Per l’odierno incontro coi bambini del catechismo, avevo pensato a una drammatizzazione di un dialogo immaginario tra i due personaggi più curiosi e intriganti del presepio orientale, davanti all’immagine della Pseudo-Icona della Natività. Con Zoom già non è molto semplice condurre un incontro di catechismo, immaginiamoci una drammatizzazione, e così lunga poi… per cui alla fine abbiamo fatto una cosa più semplice.
E questo testo quindi è rimasto in canna.
Ma ve lo propongo, (magari a qualcuno può servire).
SCENA: San Giuseppe è seduto su una pietra, in disparte dalla grotta poco più sullo sfondo. E’ poco illuminato. Il buio fuori e dentro. Il mento appoggiato sulla mano, sembra pensoso e triste. Struscia i piedi nella sabbia, come disegnando qualcosa. Passa un pastore gobbo col bastone e una lanterna. Passa in fretta, poi si ferma, torna indietro, appoggia per terra il lume e chiede qualcosa a San Giuseppe.
TIRSO – Ehilà, buonuomo, come ti chiami?
GIUSEPPE – Eh? Giuseppe, della casa di Davide, buonasera.
T- Senti caro, scusa, è qui che è nato un re? Dicono che sia da queste parti. Non vedo indicazioni, né oro, né musica, né cavalli, né cortigiani, né palazzi, nè carrozze…non è che ho sbagliato strada?
G – Boh, che ne so? (Un po’ alterato)
T – Calma. Ti spiego: degli amici pastori, un po’ visionari a dire il vero, all’improvviso si sono alzati dai bivacchi, sono usciti dalle tende e con urla di gioia sono corsi in questa direzione e dicono che degli angeli (Sì, vabbè, sono un po’ strani… a fare i pastori, …sai a volte la solitudine gioca brutti scherzi…), insomma, qualcuno gli ha detto di correre da queste parti a vedere un bambino, un principe, pare figlio di re, che è appena nato. Boh, son saltati su pieni di gioia, han preso delle cose da portare, nei loro cartocci, e sono partiti con le pecore… Ed eccomi qua anch’io a vedere cosa è successo. Ma dov’è il palazzo? Vedo solo una notte buia, pecore e sassi, una grotta con delle bestie e una stracciona con un neonato che frigna… niente di regale mi sembra.
G- Senti amico non so nulla di re, di principi, di cortigiani, di palazzi. Lasciami in pace, sto pensando alle cose mie. Non ti sembra di essere un po’ troppo curioso?
Se proprio vuoi andare a vedere, lì c’è una grotta, dentro ci sono gli animali che scaldano mio figlio appena nato e mia moglie che si sta riposando dopo il parto. I pastori sono già passati, han visto le stesse cose che puoi vedere anche tu, hanno lasciato qualcosa per noi e poi sono ripartiti tutti contenti. Stop. Comunque… lasciami in pace. Non so neanche come ti chiami.
T – Tirso, mi chiamo Tirso e sono un pastore che nella vita ne ha viste di tutti i colori, sapessi. E tu, a che cosa stai pensando di così importante? Invece di stare qui a pensare ci sarebbero tante cose da fare, mi sembra, …non so, con questo freddo, brr …accendi un fuoco per esempio, così li scaldi e fai bollire i panni e la cena. Che razza di padre sei? Mi sembri un po’ un sognatore, non stai bene?
G – Sto pensando a tutto quello che è accaduto e sta succedendo…
T – Oh, bella! E che cosa è successo? Non sei mica il primo al mondo a diventare padre! Tu e tua moglie avete messo al mondo un figlio e basta. Cosa c’è di più? Niente! E’ sano, sta bene… cosa c’è che non va? Quando c’è la salute c’è tutto, no? Svegliati! Datti da fare! Accendi il fuoco, fa un freddo…
G-Cosa c’è di più? C’è molto di più, lascia stare, …ma mica posso raccontare tutto a uno sconosciuto ficcanaso, … e poi è una cosa lunga… non so se…
T – Uh, come la fai difficile! A me sembri solo stranamente triste per uno che è appena diventato papà, no?
G – Che ne sai tu? Lasciami stare.
T – Uhm… Qui gatta ci cova… non è che mi nascondi qualche cosa? Perché non sei lì a fare compagnia alla tua bella mogliettina? Non è che anche lei ti nasconde qualcosa? (almeno, di solito è così che funziona).
G – Ma cosa mi dici? Come ti permetti? Lei non mi ha nascosto mai niente,… niente, neanche questa cosa così misteriosa…
T – Misteri? Non esistono misteri. E’ che noi a volte non vediamo delle cose. Siamo limitati, sai. Invece, se siamo aiutati, se si scava per benino, a volte si scoprono cose che a prima vista ci sfuggivano. E poi, che cosa sarà mai questa cosa così misteriosa? Sentiamo, magari è solo che tu non vuoi vedere delle cose che possono darti dolore o fastidio.
G – Uffa, a me non dà fastidio proprio nulla. A parte te,… in questo momento…
E poi, che cosa mi stai suggerendo così subdolamente? Perché mi vuoi mettere una pulce nell’orecchio e mi vuoi instillare dei dubbi che non ho o che non penso di avere?
T – Oh, Ecco che salta fuori il rospo! Vedi? Basta aprirsi un po’, parlarne con un amico e, trac!, saltano fuori le magagne. Vedi che ho visto giusto? Lo sapevo, dài racconta, che cosa ti ha detto di così misterioso la tua cara mogliettina? Sono qui apposta per darti una mano, conosco il mondo, ho esperienza da vendere, ne ho sentite così tante nella mia vita… Se non me lo dici significa che un po’ ti dà noia: è una cosa grave? Te ne vergogni? Ti senti un po’ disonorato, che so? in imbarazzo?…
G – Senti, non so se è grave, non so… però un po’ davvero mi pesa, come se ci fosse un ombra, una non chiarezza totale tra me e lei. (Sospiro profondo) Proprio a me doveva capitare? Io la amo da impazzire! Farei tutto per lei!
T – Sì sì, ma non stiamo parlando di te ma di lei. Che cosa ti ha detto di così misterioso? Su! Dài! Forza! Se non ci confidiamo tra noi uomini…
G – Vabbè, senti, eravamo ancora fidanzati a Nazareth qualche mese fa e dovevamo sposarci, ma prima di quel momento un giorno è venuta da me; era un po’ sconvolta, mi sembrava, in un certo senso, più luminosa del solito. Ma anche più misteriosa: mi guardava ma sembrava che non vedesse proprio me, parlava in fretta, poi si fermava come a pesare e meditare le parole… era un po’ trasognata, ma presente e mi ha riferito le parole di uno che ha visto in visione.
T – Ecco ci siamo: pieno di visionari da queste parti! E come si chiamava quel tale e che lavoro faceva? Lo conosci?
G – Non lo conosco, mai visto, deve essere uno straniero. Lei mi ha detto un nome: Gabriele. (Breve pausa)
Ah! E ha detto però che era un… angelo…, mi dimenticavo.
T – Boom! Eccolo qua! Pieno di angeli questo posto; hanno aperto le gabbie degli angeli. Dov’è la disinfestazione? Quando non ci si spiega delle cose si tirano fuori gli angeli. Comodo. Vabbè dai, siamo seri: e, dimmi… cosa le avrebbe detto questo sedicente signor “Angelo” Gabriele (un doppio nome tipo Luigi Filippo, per intenderci)?
G – Prima l’ha salutata augurandole ogni felicità…
T – Educato, eh, per far colpo! Bravo! Complimenti!
G – E poi che Maria avrebbe generato un figlio e poi ha detto che era un figlio speciale. Ah, e ha detto anche che si sarebbe dovuto chiamare Gesù, che sarebbe stato grande e chiamato figlio dell’Altissimo…
T – E…, appunto, cioè figlio di nessuno! Cioè, uno col padre incerto, …dunque…
G – Smettila. Fammi finire. Dunque, le ha detto che Dio stesso gli darà il trono di Davide suo padre…
T – …e siamo già a due o tre padri: tu, Dio, Davide, un po’ troppi per un figlio solo, no?
G – …E regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.
T – Si va bene… ma ti sei visto? Che lavoro fai tu?
G – Il carpentiere.
T – Lo vedi? Da un carpentiere, vecchio come te poi, può nascere un principe, un re?
G – Ma, … forse per il fatto che sono della casa di Davide…
T – Davide? Il Re Davide? Acqua passata, caro mio. Roba di secoli fa. Adesso la situazione mi sembra molto diversa. La verità è che questo disgraziato di Angelo Gabriele, un forestiero (il cognome non te l’ha detto?), le avrà promesso mari e monti, se lei ti avesse tradito con lui, facendo un figlio con lui e non con te. Questo è quello che succede, queste sono le cose come stanno.
G – No, non è così, lei mi vuole bene, mi ha sempre voluto bene, è stata sempre sincera con me, anche lei non ha capito molto, era molto turbata, mi ha detto che continua a pensarci, anche per lei è una cosa misteriosa…
T – Sì ok. Senti amico, per me le cose sono chiare: non c’è proprio nulla di misterioso. Lei ha fatto un confronto e ha scelto. Tu sei come questo bastone secco: cosa può germogliare da qui? nulla! Cosa potevi offrirle tu? Un figlio, un figlio principe? Regno, ricchezze, potenza e gloria? Niente di tutto questo: solo lavoro, fatica, sfinimento, abbruttimento fino alla morte e amen. Quell’altro, quel bellimbusto di Gabriele Angelo ha fatto il misterioso, lo sgargiante e l’ha imbrogliata ed è scappato facendo perdere le sue tracce e lei c’è cascata come una pera. Poi per giustificarsi con te ha inventato quella storia di angeli e misteri.
G – No, non è così! non può essere così! Maria la conosco! Non mi ha mai mentito, ci vogliamo bene, anche lei è sconvolta, non sa, non capisce, si è fidata di ciò che le diceva l’angelo. Ma si fida anche di me, se no non mi diceva niente. Effettivamente si è trovata incinta, non mentiva…
T – Basta! una cosa sola io so: da che mondo è mondo non è mai successo che una vergine generasse un figlio e perdipiù da sola senza il seme di un uomo. Dubbi su questo? Sei ancora così certo adesso che lei ti voglia bene? Sei proprio così tonto? Svegliati, prendi su le tue cose e lasciali lì: sei ancora in tempo. Qualcuno si prenderà cura di loro: tua moglie è molto belloccia e qualche merlo lo trova di sicuro, anche con un figlio sul groppone…
G – Basta! È troppo! Vattene! Io amo Maria e amo mio figlio!
T – Sì, … tuo figlio…
G – Sì mio figlio! insieme lo abbiamo voluto, amato e accolto. Lo so, è una cosa misteriosa per tutti. Enormemente inspiegabile e misteriosa. E’ vero, sono stato molto in dubbio anch’io all’inizio, se ripudiarla in segreto…
T – Eh, giusto! avresti dovuto farlo.
G – Ma da quando sono con lei sono felice; per lei e per il bambino, sono disposto a perdere tutto, anche la faccia! Mi fido di lei che mi ha detto, così come ha detto all’Angelo che “non conosce uomo” e che questo non è un figlio generato da un uomo, ma dall’Altissimo, dallo Spirito che su di lei ha steso la sua ombra…
T – Senti amico: di cucù è pieno il mondo. Basta! Io quello che dovevo dirti te l’ho detto. Certo che un tonto così non si era mai visto: uno che crede ancora agli angeli che parlano alla fidanzata. Ma come si fa al giorno d’oggi?
G – Certo, ci credo perché anche a me è apparso in sogno un angelo, era vero, era lì presente e mi ha detto di non temere di prendere con me Maria e sposarla perché ciò che è generato in lei è opera dello Spirito Santo ed è il figlio dell’Altissimo. Non so se era lo stesso suo angelo. Io so che il mio era convincente e soprattutto mi ha comunicato una grande pace, tutto era limpido come un disegno ben fatto, capivo che era giusto non temere, anche se non mi erano chiari tutti i particolari;
T – E con ciò?
G – E poi tutto questo mistero così denso mi fa amare ancora di più Maria. Anche se ora, veramente, la vedo con uno sguardo diverso da prima: ora siamo insieme, uniti più di prima, a servizio di Dio stesso che ci ha chiamato a partecipare al suo progetto di salvezza. E’ tutto così troppo grande per noi! A questo penso, ora che ci penso. A questa immensità e misteriosità della vita. Cosa potremmo fare se non seguire quello che ci rende più felici, più pieni, più uomini? Anche se ora non capiamo proprio tutto tutto.
T- Boh, tu fa come vuoi, caro il mio ingenuo, poi mi saprai dire.
G – Eh, no caro; noi facciamo come vuole Dio: la vita è comunque un rischio e noi la rischiamo insieme scommettendo su di Lui. Lei si è consacrata totalmente a Dio, mi sembra felice così, e io allora cerco di starle dietro, desidero solo la sua felicità. Se proprio bisogna decidere di chi fidarsi, non è certo di te, caro Tirso, che sei così distruttivo e non vedi al di là del tuo naso. Noi ci fidiamo di Dio, non ci ha mai abbandonati. Per questo ogni dubbio si scioglie: Dio è la nostra roccia e il nostro salvatore.
A proposito: Buon Natale!
Cala il sipario. Ma dietro le quinte si sentono ancora delle voci:
G – Oh, cavolo, se n’è andato. E’ sparito. Dov’è finito? Tirsooo! Tirsoooo!
T – Che c’è ancora da urlare caro il mio Giuseppe? Non ci siamo già detti tutto?
G – No, volevo solo scusarmi con lei se l’ho trattata un po’ duramente, e ringraziarla.
T – Come, ringraziarmi? Io ti ho detto la mia opinione, tu resti della tua, pace, cavoli tuoi.
G – No, volevo scusarmi per i miei modi. Solo ora capisco che è grazie al tuo veleno che ho potuto vedere le cose che prima non vedevo o mettevo in dubbio. Ero rude non perché avessi già una opinione o un pensiero, ma proprio perché non l’avevo e allora tutto mi pareva nemico. Grazie a te ho visto meglio tutto il disegno e ora sono più certo dell’amore che Dio ha per noi, dell’amore di Maria, dell’Amore che è entrato nel mondo con la nascita di Gesù. Per questo volevo ringraziarti e augurarti Buon Natale col cuore.
T – Beh, grazie, non so che dire. Io speravo che tu cambiassi idea… boh, non ci capisco più nulla. E’ proprio un altro mondo in questo mondo…
FINE
Ogni anno io e mia moglie Daniela Blandino creiamo e facciamo stampare un biglietto d’auguri cartaceo.
Negli ultimi anni si è aggiunta anche una versione digitale da spedire via mail.
Quest’anno, in cui è molto difficile, causa pandemia, farlo avere consegnandolo a mano a tutti coloro che desidereremmo lo avessero, abbiamo deciso di farlo solo digitale animato.
Sono 6 minuti di video, e soprattutto audio, da guardare e ascoltare meditandolo in pace e silenzio. Un altro ritmo, un respiro lento, più profondo e più vero, da assumere nel ritmo forsennato della vita quotidiana perché acquisti senso.
Prendiamoci del tempo.
Ne abbiamo tutti bisogno, penso.
CLICCA SUL VIDEO CHE APPARE PER INGRANDIRLO
E SBLOCCARE L’ALTOPARLANTE PER SENTIRE IL SONORO.
(IL CANTO NATALIZIO “O MAGNUM MYSTERIUM” DI MORTEN LAURIDSEN, AUTORE CONTEMPORANEO, E’ MIRABILMENTE INTERPRETATO DAL CORO VOCES8 -CHE RINGRAZIAMO PER LA GENTILE CONCESSIONE- E TRATTO DA YOUTUBE: https://www.youtube.com/watch?v=GmbXIJWGc4k)
…verso il baratro. Sì! Verso l’assenza di democrazia. Sì! Verso una oligarchia incontrollata e incontrollabile (altro che democrazia diretta!). Sì! Verso l’irrilevanza totale della rappresentanza politica e democratica, popolare. Sì! Verso lo squilibrio dei poteri, col Governo pigliatutto e il Parlamento a far da spettatore inutile e inutilizzato. Sì! Al risparmio di una tazzina annua a testa e alla creazione di innumerevoli commissioni di esperti cooptati da chissàdove (e di cui nessuno rende conto quanto a risultati e costi).
Il tutto, (questo il vero capolavoro!!!), ottenuto (70% vs 30% circa) attraverso uno strumento democratico come il referendum. Magnifico risultato, bravi!. Però questo resta un cattivo referendum, anzi, un referendum cattivo. Non so se si era capito dalle battute precedenti, ma ero per il NO. Ma non per nostalgia o perché non ci sia nulla da cambiare in Italia, anzi! (Ma quelli per il NO sono tacciati di essere dei “Benaltristi”e quindi squalificati al dibattito. Lo rivendico: ci sarebbe voluto ben altro).
Non mi sono forse mai occupato direttamente di politica in questi post pseudo umoristici della categoria vignette di attualità. Era una falla da tappare, per cui eccovi accontentati con una modesta analisi politica e un po’ di considerazioni varie ed eventuali. Non me ne abbia chi la pensa diversamente.
Molti partiti di destra e di sinistra (quelli grossi, ovviamente, che devono far fuori quelli piccoli) erano illogicamente e incongruamente per un sì davvero incomprensibile. Primo tra tutti il PD di Zingaretti che ha svenduto i suoi numerosi precedenti NO ai tagli inconsulti dei parlamentari, NO per la tutela della Costituzione, in cambio di un sì a un po’ di poltroncine di governo, (che ora c’è e domani, chissà… ma speriamo di no). Poi gli altri miopi di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia: assurdi e autolesionisti. Forse per tatticismi oscuri speravano di guadagnare anche loro qualche votarello futuro seguendo la scia del “politicamente corretto” del momento? Si chiama conformismo. E porta inevitabilmente alla inincidenza politica. Prospettive? Niente.
Comunque, il primo che mi parla ancora della “Costituzione più bella del mondo”, lo mando a… quel tal paese. Adesso, coi tagli alla rappresentanza popolare (è un referendum cattivo), abbiamo delle belle frattaglie da cercar di rimettere insieme pena il totale malfunzionamento o il blocco delle istituzioni. C’era un equilibrio che i padri costituenti hanno ricercato e cercato pazientemente di immettere negli ordinamenti, col bilancino, memori delle sopraffazioni fasciste, per difendere proprio la rappresentanza politica del popolo.
Popolo che ha i suoi demeriti ovviamente: disimpegnandosi, arrendendosi, schifato dai cattivi esempi e impaurito a morte dall’impegno nella pericolosissima politica attiva ha lasciato la cosa in mano ad altri, delegando alla grande. (Come diceva Czeslaw Milosz: «…Pensi a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res publica avrà la mano mozzata»).
Popolo = gente comune, professionisti, lavoratori, operai, tecnici, volontari, ricercatori, pensionati, studenti, artigiani, casalinghe… ma chi ha più il tempo e la voglia di mettersi insieme e giocarsi in queste cose? Oggi siamo tutti più “da soli”, sospettosi e quindi indifesi e deboli di fronte ad un potere sempre più invadente.
Manipulite è stata un primo bel passo in avanti, nel senso che dicevo all’inizio. Era doveroso dare una ripulita alla prassi politica degenerata in affarismo, ma le rivoluzioni giacobine hanno sempre avuto il difetto che poi bisognava ripulire anche dal sangue.
Ci voleva, ci sarebbe voluta invece, una educazione lunga e paziente del popolo all’agire politico, (al dialogo, alla trattativa, al compromesso e alla decisione, alla progettualità concreta e a come ottenerne il consenso più largo); con tanti bei corpi intermedi da “allevare” e una bella gavetta nelle amministrazioni locali per maturare i candidati e selezionare i migliori. Qualcuno l’ha vista? Qualcuno si è preoccupato di educare le nuove generazioni a questo impegno in questi anni? No, roba troppo a lunga scadenza. Non ne vedremo mai i frutti. Poi si lamentano. Mandano Tweet. Comunicati spray recitati a memoria. Insopportabili. E intanto tagliano il ramo su cui sono seduti. Miopi e stolti.
Il vero tema è che la politica non è (innanzitutto) roba di partiti. I partiti sono solo uno strumento (effimero) di presenza organizzata, non sono mafie, enti personalistici o monarchie (per i capi o i segretari ci vorrebbero mandati a scadenza breve obbligatoria, non a vita e/o ereditari – dài il tuo apporto poi torni a lavorare), ma devono essere espressione di una società attiva e vivace, espressione di interessi chiari e trasparenti. Ecco, una riforma dei partiti ci vorrebbe! Ma chi la farebbe? I partiti? Ma mi faccia il piacere!…
I Partitoni autoreferenziali invece (sempre più unanimemente statalisti e accentratori) han fatto di tutto in questi decenni per incentivare questa assenza di partecipazione, (tanto comanda il Capo!) arrogandosi il diritto e il potere di imporre unilateralmente loro i candidati, sempre più asserviti alle segreterie, con vari metodi (Collegi, riforme elettorali porcine, spinta al maggioritario e abolizione delle preferenze, ecc).
Venuti meno i legami chiari e assidui con la società e i corpi intermedi di riferimento (in estinzione?), venuto meno persino il forte legante dell’ideologia di parte o della divisione del mondo in Blocchi, cosa li tiene insieme questi partiti? Quel poco (o tanto) di poteruccio che viene lasciato loro (vassalli, valvassori, valvassini e servi della gleba) dal Potere finanziario mondiale. Basta non rompere troppo, beninteso. Miopi e stolti.
Ma date alla gente la possibilità di scegliere un candidato e promuoverlo o bocciarlo, come si è notato in queste Elezioni Regionali, in entrambi gli schieramenti, con Zaia e Toti o con De Luca e Emiliano e vedete il risultato: alla faccia delle liste di sostegno, la gente vota la persona. Di uno ti fidi, per svariati motivi, di un altro, no. Come accade nella vita reale.
(Ma anche le Regioni hanno subito attentati e tentativi di riforme che le avrebbero svuotate).
Intanto, recitiamo una prece per la signora Costituzione. Sfigurata, azzoppata, sottoposta a parlamentarectomia preventiva e ferita a morte con arma da taglio;… speriamo in un buon RI-Costituente. Prima o poi.
Siamo ormai alla resa dei conti, (per quella di Conte dobbiamo ancora aspettare) come nei mitici film western, col duello finale e la sfida all’OK Corral. Sull’onda delle numerose denunce per la mala-gestione del COVID trepidiamo per la gioia di poter vedere anche noi saltare qualche testa criminale.
Ammettiamolo, siamo diventati tutti un po’ dei pistoleri forcaioli, altro che più buoni! Sangue, terrore e ghigliottina.
Quanno ce vo’, ce vo’! Ma come? In tutto il mondo saltano non solo le teste, ma intere statue di personaggi storici accusati di varie nefandezze non politically correct. (Tra cui quel criminale schiavista di Cristoforo Colombo che nel 1492 (!) ha scoperto l’America, mica noccioline…). Monumenti storici che vengono abbattuti sulle pubbliche piazze tra la folla plaudente, e da noi niente? Neanche una misera caccia alle streghe? Un micro pogrom? Vogliamo giustizia!
Morale? Giustiziamo.
In sommario: bisogna che chi ha sbagliato paghi duramente, senza attenuanti, senza se e senza ma. La notte dei lunghi coltelli si sta avvicinando, le lame si stanno affilando: tremate, o voi tutti che non siete stati in linea o all’altezza! Di cosa? Della linea e dell’altezza stabilite. Da chi? Boh. (D’altra parte non ci sono all’orizzonte in autunno delle elezioncine?)
Morale? Giustizia sommaria.
In situazione di carenza di potere politico effettivo sarà probabilmente quello giudiziario a condurre e dirigere la partita delle vendette trasversali. Per migliorare il Paese, chiaro, ripulirlo e redimerlo dal male. Almeno, così è sempre stato in Italia da Mani Pulite in poi. Si parte da casi veri e concreti di poveri pazienti anziani deceduti perché curati male o lasciati morire nel bailamme della pandemia (d’altra parte anche gli avvocati tengono famiglia e devono lavorare, se no l’Italia come si risolleva?), qualche medico che l’ha fatta grossa (e alzi mano chi era preparato ad affrontare il COVID a gennaio, febbraio, primi di marzo) rimane impigliato nelle maglie della giustizia. (Ma, per inciso, ci rendiamo conto in quale tsunami devastante si sono trovati ad operare i sanitari o ci siamo già dimenticati tutto?)
E poi (oh, eccoci finalmente) si risale ai “pupari” della sanità e della politica ai piani alti. Quelli che non potevano non sapere, per intenderci. E lì, zac!
Morale? Zac!
Morale? Beh, allora, tutta ‘sta moralità e ‘sta giustizia allo stato puro e cristallino non è che ce la veda proprio in questa situazione così inquinata da troppi interessi. C’è qualche nota stonata, come ho già espresso in altri post. Battere sempre il pugno sul petto altrui non mi sembra un buon esempio di meaculpa e neanche un buon sistema che possa costruire una società più giusta e unita.
Posto che chi fa, chi lavora e si piglia dei rischi può sempre sbagliare e sempre correggersi, (al contrario di chi pontifica dallo scranno alto del suo dolce far niente), sarà facile identificare colpevoli e distribuire colpe. Ma c’è di più: la ricerca spasmodica dei capri espiatori, della piazzapulita e della tabularasa mi sa tanto di stalinismo, o di fascismo, che poi è lo stesso. Con tanto di “Damnatio memoriae” del capro di turno. Ma su questo torneremo un’altra volta.
C’è un detto popolare che recita: “Somma giustizia, somma ingiustizia”. Converrete che almeno quella umana corre questo rischio.
Prima la buona. Funzionano il distanziamento sociale e l’attenzione alle regole igieniche. Stiamo finalmente raggiungendo l’obiettivo “Contagi Zero”. Di questo ringraziamo in primis il Virus Covid 19 che da noi sta perdendo forza, e, in seconda battuta il corretto contegno della maggioranza degli Italiani. Bravi!
Poi l’altra, cattiva. Chiodo scaccia chiodo: a un male ne subentra un altro più subdolo. Il morbo subentrante, (dal nome quasi impronunciabile: Thoughtlessness – TLN) è più endemico e conosciuto del Covid.
È un’eredità storica riaffiorante che ci portiamo dietro da un sacco di tempo e che attacca i centri decisonali, bloccandoli. La sindrome, non curata adeguatamente, ogni volta che ricompare, peggiora in generale lo stato dell’organismo (e l’organismo dello stato), fiaccandolo in tutti i suoi gangli vitali, paralizzandolo e conducendolo infine a morte certa.
I sintomi, molto gravi, sono: stato di incoscienza (il soggetto non risponde a nessuno), annebbiamento della vista e del gusto, immobilismo, bulimia, incapacità di inviare impulsi dal sistema centrale alla periferia, indecisione da stato confusionale, perdita della memoria, adesione prona e acritica al politically correct, gesti inconsulti e irresponsabili, irascibilità e peggioramento del carattere, varie fobie (sociofobia: per es. paura delle elezioni, sia pro che contro; agorafobia da parlamento, misofobia, nomofobia, ecc), delirio di onnipotenza, vaneggiamento, sproloquio, uso compulsivo di Twitter.
La fascia dei soggetti più colpiti dal TLN vede un grosso focolaio nel Lazio e nella zona di Roma, ma tutte le regioni hanno almeno un focolaio a livello regionale e/o comunale. Colpiti soprattutto i politici di ogni età e schieramento, ma anche altre categorie e professioni possono essere contagiate (giornalisti, intellettuali, ospiti televisivi, tuttologi, cantanti, professionisti, ecc).
Comunque tutti siamo a rischio TLN, ognuno lo può contrarre in una forma personalizzata e sviluppare sintomi più o meno gravi.
La cura del TLN impone:
– bagni quotidiani di umiltà senza diluizione, che prevedono corsi basici di recupero scolastico (italiano, storia, geografia, matematica, educazione civica) in ambienti areati con posti distanziati e divisi da lastre di plexiglass (opaco per non copiare), o all’aperto nei giorni di pioggia (per temprare l’organismo);
– aggiornamento mediante videoconferenze Zoom, con esame finale obbligatorio, sulle principali materie di interesse amministrativo pubblico;
– training intensivi mensili con la presenza di esperti di opposta ideologia per apprendere l’arte del dialogo, del confronto e del compromesso;
– terapia rieducativa oculistica, con visite mirate a soggetti pubblici o privati che operano per il bene comune della società, per migliorare lo sguardo sulla realtà, riallargare il cono visivo e rivitalizzare coni e bastoncelli alla sensibilità ai colori;
– sedute di lavori forzati socialmente utili di tipo manuale e pratico (scavare, vangare, trasportare pesi, costruire muri, demolire muri, ecc), per la riabilitazione motoria periferica, in presenza di fisioterapista bergamasco;
– iniezioni sottocutanee di democrazia con dosaggio cavallino.
Attenzione!!! È purtroppo un virus molto contagioso, che si propaga proprio col lavaggio delle mani e nascondendosi dietro a maschere di ogni foggia.
Una tragedia, l’ennesima, causata dal razzismo e (quindi) dall’idiozia umana. Dalla cattiveria, dalla violenza, dal… diciamola tutta, dal male.
Il peso di un corpulento poliziotto che con un ginocchio sta allegramente per nove minuti sul collo del signor George Floyd immobilizzato e steso a terra gli provoca sì la morte, ma non per soffocamento. Effetti collaterali, non diretti. Avete letto bene. Così dice l’autopsia del coroner.
Ecco. Ucciso una seconda volta: stava già male prima, aveva l’unghia incarnita, aveva l’ernia iatale, le gengive infiammate o faceva uso di sostanze tossiche. Quindi proprio a posto non era. Insomma se l’è cercata, non si va in giro negri (pardòn, di colore) e malati come se nulla fosse! Se non sei in perfetta salute e preparato fisicamente a reggere per 9 minuti un poliziotto in ginocchio sul tuo collo, stai a casa; cosa vai in giro a far casino? E senza mascherina, anche!
Questo, unito alle vicende di sopraffazione cinese su Hong Kong, alla diffusione del Covid nel mondo (specialmente in America latina e nei paesi più poveri), alla terribile fatica della ripresa economica da parte di moltissimi italiani e alla pioggia di incredibili polemiche, gratuite idiozie e falsità ideologiche che si dicono sulla Lombardia*, con una campagna mediatica senza precedenti, mi lasciano senza fiato: I can’t breathe!
Tutti speravamo (ingenuamente?) che quasi magicamente la pandemia ci cambiasse in meglio, avendo fatto affiorare un mucchio di bene, di solidarietà, di generosità, di senso di unità. Come quando si diventa buoni sotto Natale. Vernice superficiale? Possiamo ridurre davvero così l’esperienza che abbiamo fatto? Sarebbe peggio che essere negazionisti del virus: ma le file di camion con le bare di Bergamo le ho viste solo io? Perché ci vuole così poco per rovinare sempre tutto? Io non ci sto a buttare via tutto, comprese sofferenze e morti e drammi terribili. Purtroppo era una speranza che esigeva anche buona volontà, fiducia, fede per avverarsi. (…da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce o migliori o peggiori – ha detto papa Francesco). C’è ancora speranza? Questa speranza umana? Forse, senza quell’altra Speranza che va a braccetto con Fede e Carità, no.
PS.*Lombardia: Oltre 10 milioni di abitanti, (la seconda regione per numero di residenti è il Lazio con 5.898.124 abitanti); Densità per kmq: 419,8, seconda solo alla Campania con 429,7; Prima per numero di comuni (1.527) e province (12). Tre aeroporti internazionali, di cui uno intercontinentale, nel raggio di 50 km; un tessuto economico primo in Italia, un flusso quotidiano di merci e persone che non ha pari, uno dei tre motori europei, ecc ecc. Questa complessità che è la sua forza si è rivelata anche la sua debolezza: una gestione difficilissima anche per le irrisolte questioni di competenze Stato-Regioni e di “autonomie” sempre più ristrette.
La Lombardia aveva nel 2010 un bel po’ di posti letto, poi varie Spending Rewiew sono andate giù dure coi tagli e nel 2013 ne aveva 2.337 in meno. E così via negli anni fino ad oggi. La disgregazione del resto della medicina e della prevenzione sul territorio ha fatto danni ancora peggiori. Il discorso comunque è molto complesso e delicato, non si può nemmeno ridurre il discorso alla noiosa polemica su “pubblico” e “privato” (Per prima cosa bisognerebbe spiegare bene i due termini. Sono tutte aziende e come tali sono tenute a far utili, non è che il “pubblico” non cerca di guadagnare). Più interessante sarebbe spiegare alla gente come sono i meccanismi che governano i fondi e i finanziamenti dei comparti salute e istruzione nel rapporto tra Stato e Regioni. Ma proprio per questo le polemiche pretestuose e partigiane sono fuoriluogo.
Finalmente sta andando in stampa un volume realizzato a quattrocento mani da tantissimi italiani che raccontano creativamente cosa è stata ed è la loro esperienza di quarantena.
Così recita la spiegazione sul sito di IVVI, l’editore del libro: “Abbiamo fatto in modo che ognuno di voi scrivesse un testo, oppure una poesia, oppure inviasse un disegno, un fumetto o una foto. Per descrivere esattamente come ha vissuto i giorni della fase 1 della quarantena, l’avanzata del contagio e le allarmanti notizie, come si è mosso nella propria casa, come sono cambiate le interazioni con le persone con cui vivevamo quando siamo stati costretti a non uscire, come abbiamo cucinato, come siamo impazziti o meglio ancora come abbiamo trovato la calma interiore.
Pensate quanto sarà importante, tra anni a partire da oggi, avere un documento sociologico così preciso, scritto da centinaia di persone diverse per età, sesso, ubicazione geografica, professione. Una fotografia dell’Italia di questi giorni, di come vivemmo la quarantena in quei lontani marzo ed aprile 2020.
Tra migliaia di partecipanti, abbiamo selezionato oltre 200 opere. Non abbiamo scelto quelle “scritte o disegnate meglio”. Abbiamo badato più al contenuto umano, a quanto l’opera mostrava la realtà della quarantena e di queste settimane drammatiche”.
Ho inviato la vignetta sull’Italia in quarantena. Un mio piccolo contributo al racconto di questo periodo “storico”, pubblicato a pagina 308 del volume.
La prima edizione del volume verrà stampata in mille copie, e sarà ordinabile in tutte le librerie italiane (e sui siti come IBS, Amazon, ecc) a partire dalla seconda metà di giugno!