchezza e la preziosità ottenuta.
Noto però che sarebbe d’uopo la sottolineatura di alcuni particolari, per dare il tocco finale. Pupille degli occhi, sopracciglia, alcune linee fondamentali che non sono state adeguatamente rimarcate dalla brunitura (e che invece nella foto erano importanti), andrebbero rinforzate con un sottile passaggio di smalto nero.
Qui alcune foto dell’icona terminata con un’ulteriore passata di Macota protettiva, da cui si evince che la luce determina moltissimo l’impressione che se ne ricava.
Ecco fatto, l’Icona della Madonna di Gaza è terminata:

Il tavolo di lavoro con l’icona finita
L’icona terminata
Finita e incorniciata, pronta per chi la desidera acquistare
Maria, Regina della pace, prega per noi!

A questo punto, Buon Anno nuovo a tutti! E che la Madonna di Gaza protegga tutti gli innocenti!

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DiGiancarlo Paganini

San Giuseppe. Un dono. In tutti i sensi.

E’ finalmente giunta l’ora di preparare un regalo (San Giuseppe. Un dono) a cui pensavo da tempo, ma che ha sempre trovato sulla strada della sua realizzazione l’opposizione della mia pigrizia atavica e la mancanza di tempo, di ispirazione, ecc. Ora i tempi (e le tecniche) sono maturi ed è evidente che non posso dilazionare oltre questo lavoro a sbalzo e smalti su alluminio. L’amicizia, per esprimersi, a volte ha bisogno di segni, anche semplici, tutto qui. Ora urge. Basta magliette, polo e indumenti tecnici, spazio all’arte!

Un soggetto adeguato

Sfogliando tra le opere di mio padre Ettore, recentemente mi sono imbattuto in una bella composizione di smalti sulla Vita di san Giuseppe (era custodita in casa di mia mamma, ora di mio fratello Marco), in cui troneggia splendida la figura di San Giuseppe col bambino in braccio. Mi piaceva la semplicità delle figure e la ricchezza dell’aureola, che esprimevano affetto e cura, amore del Figlio verso il padre putativo, partecipazione dell’autore alla vocazione paterna e a quella artigiana del santo protettore della Chiesa. Nell’originale che qui vi mostro, (il disegno preparatorio è il n° 0117) il contorno delle vicende evangeliche dell’infanzia di Gesù (Sposalizio con la Vergine Maria, Fuga in Egitto, Giuseppe lavoratore che insegna il mestiere al figlio, gloria di san Giuseppe protettore della Chiesa universale) arricchivano di significato le due figure centrali. Però sono rimasto attratto soprattutto da queste e mi così mi sono tornate alla mente al momento di decidere cosa rappresentare nel regalo di compleanno per Guido.

La composizione “Vita di san Giuseppe” 0117 a formelle di rame smaltato a gran fuoco

Poteva essere altro?

Avevo pensato anche all’ipotesi di una “Madonnina”, ma tutto considerato alla fine la scelta è caduta su questa figura, che mi sembrava più adatta a Guido, padre e nonno, lavoratore indefesso come “carpentiere costruttore di opere” ossia direttore di enti assistenziali e caritatevoli, amico vero da una vita e per la vita. Per adeguare il tutto alle misure desiderate (circa 10 x 21 cm) parto dalla foto dell’opera a smalto e non dal disegno: in Illustrator sistemo la geometria dell’aureola e del vano architettonico stondato di fondo, stampo la bozza e la applico sulla lastra di alluminio. Tutto secondo la norma, il procedimento che ho messo a fuoco nel tempo. E’ il 4-7-23.

La stampa del particolare con san Giuseppe, applicata alla lastra metallica

Da certi errori non imparo mai

Forse preso dalla fretta di iniziare mi dimentico però di fare un’operazione che una volta facevo sempre sulla lastra di alluminio, prima di cominciare lo sbalzo: pulire a fondo strofinando forte con paglietta fine, alcool denaturato, sgrassatore, acqua e Cif, e infine diluente e poi ancora alcool isopropilico, la superficie della lastra tipografica, che, dalla parte non emulsionata è ricoperta da un sottilissimo, quanto tenace, strato di una specie di vernicetta trasparente che fa brillare a specchio la superficie, ma trattiene fastidiosi segni della calandratura della lastra che poi salteranno immancabilmente fuori rovinando l’effetto finale. Invece occorrerebbe partire dalla lastra già ripulita da tutti i segni (resta, è vero, un po’ opaca e non più lucida): se no a sbalzo fatto sarà difficilissimo, se non impossibile ottenere un buon risultato. Come una stupida gazza ladra mi faccio irretire dallo “sbarluccichio” della superficie, non vedo i difetti e inizio lo sbalzo. Con baldanza ingenua, anzi sciocca. La pagherò poco più avanti. Tranquilli, la materia non perdona e la realtà è testarda.

Lo sbalzo

L’8 luglio lo sbalzo è quasi terminato. Non ci ho lavorato con continuità. I lavori di impermeabilizzazione del terrazzo e i muratori da seguire son cose che portan via tempo, specialmente ad un “Umarell” professionista come me. Purtroppo i difetti della lastra sono così evidenti che devo cercare di toglierli a sbalzo quasi finito, col rischio di schiacciare i volumi. Qui vediamo il retro e il fronte della lastra, che, dalla metà in giù, è tutta segnata dal difetto di righe e striature orizzontali.

Il fronte della lastra, difettata nella metà inferiore

Poche idee, ma ben confuse

Imbottisco allora il retro dello sbalzo per rinforzarlo ed evitare che si schiacci durante il tentativo di lucidatura. Intanto, a furia di passar paglietta e detersivi qualcosa del fondo migliora. E’ già qualcosa non dover rifare tutto, non vi pare? A questo punto devo anche decidere come finirò l’opera: patinata tipo argento e anticata come la precedente? Smaltata tutta o solo in parte? E quali parti, nel caso? Resinata, come da consolidato trend degli ultimi mesi o no?

Il retro della lastra imbottito di colla da montaggio e carta a proteggere

Brunitura, è deciso

Passo quindi la stesa di tintura per la brunitura. Effetto: alla luce led, mica male. Alla luce del sole uno schifo: troppo scura e macchiata, con assurdi aloni dorati sulle linee di disegno principali (strana reazione, da studiare un domani) e continuare a strofinare con alcool denaturato non porta a nessun miglioramento. Boh, ci penso su nel tentativo di trovare il modo di migliorare la resa. Intanto taglio le alette per il montaggio sul supporto (e questa volta taglio per il supporto un lastra di masonite spessa 6 millimetri, col vibrarazer). Qui la prima brunitura, molto scura, macchiata ed evidente.

Soprattutto da metà in giù si notano imperfezioni e macchie

Allora si rifa

E’ irrecuperabile, forse l’unica possibilità è ripulire lo sbalzo e rifare la brunitura. Il 9-7 tento con l’alcool isopropilico, ben diverso da quello denaturato (che al confronto è acqua fresca). In un battibaleno siamo tornati alla situazione ante brunitura. A questo punto monto lo sbalzo sul suo supporto di masonite, con colla di montaggio tra sbalzo e masonite e Bostick per fissare le alette posteriori. Metto sotto pesi per sigillare bene il tutto durante tutta la mattinata. Al pomeriggio ripulisco e sgrasso per bene il tutto e ri-distendo la mistura un po’ più diluita e con un attrezzino tipo spatola fatto di gommapiuma per spalmare uniformemente il liquido. Poi sfregamento come di norma. Una passatina di vernice protettiva Macota per fissare la brunitura e non incappare nell’errore dell’ultima volta, quando lo smalto ha sciolto la patina scura, sporcandosi. Ecco il risultato, assolutamente migliore del precedente, anche se non perfetto.

La seconda brunitura. Nella cornice inferiore si notano ancora delle striature che non sono riuscito ad eliminare. Ma il meglio è nemico del bene…

Smalti e ultimi particolari prima del montaggio in cornice

A questo punto posso procedere, con tranquillità, con gli interventi a smalto epossidico: rinforzo col nero i tratti del disegno principali e stendo gli smalti sull’aureola, cercando di non discostarmi troppo dalle cromie dell’originale paterno. Et voilà! Sono indeciso se smaltare anche il fondo. Poi, un po’ per pigrizia, un po’ perché già molto soddisfatto dal risultato raggiunto mi fermo qui.

La formella terminata, pronta ad essere incorniciata

A questo punto come lo monto o lo finisco?

Non è che posso regalare una formella così nuda e cruda. O la resino (tentazione fortissima) o la incornicio. Anche in questo caso propendo per la seconda ipotesi, la prima è troppo rischiosa: non avrei tempo di rifare alcunché nel caso andasse storto qualcosa. Mi sovviene che in cantina ho ancora qualche cornice ereditata dallo zio Michele. Trovata, misure perfette, nonostante debba sostituire anche per questa la controcornicetta dorata interna, tagliare un nuovo pannello di legno o simile, creare una controcornice distanziatrice che mi dia lo spessore sufficiente per distanziare la formella dal vetro (almeno 6 millimetri). Mi faccio i complimenti perché, non buttando mai nulla, posso recuperare dei profilatini a sezione quadrata di legno che sembrano fatti apposta. Tagliati, incollati, perfetti. Panno blu scuro (come quello della Presentazione al tempio) a rivestire il fondo; misure, biadesivo e 4 chiodini a fissare la formella sul fondo. Ottimo, il regalo è pronto. Il primo di Agosto si avvicina… Auguri, Guido!

Buon compleanno!

Oltre a noi Paganini partecipano di cuore agli auguri anche gli amici, Francesca e Mauro, Anna e Ignazio, Alberto e Manuela e Chiara.

DiGiancarlo Paganini

Un “novello” Buon Pastore. Sovraccopertina per un breviario.

Questa volta il “Buon Pastore” è sia il tema che il destinatario dell’opera: si tratta di una sovraccopertina per un breviario di un “prete novello”. Ma, raccontiamo tutta la vicenda punto per punto. Seguitemi.

Una premessa doverosa, un’amica appassionata

Siamo verso il 10 febbraio 2022. Mi chiama Enrica C., mia cara compagna di Liceo, con la quale c’è stato un ricontatto in tempi recenti attraverso la chat di classe, da lei voluta e portata avanti per continuare a tenere i rapporti tra gli ex compagni del Vittorio Veneto. (Le chat di questo tipo non sono mai state la mia passione, lo ammetto. Ma la sua passione per le persone e la sua memoria sconfinata -che ho sempre invidiato- hanno potuto ricostruire e tenere le fila della nostra classe liceale. La chat, iniziata durante la pandemia sta perdurando tuttora con picchi di interventi legati ai compleanni, agli onomastici, ai lutti e alle nascite dei nipotini e agli auguri natalizi e pasquali).

Per conoscere bisogna amare

Enrica è perfettamente al corrente del lavoro che svolgeva mio padre e che ha sempre ammirato (lo ha anche conosciuto personalmente, assieme a mia mamma, ai tempi del nostro liceo. A Cusago, dove abita, poi c’è una bella via Crucis di papà nella chiesa parrocchiale dei SS. Fermo e Rustico e lei spesso me ne fa cenno), sa della mia attività sperimentale di iconografo a sbalzo e smalti su metallo perché segue questo blog e comunque per lei non è che una persona la si conosce e basta, no, no, diventa parte indelebile della sua esperienza personale e così riesce a portare nel cuore fedelmente tutti quelli che incontra, con tanto di data di compleanno/onomastico e ricorrenze varie.

Una che sa amare e sa fare memoria. Per conoscere bisogna amare. Lei è sempre stata così. (Ma da giovani certe cose non si capiscono o non si apprezzano a sufficienza). Mica roba da nulla, insomma, roba profonda. Un cristiano lo si riconosce tra mille. Il tutto vissuto con gioia, naturalezza e riconoscenza, nonostante le batoste che la vita non risparmia ad alcuno. E tutto ciò l’ho potuto riscoprire oggi, grazie solo alla sua fede, tenacia e passione.

La proposta di lavoro

Fatta questa doverosa e necessaria premessa, veniamo alla fatidica telefonata: “In giugno verrà ordinato sacerdote un caro amico, Francesco A. nato e vissuto a Cusago e abbiamo pensato di regalargli una sovraccopertina preziosa delle tue per il suo Breviario personale, che ne dici? Ci sono in vendita delle sovraccopertine in pelle o similpelle a cui andrebbe applicato il tuo capolavoro. Misure standard 11×18”.

E, adesso, come faccio? Una risposta difficile

Un nota bene perché altrimenti non si capisce il mio iniziale imbarazzo nella risposta. Già, perché non è stato un sì deciso…

  • 1) La ristrutturazione della mia casa (iniziata in ottobre e protrattasi fino a maggio, e non è ancora finito tutto) getta ombre minacciose sulla prospettiva di questo lavoro, che esige concentrazione, calma, ordine, assenza di polvere… tutte condizioni impossibili da avere…
  • 2) La mia copertina di Evangeliario (Pace del Buon Pastore) ha appena dovuto subire un pesante intervento protettivo per via dell’uso intensivo e i relativi danni causati dal maneggio: L’unto acido delle mani causa danni notevoli sia sul metallo che sugli smalti. Un breviario va maneggiato parecchio e quindi…

Oltre l’ostacolo sempre. Memento audere semper, e via di questo passo

Dico comunque un sì titubante, metto le mani avanti e mi impegno comunque a inviarLe qualche bozzetto di mio padre sul tema “Buon Pastore”. Trovo poco o niente, e sono poco convinto io per primo di ciò che le invio in whatsapp l’11 febbraio. Lei lo apprezza molto, ma io continuo a cercare altre soluzioni più convincenti.

Lo smalto di Ettore Paganini, Gesù buon pastore, inviato come esempio

Mi salva Internet, o meglio, mi ispira il web

Alla fine trovo in internet una icona orientale (rumena? Boh, la trovo pubblicata su un’infinità di siti) che mi piace molto e decido di partire da quella, rielaborando e modificando il disegno da riprodurre a sbalzo e smalto.

L’icona ispiratrice prescelta

Il 10 marzo le mostro il disegno base elaborato, che dovrò poi adattare alle misure molto verticali della formella da realizzare. Non so ancora se e cosa smalterò. Le idee mi si chiariranno strada facendo… spero.

Sistemo il bozzetto nelle misure ed inserisco la frase di Cristo in latino: “Ego sum pastor bonus”: frase programmatica non solo apprezzabile, ma assolutamente necessaria per chi, prete novello, è chiamato a fare della sua vita una perfetta imitazione di Cristo anche nel ministero sacerdotale. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore, alle sue pecore.

Il bozzetto definitivo

Avuto l’ok, parto a sbalzare

Intorno al 20 maggio, stampata la bozza e applicata alla lastra di ottone, inizio timidamente la fase di sbalzo, ma che fatica riprendere questo tipo di lavoro, accantonato da così tanti mesi! Poi l’ottone ha troppi riflessi e sono costretto a spalmare fronte e retro sulla lastra un po’ di tempera bianca per abbassare i riflessi accecanti. Questo ha i suoi svantaggi perché vien meno la scorrevolezza delle punte sulla lastra.

Il retro dello sbalzo, sbiancato a tempera per poterlo lavorare senza soffrire troppo per i riflessi

Di qualcosa bisogna pur morire. Una sudata notevole per portare a termine lo sbalzo, che come sempre, ha nella definizione dei lineamenti del volto la parte più difficile da ottenere secondo quello che si desidera e ci si era prefissati.

Sbalzo terminato, ma manca ancora molto lavoro

Intanto ecco la lastra sbalzata ma non ancora ritagliata, piegata, fissata, “imbottita” di mastice. Per procedere a realizzare queste fasi devo prima decidere quanto sarà lo spessore del supporto su cui piegare i lembi della lastra.

lo sbalzo terminato
La lastra con le ali ritagliate e con un primo accenno di piegatura

Riempire i vuoti

Dopo il passo della prima piegatura passo a riempire i vuoti sul retro con mastice da marmista, bicomponente a presa rapida, in modo da impedire schiacciamenti accidentali dei volumi più pronunciati e dare solidità alla lastra. Qui vediamo il retro col mastice applicato.

Il mastice applicato. La carta che ho applicato era, (che coincidenza!), della carta riciclata con un brano del Vangelo di san Giovanni e un messaggio ai bambini del catechismo.
Così, dentro, c’è anche questo messaggio

Una volta asciugato il mastice, ho ritagliato il cartone di supporto con i 4 bulloncini passanti, negli angoli, per il fissaggio al copri-breviario, e con abbondante colla di fissaggio riempitiva l’ho fatto aderire al retro e poi ho ripiegato le 4 alette di ottone fissandole con Attack al cartone. Poi ho ritagliato anche il plexiglass bianco opalino rigido che servirà a serrare lo sbalzo alla custodia di (finta) pelle. Alla fine, ho imbullonato e messo tutto il sandwich sotto pressa ad asciugare per una giornata intera, in modo di scongiurare eventuali deformazioni dovute alle tensioni interne durante l’asciugatura della colla.

Il plexiglass opalino coi 4 bulloncini passanti e la sua pellicolina protettiva

Smalto o non smalto?

Mando in visione ad Enrica lo sbalzo il 26-5, per dire, “ecco, sono arrivato qui”. Lei lo interpreta quasi come: “E’ finito”. “E’ fantastico. A me piacerebbe smaltato colorato, ma vedi tu. Certamente lo userà tutti i giorni. Dammi un consiglio. ecc”. A questo punto ci sentiamo e poi passa da me a consegnarmi la custodia acquistata, a fine maggio (e ne approfittiamo per farci una bella chiacchierata per colmare di persona 50 anni di non presenza). In realtà siamo al solito dubbio che mi prende a questo punto del lavoro: “…e, se lo lasciassi così, nudo e crudo, senza smaltare alcunché?” Bello, è bello anche così, non faccio per vantarmi, magari poi lo rovino. E poi c’è il discorso dell’unto delle mani, dell’usura, ecc. Che fare?

Le vere Icone seguono delle regole

E poi, nel caso decidessi per la smaltatura, come fare? Eh, sì, perché oltretutto le icone vere hanno una codifica precisa dei colori da utilizzare: fondo oro, le vesti di Cristo rosse a significare la Sua Divinità rivestita di Umanità (mantello blu / turchese), eccetera. Sarebbe bello. Ma è proprio ciò che vorrei evitare, (dipingere le parti più sporgenti e quindi più soggette ad eventuale usura da sfregamento). Allora opto per un compromesso ragionevole: dimenticarsi delle vere icone orientali e dipingere solo il fondo in blu, l’aureola di arancione e la fascia delle scritte in rosso. La mia ennesima pseudoicona.

Il tempo si fa breve

Non ho detto una cosa importantissima: tra quando ho inviato il whatsapp con lo sbalzo terminato e questo momento della smaltatura, siamo arrivati al 9 giugno, proprio sotto la data di ordinazione del sacerdote che sarà ordinato in Duomo sabato 11 giugno. Domenica 12-6 prima messa a Cusago, occasione per porgergli il dono. Una telefonata imperativa di Enrica mi toglie dalle ultime remore del dubbio. Con timore e tremore mi metto quindi all’opera e in un pomeriggio lo smalto è steso e asciugato.
Le invio con whatsapp i vari step della smaltatura: eccone uno.

l’Icona a smalto praticamente ultimato.

Proteggere ad oltranza

Finito lo smalto e prima di fissare la formella alla custodia decido di applicare quante più mani di vernice protettiva MACOTA KZ100 (quella che usano i carrozzieri per proteggere i cerchioni delle automobili) per creare uno strato inattaccabile dagli acidi epidermici. Ne spruzzo 6/7 strati incrociati, per sicurezza.

Fisso alla custodia

Il 10/6 pomeriggio Enrica sarebbe passata a ritirare l’opera. Dovevo finire il tutto in tutta fretta. Vietato sbagliare. Enrica mi chiede di inserire i miei dati, la firma, e una descrizione dell’opera all’interno della custodia. Ecco i particolari dell’operazione:

Da notare il particolare del bulloncino di fissaggio

Lavoro terminato

Ecco fatto, ed ecco lo sbalzo fissato alla custodia:

Il lavoro finito e consegnato

Dulcis in fundo

Ecco l’immaginetta ricordo di don Francesco.

Com’è andata? Risposta: “Dire “Lode a Dio, al Figlio e allo Spirito d’Amore ” è ancora poco e limitativo. È stato gioia vera in Duomo, a Cusago, ieri pomeriggio nella Cappella della Cascina Robaione (Cusago) in cui è custodito il primo simulacro della Vergine Maria di Caravaggio è dove don Francesco ha celebrato il suo affidamento a Maria e… Il tuo capolavoro è stato molto apprezzato e ve ne siamo grati. La benedizione apostolica impartita ieri scenda copiosa su voi tutti. Un abbraccio fraterno a te e a Daniela. Vi aspettiamo!!!”

DiGiancarlo Paganini

Una Sacra Famiglia

50 anni di matrimonio non possono essere che sacri.

Il 30 Agosto 2021 gli amici Renzo e Graziella celebrano il loro 50° anniversario di matrimonio: una sacra famiglia, per natura, come Dio l’ha immaginata e creata, checché se ne dica, a dispetto di tutti i limiti della nostra condizione, giacché non si arriva ad un simile traguardo senza l’intervento della Provvidenza che dialoga con la debole libertà di noi esseri umani e porta a compimento la Sua promessa di pienezza, attendendo solo i nostri sì.
La nostra storia, (e il dramma della nostra libertà), è storia sacra, diceva il grande Aldo Baldini.
E allora, Sacra Famiglia sia, anche il nostro regalo e il nostro pensiero per questa felice ricorrenza. Contempliamo stupefatti in loro “le grandi cose che fa in noi l’Onnipotente, e Santo è il Suo nome”, parafrasando il Magnificat.

L’input e l’idea luminosa mi vengono suggeriti da Cristina e quindi prontamente allargata a Guido e Patrizia, Alberto e Manuela, che parteciperanno al regalo.

Ricerca d’archivio

Cerco nell’archivio di disegni di mio padre Ettore una immagine che faccia al caso nostro e trovo una Natività che sembra fatta apposta. Dovrò modificare qualche particolare, come si nota, ma la 0053 è ottima per il nostro scopo.

Il disegno d’archivio 0053, modificato

Lo sbalzo

Mi metto all’opera tra il 31 luglio e il 2 agosto e in breve ottengo dalla lastra di alluminio uno sbalzo ben fatto, che qui vi mostro. Le difficoltà sono, come sempre, generate dai volti, vere miniature in rilievo, dove basta un nonnulla per rovinare tutto.

Lo sbalzo su alluminio prima del montaggio sulla lastra di masonite

All’imbrunire…

Una volta montato lo sbalzo sulla sua masonite mi faccio prendere dalla smania dell’alchimista in erba e immagino di brunire il luminoso e argenteo alluminio in modo da farlo apparire come un bronzo. Facile a dirsi, meno a farsi. Avevo, invero, già sperimentato una soluzione alcolica con estratto di pennarello indelebile e altre sostanze segrete, che però non mi sembrava desse i risultati sperati. Erano cioè risultati molto effimeri e delicati e andavano fissati con la vernice finale; avevo bisogno invece di qualcosa di più “sostanziale” e duraturo. Per caso trovo in cantina una vecchia bustina di polvere di anilina nera (probabilmente un po’ tossica…) dei materiali avanzati di mio padre e ne mescolo un po’ nel mio intruglio filosofale. Avventatamente provo a strofinare a forza la soluzione con un tampone sulla superficie (lucidata a paglietta sottile), che man mano diviene proprio brunita. Una prova di lavaggio con alcool mi conferma che il tono è stato assorbito dal metallo a livello molecolare. Ottimo, no?

Smalti

Bene! Allora finisco l’opera con qualche tocco di smalto arancio solo sulle aureole. Ho deciso infatti di dare un carattere sobrio all’opera. Il calore della brunitura mi sembra sufficiente come colorazione. Alla fine una spruzzata di vernice Macota che fissa il tutto non si nega a nessuno. Monto poi l’opera su un blocchetto di truciolare rivestito di pannolenci rosso cupo che mi sembra valorizzi assai bene la luminosità della sacra scena familiare. Impacchetto poi il tutto per la ricorrenza del 30 agosto.

Il risultato finale.
Auguri, cari Renzo e Graziella!
DiGiancarlo Paganini

Il Cristo degli abissi di san Fruttuoso

Un nuovo sbalzo che è davvero una sfida: il soggetto devo svilupparlo dalle foto della statua del “Cristo degli abissi”, posizionato sul fondo della baia di san Fruttuoso (GE), senza poter far riferimento a nessuna delle opere di mio padre Ettore. La richiesta mi giunge, un po’ di sorpresa, il 9 febbraio 2021 da una cara amica, Daniela, che ne vuol fare dono in agosto per il 70° compleanno del marito Paolo, appassionato di immersioni in quel mare ligure. Come dire di no?

Questo post quindi resta sotto embargo fino ad agosto e lo pubblicherò solo a compleanno compiuto, per non rovinare in alcun modo la sorpresa.

(Oggi, 31 agosto 2021 viene sbloccato. Auguri, Paolo!)

Foto subacquea del Cristo degli Abissi di san Fruttuoso. Da: https://hotelhelvetia.it/wp-content/uploads/2021/04/03-5-1000x1130.jpg
La foto che mi ispira maggiormente per l’ambientazione, ma che non va bene per i dettagli.

Come sempre mi tremano le gambe

Tutta la mia esperienza elaborata finora nel campo delle icone a sbalzo, non la valuto sufficiente per affrontare questa sfida. Soprattutto mi preoccupano l’immagine di partenza (ne trovo molte in internet, ma nessuna mi soddisfa; molte sono incrostate di alghe e bestie marine o sono tagliate a mezzobusto o mostrano solo il volto, mentre l’input è di avere la figura intera) e la colorazione che dovrò sperimentare. La stesura ad aerografo degli smalti per vetro, calcolando la loro rapidità di essicazione, mi getta nell’angoscia. (Ovviamente dovrò fare una prova, prima).

Misure e fonte

Siamo ai primi di aprile 2021 quando finalmente prendo in carico la “commessa” di febbraio. Decidiamo via whatsapp le misure: 20×27,6. Decidiamo il metallo per lo sbalzo: visti i colori prevalentemente freddi la scelta cade sicuramente sull’alluminio. Poi frugando nei meandri di Internet trovo finalmente la foto della statua appena uscita dalla fucina dell’artista: lo scultore Guido Galletti che la realizzò nel 1952 su idea di Duilio Marcante. L’opera venne poi piazzata sul fondo della baia il 29-08-1954, in ricordo della morte in quelle acque di Dario Gonzatti, inventore e subacqueo. La foto ha il pregio di essere a figura intera e perfettamente pulita da incrostazioni, quindi decifrabile anche nei lineamenti del volto. (Cosa essenziale, viste anche le dimensioni del volto che dovrò sbalzare)

Le bozze e quella approvata

7 Aprile. Inizio a ricalcare a matita la foto su carta da lucido, dal monitor del mio PC, molto in grande, in modo da conservare tutti i dettagli possibili. Scansiono e monto in un unico grande pdf l’immagine che poi in Illustrator monto nel progetto finale da sottoporre a Daniela. Qui un particolare della parte superiore col volto:

Il particolare del volto e del busto del Cristo ricalcato.

Cerco di spingere la scelta dell’inquadratura su una versione che mantenga il volto più grande possibile, tagliando la parte bassa della statua che oltretutto mi complicherebbe la vita. Sono un pigro pensionato, che ci dovete fare? La ferma opposizione di Daniela mi stoppa e alla fine questa sottostante è la bozza scelta. Sarà durissima.

Si parte con lo sbalzo e il cesello

Inizio con la solita procedura, fissando la stampata della bozza scelta sulla lastra di alluminio pulita e sgrassata, interponendo un foglio di antica carta carbone e incidendo il tratto con la punta della fedele penna a sfera scarica. Ovviamente la concentrazione sale alle stelle quando affronto l’incisione del volto: lì davvero ogni decimo di millimetro ha un valore enorme, basta un nonnulla per rovinare tutto. Spero che lo sbalzo sul retro mi consenta di ottenere quello che desidero. Un conto è il disegno piano al tratto trasferito sulla lastra, un altro è la resa a sbalzo sulla lastra, coi volumi e i rilievi.

Il 24 Aprile mando in visione su whatsapp il primo risultato della lastra sbalzata

Finalmente ci siamo: dalle mie mani esce uno sbalzo, molto sofferto, ma di cui sono soddisfatto. Un lavoro proprio tosto. Ma, come ormai da prassi consolidata, il dubbio se lasciare l’opera solo a sbalzo (e solo protetta dalla vernice Macota) senza smaltatura mi sale spontaneo. No, meglio colorato, suggerisce Daniela. OK, capito!

La lastra sbalzata

La smaltatura con l’areografo

Per colorare lo sbalzo come ipotizzo (rendere l’idea della luce che piove dall’alto della superficie marina), devo rimettere in funzione il mio antico areografo. Sono anni che non lo utilizzo. Da un primo esame sia il compressore che la pistola funzionano. E’ il 27 Aprile mattina. Il 26-4 ho montato la lastra sulla masonite, prima di procedere alla fase di colorazione; sgrasso e passo la paglietta fine per lucidare la lastra. Dopo una prova su un pezzo di lamiera, che mi sembra positiva, devo mascherare la cornice e riempire poi di “mare” l’immagine.

Una prima stesura di smalti ad areografo. Mi preoccupa un po’ la ruvidità dello smalto quando, polverizzato, si essica sulla lastra. Ma penso che la vernice Macota sistemerà e liscerà tutto. Per differenziare le varie parti: basamento, statua, raggi di luce, fondo marino devo fare altre mascherature. Poi alcuni particolari li faccio a pennello (pesci, ombreggiature scure, ecc).

Colorazione finita

La fase di colorazione dura un po’ di tempo. Alla fine, dati gli ultimi ritocchi e microscopici colpi di luce (lasciando il metallo nudo in vista) mi sento molto soddisfatto. Sudatissimo però. Nel pomeriggio mi dedicherò alla verniciatura a spruzzo con il protettivo Macota e il lavoro sarà terminato.

A seconda dell’illuminazione i colori risultano cangianti
Misure finali: 20×27,6 cm
Il particolare del busto e del volto del Cristo degli abissi. Calcolate che la testa è circa di un centimetro.

Finitura sul retro e dedica

Con il solito adesivo d’oro finisco il retro e lo firmo con la mia etichettina. Una dedica e via, lo consegno, con grande soddisfazione di Daniela che potrà fare un bellissimo regalo a Paolo. Per me, un’altra sfida affrontata con coraggio e portata termine con altrettanta soddisfazione della mia committente.

La dedica e la firma
DiGiancarlo Paganini

Buona Pasqua!

Mi porto avanti, siamo solo all’inizio della Settimana Santa. Anticipo a tutti i miei migliori auguri di Buona Pasqua. Quindi oggi tema pasquale.

In tempi di Coronavirus mi sono immaginato, (in seguito alla richiesta di un amico*), il momento in cui santa Maria Maddalena si reca a piangere, di primo mattino del terzo giorno, al sepolcro di Cristo.

Ella Lo incontra e sulle prime non Lo riconosce scambiandolo, attraverso le lacrime, per il giardiniere (anche perché è abbastanza incredibile che un morto sia risorto, no?); solo quando Egli pronuncia il suo nome :”Maria!” Lo riconosce e le viene istintivo l’impulso di abbracciarlo e trattenerlo.

Ma Lui: “Non mi toccare! Non trattenermi, non sono ancora salito al Padre, ma va’ dai miei amici e annuncia loro quello che hai visto! Io li aspetto in Galilea”. È il famoso “Noli me tangere” rappresentato dai più grandi pittori della nostra storia dell’arte. (Qui cito quello di Giotto).

Me lo sono immaginato ai tempi di oggi con la mascherina e la fobia di mantenere le distanze di sicurezza anticontagio. Spero che Lui mi perdoni tanto ardire…

*Giorgio P. aveva bisogno di una vignetta pasquale, da pubblicare su una newsletter di un sito parrocchiale. Le altre gli sembravano poco adeguate all’annuncio della Resurrezione.

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