Archivio degli autori Giancarlo Paganini

DiGiancarlo Paganini

Una nuova icona/reliquiario dedicata al beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster

Un ritrovamento imprevisto

Quando è deceduta la cara zia Ilde nel 2021, tra le diverse cose trovate e salvate dalla sua stanza di preghiera, saltata fuori dal cassettino dell’inginocchiatoio, mi era rimasta in una scatola una immaginetta reliquia, con un brandello di stoffa cardinalizia appartenuta alle vesti dell’Arcivescovo di Milano card. Alfredo Ildefonso Schuster, del 1935; la paura di perderla o rovinarla mi aveva indotto a pensare a come proteggerla e valorizzarla utilizzandola in una nuova icona/reliquiario dedicata al Beato Schuster.

Immaginetta reliquia
L’immaginetta reliquia del 1935

L’idea mi frullava nella testa da tempo, ma poi ho deciso di realizzare l’opera in vista di un paio di occasioni che si profilavano all’orizzonte.

Due anniversari importanti

Tra quest’anno e il 2024 infatti ricorrono due anniversari importanti: il ventesimo di ordinazione sacerdotale del nostro parroco don Matteo Baraldi e il 60° di consacrazione della parrocchia di Gesù Buon Pastore e san Matteo Apostolo ed Evangelista (1964). Intanto comincio a realizzare l’icona, poi penserò bene a chi e come donarla.

L’idea è quella di inglobare tutto nella resina

Come anticipavo in un precedente Post, ecco venuto il momento di parlare di quest’opera. Oramai la passione per la resinatura è difficile da contenere. Tanto più se l’oggetto che si sta formando nella mente è proprio un contenitore di reliquia, che abbia da un lato uno dei miei sbalzi su ottone smaltato e dall’altro la preziosa immaginetta con la reliquia.

Il progetto prende forma

10 Maggio. Prima cosa, come sempre cercare una immagine di Alfredo Ildefonso Schuster che possa essere rappresentata a sbalzo. Non ho immagini dell’archivio paterno, (Ettore Paganininon mi ha lasciato alcun bozzetto del Beato) quindi cerco in internet, e fra le poche che trovo ne individuo una che può fare al caso mio. Sembra più un ritratto ufficiale che lo rappresenta un po’ anziano, ma mi sembra ottima da riprodurre. Eccola:

Ritratto ufficiale di Schuster

Il disegno secondo la solita procedura

Parto allora a disegnare a video, su carta da lucido, la bozza da applicare sulla lastra di ottone e in breve questa fase è realizzata.

disegno del busto di Schuster

Porto in misura (112,5×166,5 circa) e definisco meglio il progetto in Illustrator, poi stampo il tutto e applico alla lastra. Decido poi che eviterò il reticolo di linee del fondo, che incasinano e basta. (In realtà lascerò poi qualcosa, ma ad hoc, per nascondere puntualmente dei difetti della lastra che si era un po’ segnata).

Disegno applicato alla lastra di ottone
Penso anche al cartiglio da inglobare nella resina (stampato e incollato sullo sbalzo)

Si sbalza!

Al solito procedo col trasferimento della figura e inizio a sbalzare fronte e retro, e, come al solito le difficoltà più grosse sono nei particolari del viso. Mi fa godere un casino il panneggio del mantello, che immagino già smaltato di rosso cardinalizio. Quanto alla resa della cotta bianca (si dice rocchetto?) che dovrò smaltare di smalto bianco, la cosa inizia ad intimorirmi, però sono tutte cose che passano per la mente mentre sbalzo, man mano che il lavoro avanza. Non si ripetono mai allo stesso modo i gesti artigianali. Ogni gesto apre mondi di immaginazione su come procedere: ogni opera, da questo punto di vista è nuova e ogni volta c’è da imparare qualcosa e da affrontare e risolvere problemi nuovi.

Sbalzo iniziato
12 maggio. La prima traccia trasferita
Sbalzo quasi terminato
Lo sbalzo quasi terminato. E’ qui che mi rendo conto che il cartiglio è un casino da sbalzare e decido di applicarlo stampato sulla lastra. Mezzucci, ma…
Sbalzo terminato
13 maggio. Sbalzo terminato, piegato e incollato sul suo supporto di masonite

Resinatura posteriore

14 Maggio: prima di smaltare, (non si sa mai cosa potrebbe succedere se le resinature non dovessero essere perfette, colare dove non devono e rovinare lo smalto irrimediabilmente) decido di fare una prima sottile resinatura sul retro, dove c’è la reliquia. Immaginetta che però devo proteggere perché la resina che è una brutta bestia molto aggressiva potrebbe rovinarla. La metto sotto un foglietto di acetato trasparente ricoperto da un foglio adesivo trasparente che la attacchi in modo impermeabile al fondo adesivo dorato che chiude le alette posteriori dello sbalzo. Poi attacco la mia etichetta e anche su di essa applico l’adesivo trasparente. Alla fine costruisco col nastro adesivo di carta e alcuni cartoncini che diano rigidità, una semplice cassaforma nella quale colare lo strato di resina. Metto il tutto su un supporto che alzi il pannello “da terra” in modo che se qualcosa colasse, andando sul fronte, non rovini la superficie sbalzata.

Piccola cassaforma
La piccola rudimentale cassaforma per la protezione in resina del retro

La rifinitura del retro resinato

Sembrerebbe fatta, no? No. Stacco la cassaforma e levigo grossolanamente i bordi che erano a rilievo. Questo perché l’intenzione sarebbe quella di fare prima questa resinatura per bene, poi fare quella anteriore tenendo sollevato l’oggetto nella cassaforma definitiva con dei brillantini applicati e incollati anche nella cassaforma, in modo da inglobare tutto in un’unica resinatura finale e, se ci fossero dei difetti, lo spessore totale si potrà levigare con buon margine di sicurezza ripareggiando le superfici.

15-5-23. Ecco il risultato parziale: si vede già un problema. La resina (che si infila dove vuole lei!) ha intaccato un po’ l’etichetta, nonostante l’adesivo che la ricopriva. Poco male, in fondo si è rovinato solo il mio nome: ma questo mi fa pensare che dovrò trovare una soluzione valida per evitare lo stesso problema sul cartiglio anteriore: lo spruzzerò fino allo spasimo con la vernice Macota, in modo che sia intriso di vernice uniformemente e non assorba resina dove vuole lui. Immaginetta invece, OK!

Resinatura posteriore

Si smalta!

Smalto con molto gusto la figura, cimentandomi coi bianchi (che sono smalti un po’ traditori, devi stare attento alle stesure che devono essere delle velature) e il 16-5-23 applico anche il famoso cartiglio stampato. Peccato che il colore dell’aureola risulti un po’ troppo scuro: i nuovi smalti hanno bisogno di essere tutti stesi con una buona dose di medium trasparente che li alleggerisca. ma oramai non c’è CTRL Z da poter fare.

Fronte del reliquiario del card Shuster, smaltato
Qui ho aggiunto anche le righe del fondo, per coprire dei difetti della lastra

Adesso viene il difficile, più difficile di quanto potessi immaginare

In giornata costruisco la cassaforma col metodo ormai consolidato, con fondo di plastica adesiva rossa, mettendo anche dei distanziatori tra la formella e le pareti di legno, in modi di avere uno spessore costante di resina sui bordi

Cassaforma per il fronte-impostazione

In seguito incollo sul retro 4 brillantini in modo da dare uno spessore sul retro. (A posteriori capisco di aver fatto un errore, perché il risultato del retro sarà orrendo con una enorme bolla vuota da rimediare in seguito. In futuro dovrò escogitare un altro sistema, probabilmente resinando separatamente fronte e retro). Poi, dato alla cassaforma la mano di distaccante, fisso l’oggetto e faccio la colata.

Colata nella cassaforma

Disastro: scaldo troppo la resina in fase di mescola e inizia a raggrumarsi anzitempo. Questo provoca grinze sul fronte (come si vede in alto a destra) e poca fluidità anche sul retro. Dovrò intervenire pesantemente con la levigatrice.

Difetti di resinatura sul retro
Le bolle più grosse comparse sul retro (qui in parte già un po’ levigate a grana 800 e con cassaforma di nastro adesivo per nuova colata correttiva.

Gran restauro con la levigatrice

Siamo ormai al 19 maggio. La colata riempitiva si è solidificata piena di difetti. Vado di levigatrice rotoorbitale come se non ci fosse un domani, dalla grana più grossa, 120, alla più fine che ho (4000). produco polvere a tonnellate (menomale che si può inserire l’aspirapolvere sul retro dell’attrezzo), in cantina, bardato come un tecnico dell’Icmesa… Poi passo i tamponi col polish e miracolosamente tutto torna lustro e trasparente.

Fase di smerigliatura e lucidatura
Bardato a levigare

Finalmente la luce in fondo al tunnel

Al 22 maggio, tra un ritocco e l’altro posso dire di aver terminato l’opera. Sei proprio sicuro? Il retro non mi convince comunque perché la trasparenza non è perfetta, è pieno di bollicine e allora lo ricopro di adesivo dorato con la finestra aperta sulla reliquia. Così applico una nuova etichetta.

Reliquiario del beato Schuster finito
Il reliquiario praticamente finito, fronte e retro.

E come lo userai il reliquiario? Appeso o su un supporto da scrivania? Appeso mi sembra banale. Perché non complicarsi la vita? Certo un supporto su misura non esiste. Provvidenzialmente mio fratello Marco la sera del 21 mi ha regalato una vecchia scatola di plexiglass col coperchio trasparente. E’ proprio ciò che fa al caso mio. Urge progettino ad hoc. Fatto. Tagliare il plexiglass non è cosa semplice: se lo tagli col seghetto alternativo ti crea del plexiglass bianco/nero fuso per il calore che rovina la lama con un bel “carpogno”; col traforo a mano rischi di non andar dritto: l’unica è inciderlo profondamente col cutter su entrambe le facce e poi con un colpo netto su uno spessore rialzato lo spezzi preciso. Se ti va bene si rompe come desideravi, se no fa il cavolo che gli pare. E si spezza. Male. Dove vuole lui…

Supporto in plexiglass
Van bene tutti i tagli eccetto quello del triangolo posteriore che sorregge in verticale. E si vede. Ma vabbé ha una forma inusuale, ma molto originale.

Conclusione

Assemblo i pezzi di plexiglass (levigati e con i bordi opportunamente stondati) del supporto con l’Attack (è fatto apposta!) et Voilà, l’oggetto è pronto per essere regalato.

Reliquiario terminato del beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster

Icona del beato Schuster e supporto finiti
Il reliquiario terminato, sul suo supporto di plexiglass.

Pronto per essere regalato dicevamo. A chi? Beh oramai la ricorrenza del ventesimo di ordinazione di don Matteo è alle porte. Decidiamo, io e Daniela, di regalarlo proprio a lui. Mi sembra un oggetto più adatto ad un regalo personale, come oggetto devozionale. Poi è una reliquia di un Beato ambrosiano, cosa può esserci di meglio per sostenere un ministero svolto in terra ambrosiana? Nella dedica affidiamo il don alla cura celeste del nostro beato arcivescovo. Al 60° della parrocchia… ci penseremo più avanti!

A casa di don Matteo
In casa di don Matteo, con i suoi ringraziamenti.
DiGiancarlo Paganini

Una Madonna con Bambino in miniatura

Per un regalo di prima Comunione

La richiesta di mia figlia Lucia

Siamo al 15 maggio 2023, e Lucia, passando da me, vede un’altra icona molto particolare in lavorazione (di cui parlerò nel prossimo Post di questa categoria) e mi chiede a bruciapelo se me la sento di realizzare una piccola Madonna con Bambino per un regalo di prima Comunione (per il 28-5-23). Si tratta della sua figlioccia di battesimo.

Piccola piccola, per favore

I tempi non sono larghissimi, e neppure le dimensioni devono esserlo. Anzi, mi raccomando, piccola piccola. Le sottopongo due ipotesi tra i disegni d’archivio di mio padre Ettore. Per entrambe penso ad una dimensione finale di 7,5 x 10 cm. La scelta tra la 0189 e la 0190 cade sulla prima: e 0189 sia!

i due disegni d'archivio tra cui scegliere il soggetto da realizzare

Al lavoro, dunque!

Già, devo sbrigarmi, anche perché, ormai “infularmato” (espressione paradialettale lombarda) dalla tecnica delle resine, (come per la prova ben riuscita della Madonna della Resina) me la immagino come un bel quadrello di resina che ingloba totalmente lo sbalzo, ma non ho in casa resina a sufficienza per realizzare entrambe le icone in lavorazione, e per ottimizzare i tempi penso che le colate dovranno essere fatte contemporaneamente. L’altra “icona reliquiario” è già in uno stato di lavorazione più avanzato, ma per un errore, purtroppo facile in questa tecnica, devo correggere la colata sul retro a cui è rimasto uno spazio non coperto (accidenti!). Quindi comunque dovrò ordinare nuova resina e qualche disco di levigatura. Intanto che passano i giorni per la consegna del materiale, mi porterò avanti con lo sbalzo e la smaltatura con smalti epossidici. Al lavoro, dunque!

Il disegno d'archivio sulla lastra di ottone
La stampata applicata sulla lastra di ottone, con lo sbalzo già impostato

Lo sbalzo procede velocemente

Il giorno 18 siamo già a buon punto: lavorando sul fronte e sul retro i volumi prendono consistenza e, come sempre, le parti più difficili sono i volti, perché basta un nonnulla per dare espressioni che non sono esattamente quelle desiderate. In questo lavoro i margini di correzione sono veramente minimi. Non c’è il CTRL Z. Una volta che hai rovinato l’ottone difficilmente si rimedia, per questo la tensione è sempre al massimo.

Retro e fronte dello sbalzo, con le alette ancora da ripiegare sul supporto rigido
Retro e fronte dello sbalzo, con le alette ancora da ripiegare sul supporto rigido

Sbalzo terminato, si smalta

Lo sbalzo mi soddisfa sufficientemente. Ho acquistato recentemente altri smalti epossidici per vetro “Ideavetro” della Maimeri, più densi di quelli della Maribù. Sono quindi diversi da trattare dai primi; hanno il vantaggio di avere un colore trasparente medium utilissimo a usare gli altri colori più diluiti o trasparenti, anche perché tra loro si mescolano perfettamente. Per ora li ho usati solo in alcuni particolari, come le aureole. Ve li mostro.

I colori per vetro Idea Vetro della Maimeri
I colori per vetro Idea Vetro della Maimeri

Piego e fisso la lastra con colla di montaggio sul suo supporto di masonite. Sfriso radialmente le aureole con una punta affilata, in modo da aumentarne la riflettanza. In breve anche la smaltatura termina. Stavolta ho scelto di smaltare, come nei miei primi lavori di questo genere, il fondo, l’aureola e non la figura. Mi concedo solo di rinforzare leggermente gli occhi delle due figure.

Lo smalto della Madonna con Bambino, numero 0189, pressoché terminato
Lo smalto pressoché terminato

Fin qui tutto (abbastanza) bene…

I problemi si concentrano in questa seconda fase, quella della resinatura. Sbaglio tutto lo sbagliabile perché metto a bagnomaria in acqua bollente (invece che semplicemente calda) il contenitore di vetro con le resine (I-Crystal della Resin Pro) da mescolare e da versare negli stampi delle casseforme preparate. Questo “colpo di genio” fa sparire di colpo le bolle, ma accelera la reazione delle epossidiche (anche perché il vetro mantiene il calore con continuità) che di colpo tendono a indurirsi e a diventare filamentose e a fare grumi. Me ne accorgo purtroppo mentre verso a riempire. Così devo cercare di spianare a mano con varie punte gli gnocchi di resina rappresa e facendo ciò creo delle bolle e delle asperità che non volevo… aaarrrgggghhhh! Disastro. La sola speranza è che intanto che sono ancora abbastanza elastiche si ricompongano prima dell’indurimento finale. Ultima ratio, la terza e ultima fase di finitura: pareggiare levigando con abrasivi e la fase di lucidatura finale.

Considerazioni filosofiche di medio Post

C’è sempre una certa dose di ascesi da sperimentare in questi lavori artigianali (che coinvolgono progettualità e manualità):
1) Capisci che impari poco per volta, che hai sempre da imparare e che non imparerai mai abbastanza.
2) Capisci che anche quello che pensi di aver già imparato e di poter padroneggiare, può sempre essere rimesso in discussione da stupidi particolari della realtà che non avevi considerato per supponenza.
3) Capisci che ci vuole umiltà per piegarsi alla materia, cosa che non è nelle mie corde più immediate ed istintive: “Deve obbedire, porcaccia la miseria, non è che comanda lei!”
4) Se non sei padrone neppure di cosette così banali ed elementari, pensa un po’ cosa ne è di te… La vita te la dai tu? La salute te la dai tu? Il mondo te lo dai tu? Ecc… No, però persino i capelli del mio capo sono contati.
5) Se proprio non sei costretto a buttare via tutto (cosa che è già successa) vuol dire che forse c’è una soluzione, in fondo basta trovarla. Ci vorrà del lavoro ulteriore. E comunque la perfezione non è di questo mondo e arrivare a un buon compromesso è un’arte.

Di lavoro ce n’è un sacco ancora da fare

Infatti. A indurimento finale tolgo il blocchetto dalla cassaforma e purtroppo devo constatare che molti difetti sono rimasti e ne scopro anche altri che non avevo notato. Mi pento di aver voluto resinare: ma chi me l’ha fatto fare? Lasciavo com’era lo smalto, passavo un po’ di vernice protettiva Macota ed era a posto. No? Evidentemente, no. Ormai sono in ballo e devo ballare, devo portare a casa il risultato, cioè devo finire il regalino nel migliore dei modi. Inizio a rifilare il grosso dei bordi col cutter, poi passo a levigarli a mano con carta grossa tipo grana 80 e poi scendo fino alla 120, 240 e 360. Ora però devo passare alla levigatrice rotoorbitante: c’è ancora un sacco di materiale da eliminare per arrivare a mettere in piano la superficie. Arrivo fino alla grana 1000. Tutto molto poco trasparente evidentemente. Ma capisco che il danno della bolla alla sinistra del volto si è solo ridotto ma non eliminato. In alto a destra c’è un avvallamento che andrà pareggiato. La fotografo comunque e la mando sulla chat di Resin Pro di whatsapp, chiedendo consigli. L’unico è quello di partecipare alla masterclass sulla lucidatura (37,90 euro).

La foto della Madonna con Bambino levigata fino a grana 1000. Si notano tutti difetti.

Devo tornare indietro con le grane

Nel doppio senso che le grane non mancano mai, ma anche che devo ritornare almeno alla grana 360 o 500 per levigare più a fondo per eliminare quanto più possibile i difetti. Olio di gomito e un’altra mezz’ora di paziente levigatura, tornando indietro più volte. Quando capisco che anche proseguendo non otterrei miglioramenti significativi passo alla 800 poi insisto parecchio con la 1000, poi la 1500, la 2000, la 3000 e la 4000, quella che dà il tocco finale prima della lucidatura col Polish per resine. Va passato prima con platorello di gommapiuma e poi lucidato col platorello di lana. Ti senti bene quando vedi che il tuo oggetto torna miracolosamente a risplendere! Una cosa che ho capito è che finché noti graffi (a luce radente) che con la grana fine che stai usando non vanno via devi rassegnarti a regredire di grana fino a che non li elimini, solo allora puoi procedere verso le grane più fini. E ricordarsi di pulire sempre la superficie tra un abrasivo e l’altro.

E’ stata dura, ma alla fine sono riuscito ad arrivare ad un buon compromesso qualitativo

L’oggetto è bello, sta bene nella mano, anche i colori sono ok, tutto sommato mi piace. Mando la foto a Lucia e solo allora mi ricordo che alla bambina piaceva il lilla/violetto/indaco. Orpo!, troppo tardi: non ve n’è traccia… Lucia mi perdona. (La bambina non so). Penso comunque ad una soluzione trasversale.

E’ rimasta una bollicina a sinistra della guancia, un piccolo “pastrugno” inglobato in basso a destra e alcune bollicine nel bordo destro

Tocco finale e scatola per il regalo

Sistemo ora il retro (era venuto bruttino e con un sacco di difetti). Lo ricopro di adesivo d’oro e gli metto la mia etichetta

Poi creo, dalla copertina in cartone rivestita di similpelle verde di una vecchia agenda planning, la scatolina imbottita di raso violetto per la confezione regalo. Tutto molto apprezzato. (Soprattutto dagli adulti… Lo sapevo che la bambina senza il lilla non sarebbe stata pienamente felice)

la confezione regalo
La Madonna con Bambino terminata
DiGiancarlo Paganini

MADONNA “DELLA RESINA”

Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.
Una icona della Vergine col Bambino
per prendere dimestichezza con la tecnica
delle resine epossidiche

Una premessa essenziale

Non stupitevi se questo post non inizia subito parlando dell’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Devo fare una premessa essenziale. Dopo il tempo di Natale riprendo in carico la copertina di Evangeliario “La Pace del Buon Pastore” la cui protezione risulta ancora un po’ ammalorata per l’uso intensivo fattone durante le feste. Il tentativo di rifare la cornice di ottone (ho acquistato per lo scopo da Miorini Metalli una nuova lastra più spessa della prima per rifare i profili e poterli saldare negli angoli) fallisce miseramente. Sbaglio platealmente le misure del profilo che è troppo stretto e non si rimonta sul manufatto. Accantono per ora l’ambizioso progetto di restauro e trovo una soluzione ancora provvisoria visto che la Pasqua si avvicina a passi da gigante.

Ci si arrangia alla bell’e meglio, ma siamo ancora nella provvisorietà

Stacco la cornice esistente, la ripiano e la ripulisco; poi saldo gli angoli a stagno in modo da darle un po’ di consistenza. Pulisco il vetro sintetico (molto sfrisato e incrinato sopra un cabochon) e rimonto il tutto. Per ora la faccio andar bene così, ma non sono per nulla soddisfatto.

Mi balena nella mente una alternativa che però mi trova molto impreparato tecnicamente e come dotazione di attrezzi professionali: la resinatura completa del manufatto. Ma, prima di affrontare la sfida ho bisogno di fare delle prove su altri oggetti meno impegnativi.

La prima prova, tanto per iniziare…

Parto con una prova su ottone sbalzato e smaltato di nessun valore. Acquisto da Resin Pro la resina I-Cristal bicomponente facile perché il componente B va al 50% del componente A. Dalle descrizioni pare che dia ottimi risultati. Ordino anche un flacone di cera distaccante. Mi seguo un po’ di tutorial su Youtube, Quando mi sento pronto costruisco una piccola cassaforma, posiziono il piccolo sbalzo sul fondo e colo la miscela nella quantità calcolata. Meno male che ho fatto questa prova: se non si fissa al fondo l’oggetto, basta una bolla d’aria sul retro a creare un buco nella resina e la roba galleggia in modo incontrollabile, infatti poi risulta storta sul piano. Inoltre si formano un sacco di bollicine maledette che il phon non basta a debellare. Inoltre la resina tende al giallino. Mi interessava anche scoprire se gli smalti epossidici reagiscono in qualche modo con la resina epossidica. Buona notizia: NO!

Primissima colata piena di bolle

Allora poi, quando è indurito, per rimediare metto il tutto in uno scatolino di plastica delle viti (a mo’ di cassaforma) e rifaccio una seconda colata. Prima però chiedo consiglio al Tutor di Resin Pro su come poter eliminare le fastidiose bolle d’aria che si formano mescolando i due componenti: Elementare! La risposta è di mescolare le resine in un contenitore a bagnomaria nell’acqua molto calda. Fuziona. Estraggo. Limo poi solo i bordi, non avendo ancora una levigatrice rotoorbitante, e lascio la superficie lucida della colata.

La prima buffa prova finita

Morale di questo primo step

Ho imparato già diverse cosette da questa primissima prova. Ora occorre passare ad una prova più impegnativa e con una superficie più estesa, alla quale siano applicati anche brillantini e cabochon. Per vedere come reagisce il tutto.

Nasce l’idea di una Madonnina ad hoc

L’opera sarà a rischio di fallimento; è una prova e quindi so che non dovrò attaccarci troppo il cuore e incazzarmi se qualcosa dovesse andare storto. Se invece andrà tutto bene, tanto di guadagnato. Come sempre scartabello nell’archivio di mio papà per individuare uno schizzo che faccia al caso mio. Trovata: è la n° 0359. La realizzerò, con alcune varianti, in misura 16×28 cm. Si chiamerà: Icona a sbalzo “Madonna della Resina”.

Il disegno d’archivio n° 0359
Ed ecco il mio disegno (qui nella versione colorata del progetto) con le varianti, la cornice, le sedi dei brillantini, ecc

Bene! Si parte!

Incollo come sempre la stampata sulla lastra di ottone e il 26 febbraio parto a sbalzare.

Il disegno applicato alla lastra di ottone
Lo sbalzo, retro e fronte, in lavorazione

In breve tempo lo sbalzo è terminato, quindi andrà come sempre rinforzato sul retro riempiendolo di colla di montaggio e applicandolo su una sottile tavoletta di legno. Le alette andranno ripiegate sulla tavoletta e il tutto verrà sigillato.

Retro e fronte dello sbalzo terminato e pronto da montare sul legno
Sbalzo finito pronto da smaltare

La smaltatura e le rifiniture decorative

Il 2 marzo 2023 inizio a smaltare, secondo il progetto cromatico, la formella d’ottone della Icona a sbalzo “Madonna della Resina”. Non vedo l’ora di terminarla per poter dar corda allo sviluppo del progetto con la colata della resina. Qualche particolare lo modifico strada facendo, come sempre mi accade, ma è inevitabile farsi influenzare da come si sta sviluppando l’opera.

Le prime fasi della smaltatura. La formella appoggia su una lastra di polistirolo perché sul retro ho montato 4 viti (che perforano il polistirolo) per un futuro eventuale fissaggio murale o su altro supporto.

Per farla breve

Il 7 marzo concludo la smaltatura e l’applicazione di cabochon e brillantini. Rispetto alle prime opere, in cui smaltavo solo il fondo lasciando libere le figure, mi lancio a smaltare anche i volti e altri aspetti delle figure. Ecco il risultato. Mi piace, mi spiacerebbe rovinarla se qualcosa andasse storta. Ma ormai sono in ballo e devo ballare.

Lo smalto finito pronto per la resinatura con I-Crystal di Resin Pro

E’ venuta l’ora della cassaforma

Il 13 marzo concludo la cassaforma costituita dal coperchio in compensato di una cassetta di vini, ricoperta di plastica adesiva, che mi consente di far passare le viti presenti sul retro della formella e farla aderire al fondo tenendola fissata. Questo mi consente di evitare il primo errore fatto con la prova. Intorno all’ingombro della formella silicono 4 assi di legno plastificate. Una volta asciugato il silicone do una mano di cera distaccante a tutto l’interno della cassaforma. Fisso al suo interno la Madonnina e la fermo saldamente sul retro del coperchio con 4 bulloni passanti.

La cassaforma con la formella immersa nella resina

Le fasi finali

Occorre attendere circa 48 ore prima di poter estrarre il manufatto dalla cassaforma, per essere certi che la reazione epossidica sia terminata e la resina sia perfettamente indurita e pronta per le lavorazioni di finitura. I listelli si staccano senza difficoltà (sbaglio solo a forzare il distacco dal fondo perché mi ero dimenticato di aver imbullonato la formella e quindi spacco il compensato, ma vabbé…).

Si possono notare i bordi ancora da levigare e rettificare, oltre allo spessore totale della colata di resina

Sorprese!

Ma, poffarbacco! C’è una cosa che non mi aspettavo e che invece devo registrare come effetto un po’ negativo: i brillantini che ho posizionato lungo la cornice dell’arco sembrano essere spariti lasciando in evidenza solo lo “specchietto” che hanno alla base. Guardando di profilo si intuiscono ancora, di fronte la sfaccettatura del brillante scompare. Questo è dovuto al fatto che la resina ingloba perfettamente tutta la loro superficie e quindi la luce non subisce più l’effetto di rifrazione delle facce. Anche il cabochon turchese sopra l’aureola della Madonna ha perso un po’ l’effetto volume. E’ una controindicazione da tener presente per i prossimi lavori.

L’altra controindicazione è data dal peso: oltre il Kg… un po’ eccessivo per pensare che sia una soluzione valida anche per il restauro della copertina di evangeliario originale: dovrò pensare ad una soluzione diversa (facendo le proporzioni dovrebbe venire a pesare oltre i 2Kg).

Il particolare dei brillantini

Concludendo

Comunque in complesso il risultato mi soddisfa. L’ Icona a sbalzo “Madonna della Resina” fa proprio un bell’effetto. Solo un filo paglierino il colore della resina. Limo i bordi e li levigo eliminando una serie di bave di colatura. Non mi arrischio per ora ad abbassarli sullo stesso piano della superficie che è venuta praticamente perfettamente trasparente e lucidissima. Non vorrei rovinarla con attrezzi che non sono quelli adeguati e professionali (Ci vorrebbero: Levigatrice rotoorbitante, carte abrasive diametro 150mm per la levigatrice scalari da 80 a 4000 di grana, platorelli da 150mm col velcro che montano piattelli di varia durezza di gommapiuma e altri di vello di lana e/o microfibra per il finissaggio di lucidatura a specchio con crema Polish per resina di Resin Pro).


Per la cronaca: Ho poi acquistato tutto il suddetto materiale (eccezionale il rapporto qualità-prezzo della levigatrice VALEX LR150 presa su Mano-Mano a circa 60 euro, incredibile!!!) e l’ho usato sulla Copia 001 della Pace del Buon Pastore con ottimi risultati.

16-03-2023. Ecco allora l’opera terminata, così come l’ho appesa all’ingresso di casa mia, così che la Madonna (che ho chiamato “della resina” per evidenti motivi) vegli sulla nostra casa e protegga tutti noi.

La formella finita. Si notano i brillantini “impoveriti” confrontando la foto con quella dello smalto finito.
DiGiancarlo Paganini

Domande e risposte su guerra e pace

Un “botta e risposta” alle numerose e interessanti domande del carissimo amico Livio Z. suscitate dal mio post sui droni nel conflitto Russia-Ucraina. Penso che siano le domande che tutti ci facciamo, perciò le condivido con tutti, assieme alle risposte che mi sono dato.

Scambio dei Droni Zelenski - Putin

Ecco le sue domande/riflessioni giunte via whatsapp:

Caro Giancarlo, ho letto più volte e con attenzione quanto hai scritto.
Da molto tempo non avevo ricevuto nulla di tuo…
Né ti avevo cercato, faccio ammenda.

È tutto giusto e condivisibile…

Ma ho alcune note e riflessioni.

“chi innesca e conduce” è un po’ equivoco…

Cit. Papa Francesco
In nome di nessun Dio si può dichiarare Santa una guerra.
Giustissimo.
A me viene in mente la Sharia.
Che dici? Sono polemico?

Distingui, anzi, sottolinei la maggior gravità in caso di guerra di conquista o di invasione.

Giustamente, molto giustamente, fai riferimento anche ad Iran e Afghanistan.
E alle tante altre situazioni di cui quasi non si parla.

Ma, con cautela, mi sorge un “e quindi???”

Cioè, oltre a dire che la guerra è sporca, cattiva, dannosa, inutile etc etc etc, cose giuste giustissime….
Oltre a chiedere a Gesù Bambino la pace… (nota leggermente acidula, lo ammetto)

Partendo dalla realtà dell’oggi.
Per quello -poco- che sappiamo, o che crediamo di sapere…

Qual’è il giudizio?

Bella la battuta su ONU e Babbo Natale.

Ma l’ONU, cosa dovrebbe fare di più?

O di meno?
Più sanzioni?
Meno sanzioni?
Più armi all’Ucraina?
Stop invio armi all’Ucraina?
E perché?
Entrare apertamente nel conflitto?

Cosa ne sappiamo davvero delle cause?

Io non so nulla, NULLA, di quanto accaduto prima, Crimea, tra Ucraina e il Donbass, negli ultimi 8 anni.

Se c’erano davvero tutti i crimini “nazi” di cui la Russia accusa l’Ucraina, e che sarebbero stati sottaciuti o nascosti o minimizzati.

Sono abbastanza scettico che gli USA siano l’angelo portatore di pace e giustizia.

Ma, banalmente e superficialmente come spesso mi accade…

C’è stata una invasione? O no?
C’è il diritto-dovere di difendere il proprio territorio? O no?
È giusto condannare l’invasione? O no?
E soltanto a parole?
O più concretamente?
E quindi?!?!?

Certamente riconosco di essere anche io nel “piccolo mondo occidentale foderato di bambagia rosa” (e sono ben contento di esserci…)

E so benissimo come è facile disquisire e giudicare dal divano, al caldo, perché la cosa mi tocca comunque poco, di sponda…

Però mi sembra anche insufficiente, incompleto, limitarsi a dire che la guerra è una schifosa porcheria.

Un vecchio adagio recita, sui politici, “il più pulito ha la rogna” e vabbeh.
Ce ne sono a bizzeffe di frasi simili, e tutte con un fondo di verità e saggezza popolare.
Ma è quello che abbiamo a disposizione.
Non cadiamo nella qualunque…

È vero che dobbiamo partire da ciascuno di noi, costruire la pace da casa, moglie, figli, fratelli, parenti, amici, colleghi etc etc.
Ma non cadiamo nell’intimismo…

Diamo un giudizio, per quanto ci siano sempre delle possibilità di sbagliare.

Non darlo è BEN PEGGIO!!!

Il governo italico di Draghi, e poi Meloni, con ampia maggioranza, ha aderito all’invio di armi all’Ucraina.
Ha fatto bene?
Ha sbagliato?
Cos’altro doveva o poteva fare?

Io, tu, noi, cosa ne pensiamo?

Perché non siamo (più) in grado di esporci dando un giudizio?

Io sono del parere che quanto fatto finora, sia giusto.
O il meno sbagliato possibile.

Cos’altro fare?
Dire ok Russia, hai ragione, accomodati?

Ovvio che è giusto dire “tacciano le armi”… “fermiamo tutto”
Ma con quale prospettiva?

Non esiste (in terra) un giudice saggio e imparziale e al di sopra delle parti, a cui affidarsi.
Quindi una posizione va presa.
Non cadiamo nella posizione dello str….uzzo.

Soprattutto…. non cadiamo…😁
Grazie della pazienza.
Cari saluti
Livio

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Le mie risposte

N.B. (Sono risposte che non hanno la pretesa di essere la verità distillata, ma solo quelle che al momento mi sembrano personalmente le più vere, ragionevoli e sensate; ben sapendo che anche io corro il rischio di essere astratto e disincarnato perché faccio parte di quel piccolo mondo occidentale foderato di bambagia rosa che critico e che oltretutto non è un gran pulpito dal quale predicare e criticare).

Caro Livio,

Grazie delle numerose domande che sono anche le mie.

Come ti ho accennato in whatsapp le domande che mi poni e di cui ti ringrazio per l’opportunità che ho di risponderti, più o meno me le sono fatte anch’io prima, durante e dopo la scrittura del post dei droni.
C’è sempre come uno iato tra l’affermazione di cose così alte e impegnative, di principio e il terra-terra di scelte pratiche che occorre poi fare.
Ma penso che affermare delle verità valga sempre la pena, se no come faccio a convertirmi?
A che cosa?

Vado per punti così come li elenchi tu:

Non mi sembra che “chi innesca e conduce” sia equivoco, tanto più che il caso specifico dell’Ucraina lo descrivo ulteriormente dopo. Era una notazione di tipo generale che però differenzia il caso in questione da chi fa guerra di difesa, di legittima difesa. Cioè chi provoca e persiste nel condurre una guerra (o una violenza estrema) da chi subisce la guerra e cerca di difendere la sua popolazione. (Poi entrerò nel dettaglio*).

La sharia rientra nella fattispecie di sedicente “guerra santa” riprovata dal Papa (vedi Iran di oggi e Isis di ieri) da condannare e non giustificare, quindi non sei polemico, tranqui.

Confermo la maggior gravità (e l’anacronismo, nonché l’idiozia in un mondo così globalizzato ed interdipendente) di guerre di conquista o di invasione, che sono come ulteriori definizioni delle guerre scatenate, innescate e condotte. (E certe guerre “commerciali-economico-finanziarie” sono vestite meglio ma non son da meno quanto a vittime civili innocenti).

Veniamo al seguito:

Come sai il Papa a Roma ci ha chiesto di condividere con lui la Profezia della Pace, e questa per me è una grossa provocazione. Cosa vuol dire, cosa ci (mi) sta chiedendo? La profezia è una cosa strana, suona sempre un po’ estranea e campata per aria (infatti i profeti non hanno mai avuto vite tranquille e molti li hanno seccati). Però hanno sempre un richiamo netto alla verità di fondo, invisibile a prima vista, che ha a che fare con la dipendenza originale da Dio, fuori della quale gli uomini si autocondannano a vivere l’inferno.

Profezia e libertà

Poi la profezia fa appello alla libertà di noi uomini, che possono scegliere per il bene (con tutto ciò che ne consegue) e il male (idem).
Paradossalmente Dio rispetta la nostra libertà, anche se scegliamo il male. (Per molti sarebbe meglio se invece prendesse in mano Lui le redini di tutto e non consentisse il male, anche passando sopra la nostra libertà: Ebbene, sulla Croce Dio ha scelto di rispettare persino la nostra libertà contro di Lui ed è morto per affermarla fino in fondo).
Da noi desidera un amore libero, se no che amore sarebbe?
Quindi il riferimento natalizio non è tanto al paffutello Gesù bambino, imbelle nipotino di babbo natale, arricchito dai doni dei magi, ma a quel profeta Gesù nato da profugo al freddo in una stalla e venuto a salvarci dal Male non con un esercito, ma morendo per noi sulla croce. Storicamente uno sconfitto. Benché nessun altro sconfitto di quel rango possa vantare poi una resurrezione altrettanto vera e testimoniata.

Dio ha bisogno degli uomini

Quindi la pace che si chiede a Gesù (che abbia misericordia di tutta quella povera gente!!!) è che inclini al bene e ammorbidisca il cuore degli assalitori, ma dia luce e intelligenza anche agli assaliti e agli alleati degli uni e degli altri e possa far convergere verso delle trattative. Come? Attraverso degli “uomini di buona volontà” che facciano intravvedere, col loro lavoro e la loro intelligente passione per l’uomo, come praticabili strade impensate, diverse dal conflitto che portino alla trattative e alla pace. Dio ha bisogno degli uomini.

Peraltro, non è che ci siano molte alternative alla distruzione totale/globale verso cui si marcia allegramente.

Ci vogliono Uomini che vivano già la Pace (…in terra agli uomini di buona volontà), se no è impossibile anche pensarla.
Ciò che è impossibile a noi non lo è a Lui.
Di qui il valore della preghiera di intercessione (che sottintende ed esprime la dipendenza da Dio di cui sopra). Non è uguale a zero. (Leggi la testimonianza di Elena Mazzola su Tanja sul sito di Tracce, – e altre simili – è proprio un altro livello della questione!

Dati di attualità

Sul fatto che sappiamo poco della realtà attuale, condivido, non è che ci dicono tutto. Anzi. I media sono per lo più catene di trasmissione di ciò che i poteri vogliono che si sappia, anche nel modo, non solo nel merito. Siamo in una grossa bolla di propagande apparentemente ideologicamente contrapposte. D’altra parte, facendo la tara a tutto, qualcosa di vero ogni tanto emerge o si può ricostruire con un’approssimazione accettabile. Quando saremo di là, se ci interesserà ancora, forse vedremo tutto com’è veramente (una certa curiosità me la suscita ‘sta roba…).

ONU: mi sembra completamente inesistente e inincidente, e così com’è non serve a nulla. Neanche un casco blu di interposizione. Un’assemblea di emergenza, una condannuccia, nulla. Se l’han fatto non l’ho saputo, quindi, come minimo, devono riformare il sistema della comunicazione.

Il sistema dei veti incrociati non funziona. Ci vorrebbe una riforma radicale che modifichi il funzionamento e che non sia in balia dei soli grandi che possono bloccare ogni iniziativa dei medio-piccoli. Ma secondo te Usa e Russia e Cina si rimetterebbero in discussione al punto di rifondare l’ONU su altre basi???
E d’altra parte sarebbe l’unico ente super partes che potrebbe dire (e fare) qualcosa, persino il Papa ci spera qualcosa per non lasciare il mondo alla deriva. Anche lì però servirebbero uomini, statisti veri e di buona volontà, al di là dell’istituzione farlocca e dei suoi maledetti meccanismi.

Situazioni incancrenite da tempo

Non escludo che il deterioramento della situazione nel Donbass e Ucraina sia anche da imputare all’ONU e al suo immobilismo, (oltre che agli USA che avevano tutti gli interessi a spingere per far scoppiare il conflitto, per indebolire e chissàmai ad annientare la Russia). Sì perché la storia lì e nelle vicine repubbliche ex URSS si sta deteriorando da tempo (10-15 anni almeno) a causa delle irrisolte questioni delle minoranze, delle enclave delle diverse popolazioni, delle fazioni armate estremiste e delle risorse minerali ed energetiche.
Molto probabilmente anche i crimini “nazi” non sono poi così campati in aria, neppure gli Ucraini dunque sono angioletti puri spiriti. Affaristi spregiudicati ed estremisti corrotti ci sono anche lì, (calcola che tutti sono stati sotto il regime sovietico per un secolo e non è che lì educassero gli uomini ad essere buoni…)
Se i problemi territoriali non vengono mai affrontati per quello che sono e diventano valanghe piene di ideologie, nazionalismi, concezioni politico-religiose e nessuno (nelle sedi sovranazionali e nei rapporti commerciali) spinge perché vengano risolti intanto che sono affrontabili, chiaro che poi il pazzo di turno sceglie la via (breve?) della guerra per farla fuori.

Dare un giudizio

Il Giudizio da te richiesto quindi è che LA GUERRA (E quindi questa guerra russo-ucraina per tutto quello detto prima) È UNA PORCHERIA ASSOLUTA. E che ci sono però enormi responsabilità di USA, Cina, Europa, (e probabilmente qualcun altro) che nella migliore delle ipotesi non hanno fatto nulla per dissuadere la Russia dallo scivolare su questa china. E che ora fanno anche loro la guerra per procura dando all’Ucraina e alla Russia (da Iran e forse Cina) solo armi (vecchie di arsenale o nuovissime da testare, fa lo stesso) e nessun motivo per intavolare trattative.

Quindi sono d’accordo con te che gli USA non sono l’angelo portatore di pace e giustizia (se no non scappavano con inquietante tempismo dall’Afghanistan), e tantomeno lo è Biden che come presidente mi sembra peggiore perfino di Trump, oltreché un vecchietto abbastanza eterodiretto (ma chi c…zzo lo consiglia?).

Errori ne hanno fatti tutti

Europa compresa, che invece di far entrare l’Ucraina nella NATO (che secondo me all’inizio doveva starsene fuori) doveva impuntarsi a farla entrare subito in Europa, anche se con tutti i distinguo del caso, in modo da dare un segnale politico molto diverso e non da appiattiti guerrafondai filoamericani/inglesi. Poi stanno facendo paripari gli errori che fecero con Hitler: se un pazzo vede che occupando uno staterello confinante non gli succede nulla, (vabbé, qualche sanzione che, meneghinamente parlando, “ghe fà rösina”…), beh, va avanti, no? La Crimea che differenza ha? Erano le prove generali. E la Cina nei confronti di Taiwan è lì che sta aspettando di vedere come va a finire tra Russia e Ucraina, già si sono pappati HongKong per l’insipienza della GB.

Il giudizio procede così, per me:

1) C’è stata una invasione proditoria e predatoria.
2) C’è il diritto-dovere di difendersi e aiutare a difendersi, per salvaguardare la libertà e la vita del popolo*.
3) E’ giusto condannare l’invasione a tutti i livelli.
4) Occorre assolutamente andare a trattare.
5) Perché il mondo non è Bianco/Nero. Menomale, gli schieramenti dei massimi sistemi assoluti mi hanno sempre imbarazzato e sono massimalismi perfetti in sé stessi, quindi senza via d’uscita. Invece tra grigi imperfetti o gradazioni di colori un’intesa prima o poi la si trova.
6) Visto che neanche l’Ucraina è perfetta, NON TRATTIAMOLA COME TALE!, è l’unica speranza che ci viene paradossalmente dall’essere tutti malandati, imperfetti: allora c’è margine di trattativa.

Tra perfetti solo c’è solo l’annientamento dell’uno o dell’altro.

Un cancro che arriva da lontano

Questa mentalità schifosamente moralistica e falsa che abbiamo assorbito culturalmente ha radici antiche: sono le eresie manichee, catare e protestanti (soprattutto americane…): tutti i buoni di qua, tutti i cattivi di là. Gli eletti perfetti di qua, i reprobi imperfetti di là. Già qui in terra (La parabola de “Il grano e la zizzania” è sempre attuale). Cowboys contro indiani, occidente contro islamici (??!!), democratici contro fascisti, angeli contro diavoli. Senza nessuna sfumatura, possibilità di dialogo, di cambiamento, di conversione, di mutazione di idee, di perdono, di ri-inizio. Cristallizzati nell’odio totale, assoluto e definitivo verso il nemico cattivo. NOI SIAMO I BUONI (sedicenti).

Lo vediamo anche nella politica nostrana dove ci porta questa deriva.
Questo è il VERO CANCRO al quale mi oppongo con tutte le forze.

Sulla legittima difesa*

NB. Sul diritto alla legittima difesa, riconosciuta anche dalla Chiesa oltre che dalla giurisprudenza devo fare una precisazione: esiste anche l’eccesso di legittima difesa. Se un bruto mi assale alle spalle, mi butta per terra e cerca di rapire la mia nipotina ai giardinetti e trovo un bastone, se sono capace glielo dò in testa e se ho una pistola, nel momento di concitazione sparo. Meglio se sparo alle gambe e non alla testa. Ma soprattutto, una volta che l’ho colpito e disarmato, la cosa non mi dà diritto a tagliargli la testa e gettarla ai cani, a individuare i suoi parenti e buttare una bomba in casa sua. Sarebbe eccesso di difesa. Dovrò ricorrere alle forze dell’ordine perché venga arrestato, vada sotto processo e condannato per la sua pericolosità.
L’ordine internazionale è come l’ordine sociale. Ci vuole l’ONU che faccia rispettare il diritto internazionale. Se non lo fa, (i mezzi potrebbero essere una sospensione dalle decisioni dell’onu o dal diritto di voto e di veto per un periodo di tempo legato alla volontà di affrontare il problema che scatena il conflitto), chiaro che ognuno cerca di farsi giustizia da sé.

Perché le guerre si fanno sempre in nome della giustizia.

Ognuno la sua, beninteso.

Insieme alle armi da dare per la difesa quindi occorre contestualmente imporre dei limiti e dei termini, anche all’Ucraina, sì. Ti dò ancora armi e ti aiuterò a ricostruire il paese (Ucraina) se ti pieghi a trattare col nemico. Ritesserò rapporti economici e culturali con te (Russia) se ti pieghi a trattare col nemico. Ci vuole volontà politica e volontà di Pace. Anche la Russia ha bisogno di poter vedere una via d’uscita da cul de sac in cui si è infilata. Nessuno gliela offre, essendo Putin il Maleassolutocomenonc’èmaistatonémaicisarànellastoria,peggiodiHitlerdiStalindiMilosevichdiSaddamdiAssadedell’Isismessiinsieme.

La paradossale questione del peccato

Quindi porre la questione del peccato (originale o meno) o dell’imperfezione umana non è “cadere nella qualunque”, ma porre le basi per una soluzione ragionevole e umana.

Diffidare dai massimalismi, dagli assolutismi e dai manicheismi dà la possibilità di intessere un dialogo, anche se “puzza”, come dice il Papa.

Non è una questione di scelta di campo

Questo non è dare un giudizio? Per me sì. Forse ritenuto non adeguato o sufficiente da chi si aspetta solo una scelta di campo netta (il suo). Non è certo adeguarsi a degli schieramenti precostituiti di bene-male, buoni-cattivi che può cambiare me e qualcosa intorno a me.
Altra posizione non saprei davvero prendere.

Quella dello struzzo che dici, mi sembra assai pericolosa, non foss’altro che per l’altezza del deretano.

Ciao
Giancarlo

PS: Alcune fonti molto interessanti:

Massimo Borghesi 1
Massimo Borghesi 2
Stefano Zamagni 1
Stefano Zamagni 2
Gen. Mini e Orsini
CL
Papa Francesco (e tutti gli altri interventi sul sito del Vaticano)
Geninazzi

DiGiancarlo Paganini

Una guerra iniqua, una sconfitta per l’umanità.

Ma è ancora Natale, anche se una volta ci si scambiava i doni, e invece, oggi in Ucraina, i Droni.

Violenti e prepotenti, stupidi e crudeli, criminali sadici e guerrafondai, assassini senza scrupoli, pazzi, cinici delinquenti e disgraziati; non ci sono aggettivi adeguati per definire chi innesca e conduce guerre. Mi sembra che la storia abbia insegnato che non esistono guerre sante o giuste. Ma non si impara mai niente e la storia peggiore si ripropone sempre.

(La religione non deve prestarsi ad alimentare conflitti. Il Vangelo è sempre Vangelo di pace, e in nome di nessun Dio si può dichiarare “santa” una guerra)* Papa Francesco

Tanto peggio se sono guerre di conquista e di invasione. Comunque sono sempre una porcheria, un’ingiustizia peggiore delle ingiustizie da cui prendono spunto e cercano giustificazione. E sono sempre una sconfitta per gli uomini, anche se ci fosse un temporaneo vincitore. In realtà vince solo la morte.

Così è per la Russia che invade l’Ucraina, così è per l’Iran e l’Afghanistan che distruggono nei loro giovani condannati a morte o all’ignoranza il loro stesso futuro. E così è per una infinità di paesi e situazioni di cui nessuno più parla perché ci disturberebbe troppo prenderli in considerazione nel nostro piccolo mondo occidentale foderato di bambagia rosa. E la terza guerra mondiale a pezzi avanza allegramente.

Ma, insomma, Babbo Natale e l’ONU, cosa diavolo fanno? (Nulla, anche se Babbo Natale è sicuramente più reale e incisivo dell’ONU).

Natale, Capodanno o Pasqua, per qualcuno la festa è sempre crocifiggere i propri simili. Ma la luce della verità risplende sempre anche se le tenebre cercano di nasconderla. Sta a noi lasciarla vincere nei nostri cuori e nelle nostre menti perché cambi il mondo. (Quante piccole/grandi guerre provoca ognuno di noi quotidianamente non dando mai credito al dialogo, fomentando maldicenze e chiacchere, rifiutando benevolenza e misericordia, scansando il perdono!)

Ma… Dio s’è fatto carne e compagno degli uomini proprio per redimerci dal nostro male da cui non riusciamo a liberarci e consentirci la pace, la vita vera ed eterna. Gesù Cristo Signore della Pace!

Non rassegniamoci alla guerra!

#con Papa Francesco

*Vedi: Punti 6 e 7 del discorso di Papa Francesco alla Curia Romana (sul tema della pace, della giustizia e del perdono).

Un seguito interessante

C’è stato un seguito interessante a questo post, che merita un nuovo post di solo testo, in cui, provocato dalle interessantissime domande di un amico cerco di argomentare e dare le ragioni che stanno sotto a questa presa di posizione. E’ molto lungo, sia nella parte delle domande che in quella delle mie risposte. Lo trovate qui: Domande e Risposte su Guerra e Pace. Buona lettura!

DiGiancarlo Paganini

Un “novello” Buon Pastore. Sovraccopertina per un breviario.

Questa volta il “Buon Pastore” è sia il tema che il destinatario dell’opera: si tratta di una sovraccopertina per un breviario di un “prete novello”. Ma, raccontiamo tutta la vicenda punto per punto. Seguitemi.

Una premessa doverosa, un’amica appassionata

Siamo verso il 10 febbraio 2022. Mi chiama Enrica C., mia cara compagna di Liceo, con la quale c’è stato un ricontatto in tempi recenti attraverso la chat di classe, da lei voluta e portata avanti per continuare a tenere i rapporti tra gli ex compagni del Vittorio Veneto. (Le chat di questo tipo non sono mai state la mia passione, lo ammetto. Ma la sua passione per le persone e la sua memoria sconfinata -che ho sempre invidiato- hanno potuto ricostruire e tenere le fila della nostra classe liceale. La chat, iniziata durante la pandemia sta perdurando tuttora con picchi di interventi legati ai compleanni, agli onomastici, ai lutti e alle nascite dei nipotini e agli auguri natalizi e pasquali).

Per conoscere bisogna amare

Enrica è perfettamente al corrente del lavoro che svolgeva mio padre e che ha sempre ammirato (lo ha anche conosciuto personalmente, assieme a mia mamma, ai tempi del nostro liceo. A Cusago, dove abita, poi c’è una bella via Crucis di papà nella chiesa parrocchiale dei SS. Fermo e Rustico e lei spesso me ne fa cenno), sa della mia attività sperimentale di iconografo a sbalzo e smalti su metallo perché segue questo blog e comunque per lei non è che una persona la si conosce e basta, no, no, diventa parte indelebile della sua esperienza personale e così riesce a portare nel cuore fedelmente tutti quelli che incontra, con tanto di data di compleanno/onomastico e ricorrenze varie.

Una che sa amare e sa fare memoria. Per conoscere bisogna amare. Lei è sempre stata così. (Ma da giovani certe cose non si capiscono o non si apprezzano a sufficienza). Mica roba da nulla, insomma, roba profonda. Un cristiano lo si riconosce tra mille. Il tutto vissuto con gioia, naturalezza e riconoscenza, nonostante le batoste che la vita non risparmia ad alcuno. E tutto ciò l’ho potuto riscoprire oggi, grazie solo alla sua fede, tenacia e passione.

La proposta di lavoro

Fatta questa doverosa e necessaria premessa, veniamo alla fatidica telefonata: “In giugno verrà ordinato sacerdote un caro amico, Francesco A. nato e vissuto a Cusago e abbiamo pensato di regalargli una sovraccopertina preziosa delle tue per il suo Breviario personale, che ne dici? Ci sono in vendita delle sovraccopertine in pelle o similpelle a cui andrebbe applicato il tuo capolavoro. Misure standard 11×18”.

E, adesso, come faccio? Una risposta difficile

Un nota bene perché altrimenti non si capisce il mio iniziale imbarazzo nella risposta. Già, perché non è stato un sì deciso…

  • 1) La ristrutturazione della mia casa (iniziata in ottobre e protrattasi fino a maggio, e non è ancora finito tutto) getta ombre minacciose sulla prospettiva di questo lavoro, che esige concentrazione, calma, ordine, assenza di polvere… tutte condizioni impossibili da avere…
  • 2) La mia copertina di Evangeliario (Pace del Buon Pastore) ha appena dovuto subire un pesante intervento protettivo per via dell’uso intensivo e i relativi danni causati dal maneggio: L’unto acido delle mani causa danni notevoli sia sul metallo che sugli smalti. Un breviario va maneggiato parecchio e quindi…

Oltre l’ostacolo sempre. Memento audere semper, e via di questo passo

Dico comunque un sì titubante, metto le mani avanti e mi impegno comunque a inviarLe qualche bozzetto di mio padre sul tema “Buon Pastore”. Trovo poco o niente, e sono poco convinto io per primo di ciò che le invio in whatsapp l’11 febbraio. Lei lo apprezza molto, ma io continuo a cercare altre soluzioni più convincenti.

Lo smalto di Ettore Paganini, Gesù buon pastore, inviato come esempio

Mi salva Internet, o meglio, mi ispira il web

Alla fine trovo in internet una icona orientale (rumena? Boh, la trovo pubblicata su un’infinità di siti) che mi piace molto e decido di partire da quella, rielaborando e modificando il disegno da riprodurre a sbalzo e smalto.

L’icona ispiratrice prescelta

Il 10 marzo le mostro il disegno base elaborato, che dovrò poi adattare alle misure molto verticali della formella da realizzare. Non so ancora se e cosa smalterò. Le idee mi si chiariranno strada facendo… spero.

Sistemo il bozzetto nelle misure ed inserisco la frase di Cristo in latino: “Ego sum pastor bonus”: frase programmatica non solo apprezzabile, ma assolutamente necessaria per chi, prete novello, è chiamato a fare della sua vita una perfetta imitazione di Cristo anche nel ministero sacerdotale. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore, alle sue pecore.

Il bozzetto definitivo

Avuto l’ok, parto a sbalzare

Intorno al 20 maggio, stampata la bozza e applicata alla lastra di ottone, inizio timidamente la fase di sbalzo, ma che fatica riprendere questo tipo di lavoro, accantonato da così tanti mesi! Poi l’ottone ha troppi riflessi e sono costretto a spalmare fronte e retro sulla lastra un po’ di tempera bianca per abbassare i riflessi accecanti. Questo ha i suoi svantaggi perché vien meno la scorrevolezza delle punte sulla lastra.

Il retro dello sbalzo, sbiancato a tempera per poterlo lavorare senza soffrire troppo per i riflessi

Di qualcosa bisogna pur morire. Una sudata notevole per portare a termine lo sbalzo, che come sempre, ha nella definizione dei lineamenti del volto la parte più difficile da ottenere secondo quello che si desidera e ci si era prefissati.

Sbalzo terminato, ma manca ancora molto lavoro

Intanto ecco la lastra sbalzata ma non ancora ritagliata, piegata, fissata, “imbottita” di mastice. Per procedere a realizzare queste fasi devo prima decidere quanto sarà lo spessore del supporto su cui piegare i lembi della lastra.

lo sbalzo terminato
La lastra con le ali ritagliate e con un primo accenno di piegatura

Riempire i vuoti

Dopo il passo della prima piegatura passo a riempire i vuoti sul retro con mastice da marmista, bicomponente a presa rapida, in modo da impedire schiacciamenti accidentali dei volumi più pronunciati e dare solidità alla lastra. Qui vediamo il retro col mastice applicato.

Il mastice applicato. La carta che ho applicato era, (che coincidenza!), della carta riciclata con un brano del Vangelo di san Giovanni e un messaggio ai bambini del catechismo.
Così, dentro, c’è anche questo messaggio

Una volta asciugato il mastice, ho ritagliato il cartone di supporto con i 4 bulloncini passanti, negli angoli, per il fissaggio al copri-breviario, e con abbondante colla di fissaggio riempitiva l’ho fatto aderire al retro e poi ho ripiegato le 4 alette di ottone fissandole con Attack al cartone. Poi ho ritagliato anche il plexiglass bianco opalino rigido che servirà a serrare lo sbalzo alla custodia di (finta) pelle. Alla fine, ho imbullonato e messo tutto il sandwich sotto pressa ad asciugare per una giornata intera, in modo di scongiurare eventuali deformazioni dovute alle tensioni interne durante l’asciugatura della colla.

Il plexiglass opalino coi 4 bulloncini passanti e la sua pellicolina protettiva

Smalto o non smalto?

Mando in visione ad Enrica lo sbalzo il 26-5, per dire, “ecco, sono arrivato qui”. Lei lo interpreta quasi come: “E’ finito”. “E’ fantastico. A me piacerebbe smaltato colorato, ma vedi tu. Certamente lo userà tutti i giorni. Dammi un consiglio. ecc”. A questo punto ci sentiamo e poi passa da me a consegnarmi la custodia acquistata, a fine maggio (e ne approfittiamo per farci una bella chiacchierata per colmare di persona 50 anni di non presenza). In realtà siamo al solito dubbio che mi prende a questo punto del lavoro: “…e, se lo lasciassi così, nudo e crudo, senza smaltare alcunché?” Bello, è bello anche così, non faccio per vantarmi, magari poi lo rovino. E poi c’è il discorso dell’unto delle mani, dell’usura, ecc. Che fare?

Le vere Icone seguono delle regole

E poi, nel caso decidessi per la smaltatura, come fare? Eh, sì, perché oltretutto le icone vere hanno una codifica precisa dei colori da utilizzare: fondo oro, le vesti di Cristo rosse a significare la Sua Divinità rivestita di Umanità (mantello blu / turchese), eccetera. Sarebbe bello. Ma è proprio ciò che vorrei evitare, (dipingere le parti più sporgenti e quindi più soggette ad eventuale usura da sfregamento). Allora opto per un compromesso ragionevole: dimenticarsi delle vere icone orientali e dipingere solo il fondo in blu, l’aureola di arancione e la fascia delle scritte in rosso. La mia ennesima pseudoicona.

Il tempo si fa breve

Non ho detto una cosa importantissima: tra quando ho inviato il whatsapp con lo sbalzo terminato e questo momento della smaltatura, siamo arrivati al 9 giugno, proprio sotto la data di ordinazione del sacerdote che sarà ordinato in Duomo sabato 11 giugno. Domenica 12-6 prima messa a Cusago, occasione per porgergli il dono. Una telefonata imperativa di Enrica mi toglie dalle ultime remore del dubbio. Con timore e tremore mi metto quindi all’opera e in un pomeriggio lo smalto è steso e asciugato.
Le invio con whatsapp i vari step della smaltatura: eccone uno.

l’Icona a smalto praticamente ultimato.

Proteggere ad oltranza

Finito lo smalto e prima di fissare la formella alla custodia decido di applicare quante più mani di vernice protettiva MACOTA KZ100 (quella che usano i carrozzieri per proteggere i cerchioni delle automobili) per creare uno strato inattaccabile dagli acidi epidermici. Ne spruzzo 6/7 strati incrociati, per sicurezza.

Fisso alla custodia

Il 10/6 pomeriggio Enrica sarebbe passata a ritirare l’opera. Dovevo finire il tutto in tutta fretta. Vietato sbagliare. Enrica mi chiede di inserire i miei dati, la firma, e una descrizione dell’opera all’interno della custodia. Ecco i particolari dell’operazione:

Da notare il particolare del bulloncino di fissaggio

Lavoro terminato

Ecco fatto, ed ecco lo sbalzo fissato alla custodia:

Il lavoro finito e consegnato

Dulcis in fundo

Ecco l’immaginetta ricordo di don Francesco.

Com’è andata? Risposta: “Dire “Lode a Dio, al Figlio e allo Spirito d’Amore ” è ancora poco e limitativo. È stato gioia vera in Duomo, a Cusago, ieri pomeriggio nella Cappella della Cascina Robaione (Cusago) in cui è custodito il primo simulacro della Vergine Maria di Caravaggio è dove don Francesco ha celebrato il suo affidamento a Maria e… Il tuo capolavoro è stato molto apprezzato e ve ne siamo grati. La benedizione apostolica impartita ieri scenda copiosa su voi tutti. Un abbraccio fraterno a te e a Daniela. Vi aspettiamo!!!”

DiGiancarlo Paganini

Italia: il paese del nuovo che avanza

News:

Ha vinto Mattarella. Le camere riunte hanno espresso il loro veto. (Maledetto T9!)
Anzi, i loro 759 voti su 1009 descrivono una maggioranza relativamente assoluta e superano d’un balzo il quorum dei 505 voti richiesti. Sergio si piazza però secondo, dietro solo a Pertini.

Bene! Bravo! Bis!

Quindi…, plaudono tutti e allora plaudo anch’io, perbacco! “Tagliamo il traguardo a braccia aperte, ce l’abbiamo fatta!” dice perfino Giorgetti. «Viva il Parlamento! Viva la Costituzione! Viva l’Italia!» dice Casini. Dopo il Napolitano bis è la volta della novità assoluta: il Mattarella bis. E’ la prima volta nella storia repubblicana che c’è un Mattarella bis. Espressione del coraggio delle scelte, dell’ottimismo della volontà, del desiderio del cambiamento, della vision del futuro fatta di innovazione e tecnologia. Finalmente: al largo i giovani!

Le cinque giornate di Roma

Dopo 5 giornate al cardiopalma si rischiava l’infarto; vista l’età media si è dovuti procedere coraggiosamente e rapidamente all’ottava votazione con l’elezione più condivisa tra quelle meno condivise della storia repubblicana. Su oltre 60 milioni di italiani, l’unico in grado di traghettare l’Italia verso il futuro è stato individuato nell’unica figura di spicco e all’altezza del compito: il nostro beneamato presidente uscente e rientrante Sergio Mattarella (solo 80 anni!).

Candido, non candidato

Ha vinto l’unico non candidato, mai candidato in questa tornata elettorale (se qualche partito l’avesse candidato sarebbe stato automaticamente uomo di parte e quindi bruciato). Ma alla fine è tornato disponibile, con il plus di una pregressa e positiva esperienza nel ruolo. L’unico proboviro super partes, immacolato, candido, garante di tutti, dal profilo alto, l’unico/a che non fa rimpiangere la scelta mai avvenuta prima e mai neanche dopo, di un primo presidente donna: la differenziazione dei sessi è divisiva e ogni discriminazione di genere va superata, quindi ben venga un presidente algido, neutro e neutrale che integra e annulla in sé ogni differenza sessuale e sessista. Il Re è nudo e il Presidente è senza veti.

Beata gioventù!

E’ stato anche bypassato il rischio di eleggere un esordiente anziano come Giuliano Amato (83 anni, troppi per poter ragionevolmente fare il presidente delle Repubblica per 7 anni) contemporaneamente nominato, per sgombrare il campo, a capo della Consulta. Anche qui, uno svecchiamento nelle figure dirigenziali che era già una esigenza nei primi anni ’50 del secolo scorso e che finalmente ha trovato attuazione. Promoveatur ut amoveatur, d’improvviso Amato non era più candidato di nessuno, ma presidente di tutta la giustizia italiana.

Puzza di novità

Plaudono tutti al garrulo vento di rinnovamento, persino l’inno di Mameli ci viene presentato al TG1 della RAI in moderna versione Hard Rock elettrico. Persino chi, fino ad un attimo prima avrebbe sperato in un’altra scelta, si accoda allo sventolar di banderuole e al clima di festa che pervade il Bel Paese. Un Parlamento finalmente unito e deciso, dopo le notturne, diuturne e sfiancanti sedute nei ristoranti della capitale, ha trovato la quadra: pagare alla romana e indicare un nome condiviso. Per il bene del Paese e il galleggiamento del Transatlantico. Ha vinto Mattarella. Non ha vinto nessuno, speriamo non abbiano perso tutti.

Se cambiano le carte in tavola

Dicevamo, un presidente di svolta a U e disposizione al cambiamento: Lui per primo ci dà un luminoso esempio di elasticità e di adattamento alle nuove condizioni storiche. Fino a ieri c’era la sua totale indisponibilità a tornare a fare il Presidente (aveva già fatto il trasloco a Palermo, perbacco!), poi zac! in una notte il coraggio di cambiare e di non restare attaccato a decisioni vecchie e ormai superate. Perbacco! Di questo ha bisogno l’Italia. Fermezza ma non immobilismo! Certezze, stabilità e senso di responsabilità per le emergenze. Sull’emergenza di assumersi la responsabilità del senso di tutto ciò si apriranno quanto prima delle consultazioni.
(E, comunque, …chi glielo ripaga adesso il trasloco?)

Spiace dirlo, ma il merito della felice soluzione finale, però, non è tutto suo. In quanti lo hanno tirato per la giacchetta? In molti. In troppi. (Che maleducati, se uno dice no è no! no?).

Ma mi, ma mi, ma mi…

Uno sopra tutti, però: Enrico Letta che, benché a dieta a pane e acqua, da solo, chiuso a chiave in una cella a pensare, fare dialogo e porre solitari veti incrociati, non ha mai fatto nomi, non ha mai tradito nessuno neanche sotto tortura, ma ha trovato evidentemente l’energia e il colpo di reni necessari per aggrapparsi in extremis all’indumento gessato del Presidente uscente (il suo Presidente in pectore) convincendolo allo storico “contrordine, compagni!”

Un calcio nei denti

L’altro capitano coraggioso è stato, va riconosciuto, Antonio Conte, pardòn, Giuseppe Conte. Cinque stelle cucite sulla gloriosa maglia del Vaffaday, l’uomo della lungimiranza, dell’audacia delle scelte inedite, senza mai un Grillo per la testa, l’uomo della temerarietà spericolata, stavolta non è andato all’attacco come uno stolto centravanti di sfondamento, ma ha giocato a lungo in difesa, ha fatto movimento, ha fatto girare le palle al centrocampo, ha mosso le sue pedine lungo i fasci con accortezza, fintando e intrecciando tattica sopraffina e agonismo da nazionale olandese, piazzando poi, con un passaggio smarcante all’ala tornante, il colpo del Knock out decisivo nello stomaco di Salvini, Tajani, Lupi e Meloni. Questi 4 brocchi, tutti registi in campo, si sono fatti sorprendere sguarniti in contropiede: hanno allungato troppo la squadra, hanno spedito in avanti senza uno schema decente le loro teste di c…uoio, così non sono mai neanche arrivati a uno straccio di conclusione nello specchio del catafalco. Disuniti, si sono fatti infilzare senza difesa come polli a porta vuota. In assenza di un arbitro istituzionale il Var ha confermato che sono dei polli.

Un torneo disastroso. Ma la Lega dov’è?

Troppi comunque gli svarioni in attacco del capitano Salvini: non sfrutta un’assist che sia uno e le sue giocate sono troppo prevedibili e imprecise. Poca fantasia, assenza di estro, schemi superati, preparazione atletica zero. Insomma il gioco troppo propositivo sulla fascia destra non ha portato i risultati sperati, ma, ahimé, questa armata Brancaleone sembra non imparare mai nulla. Nemmeno che era una partita a scacchi e non di calcio. (In molti rimpiangono il precedente capitano Silvio, uomo di esperienza, ma squalificato per somma di ammonizioni e quindi espulso già nelle precedenti competizioni. Giudicato impresentabile, alla fine ha rinunciato a scendere in campo, appendendo forse gli scarpini al chiodo).
Come si è visto, invece, vince l’attendismo e il gioco all’italiana ovvero il catenaccio.

Morale della favola

Comunque, bando ai paralleli calcistici, “l’insalatiera” è andata al giocatore migliore, ai poteri più forti e alla squadra che vince non si cambia: tutti restano abbastanza al loro posto e avanti così: “nonpotevamocertopermetterciscossonitroppofortisiamoinunmomentodiemergenzacimancavaancheilcovid”, “chissàcomesisarebberocomportatipoiimercatiinternazionaliseandavasuunadonnaperdipiù”, “conlacrisichec’èmegliochedraghirestialgovernosonodaccordoancheiocimancherebbeunacrisidigovernoora”, “cisonoventidiguerraepoicomecazzolispendavamoisoldidell’Europa”, “almenocosìpossiamotirareavantiperunpo’senzanuoveelezioniemenomalechec’èsanremoemammarai”.

Un luminoso futuro alle spalle

W l’Unità, d’Italia e in TV. Domanisera in TV a canali riunificati in HD, inedita fantasmagorica serata speciale del festival per festeggiare l’evento (speriamo irripetibile). Presenta l’esordiente Pippo Baudo. Ospiti speciali le nuove proposte: Ornella Vanoni, I Ricchi e Poveri, Al Bano, I Gatti di Vicolo Miracoli, Iva Zanicchi, Nilla Pizzi (riesumata per l’occasione), Loredana Berté, Patty Pravo, Ranieri, Morandi, Orietta Berti, Baglioni, Gino Paoli, Memo Remigi. Gino Bramieri ha fatto ritrovare postuma una sua famosa barzelletta registrata da Nunzio Filogamo. Mina è purtroppo indisposta. Ospiti normali per la serata giovani: Teddy Reno e Rita Pavone. Sponsor tecnici: l’INPS, la Fondazione Pio Albergo Trivulzio e Onoranze San Siro.

E’ il nuovo che avanza. Ma se è avanzato, non è il caso di buttarlo? Basta polpettoni ricicciati.

DiGiancarlo Paganini

Una protezione per la “Pace del Buon Pastore”

Un intervento indispensabile. Protezione necessaria

Dopo circa un anno dalla acquisizione della mia sovracopertina di Evangeliario “La Pace del Buon Pastore” da parte della mia parrocchia (Gesù Buon Pastore e san Matteo Apostolo) è venuto il momento di porre rimedio ad una serie di fragilità manifestate dall’opera. La causa è l’uso intensivo (e per alcuni mesi continuo) della preziosa sovracopertina. Numerosi brillantini, che erano solo incollati, si sono staccati, alcuni sono andati persi, la smaltatura mostrava segni di deterioramento in corrispondenza dei punti di contatto con le mani dei celebranti.

Una operazione di peso

Teniamo conto che l’intero complesso di Evangeliario e copertina attualmente pesa circa 7 chilogrammi, quindi le forze che intervengono nell’operazione di sollevamento e apertura sono molto rilevanti. Per questo sono già dovuto intervenire un paio di volte a ripristinare l’integrità dell’opera. Alla terza ho pensato di correre ai ripari, con un intervento più radicale: una protezione che isoli la copertina da ingiurie esterne, sia chimiche che meccaniche.

Problemi complessi

I problemi da considerare erano: garantire una protezione duratura, solida ma non pesante; la possibilità di poter procedere ad un eventuale smontaggio e rimontaggio della protezione; mantenere il sistema attuale di aggancio al volume mediante i bulloncini passanti; pensare ad un metodo di pulizia non invadente e “leggero”.

La resina

Una prima idea, dopo aver visitato la mostra vicentina di Koiné e aver contemplato i manufatti meravigliosi realizzati in resina, è proprio quella di annegare tutta la copertina in una colata di resina trasparente. Alcune considerazioni mi fanno però desistere: 1) come potrà reagire la smaltatura di resine epossidiche per vetro alla sovrapposizione della resina epossidica ad alto spessore trasparente? Chiaro che se si sciogliesse o se si muovesse sarebbe un vero disastro. 2) la fase di lucidatura a specchio esige l’uso di macchinari specifici e di un’esperienza (e pazienza) che attualmente non ho. E anche qui le incognite sono numerose e gli eventuali danni, irreversibili. 3) di quanto aumenterà il peso totale del manufatto.

Il problema della leggerezza e della trasparenza

Leggerezza e trasparenza, unite a solidità: come ottenere tutto ciò? Prima penso di cercare un profilato di ottone di uno spessore elevato (0,5 mm) ad hoc da Miorini Metalli, ma poi capisco che non troverò mai un profilato esattamente come quello che desidero. Rinuncio all’esplorazione. Faccio allora una prova con un ritaglio di lamierino leggero di ottone (lo stesso usato per lo sbalzo della copertina) piegato a spigoli a C, cercando di capire che dimensioni medie potrebbe avere in costa. Devo tenere conto dello spessore di un vetro sintetico appoggiato sopra i cabochon (per non appesantire troppo e garantire comunque una certa elasticità).

Lamierino di ottone
Lamierino di ottone

Trovo la quadra e individuo l’altezza media della costa di ottone, nonostante il differente spessore dei vari cabochons. Il vantaggio di uno scatolato è in genere proprio la leggerezza e una certa elasticità torsionale, che, se non è eccessiva potrebbe giovare. Certo, con lo spessore siamo al limite dell’usabilità, ma è anche vero che più aumenta lo spessore della lastra, più è difficile la lavorazione.

Il lamierino leggero di prova tagliato e profilato a C

Irregolarità

Il vetro sintetico di polistirolo appoggia sui cabochon, ma una volta tagliato in misura, è fin troppo elastico sui margini, dove la forza applicata per sollevare il volume è più grande. Quindi devo trovare una soluzione per irrigidirlo creando un supporto sui lati. Ovviamente c’è il problema che i bordi della copertina di ottone non sono a spessore esattamente regolare. Quindi taglio col cutter, dalla parte avanzata dello stesso vetro, delle strisce di circa 6 mm con un bordo superiore retto che aderirà in incollaggio Attack al vetro. Quello inferiore invece dovrà seguire al meglio il profilo sbalzato dell’ottone sottostante. Alla fine le irregolarità della copertina vengono compensate dai bordini irregolari e la superficie del vetro appoggiato non traballa più.

Il vetro sintetico di polistirolo/polystyrene con la pellicola protettiva antigraffio

Approssimazioni

Da questo momento è tutto un fissare con scotch provvisorio, togliere le parti, ri-misurare, ri-calibrare ogni elemento, ri-fissare, verificare, modificare, tagliare le strisce di lamiera, piegarle, sagomarle, applicarle fino a che non soddisfino sia l’estetica che la funzionalità. Va via un bel po’ di tempo, diciamo almeno un paio di giorni pieni.

Inchiodare o avvitare?

Sorge anche un altro problema: devo dare più solidità allo scatolato fissandolo sia alle parti in vetro sintetico che al supporto ligneo (un compensato da 4,5mm della copertina). Le viti mi sembrano la soluzione teoricamente e tecnicamente migliore. Le viti più piccole che ho trovato sono comunque enormi, sia per il vetro che per il legno. Ripiego allora sui chiodi… non è il massimo, ma… Per quanto riguarda i chiodi, arrivo a scegliere delle “semenzine” da calzolaio per il fissaggio al vetro, che però dovrò mozzare a metà perché comunque troppo lunghe perché arriverebbero a sporgere ed essere troppo visibili.

I chiodini “semenzine” interi e accorciati

Devo praticare dei microfori allineati nella lastra e nelle strisce laterali di vetro, in cui inserire i chiodini e fissarli con l’Attack. Stessa cosa per il fissaggio al pannello di legno. Lì addirittura le semenzine risulterebbero troppo spesse e corte, per cui prendo degli spilli, li taglio a lunghezza di circa 1,5 cm e li inchiodo nello spessore del compensato.

Lo scatolato di ottone inchiodato sia al bordo di vetro (sopra) che al pannello di legno (sotto)
Vista dello spessore dello scatolato montato sulla copertina

Montaggio finale

Ma questa seconda operazione avverrà solo alla fine del montaggio finale. Una volta ripulito tutto dai micro trucioli di vetro e di legno, spolverate tutte le parti, prima di richiudere definitivamente la protezione tolgo finalmente la pellicola protettiva del vetro dalla faccia inferiore, e, come ultimissima operazione, anche da quella superiore. Per la pulizia allego panno in microfibra e suggerisco l’uso del liquido per la pulizia occhiali. Sperém…
Finito. Bello, no? Speriamo che duri…

La protezione della sovracopertina, terminata
DiGiancarlo Paganini

Una Sacra Famiglia

50 anni di matrimonio non possono essere che sacri.

Il 30 Agosto 2021 gli amici Renzo e Graziella celebrano il loro 50° anniversario di matrimonio: una sacra famiglia, per natura, come Dio l’ha immaginata e creata, checché se ne dica, a dispetto di tutti i limiti della nostra condizione, giacché non si arriva ad un simile traguardo senza l’intervento della Provvidenza che dialoga con la debole libertà di noi esseri umani e porta a compimento la Sua promessa di pienezza, attendendo solo i nostri sì.
La nostra storia, (e il dramma della nostra libertà), è storia sacra, diceva il grande Aldo Baldini.
E allora, Sacra Famiglia sia, anche il nostro regalo e il nostro pensiero per questa felice ricorrenza. Contempliamo stupefatti in loro “le grandi cose che fa in noi l’Onnipotente, e Santo è il Suo nome”, parafrasando il Magnificat.

L’input e l’idea luminosa mi vengono suggeriti da Cristina e quindi prontamente allargata a Guido e Patrizia, Alberto e Manuela, che parteciperanno al regalo.

Ricerca d’archivio

Cerco nell’archivio di disegni di mio padre Ettore una immagine che faccia al caso nostro e trovo una Natività che sembra fatta apposta. Dovrò modificare qualche particolare, come si nota, ma la 0053 è ottima per il nostro scopo.

Il disegno d’archivio 0053, modificato

Lo sbalzo

Mi metto all’opera tra il 31 luglio e il 2 agosto e in breve ottengo dalla lastra di alluminio uno sbalzo ben fatto, che qui vi mostro. Le difficoltà sono, come sempre, generate dai volti, vere miniature in rilievo, dove basta un nonnulla per rovinare tutto.

Lo sbalzo su alluminio prima del montaggio sulla lastra di masonite

All’imbrunire…

Una volta montato lo sbalzo sulla sua masonite mi faccio prendere dalla smania dell’alchimista in erba e immagino di brunire il luminoso e argenteo alluminio in modo da farlo apparire come un bronzo. Facile a dirsi, meno a farsi. Avevo, invero, già sperimentato una soluzione alcolica con estratto di pennarello indelebile e altre sostanze segrete, che però non mi sembrava desse i risultati sperati. Erano cioè risultati molto effimeri e delicati e andavano fissati con la vernice finale; avevo bisogno invece di qualcosa di più “sostanziale” e duraturo. Per caso trovo in cantina una vecchia bustina di polvere di anilina nera (probabilmente un po’ tossica…) dei materiali avanzati di mio padre e ne mescolo un po’ nel mio intruglio filosofale. Avventatamente provo a strofinare a forza la soluzione con un tampone sulla superficie (lucidata a paglietta sottile), che man mano diviene proprio brunita. Una prova di lavaggio con alcool mi conferma che il tono è stato assorbito dal metallo a livello molecolare. Ottimo, no?

Smalti

Bene! Allora finisco l’opera con qualche tocco di smalto arancio solo sulle aureole. Ho deciso infatti di dare un carattere sobrio all’opera. Il calore della brunitura mi sembra sufficiente come colorazione. Alla fine una spruzzata di vernice Macota che fissa il tutto non si nega a nessuno. Monto poi l’opera su un blocchetto di truciolare rivestito di pannolenci rosso cupo che mi sembra valorizzi assai bene la luminosità della sacra scena familiare. Impacchetto poi il tutto per la ricorrenza del 30 agosto.

Il risultato finale.
Auguri, cari Renzo e Graziella!
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