Ha vinto Mattarella. Le camere riunte hanno espresso il loro veto. (Maledetto T9!) Anzi, i loro 759 voti su 1009 descrivono una maggioranza relativamente assoluta e superano d’un balzo il quorum dei 505 voti richiesti. Sergio si piazza però secondo, dietro solo a Pertini.
Bene! Bravo! Bis!
Quindi…, plaudono tutti e allora plaudo anch’io, perbacco! “Tagliamo il traguardo a braccia aperte, ce l’abbiamo fatta!” dice perfino Giorgetti. «Viva il Parlamento! Viva la Costituzione! Viva l’Italia!» dice Casini. Dopo il Napolitano bis è la volta della novità assoluta: il Mattarella bis. E’ la prima volta nella storia repubblicana che c’è un Mattarella bis. Espressione del coraggio delle scelte, dell’ottimismo della volontà, del desiderio del cambiamento, della vision del futuro fatta di innovazione e tecnologia. Finalmente: al largo i giovani!
Le cinque giornate di Roma
Dopo 5 giornate al cardiopalma si rischiava l’infarto; vista l’età media si è dovuti procedere coraggiosamente e rapidamente all’ottava votazione con l’elezione più condivisa tra quelle meno condivise della storia repubblicana. Su oltre 60 milioni di italiani, l’unico in grado di traghettare l’Italia verso il futuro è stato individuato nell’unica figura di spicco e all’altezza del compito: il nostro beneamato presidente uscente e rientrante Sergio Mattarella (solo 80 anni!).
Candido, non candidato
Ha vinto l’unico non candidato, mai candidato in questa tornata elettorale (se qualche partito l’avesse candidato sarebbe stato automaticamente uomo di parte e quindi bruciato). Ma alla fine è tornato disponibile, con il plus di una pregressa e positiva esperienza nel ruolo. L’unico proboviro super partes, immacolato, candido, garante di tutti, dal profilo alto, l’unico/a che non fa rimpiangere la scelta mai avvenuta prima e mai neanche dopo, di un primo presidente donna: la differenziazione dei sessi è divisiva e ogni discriminazione di genere va superata, quindi ben venga un presidente algido, neutro e neutrale che integra e annulla in sé ogni differenza sessuale e sessista. Il Re è nudo e il Presidente è senza veti.
Beata gioventù!
E’ stato anche bypassato il rischio di eleggere un esordiente anziano come Giuliano Amato (83 anni, troppi per poter ragionevolmente fare il presidente delle Repubblica per 7 anni) contemporaneamente nominato, per sgombrare il campo, a capo della Consulta. Anche qui, uno svecchiamento nelle figure dirigenziali che era già una esigenza nei primi anni ’50 del secolo scorso e che finalmente ha trovato attuazione. Promoveatur ut amoveatur, d’improvviso Amato non era più candidato di nessuno, ma presidente di tutta la giustizia italiana.
Puzza di novità
Plaudono tutti al garrulo vento di rinnovamento, persino l’inno di Mameli ci viene presentato al TG1 della RAI in moderna versione Hard Rock elettrico. Persino chi, fino ad un attimo prima avrebbe sperato in un’altra scelta, si accoda allo sventolar di banderuole e al clima di festa che pervade il Bel Paese. Un Parlamento finalmente unito e deciso, dopo le notturne, diuturne e sfiancanti sedute nei ristoranti della capitale, ha trovato la quadra: pagare alla romana e indicare un nome condiviso. Per il bene del Paese e il galleggiamento del Transatlantico. Ha vinto Mattarella. Non ha vinto nessuno, speriamo non abbiano perso tutti.
Se cambiano le carte in tavola
Dicevamo, un presidente di svolta a U e disposizione al cambiamento: Lui per primo ci dà un luminoso esempio di elasticità e di adattamento alle nuove condizioni storiche. Fino a ieri c’era la sua totale indisponibilità a tornare a fare il Presidente (aveva già fatto il trasloco a Palermo, perbacco!), poi zac! in una notte il coraggio di cambiare e di non restare attaccato a decisioni vecchie e ormai superate. Perbacco! Di questo ha bisogno l’Italia. Fermezza ma non immobilismo! Certezze, stabilità e senso di responsabilità per le emergenze. Sull’emergenza di assumersi la responsabilità del senso di tutto ciò si apriranno quanto prima delle consultazioni. (E, comunque, …chi glielo ripaga adesso il trasloco?)
Spiace dirlo, ma il merito della felice soluzione finale, però, non è tutto suo. In quanti lo hanno tirato per la giacchetta? In molti. In troppi. (Che maleducati, se uno dice no è no! no?).
Ma mi, ma mi, ma mi…
Uno sopra tutti, però: Enrico Letta che, benché a dieta a pane e acqua, da solo, chiuso a chiave in una cella a pensare, fare dialogo e porre solitari veti incrociati, non ha mai fatto nomi, non ha mai tradito nessuno neanche sotto tortura, ma ha trovato evidentemente l’energia e il colpo di reni necessari per aggrapparsi in extremis all’indumento gessato del Presidente uscente (il suo Presidente in pectore) convincendolo allo storico “contrordine, compagni!”
Un calcio nei denti
L’altro capitano coraggioso è stato, va riconosciuto, Antonio Conte, pardòn, Giuseppe Conte. Cinque stelle cucite sulla gloriosa maglia del Vaffaday, l’uomo della lungimiranza, dell’audacia delle scelte inedite, senza mai un Grillo per la testa, l’uomo della temerarietà spericolata, stavolta non è andato all’attacco come uno stolto centravanti di sfondamento, ma ha giocato a lungo in difesa, ha fatto movimento, ha fatto girare le palle al centrocampo, ha mosso le sue pedine lungo i fasci con accortezza, fintando e intrecciando tattica sopraffina e agonismo da nazionale olandese, piazzando poi, con un passaggio smarcante all’ala tornante, il colpo del Knock out decisivo nello stomaco di Salvini, Tajani, Lupi e Meloni. Questi 4 brocchi, tutti registi in campo, si sono fatti sorprendere sguarniti in contropiede: hanno allungato troppo la squadra, hanno spedito in avanti senza uno schema decente le loro teste di c…uoio, così non sono mai neanche arrivati a uno straccio di conclusione nello specchio del catafalco. Disuniti, si sono fatti infilzare senza difesa come polli a porta vuota. In assenza di un arbitro istituzionale il Var ha confermato che sono dei polli.
Un torneo disastroso. Ma la Lega dov’è?
Troppi comunque gli svarioni in attacco del capitano Salvini: non sfrutta un’assist che sia uno e le sue giocate sono troppo prevedibili e imprecise. Poca fantasia, assenza di estro, schemi superati, preparazione atletica zero. Insomma il gioco troppo propositivo sulla fascia destra non ha portato i risultati sperati, ma, ahimé, questa armata Brancaleone sembra non imparare mai nulla. Nemmeno che era una partita a scacchi e non di calcio. (In molti rimpiangono il precedente capitano Silvio, uomo di esperienza, ma squalificato per somma di ammonizioni e quindi espulso già nelle precedenti competizioni. Giudicato impresentabile, alla fine ha rinunciato a scendere in campo, appendendo forse gli scarpini al chiodo). Come si è visto, invece, vince l’attendismo e il gioco all’italiana ovvero il catenaccio.
Morale della favola
Comunque, bando ai paralleli calcistici, “l’insalatiera” è andata al giocatore migliore, ai poteri più forti e alla squadra che vince non si cambia: tutti restano abbastanza al loro posto e avanti così: “nonpotevamocertopermetterciscossonitroppofortisiamoinunmomentodiemergenzacimancavaancheilcovid”, “chissàcomesisarebberocomportatipoiimercatiinternazionaliseandavasuunadonnaperdipiù”, “conlacrisichec’èmegliochedraghirestialgovernosonodaccordoancheiocimancherebbeunacrisidigovernoora”, “cisonoventidiguerraepoicomecazzolispendavamoisoldidell’Europa”, “almenocosìpossiamotirareavantiperunpo’senzanuoveelezioniemenomalechec’èsanremoemammarai”.
Un luminoso futuro alle spalle
W l’Unità, d’Italia e in TV. Domanisera in TV a canali riunificati in HD, inedita fantasmagorica serata speciale del festival per festeggiare l’evento (speriamo irripetibile). Presenta l’esordiente Pippo Baudo. Ospiti speciali le nuove proposte: Ornella Vanoni, I Ricchi e Poveri, Al Bano, I Gatti di Vicolo Miracoli, Iva Zanicchi, Nilla Pizzi (riesumata per l’occasione), Loredana Berté, Patty Pravo, Ranieri, Morandi, Orietta Berti, Baglioni, Gino Paoli, Memo Remigi. Gino Bramieri ha fatto ritrovare postuma una sua famosa barzelletta registrata da Nunzio Filogamo. Mina è purtroppo indisposta. Ospiti normali per la serata giovani: Teddy Reno e Rita Pavone. Sponsor tecnici: l’INPS, la Fondazione Pio Albergo Trivulzio e Onoranze San Siro.
E’ il nuovo che avanza. Ma se è avanzato, non è il caso di buttarlo? Basta polpettoni ricicciati.
Info sull'autore
Giancarlo Paganini administrator
Giancarlo Paganini
Illustratore e grafico.
nato nel 1956 a Milano,
dove vive e lavora.
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