Questa volta il “Buon Pastore” è sia il tema che il destinatario dell’opera: si tratta di una sovraccopertina per un breviario di un “prete novello”. Ma, raccontiamo tutta la vicenda punto per punto. Seguitemi.
Una premessa doverosa, un’amica appassionata
Siamo verso il 10 febbraio 2022. Mi chiama Enrica C., mia cara compagna di Liceo, con la quale c’è stato un ricontatto in tempi recenti attraverso la chat di classe, da lei voluta e portata avanti per continuare a tenere i rapporti tra gli ex compagni del Vittorio Veneto. (Le chat di questo tipo non sono mai state la mia passione, lo ammetto. Ma la sua passione per le persone e la sua memoria sconfinata -che ho sempre invidiato- hanno potuto ricostruire e tenere le fila della nostra classe liceale. La chat, iniziata durante la pandemia sta perdurando tuttora con picchi di interventi legati ai compleanni, agli onomastici, ai lutti e alle nascite dei nipotini e agli auguri natalizi e pasquali).
Per conoscere bisogna amare
Enrica è perfettamente al corrente del lavoro che svolgeva mio padre e che ha sempre ammirato (lo ha anche conosciuto personalmente, assieme a mia mamma, ai tempi del nostro liceo. A Cusago, dove abita, poi c’è una bella via Crucis di papà nella chiesa parrocchiale dei SS. Fermo e Rustico e lei spesso me ne fa cenno), sa della mia attività sperimentale di iconografo a sbalzo e smalti su metallo perché segue questo blog e comunque per lei non è che una persona la si conosce e basta, no, no, diventa parte indelebile della sua esperienza personale e così riesce a portare nel cuore fedelmente tutti quelli che incontra, con tanto di data di compleanno/onomastico e ricorrenze varie.
Una che sa amare e sa fare memoria. Per conoscere bisogna amare. Lei è sempre stata così. (Ma da giovani certe cose non si capiscono o non si apprezzano a sufficienza). Mica roba da nulla, insomma, roba profonda. Un cristiano lo si riconosce tra mille. Il tutto vissuto con gioia, naturalezza e riconoscenza, nonostante le batoste che la vita non risparmia ad alcuno. E tutto ciò l’ho potuto riscoprire oggi, grazie solo alla sua fede, tenacia e passione.
La proposta di lavoro
Fatta questa doverosa e necessaria premessa, veniamo alla fatidica telefonata: “In giugno verrà ordinato sacerdote un caro amico, Francesco A. nato e vissuto a Cusago e abbiamo pensato di regalargli una sovraccopertina preziosa delle tue per il suo Breviario personale, che ne dici? Ci sono in vendita delle sovraccopertine in pelle o similpelle a cui andrebbe applicato il tuo capolavoro. Misure standard 11×18”.
E, adesso, come faccio? Una risposta difficile
Un nota bene perché altrimenti non si capisce il mio iniziale imbarazzo nella risposta. Già, perché non è stato un sì deciso…
1) La ristrutturazione della mia casa (iniziata in ottobre e protrattasi fino a maggio, e non è ancora finito tutto) getta ombre minacciose sulla prospettiva di questo lavoro, che esige concentrazione, calma, ordine, assenza di polvere… tutte condizioni impossibili da avere…
2) La mia copertina di Evangeliario (Pace del Buon Pastore) ha appena dovuto subire un pesante intervento protettivo per via dell’uso intensivo e i relativi danni causati dal maneggio: L’unto acido delle mani causa danni notevoli sia sul metallo che sugli smalti. Un breviario va maneggiato parecchio e quindi…
Oltre l’ostacolo sempre. Memento audere semper, e via di questo passo
Dico comunque un sì titubante, metto le mani avanti e mi impegno comunque a inviarLe qualche bozzetto di mio padre sul tema “Buon Pastore”. Trovo poco o niente, e sono poco convinto io per primo di ciò che le invio in whatsapp l’11 febbraio. Lei lo apprezza molto, ma io continuo a cercare altre soluzioni più convincenti.
Mi salva Internet, o meglio, mi ispira il web
Alla fine trovo in internet una icona orientale (rumena? Boh, la trovo pubblicata su un’infinità di siti) che mi piace molto e decido di partire da quella, rielaborando e modificando il disegno da riprodurre a sbalzo e smalto.
Il 10 marzo le mostro il disegno base elaborato, che dovrò poi adattare alle misure molto verticali della formella da realizzare. Non so ancora se e cosa smalterò. Le idee mi si chiariranno strada facendo… spero.
Sistemo il bozzetto nelle misure ed inserisco la frase di Cristo in latino: “Ego sum pastor bonus”: frase programmatica non solo apprezzabile, ma assolutamente necessaria per chi, prete novello, è chiamato a fare della sua vita una perfetta imitazione di Cristo anche nel ministero sacerdotale. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore, alle sue pecore.
Avuto l’ok, parto a sbalzare
Intorno al 20 maggio, stampata la bozza e applicata alla lastra di ottone, inizio timidamente la fase di sbalzo, ma che fatica riprendere questo tipo di lavoro, accantonato da così tanti mesi! Poi l’ottone ha troppi riflessi e sono costretto a spalmare fronte e retro sulla lastra un po’ di tempera bianca per abbassare i riflessi accecanti. Questo ha i suoi svantaggi perché vien meno la scorrevolezza delle punte sulla lastra.
Di qualcosa bisogna pur morire. Una sudata notevole per portare a termine lo sbalzo, che come sempre, ha nella definizione dei lineamenti del volto la parte più difficile da ottenere secondo quello che si desidera e ci si era prefissati.
Sbalzo terminato, ma manca ancora molto lavoro
Intanto ecco la lastra sbalzata ma non ancora ritagliata, piegata, fissata, “imbottita” di mastice. Per procedere a realizzare queste fasi devo prima decidere quanto sarà lo spessore del supporto su cui piegare i lembi della lastra.
Riempire i vuoti
Dopo il passo della prima piegatura passo a riempire i vuoti sul retro con mastice da marmista, bicomponente a presa rapida, in modo da impedire schiacciamenti accidentali dei volumi più pronunciati e dare solidità alla lastra. Qui vediamo il retro col mastice applicato.
Una volta asciugato il mastice, ho ritagliato il cartone di supporto con i 4 bulloncini passanti, negli angoli, per il fissaggio al copri-breviario, e con abbondante colla di fissaggio riempitiva l’ho fatto aderire al retro e poi ho ripiegato le 4 alette di ottone fissandole con Attack al cartone. Poi ho ritagliato anche il plexiglass bianco opalino rigido che servirà a serrare lo sbalzo alla custodia di (finta) pelle. Alla fine, ho imbullonato e messo tutto il sandwich sotto pressa ad asciugare per una giornata intera, in modo di scongiurare eventuali deformazioni dovute alle tensioni interne durante l’asciugatura della colla.
Smalto o non smalto?
Mando in visione ad Enrica lo sbalzo il 26-5, per dire, “ecco, sono arrivato qui”. Lei lo interpreta quasi come: “E’ finito”. “E’ fantastico. A me piacerebbe smaltato colorato, ma vedi tu. Certamente lo userà tutti i giorni. Dammi un consiglio. ecc”. A questo punto ci sentiamo e poi passa da me a consegnarmi la custodia acquistata, a fine maggio (e ne approfittiamo per farci una bella chiacchierata per colmare di persona 50 anni di non presenza). In realtà siamo al solito dubbio che mi prende a questo punto del lavoro: “…e, se lo lasciassi così, nudo e crudo, senza smaltare alcunché?” Bello, è bello anche così, non faccio per vantarmi, magari poi lo rovino. E poi c’è il discorso dell’unto delle mani, dell’usura, ecc. Che fare?
Le vere Icone seguono delle regole
E poi, nel caso decidessi per la smaltatura, come fare? Eh, sì, perché oltretutto le icone vere hanno una codifica precisa dei colori da utilizzare: fondo oro, le vesti di Cristo rosse a significare la Sua Divinità rivestita di Umanità (mantello blu / turchese), eccetera. Sarebbe bello. Ma è proprio ciò che vorrei evitare, (dipingere le parti più sporgenti e quindi più soggette ad eventuale usura da sfregamento). Allora opto per un compromesso ragionevole: dimenticarsi delle vere icone orientali e dipingere solo il fondo in blu, l’aureola di arancione e la fascia delle scritte in rosso. La mia ennesima pseudoicona.
Il tempo si fa breve
Non ho detto una cosa importantissima: tra quando ho inviato il whatsapp con lo sbalzo terminato e questo momento della smaltatura, siamo arrivati al 9 giugno, proprio sotto la data di ordinazione del sacerdote che sarà ordinato in Duomo sabato 11 giugno. Domenica 12-6 prima messa a Cusago, occasione per porgergli il dono. Una telefonata imperativa di Enrica mi toglie dalle ultime remore del dubbio. Con timore e tremore mi metto quindi all’opera e in un pomeriggio lo smalto è steso e asciugato. Le invio con whatsapp i vari step della smaltatura: eccone uno.
Proteggere ad oltranza
Finito lo smalto e prima di fissare la formella alla custodia decido di applicare quante più mani di vernice protettiva MACOTA KZ100 (quella che usano i carrozzieri per proteggere i cerchioni delle automobili) per creare uno strato inattaccabile dagli acidi epidermici. Ne spruzzo 6/7 strati incrociati, per sicurezza.
Fisso alla custodia
Il 10/6 pomeriggio Enrica sarebbe passata a ritirare l’opera. Dovevo finire il tutto in tutta fretta. Vietato sbagliare. Enrica mi chiede di inserire i miei dati, la firma, e una descrizione dell’opera all’interno della custodia. Ecco i particolari dell’operazione:
Lavoro terminato
Ecco fatto, ed ecco lo sbalzo fissato alla custodia:
Dulcis in fundo
Ecco l’immaginetta ricordo di don Francesco.
Com’è andata? Risposta: “Dire “Lode a Dio, al Figlio e allo Spirito d’Amore ” è ancora poco e limitativo. È stato gioia vera in Duomo, a Cusago, ieri pomeriggio nella Cappella della Cascina Robaione (Cusago) in cui è custodito il primo simulacro della Vergine Maria di Caravaggio è dove don Francesco ha celebrato il suo affidamento a Maria e… Il tuo capolavoro è stato molto apprezzato e ve ne siamo grati. La benedizione apostolica impartita ieri scenda copiosa su voi tutti. Un abbraccio fraterno a te e a Daniela. Vi aspettiamo!!!”
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